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verso delle scelte d’acquisto in funzione di un valore aggiunto reale e percepito, creato
con i messaggi della comunicazione.
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CAPITOLO 1
IL CO-MARKETING
1.1. EVOLUZIONE DELLE ALLEANZE DI MARKETING
In passato il fenomeno delle alleanze di marketing veniva quasi esclusivamente
relegato a quelle tra produttore e distributore; nel tempo, l’attenzione rivolta a queste
forme di rapporti è progressivamente cresciuta grazie all’aumento della loro diffusione e
della loro importanza all’interno delle pratiche di marketing.
In particolare Marcati (1995), analizzando il tema delle alleanze di marketing,
evidenzia proprio un intenso sviluppo qualitativo e quantitativo di tale forma di
collaborazione tra le imprese, sottolineando il ruolo crescente che questa alternativa
strategica sta assumendo (Fig. 1).
IN PASSATO OGGI E IN FUTURO
Accordi semplici Accordi complessi
Interazione locale Interazione diffusa
Attività periferiche di marketing Core business
Rete omogenea Rete multipolare
Fig. 1 - Evoluzione qualitativa delle alleanze di marketing nel tempo (Iasevoli, 2004)
Entrando nello specifico, Marcati ritiene che si possano evidenziare alcune
tendenze di sviluppo concernenti il fenomeno oggetto di studio:
¾ si sta passando da forme tradizionali di accordi (ad esempio le joint venture) a
forme di alleanze strategiche che vanno a ricercare e rafforzare collaborazioni
lungo tutto l’intero spettro delle attività presenti nella catena del valore
aziendale (non esistono più aree idealmente votate alla collaborazione);
¾ le alleanze di marketing non interessano solo le attività periferiche ma
coinvolgono in misura crescente anche quelle centrali;
¾ i partner con cui si sviluppano gli accordi di questo genere possono essere
ricercati in tutti i settori ed a tutti i livelli della filiera produttiva, con possibilità
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di creare accordi anche con imprese operanti nello stesso settore ed in posizioni
concorrenti;
¾ gli accordi sono molto frequentemente costituiti da un gruppo di imprese in cui
ciascun partner è chiamato a svolgere il proprio specifico ruolo, diverso e
complementare a quello degli altri, all’interno di un quadro complessivo
d’insieme (sistema).
Lo sviluppo a livello empirico del fenomeno ha portato alla proliferazione
terminologica per descrivere in molti casi la stessa azione:“ marketing collaborativo,
co-marketing, co-branding, marketing simbiotico, joint marketing, advertising
alliances.”
Il primo studioso che si è occupato di alleanze di marketing è Adler, che nel 1966
affronta il tema della “simbiosi” negli studi d’impresa, in particolar modo di symbiotic
marketing, che l’autore definisce come:“ quelle alleanze di risorse o programmi fra due
o più organizzazioni indipendenti con lo scopo di aumentare il potenziale di mercato di
ciascuna di esse.”
Adler ha il merito di aver per primo sottolineato che la cooperazione tra imprese
relativamente all’attività di marketing va ben oltre il “tradizionale” accordo tra impresa
produttrice ed intermediario commerciale.
Sono passati quarant’anni da quel primo pionieristico studio ed evidentemente il
fenomeno degli accordi di marketing si è evoluto, diventando più complesso e variabile;
molti esperti hanno dato la propria interpretazione, ma in particolare mi vorrei
soffermare su due: quella di Klein (1997) e quella di Cegarra e Michel (2000).
Klein analizza le alleanze di tipo “code sharing” sviluppate nel settore del
trasporto aereo, che consentono al cliente di conservare i benefici di “cliente fedele” pur
cambiando compagnia. In particolare si ritiene che l’impresa dovrebbe selezionare la
tipologia di accordo di marketing ritenuto più utile effettuando un’analisi di due
elementi specifici, suggeriti da Farquarth (1992) nell’ambito delle strategie di branding:
¾ il gap del collegamento  bridge gap
¾ il livello di collegamento  bundle complementarità
Il gap di collegamento è da ritenersi come la capacità dell’impresa (o di uno dei
suoi brand) di fornire maggior valore ai clienti allargando la copertura delle attività. Sia
in termini geografici che di target di riferimento, il livello di complementarità riguarda
la capacità dell’impresa di fornire maggior valore ampliando il pacchetto di benefici
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soddisfatti e riducendo contestualmente i costi di transizione e di ricerca dei fornitori.
Combinando tali dimensioni con le strategie e gli obiettivi di marketing perseguiti
(sviluppo del mercato/penetrazione) si ottengono quattro differenti tipologie di accordi
di co-marketing (Fig. 2).
OBIETTIVO
Penetrazioni Sviluppo
del mercato del mercato
Gap di
Collegamento
MODALITÀ PER
ACCRESCERE
IL VALORE
Livello di
Complementarità
Fig. 2 - Le strategie di accrescimento del valore attraverso le alleanze di marketing (Klein, 1997)
In particolare, nell’ambito delle strategie di collegamento con l’obiettivo di
aumento della quota di mercato (penetrazione), rientrano quegli accordi tipicamente di
natura orizzontale, che l’impresa sviluppa con partner che svolgono una o molte delle
attività sviluppate al proprio interno; si possono immaginare partnership con le
compagnie aeree che attivano collaborazioni con società specializzate nella gestione
prenotazioni, del customer service, del catering, ecc.
La tipologia degli accordi di collegamento per fini di sviluppo dimensionale
ingloba quegli accordi, tipicamente di natura orizzontale, avviati dalle imprese che
offrono beni o servizi analoghi (talvolta in concorrenza), ma che operano in contesti
geografici o di mercato differenti (ad esempio in termini di target). Un accordo (anche
se non necessariamente di successo) che rientra in questa tipologia, è quello che fu
sviluppato da Alitalia con KLM al fine di potenziare le reciproche posizioni competitive
sui mercati globali.
Accordi verticali
con partner
presenti nella
filiera
Accordi
orizzontali con
partner competitor
Accordi verticali
con partner vicini
alla filiera
Accordi
orizzontali con
partner distanti
dalla filiera
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Le alleanze di marketing che invece si caratterizzano per un accrescimento del
valore erogato, al fine di aumentare la quota di mercato e le vendite, in genere
prevedono un allargamento dei servizi erogati e conseguentemente dei bisogni
soddisfatti. Ad esempio, sempre rimanendo nel settore del trasporto aereo, si possono
citare tutti gli accordi che le compagnie formalizzano con altre imprese per creare i loro
customer club o loyalty programm.
Infine l’ultima tipologia è rappresentata da quegli accordi che prevedono un
arricchimento dell’offerta dei beni o servizi complementari al fine di favorire uno
sviluppo dimensionale dell’impresa. Ad esempio si possono citare le alleanze sviluppate
dalle compagnie aeree con catene di fast food, abbigliamento, ecc. La differenza rispetto
alle precedenti risiede nel fatto che in genere, questa tipologia non necessariamente
prevede il coinvolgimento di partner che operano all’interno della stessa filiera
produttiva.
Cegarra e Michel, nel riferirsi alle alleanze di marketing come
“quell’associazione, di breve o lunga durata, tra una pluralità di marche”, propongono
una classificazione basata su tre diverse tipologie, ed in particolare:
¾ Co-Development  strategia finalizzata allo sviluppo congiunto di un prodotto
o alla revisione dei processi produttivi di un prodotto già commercializzato;
¾ Joint-Promotion  strategia finalizzata alla realizzazione di un diverso modo
di comunicare o posizionare i prodotti già esistenti (collaborazione di
comunicazione);
¾ Co-Branding  strategia finalizzata all’associazione di una marca ad un’altra,
al fine di creare un’offerta congiunta.
La terza tipologia di alleanza di marca è costituita dalla cosiddetta “co-
denominazione”, comunemente indicata con il termine di “ co-branding”, che consiste
nell’associazione fra una marca “ospitante” e una marca “inviatata”, la quale sottende
una relazione collaborativa che implica ( Blackett e Boad,2000):
¾ la co-definizione dei benefici funzionali e/o simbolici offerti dal prodotto;
¾ la co-firma del prodotto da parte delle marche coinvolte nell’accordo.
Il termine co-branding ricorre frequentemente nel linguaggio degli studiosi e degli
operatori di marketing, ma il significato ad esso attribuito non è sempre univoco. Per
Park et Al il co-branding può essere definito come “la strategia che permette di
associare due o più prodotti di marca (detti constituent brands) per formare un
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separato ed unico prodotto (detto composite brands)”. Per Interbrand il co-branding
può essere inteso come “una forma di cooperazione tra due o più marche con un
significativo grado di riconoscimento da parte dei consumatori”. Questa forma di
collaborazione ha, di solito, una durata di medio-lungo periodo ed il potenziale valore
netto che può generare è troppo esiguo per giustificare l’avviamento di una nuova marca
e/o una legale joint venture.
1.2. LA CLASSIFICAZIONE DELLE ALLEANZE
Secondo Sheth e Parvatiayar (1992) gli accordi possono essere definiti come “an
ongoing, formal business relationhip between two or more independent organizations to
achieve common goals”. In particolare per gli autori le alleanze nascono tra due o più
unità per raggiungere uno scopo; in base all’obiettivo per cui nasce l’alleanza ed alla
tipologia di partner, gli autori distinguono quattro tipologie di accordi (Fig. 3).
TIPOLOGIA PARTNER
Competitor Non Competitor
Strategico
OBIETTIVO
ALLEANZA
Tattico
Fig. 3 - Le tipologie delle alleanze (Sheth e Parvatiayar, 1992)
1) cartelli  accordi formali o informali sviluppati fra imprese concorrenti che
decidono di perseguire uno scopo comune (riguardante per esempio i criteri
di fissazione del prezzo, di gestione dei canali distributivi, ecc.);
2) alleanze cooperative  alleanze tra imprese che non sono in diretta
concorrenza e che decidono di condividere un’attività comune per infinite
accordo
competitivo
accordo di
collaborazione
cartello
accordo di
cooperazione
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finalità (ad esempio le cooperative di agricoltori ed i gruppi industriali
d’acquisto);
3) alleanze collaborative  alleanze formate tra imprese non in concorrenza tra
loro per fini molto ampi e di natura strategica (produzione di prodotti
congiunti, tecnologie, ecc.);
4) alleanze competitive  alleanze che identificano accordi stretti attuati tra
imprese concorrenti, spesso messe in atto sotto forma di joint venture.
Rispetto a queste quattro tipologie di accordi, i due autori descrivono anche una
serie di caratteristiche distintive (Fig. 4).
Caratteristiche Cartello Cooperazione Competitivo Collaborazione
Barriere
all’entrata
Basse Moderate Alte Alte
Barriere
all’uscita
Basse Alte Moderate Alte
Governance
Transazioni
di mercato
Multilaterale Bilaterale Consortile
Apporti Bassi Moderati Alti Alti
Coinvolgimento
nell’alleanza
Basso Moderato Alto Alto
Controllo del
Management
Alto Basso Alto Moderato
Grado di
autonomia
Basso Moderato Basso Alto
Cooperazione
inter-funzionale
Limitata Ampia Condensata Ampia
Informazioni Controllate Aperte Filtrate Aperte
Competenze
internazionali
Incidentali Ampie Focalizzate Ampie
Fig. 4 - Le caratteristiche delle diverse tipologie di alleanze
Per quanto riguarda le alleanze di marketing e come queste potrebbero essere
configurate alla luce della classificazione proposta, possiamo affermare che la tipologia
delle alleanze cooperative sia quella che meglio interpreta le finalità del co-marketing.
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1.3. VARIABILI DI PROGETTAZIONE DELLE ALLEANZE DI MARKETING
Nel 2003, al convegno “Le tendenze del marketing in Europa” svolto presso la
l’Università Ca’ Foscari di Venezia, i professori Cherubini e Iasevoli hanno proposto
11 variabili con cui progettare le alleanze di marketing (Fig. 5).
VARIABILE SCALA
Obiettivi perseguiti
Customer based
Competition based
Management based
Oggetto dell’accordo
Marketing analitico
Marketing strategico
Marketing operative
Target di riferimento
Segmento già presidiato
Nuovo segmento
Nuovo mercato
Area geografica di pertinenza
Locale
Nazionale
Internazionale
Globale
Partner coinvolti
Altra filiera
Stessa filiera
Concorrente
Tipologia ed intensità apporto dei partner
Materiale/Immateriale
Analogo/Differente
Orizzonte temporale dell’accordo
Breve
Medio
Lungo
Numerosità partner
Due
Molti
Intensità del legame tra i partner
Equity
Non equity
Livello organizzativo coinvolto
Prodotto
Funzione
Divisione
Impresa
Output dell’accordo
Offerta pre-esistente mdificata
Nuova offerta
Fig. 5 - Le variabili con cui progettare le alleanze di marketing (Cherubini e Iasevoli, 2003)
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Tale approccio ha ripreso una prima classificazione presentata durante il
convegno “Atti del convegno sul comarketing” organizzato da Systech il 20 novembre
1999, che prevedeva invece 6 variabili attraverso le quali era possibile descrivere le
alleanze.
1.3.1. GLI OBIETTIVI DELL’ALLEANZA
Se si ipotizza di intraprendere un accordo di cooperazione, diventa fondamentale
analizzare i benefici che si possono trarre nel breve e lungo periodo; in linea di
massima, gli accordi di marketing possono conseguire almeno sette diverse categorie di
obiettivi (Farok e Contractor,1986):
¾ riduzione del rischio di mercato;
¾ economie di scala;
¾ vantaggi connessi a scambi tecnologici o di brevetti;
¾ vantaggi connessi a ridurre o bloccare le azioni della concorrenza;
¾ aggirare o superare le barriere governative al commercio;
¾ facilitazione nelle strategie di espansione internazionale;
¾ vantaggi connessi da un collegamento dei contributi apportati dai partner nella
catena del valore.
Questa prima classificazione può essere letta in maniera differente se si segue
l’approccio al cliente (customer based), piuttosto che quello del mercato (competition
based), o ancora quello del management chiamato a governare gli accordi (management
based).
1.3.2. L’OGGETTO DEL CO-MARKETING
Rispetto al tradizionale ambito di applicazione che vedeva impresa produttrice e
distributore alleate nel perseguimento degli obiettivi congiunti, oggi si possono
identificare anche altre aree del marketing in cui è possibile avviare proficuamente
attività di co-marketing.
Facendo riferimento al processo di marketing management, è possibile
raggruppare in tre grandi aree gli ambiti del co-marketing:
¾ marketing analitico;
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¾ marketing strategico;
¾ marketing operativo;
Questi aspetti verranno trattati in maniera più approfondita nel capitolo 3.
1.3.3. TARGET DI RIFERIMENTO
Un’alleanza si basa su un progetto ben definito che prevede il coinvolgimento di
due o più partner che sinergicamente apportano capitali, competenze, beni materiali,
beni immateriali ed informazioni, non necessariamente rivolti o acquistati dagli stessi
clienti. Questa caratteristica può rappresentare un elemento distintivo rispetto alle altre
tipologie di alleanze tra imprese. Infatti, gli accordi che prevedono una forte
focalizzazione sulle attività di marketing normalmente sono caratterizzati dalla presenza
di imprese che almeno teoricamente non dovrebbero rivolgersi allo stesso target, mentre
negli altri accordi solitamente i partner coinvolti si rivolgono ad un target molto simile
(si pensi alle numerose alleanze avviate nel settore automobilistico o aereo).
Il target dei partner coinvolti possono essere:
1) completamente differenti tra loro;
2) simili in quanto appartengono a segmenti differenti dello stesso mercato;
3) perfettamente analoghi, nel senso che i partner operano in diretta
concorrenza.
Il target dell’azione di co-marketing può:
1) coincidere perfettamente con quello dei partner coinvolti;
2) coincidere con quello di un solo partner e differire da quello degli altri:
3) non coincidere con quello delle imprese coinvolte.
1.3.4. ORIZZONTE TEMPORALE
Gli accordi di co-marketing raramente superano i tre - cinque anni (durata breve
o media) ed addirittura, in alcuni casi, la loro durata è limitata ad alcuni giorni. Ad
esempio, questa situazione è piuttosto diffusa negli accordi che hanno per oggetto
attività di comunicazione o promozione nei quali la durata è limitata esclusivamente alla
proiezione della campagna pubblicitaria.
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Pur trattandosi nella maggior parte dei casi di accordi di “breve o media” durata,
è possibile descrivere un percorso nella relazione che si instaura tra i partner, come è
stato affermato da Parente (1992), secondo cui si possono individuare sei diverse fasi,
attraverso cui solitamente si sviluppa una relazione tra imprese:
¾ impostazione strategico-organizzativa;
¾ negoziazione degli aspetti contrattuali-operativi;
¾ implementazione degli obiettivi e dei contenuti;
¾ sviluppo dei rapporti;
¾ maturità;
¾ eventuale ridefinizione degli obiettivi e dei contenuti.
Per quanto attiene le alleanze di marketing, osservando la prassi attuata da molte
imprese coinvolte in simili iniziative, si registra un fenomeno piuttosto interessante che
Iasevoli (2004) definisce come quello dell’ “accordo breve e della relazione lunga”: i
partner, se soddisfatti reciprocamente dei risultati conseguiti, possono decidere di
concludere un accordo ed al tempo stesso cooperare per individuare nuove reciproche
opportunità di business.
1.3.5. AREA GEOGRAFICA
Altro aspetto da tenere attentamente in considerazione è l’area geografica di
applicazione dell’accordo che può essere: locale, regionale, nazionale, internazionale,
globale. Tale definizione è importante, in quanto la cooperazione riguarda imprese che
in talune aree possono essere partner, ma in altre concorrenti. Ciò comporta una
potenziale “confusione” nella percezione del consumatore, ma anche delle persone che
lavorano nelle imprese stesse.
In questo ambito risulta importante valutare se la collaborazione dovrà essere
molto intensiva, e quindi estesa a più aree geografiche, o invece molto limitata.
1.3.6. TIPOLOGIA DEL PARTNER DA SELEZIONARE
Fino a dieci anni fa le imprese ricorrevano alle alleanze di marketing con
l’intento prevalente di ottenere delle economie di costo; oggi invece le imprese vi
ricorrono anche per aumentare la loro competitività, la fedeltà e la soddisfazione dei
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propri clienti e soprattutto per aumentare il valore complessivo della propria offerta. La
possibilità di conseguire molteplici opportunità offre alle imprese maggiori probabilità
di instaurare contemporaneamente un gran numero di accordi e al tempo stesso una
crescente necessità di saper efficacemente selezionare i potenziali partner. È possibile
distinguere tre differenti situazioni:
¾ Potenziali partner che operano nello stesso ambito competitivo: imprese
che con una forte probabilità si trovano ad essere in diretta concorrenza,
offrendo prodotti simili a mercati simili. Questa tipologia di accordo è
normalmente finalizzata a potenziare la competitività dei partner sui mercati
internazionali, nonché a ridurre il rischio e gli investimenti connessi ad una
specifica attività che spesso riguarda altri ambiti oltre a quello del marketing.
¾ Potenziali partner che operano in ambiti contigui: imprese che offrono, ad
un mercato differente, in termini geografici o di target di mercato, un
prodotto similare a quello dell’impresa interessata al co-marketing. Si pensi
ad esempio quando due o più compagnie che operano su rotte differenti,
unificano i propri customer club o frequent flyer program (Iasevoli, 2000),
con l’intento di aumentare la fedeltà dei rispettivi passeggeri (accordo
Alitalia con la compagnia americana Continental). In questa tipologia si
possono includere anche quelle situazioni dove il potenziale partner, pur
rivolgendosi allo stesso mercato, commercializza un’offerta i cui contenuti e
valori sono diversi da quelli dell’impresa che avvia la partnership (si pensi
all’accordo tra Alitalia e American Express).
¾ Potenziali partner che operano in ambiti differenti: categoria più ampia,
poiché le possibilità di selezionare un partner che offra un prodotto diverso a
un mercato differente sono potenzialmente infinite (ad esempio l’accordo
Esso-Vodafone nel realizzare la campagna promozionale “Regali di lusso”).
1.3.7. NUMEROSITÀ DEI PARTNER
Numerose sono le situazioni in cui per l’impresa può essere più conveniente ed
agevole consolidare un accordo con una molteplicità di partner, piuttosto che sviluppare
una relazione simbiotica a due, in particolar modo ogni volta che viene creato un
customer club. Per “customer club” intendiamo “il risultato di un complesso di attività
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poste in essere da un’organizzazione con l’intento di avviare e sviluppare relazioni
durature e dirette con i membri partecipanti, di accrescere il valore percepito
dell’offerta e quindi assicurare un incremento delle risorse di fiducia e fedeltà nel
tempo, offrendo un mix di benefici” (Iasevoli, 2000). Nella quantificazione dei partner, è
opportuno esaminare e confrontare le seguenti due variabili:
¾ i sacrifici che l’iscritto deve sostenere per acquisire il premio (spesa minima per
aver diritto al premio, informazioni da fornire);
¾ il valore del beneficio ottenuto (valore assoluto del beneficio, incidenza
percentuale sulla somma spesa, valore aspirazionale).
SACRIFICI RICHIESTI
Minimi Massimi
Molti
BENEFICI
EROGATI
Pochi
Fig. 6 - La posizione competitiva dell’accordo multi-partner (customer club)
rispetto all’offerta della concorrenza (Iasevoli, 2004)
Sintetizzando i risultati dell’analisi attraverso una matrice (Fig. 6), si possono ottenere
utili indicazioni circa la strategia più efficace per l’impresa.
L’impresa può decidere di seguire quattro strategie differenti:
1) Strategia di fidelizzazione: strategia in cui è richiesto al cliente iscritto un
minimo sacrificio e dove gli sono offerti molti benefici rispetto ai club della
concorrenza (tale strategia risulta essere anche la più efficace dal punto di vista
competitivo).
2) Strategia di selezione: strategie che si hanno quando i benefici erogati
dall’accordo multi-partner sono numerosi, così come risultano elevati i sacrifici
Strategie di
fidelizzazione
Strategie di
selezione
Strategie di
rischio
Strategie di
disaffezione