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macroeconomici relativi al 2005. Comunque negli ultimi anni, l intero comparto
calzaturiero sia nelle Marche che in Italia Ł stato caratterizzato da un profondo dualismo
nelle performance aziendali, infatti la maggior parte delle aziende di lusso hanno
registrato degli incrementi in termini di fatturato, mentre quasi la totalit delle imprese
che operano su segmenti medio-bassi hanno segnato pesanti contrazioni dei ricavi di
vendita.
La crisi del distretto industriale marchigiano, come quella dell intera produzione
calzaturiera italiana Ł tuttora collegata, da una buona parte degli operatori del settore,
all invasione dei prodotti cinesi ed alla congiuntura economica negativa nazionale ed
internazionale; ma molte volte viene dimenticata un altra importante causa: l incapacit e
l inefficienza strutturale del sistema calzaturiero dovute agli scarsi investimenti attuati in
infrastrutture e R&S negli anni di crescita economica. Governi ed imprese stanno
iniziando a prendere delle debite contromisure (l applicazione di dazi alle importazioni
asiatiche e gli investimenti in innovazioni di processo, design e reti distributive possono
essere degli esempi) per combattere lo stato di crisi che attanaglia il settore calzaturiero;
ma le aziende oltre che a chiedersi se tali misure saranno sufficienti si pongono un altra
domanda, per ora senza risposta, su quante e quali posizioni di leadership possano
essere mantenute nel prossimo futuro.
1.2 DA PROTOINDUSTRIA URBANA A SISTEMA PRODUTTIVO LOCALIZZATO NEI
PRIMI ANNI DEL NOVECENTO
La nascita dell artigianato calzaturiero nelle province di Macerata ed Ascoli Piceno non
ha delle connotazioni storiche ben determinate anche se, come narra il Boccaccio in
alcuni suoi scritti minori, nei piccoli centri del comprensorio del fermano sin dal
medioevo i mastri calzolai operavano all interno di minuscole botteghe casalinghe. Il
fatto sorprendente Ł che l autore oltre a citare quest attivit fiorente aggiunge che la
produzione calzaturiera non era destinata soltanto al soddisfacimento dei bisogni della
collettivit presente in questi piccoli borghi, ma raggiungeva la Toscana, tutta l Italia del
nord ed addirittura il mercato balcanico.
Notizie piø certe sull attivit calzaturiera nei co muni del circondario di Fermo si hanno da
due inchieste: la prima quella napoleonica svolta nel 1808 e la seconda quella pontificia
datata 1824, dalle indagini degli emissari napoleonici e pontifici emerge che nel comune
di Montegranaro sono presenti un cospicuo numero di artigiani dediti alla produzione di
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scarpe e pantofole. Ma Ł alla fine della prima met dell Ottocento che nelle botteghe
localizzate nei comuni di Montegranaro, Sant Elpidio a Mare e Monte San Giusto2
prende avvio un importante attivit di produzione c he si sviluppa in stretta connessione
alla crescita della domanda urbana ed alle migliorate condizioni del mercato; infatti i
fabbricatori di scarpe del fermano varcano i conf ini nazionali rifornendo alcune
importanti citt dell area del mediterraneo 3.
Superata la fase della prima lenta affermazione, Ł dopo l unificazione d Italia che la
produzione cresce notevolmente attestandosi sulle 172.000 paia l anno di contro le
120.000 paia registrate nel 1850: tale sviluppo Ł stato diretta conseguenza
dell allargamento al mercato nazionale ed al miglioramento delle vie di comunicazione
che permise l esportazione delle calzature marchigiane fino alle Americhe. E in questa
fase di rapida espansione che cresce il numero delle botteghe e dei commercianti che
intraprendono un attivit di coordinamento del lavo ro dei vari artigiani fornendo loro le
materie prime ed impegnandosi al ritiro dei prodotti finiti dietro corrispettivo di una
somma in denaro. Proprio da tale iniziativa dei mercanti imprenditori e dall introduzione
della macchina da cucire a pedale che vengono realizzate le prime forme di
decentramento del processo produttivo con la contestuale creazione di laboratori di
taglio dei pellami e di cucitura delle calzature.
La divisione del lavoro favor il coinvolgimento da parte delle donne (dedite alla fase di
orlatura della tomaie), ma anche dei bambini e degli adolescenti poichØ nel lavoro,
spesso, era impegnata l intera famiglia. In una realt come quella finora descritta anche
la commercializzazione mantiene a lungo forme piuttosto arcaiche, infatti gli artigiani che
lavoravano per conto proprio riuscivano ad immettere autonomamente le calzature sul
mercato, mentre i mercanti imprenditori distribuivano i prodotti in tutte le fiere regionali
ed in quelle piø importanti nelle maggiori citt de lla penisola.
Fra la fine dell Ottocento e gli inizi del Novecento si assiste ad un svuotamento
dell artigianato urbano, del mondo mercantile e della piccola agricoltura a favore
dell attivit calzaturiera che oramai viene indicat a come industria paesana .
Dal 1902 nei comuni interessati dalla manifattura calzaturiera si inizia a sentire il bisogno
di creare delle associazioni di categoria che salvaguardino con piø efficacia gli interessi
dei rappresentati; ed Ł proprio da questo momento in poi che vengono alla luce
numerose istituzioni private: leghe, consorzi ed associazioni formate da calzolai, artigiani
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Principali comuni legati storicamente alla produzione di calzature.
3
Da una Memoria scritta dal sindaco di Montegranaro nel 1861.
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ed orlatrici. E proprio grazie a queste confederazioni che gli imprenditori imparano a
competere fra loro non attraverso la riduzione di salari e prezzi, ma diversificando sia i
processi produttivi che le manifatture calzaturiere: ne Ł un esempio la suddivisione in
poli di sviluppo4 (uomo, donna e bambino) che ha subito il distretto nei primi anni del
Novecento. Inoltre l addensamento in consociazioni da parte degli artigiani e delle altre
categorie impegnate nell attivit calzaturiera ha r eso i rapporti sociali meno conflittuali
che in altri localit distrettuali della penisola.
1.3 DALLA CRISI DI INIZIO SECOLO ALL IMMEDIATO DOPOGUERRA
La fase protoindustriale del distretto calzaturiero marchigiano conclusasi all incirca nei
primi anni del 900 Ł stata segnata da un costante sviluppo economico sostenuto anche
da adeguate politiche di intervento da parte delle istituzioni locali; tali politiche per , non
furono capaci di sostenere la crisi scoppiata dopo il 1907 e dovuta alla conquista del
mercato interno da parte di prodotti provenienti da realt piø industrializzate come il nord
Italia e l estero. Un indagine commissionata dal comune di Montegranaro5 sulla
situazione del settore calzaturiero nel 1911, fece emergere il problema della corsa al
ribasso dei prezzi attuata dai produttori del distretto per far fronte alla concorrenza
sempre maggiore delle imprese industrializzate estere e del nord Italia. La ricerca
concluse che l inasprimento della concorrenza fra gli artigiani locali avrebbe avuto delle
pesanti conseguenze sulla qualit delle manifatture , sulle dimensioni dei profitti e dei
salari determinando fallimenti ed abbandoni a catena.
Gli artigiani compresero l entit del problema e pe r far fronte alla calzatura a macchina
ordinaria dei concorrenti cercarono di innalzare la qualit della fattura e delle materie
prime con una contestuale innovazione dei modelli, limitata per , a pochi tipi fissi in
modo da accentrare la lavorazione in pochi stabilimenti. La strategia, purtroppo, non
diede i risultati sperati in quanto il distretto durante la prima guerra mondiale perse
l occasione delle forniture belliche, che invece fu raccolta dalle industrie calzaturiere del
nord Italia.
I tre anni successivi il periodo postbellico fanno segnare una ripresa della produzione
calzaturiera, ma dal 1921 si apre una fase di stagnazione economica che perdurer fino
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La zona intorno al comune di Montegranaro si specializz nella produzione di calzature da uomo e da ra gazzo,
quella di Civitanova Marche e Sant Elpidio a Mare nella produzione di scarpe da donna e quella di Monte Urano nella
realizzazione di pantofole e calzature da bambino.
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Comune di Montegranaro (1911), Per l industria cittadina. Proposte al Consiglio comunale.
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alla fine del secondo conflitto mondiale. I piccoli artigiani dei comuni calzaturieri
marchigiani, dopo i primi tentativi di accentramento dell artigianato, capirono che per
uscire dalla congiuntura economica negativa bisognava passare ad un processo
produttivo industrializzato e dal 1924 in poi, seppur con grandi sforzi finanziari, vennero
aperti i primi tomaifici elettrici . L introduzione della lavorazione a macchina produsse
dei vantaggi competitivi nei comuni della calzatura, ma nel contempo anche alcuni
svantaggi che comunque sarebbero svaniti con il passare degli anni. I punti di forza della
meccanizzazione furono connessi sia al miglioramento della qualit , dei tempi e delle
condizioni produttive, sia alla scomposizione del processo produttivo che port alla
creazione di numerose attivit ausiliarie legate al la creazione delle calzature; dando vita
cos , al vero e proprio distretto calzaturiero marchigiano. Al contrario, i punti di
debolezza riscontrati per i primi anni furono legati sia alla poca reperibilit di energia
elettrica e di manodopera specializzata, sia all emergere di alcuni conflitti sociali fra le
classi di lavoratori ed imprenditori. Nel periodo che va dal 1924 fino al 1929-30, il settore
calzaturiero visse un periodi di stasi legato a produzioni altalenanti di anno in anno.
Con l avvento degli anni Trenta e della Grande Depressione, anche nel distretto si inizia
a profilare uno scenario di crisi che devasta totalmente la produzione cosiddetta
economica (pantofole, scarpe di bassa qualit ) e r idimensiona di molto la produzione di
calzature di media-alta fattura.
Fra la met degli anni Trenta e lo scoppio del seco ndo conflitto mondiale permane nella
maggioranza delle aziende calzaturiere una situazione economica negativa, anche se
con lo sviluppo della stampa di settore e di numerose fiere nazionali sotto il regime
fascista, alcune aziende6 del comprensorio di Montegranaro e Civitanova Marche,
specializzate nella produzione di calzature rispettivamente da uomo e donna-bambino,
riescono ad occupare delle posizioni di rilievo all interno del mercato italiano.
L ingresso dell Italia nella seconda guerra mondiale, cre col passere degli anni una
situazione di profonda difficolt nell approvigiona mento delle materie prime da parte dei
calzaturieri locali, ma lo spirito di adattamento e la capacit di ingegnarsi degli artigiani
seppe dominare sulla temporanea carenza di fattori produttivi anche grazie alla non
spenta attivit di raccolta di stracci e di materia li di scarto che venivano barattati con
scarpe e pantofole. L inizio del secondo dopoguerra, oltre che a consegnare un Italia
martoriata sotto il punto di vista economico ed infrastrutturale, lascia il distretto
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Impresa dei fratelli Berdini,Societ Romagnoli Galli ano e F.lli, Calzaturifici Valentini, Conti & Girotti, Piceno e Diva.
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calzaturiero marchigiano in condizioni pessime; ma tale situazione non rappresenter la
fine del nostro paese, anzi, sar il punto d inizio per il miracolo industriale postbellico i
cui protagonisti sarebbero stati i ceti rurali emergenti dalla rapida disgregazione del
sistema mezzadrile.
1.4 LA RICOSTRUZIONE POSTBELLICA E GLI ANNI DEL MI RACOLO
ECONOMICO ITALIANO
Gli anni Cinquanta e Sessanta, storicamente, vengono considerati dagli studiosi il
ventennio d oro per via della forte crescita economica registratasi in tutta la penisola.
L Italia in questo periodo di sviluppo getta le basi della moderna economia,
concentrandosi soprattutto nella realizzazione di beni a basso valore aggiunto; ed Ł
proprio da tale focus del sistema produttivo implementato mezzo secolo fa, che ruota
buona parte del recente dibattito relativo alla congiuntura economica negativa che
affligge il Paese dall inizio del nuovo millennio. Durante il boom economico, il
manifatturiero Ł stato uno dei settori traino del la crescita nazionale e si pu intuire con
facilit che il comparto calzaturiero Ł stato il pe rno dello sviluppo per l economia
distrettuale delle province di Macerata ed Ascoli Piceno.
Bisogna constatare che i comuni del fermano hanno svolto un importante lavoro di
preparazione alla rivoluzione industriosa degli anni 50 e 60 nel quinquennio
immediatamente successivo il secondo conflitto mondiale. Infatti, in un sistema
produttivo come quello marchigiano, che ha basse barriere all entrata, l aumento della
richiesta di calzature innescata sia dai consumatori nazionali, stanchi della penuria
bellica , sia dall abbondante circolazione di banconote dovute alla presenza delle truppe
alleate, ha accentuato il dinamismo degli industriali calzaturieri. Ed Ł proprio in questo
periodo che il numero di fabbriche, laboratori ed aziende artigiane aumenta
esponenzialmente (vedi Tab. 1.1), anche grazie alla carenza di elettricit che rend eva
impossibile il lavoro agli stabilimenti totalmente meccanizzati. L ampliamento delle
condizioni produttive all interno del distretto unito al clima di vivacit economica diede
vita ad un opera di riammodernamento dell intera struttura sociale oltre che delle
infrastrutture e della viabilit . Vengono cos aper te scuole a specifico orientamento
calzaturiero (1954) per la creazione di figure quali modellisti e tagliatori necessari nella
fase di sviluppo della calzatura;