vi
In specifici capitoli analizzo la questione, sia dal punto di vista teorico, partendo
dalle indicazioni brandiane, sia dal punto di vista pratico, creando un piccolo
manuale delle procedure di restauro e conservazione da adottare nei diversi casi.
Un importante punto è rappresentato dalle schede di restauro, in particolare
quella per la pellicola. Ad oggi ancora non c’è una scheda di riferimento che
funga da linea guida nella documentazione del restauro, cosa a cui questo lavoro
cerca di porre rimedio, proponendone un modello base.
Allo scopo di una maggior chiarezza vengono riportati esempi pratici di restauro
di strumenti del precinema (camera oscura e lanterna di proiezione) e della
pellicola cinematografica (“l’Inferno” della Milano films), analizzando anche dal
punto di vista chimico i diversi materiali che possiamo trovare.
Quello che si è cercato di fare con questo lavoro di tesi, è un testo che unisse
strumenti di proiezione e materiali usati per fissare le immagini, affrontandoli da
un punto di vista storico, conservativo e fissando dei punti chiave per il loro
restauro.
CAPITOLO 1 Il cinema e le arti figurative
1
CAPITOLO 1
IL CINEMA E LE ARTI FIGURATIVE
Figura 1 Veduta di Delft, dipinto ad olio su tela di cm 96,5 x 117,5 realizzato nel 1660 circa dal
pittore olandese Jan Vermeer.
Fin dagli albori del precinema, è esistito un forte legame tra arti figurative e
strumenti di proiezione.
In molti dipinti ed incisioni, appaiono rappresentate camere oscure, lanterne di
proiezione, giochi ottici. Questo testimonia
l’interesse e la diffusione di questi strumenti
come oggetti di divertimento e svago e non
solo di sperimentazioni scientifiche. Gli stessi
pittori hanno attinto da questi nuovi strumenti
per catturare le immagini in un determinato
momento, con una particolare luce ed
atmosfera. Tra i pittori che sicuramente hanno
fatto uso della camera oscura, abbiamo Jan
Figura 2 Jean-Pierre Claris de Florian, la scimmia
spiega il funzionamento della lanterna 1865.
CAPITOLO 1 Il cinema e le arti figurative
2
Vermeer
1
e Canaletto
2
che insistendo sul valore matematico della prospettiva, si
avvale, nei suoi lavori, della camera ottica per creare delle vedute che ci appaiono
come dei grandangoli.
Figura 3 Entrata in Canal Grande, Venezia, dipinto ad olio su tela, realizzato nel 1730 da
Canaletto.
L’evoluzione degli strumenti del precinema, dapprima lenta, nel corso dei
secoli subisce un’impennata fino ad arrivare al XIX secolo. Gli anni a cavallo tra
il XIX e il XX secolo sono teatro di un evento decisivo per la storia della cultura e
Figura 4 Louis-Jean Lumière alle prese con una pellicola.
delle espressioni artistiche: la nascita del cinema. Dallo storico avvio con i
“pionieri” Jean Lumière (Besançon 1864 – Bandol, Var 1948) il fratello Auguste
(Besançon 1862 – Lione 1954) e Méliès (Parigi 1861-1938), il cinema prende le
due strade che lo caratterizzano ancora oggi: la prima è la strada del
1
Johannes Vermeer o Jan Vermeer, (Delft, 31 ottobre 1632 – Delft, 15 luglio 1675).
2
Giovanni Antonio Canal (Mestre, 7 ottobre 1697 – Venezia, 19 aprile 1768).
CAPITOLO 1 Il cinema e le arti figurative
3
documentario, la seconda è quella della finzione. Da una parte il cinema-verità
dall’altra la ricostruzione fantastica.
A Louis-Jean e ad Auguste Lumière si deve una delle invenzioni tecnologiche
che più hanno contribuito a trasformare l'immaginario collettivo nella cultura del
Novecento: il cinematografo. I due fratelli presentarono al pubblico la prima
pellicola il 28 dicembre 1895, al Grand Café del Boulevard des Capucines, a
Parigi. I loro primi cortometraggi erano eventi spettacolari in sé e non
necessitavano quindi di particolari contenuti appassionanti: i soggetti erano infatti
stralci di vita quotidiana, come ad esempio la partenza di una locomotiva dalla
stazione (L'arrivée d'un train en gare de La Ciotat), proiezione che letteralmente
terrorizzò gli spettatori, o il comico infortunio di un giardiniere che per sbaglio
viene innaffiato dallo spruzzo della sua canna (L'arroseur arrosé).
Ma presto la portata rivoluzionaria dell’invenzione dei Lumiére, arrivo ad
investire tutte le arti: dalla pittura, all’architettura, alla letteratura, ecc…,
cambiando il modo dell‘uomo di rapportarsi alla realtà.
Un movimento d’avanguardia che riuscì immediatamente a percepire con sicuro
istinto la potenzialità del cinema fu il futurismo. Già il manifesto programmatico
Figura 5 Il francese Georges Méliès fu uno dei pionieri della cinematografia e del
cinema di animazione. Fautore del cinema come "fabbrica di illusioni e fantasticherie",
con Il viaggio nella Luna (1902) realizzò uno dei primi film di fantascienza della storia
del cinema.
CAPITOLO 1 Il cinema e le arti figurative
4
del 1909 sembrava orientato a recepire la possibilità della nuova arte, che veniva
significativamente evocata, anche se nel contesto di un generico riferimento. Nel
1916 apparve La cinematografia futurista, un testo firmato da Martinetti (Pont
Canavese, Torino 1872 - Castellamonte, Torino 1943), Corra, Settimelli, Ginna,
Balla (Torino 1871 - Roma 1958) e Chiti. In esso così si affermava: “il
cinematografo è un’arte a sé. Il cinematografo non deve dunque mai copiare il
palcoscenico. Il cinematografo, essendo essenzialmente visivo, deve compiere
anzitutto l’evoluzione della pittura: distaccarsi dalla realtà, dalla fotografia, dal
grazioso e dal solenne... Nel film futurista entreranno come mezzi d’espressione
gli elementi più svariati: dal brano di vita reale alla chiazza di colore, dalla linea
alle parole in libertà, dalla musica cromatica e plastica alla musica d’oggetti”.
Attivismo, antagonismo, sperimentalismo, impopolarità, insieme al futurismo,
sono le caratteristiche essenziali del cinema futurista in Italia. Nell’estate del 1916
a Firenze un gruppo di artisti che orbitavano intorno alla rivista “L’Italia futurista”
realizzarono il film Vita futurista. Produttore, regista e operatore del film fu
Arnoldo Ginna. Fu girato con una macchina da presa formato grande Pathé a
manovella, tipo allora in voga. Poco dopo l’uscita del film, fu lanciato l’11
settembre 1916 il manifesto “La cinematografia futurista”, quasi a sancire con un
documento teorico l’esperimento già compiuto. Fatto interessante e abbastanza
insolito, perché nella prassi avanguardistica è normale che il momento teorico
preceda il momento pratico. Anzi è frequentissimo il caso che alla fase di
progettazione non segua mai quella della realizzazione. Il manifesto venne firmato
da F.T. Marinetti, Bruno Corra, Emilio Settimelli, Arnoldo Ginna, Giacomo Balla,
Remo Chiti: gli stessi che avevano partecipato alla realizzazione del film.
Anche l’arte astratta si intersecò al cinema, soprattutto grazie all’attività del
pittore svedese Viking Eggeling. Questi aveva aderito al movimento dadaista e in
sintonia con lo sperimentalismo del gruppo aveva abbandonato l’espressione
pittorica tradizionale, realizzando lunghi rotoli di carta dipinta che egli svolgeva
rapidamente, creando così l’effetto del movimento, percezione già creata dai
giochi ottici a partire dal seicento. Dal 1917 Viking Eggeling lavora al
superamento non solo della pittura, ma anche della stessa struttura statica del
quadro. L’uscita dal quadro per lui non è la proiezione nello spazio, ma la
CAPITOLO 1 Il cinema e le arti figurative
5
dilatazione cinetica della forma nella temporalità, l’acquisizione non solo di una
dimensione nuova, ma soprattutto di una nuova struttura: una struttura del
movimento che deve svilupparsi all’interno del tempo e trovare un modello
linguistico capace di operare in esso. Il rapporto con la musica diventa così
assolutamente centrale ed essenziale diventa la fusione della forma e del
movimento in un flusso organico strutturalmente perfetto in ogni momento,
eppure permanentemente mobile.
Figura 6 Fotogramma tratto dal film di Viking
Eggeling, Diagonale Symphonie, 1921-1924
Un’altra importante corrente, quella
espressionistica, influenzò grandemente il
cinema tedesco degli anni ’20. Esso si rifece
alle opere di artisti come Ensor (Ostenda
1860-1949), Munch (Löten 1863 - Ekely, Oslo
1944), Nolde (Schleswig-Holstein 1867 -
Seebüll, Neuekirchen 1956), Kirchner
(Aschaffenburg 1880 - Davos 1938), per
affermare una poetica cinematografica basata sull’urlo, sull’”espressione
estrema”, nonché su quello stile scenografico
mutuato da architetti come Taut e Mendelsohn.
L'espressionismo, nato all'inizio di questo
secolo come nuova corrente soprattutto della
pittura, della letteratura e del teatro, trovò una
grande eco anche nel campo del cinema che in
quegli anni era appena nato e i cui protagonisti
spesso provenivano dal mondo del teatro.
Gli artisti appartenenti a questo movimento, che assunse un fisionomia precisa
tra il 1910 e il 1924, sostituivano alla descrizione oggettiva della realtà la
comunicazione di sentimenti soggettivi, facendo ricorso a modalità stilistiche
Figura 7 Una suggestiva scena del film di Fritz
Lang "M - Il mostro Düsseldorf" (1931).
CAPITOLO 1 Il cinema e le arti figurative
6
esasperate, spesso deformate per suscitare nel pubblico intensi effetti emotivi.
Queste caratteristiche dello stile erano anche espressione di una ribellione alle
certezze e al materialismo della borghesia liberale. A questa corrente sono legati i
registi Ernst Lubitsch (1892-1947), Robert Wiene (1881-1938), Fritz Lang (1890-
1976) e Friedrich Wilhelm Murnau (1889-1931); il sceneggiatore Carl Mayer
(1894-1944) e il produttore Erich Pommer (1889-1966), tutti accomunati dalla
scelta espressionista, cui si sovrapposero successivamente tratti stilistici personali.
A partire dalla seconda metà degli anni Venti, la produzione tedesca di film
muto era caratterizzata dalla stessa mescolanza
di stili e generi presente negli altri paesi europei
e subì, alla fine degli anni Venti, lo stesso
processo di "americanizzazione".
Quello che lega i registi tedeschi e austriaci
del film muto degli anni venti non erano solo le
idee ispiratrici, ma anche il fatto significativo
che tutti, a un certo punto della loro carriera, si
sentivano costretti di andare all'estero e nessuno
di loro finisce la carriera in Germania o in
Austria, i paesi della loro provenienza. La stella
nascente di Hollywood attirava molti talenti
tedeschi. Ma c'è ancora un motivo più
importante per cui molti registi andarono
all'estero: nel '900, l'arte tedesca fu
pesantemente condizionata dalla politica e il cinema non fa certo eccezione.
Quando Hitler, nel 1933, arriva al potere molti registi, attori e altri operatori
cinematografici, insieme a un gran numero di altri protagonisti della vita culturale,
decidono di emigrare lasciando in Germania un vuoto culturale che tutti gli sforzi
dei nazisti per creare una "cultura tedesca nazional-socialista" non riescono mai a
colmare, a parte pochissime eccezioni.
3
3
CALZA, VARINI 2000
Figura 8 Una locandina in
tipico stile espressionista del
film Der Golem (1920) di Paul
Wegener.
CAPITOLO 1 Il cinema e le arti figurative
7
Oggi parliamo di video art, l’attuale presenza del video, nelle forme più
variegate, consolidata orami in diverse mostre, rassegne ed eventi d’arte
contemporanea. La video arte – in inglese video art – è un linguaggio artistico
basato sulla creazione e riproduzione di immagini in movimento mediante
strumentazioni video .
Lo sviluppo di questa modalità espressiva è quindi strettamente legata
all'evoluzione della tecnologia, come avviene analogamente nell'utilizzo del
medium fotografico applicato all'arte. Questa stretta interazione tra arte e scienza
ha infatti imposto specifici parametri di fruizione rispetto all’arte tradizionale e
riaperto la riflessione sull’incontro tra produzione creativa e processo tecnologico
che Walter Benjamin aveva riferito in L’opera d’arte nell’epoca della sua
riproducibilità tecnica del 1936 alla fotografia e all’idea di originalità delle opere
fotografiche prodotte in più esemplari.
E’ oggi elemento che quasi non viene più rilevato quale entità forte,
dirompente, come avveniva in passato, ma risulta piuttosto l’appendice di un più
vasto sistema visivo ribadito dall’immediatezza e dalla forza comunicativa delle
immagini in movimento.
4
4
POLI 2004
CAPITOLO 2 Dalla camera oscura ai fratelli Lumière
8
CAPITOLO 2
DALLA CAMERA OSCURA AI FRATELLI LUMIÈRE
2.1 Introduzione: camere oscure e specchi magici
I nostri antenati prima della comparsa della lanterna magica, avevano a loro
disposizione soltanto una stanza buia o camera oscura e complicati giochi di
specchi, per divertirsi o spaventarsi delle visioni d’ottica, proiettate su di una
parete bianca.
Il principio della camera oscura è semplice: praticando un piccolo foro nel muro
o nella tenda in una camera immersa nel buio, vediamo proiettato di fronte
all’apertura ciò che c’è all’esterno, capovolto. Più lo schermo su cui proiettiamo è
vicino al foro e più l’immagine è piccola e nitida, se è lontano l’immagine è
grande e sfocata. I raggi partiti dal punto più elevato e da quello più basso del
paesaggio o degli oggetti esterni si incrociano passando attraverso il foro, il che
provoca il completo ribaltamento dell’immagine dall’alto al basso e da sinistra a
destra.
Questo fenomeno è noto fin dall’antichità: il
filosofo greco Aristotele
1
, tra gli altri,
osserva il paesaggio di un raggio di luce
attraverso il foro.
Differenti lavori di astronomi e studiosi di
ottica del XIII secolo danno origine, già in
questo periodo, a una vera e propria camera
oscura, capace di catturare le immagini esterne
all’interno di una camera buia.
Il monaco inglese Ruggero Bacone
2
riprende
l’esperienza di Aristotele, senza citarlo, nella sua
1
(Stagira, Macedonia 384 - Calcide, Eubea 322 a.C.), filosofo greco. Figlio di un medico al
servizio del re Aminta di Macedonia, all'età di diciotto anni si trasferì ad Atene per studiare presso
l'Accademia platonica, dove rimase per vent'anni, dapprima come allievo di Platone e poi come
maestro.
2
Nome italianizzato di Roger Bacon (Ilchester, Somersetshire 1214 - Oxford 1292), filosofo,
teologo e scienziato inglese. Allievo di Roberto Grossatesta, studiò presso le università di Oxford e
Figura 1 Busto raffigurante
Aristotele
CAPITOLO 2 Dalla camera oscura ai fratelli Lumière
9
opera De multiplicatione specerium scritta nel 1267, aggiungendovi la presenza di
uno schermo su cui si proiettano i raggi di luce.
A Bacone è attribuito un manoscritto anonimo del XIII secolo conservato nel
fondo latino della Bibliothèque Nazionale di Parigi, che contiene la prima
descrizione dell’osservazione di un’eclisse per mezzo della camera oscura.
La camera oscura nel XIII secolo non serve solo a questo: permette agli
astronomi di osservare il sole evitando la vista diretta, molto pericolosa per la
retina.
A Leonardo da Vinci
3
va il merito di aver segnalato per primo nei suoi
manoscritti l’utilità della camera oscura per l’osservazione degli oggetti esterni, e
non più soltanto per lo studio dell’astronomia.
Dal XIII secolo fino all’inizio del XVI, il principio e la struttura della camera
oscura non cambiano più: il foro viene praticato nel muro o in una tenda, ed è
tutto. Tra il 1521 e il 1550, interviene un sensibile
cambiamento: la lente biconvessa, posta nell’apertura della
camera, concentra i raggi luminosi, migliorando la qualità
dell’immagine, come riferito da Gerolamo Cardano
4
nel suo
libro De subtilitate.
Nei secoli XVIII e XIX, la camera oscura viene privata di
gran parte della sua storia, attribuendone l’invenzione al
fisico italiano del XVI secolo Giambattista Della Porta
5
che,
in effetti, ne dà una descrizione nell’opera in quattro parti
di Parigi, dove insegnò per sette anni. Subito dopo il rientro in Inghilterra, intorno al 1250, entrò
nell'ordine dei francescani e si stabilì a Oxford, dedicandosi a studi ed esperimenti di alchimia,
ottica e astronomia.
3
(Vinci, Firenze 1452 - Castello di Cloux, Amboise 1519), pittore, scultore, architetto, ingegnere
e scienziato italiano, fu uno degli artefici del Rinascimento. L'amore per la conoscenza e la ricerca
segnarono profondamente la sua produzione artistica e scientifica. Le innovazioni che portò nella
pittura influenzarono l'arte italiana per oltre un secolo e i suoi studi scientifici, soprattutto di
anatomia, ottica e idraulica, anticiparono molte conquiste della scienza moderna.
4
(Pavia 1501 - Roma 1576), medico, matematico e filosofo italiano. Studiò medicina a Padova; in
seguito insegnò matematica e astronomia a Milano, esercitando contemporaneamente la
professione medica.
5
(Vico Equense, Napoli 1535 - Napoli 1615), filosofo, scienziato e letterato italiano. Ricevuta
un'educazione privata da parte di un tutore che lavorava al servizio dell'imperatore Carlo V, nel
1579 Della Porta si trasferì a Roma, al servizio del cardinale Luigi d'Este
Figura 2 Ruggero
Bacone
CAPITOLO 2 Dalla camera oscura ai fratelli Lumière
10
intitolata Magiæ naturalis. Tale libro conoscerà immediata popolarità;
ripubblicato varie volte, viene tradotto dal latino in italiano, inglese, tedesco e
francese.
Nel quarto libro del Magiæ naturalis, dedicato alle esperienze “catottriche”,
Della Porta descrive con precisione la camera oscura, constatando il fenomeno
della persistenza retinica; avrà l’idea di organizzare un vero e proprio spettacolo
luminoso grazie alla camera oscura, dimostrandosi un innovatore, anticipando le
proiezioni di lanterna magica del secolo successivo. Le sue immagini proiettate
dritte, grazie alle lenti di cristallo e allo specchio che usa a partire dal 1588,
riflettono veri e propri attori, che si muovono in scena con tanto di
accompagnamento musicale.
E’ a partire da Magiæ naturalis che l’ottica comincia ad interessare nobili e
scienziati, e diventa uno degli accessori privilegiati di saltimbanchi e negromanti.
Molti individui sfruttarono queste conoscenze per organizzare serate di magia e
negromanzia, cercando di scroccare soldi agli ignoranti spettatori.
Il gesuita belga François d’Aguillon (1566-1617) è uno dei primi a denunciare
questo genere di ciarlataneria, pubblicando ad Anversa, nel 1613, un magnifico
in-folio dedicato alla prospettiva, all’ottica, alla proiezione geometrica e
stereografica.
Presto si cercarono applicazioni della
camera oscura più raffinate. L’astronomo
tedesco Giovanni Keplero
6
verso il 1611,
costituisce una piccola tenda portatile che può
essere piazzata dappertutto, il suo obiettivo
gira e può guardare tutti i punti dell’orizzonte.
Il tedesco Daniel Schwendter disegna un
altro genere di camera oscura, chiamata “œil
artificiel”: davanti all’apertura di una camera oscura si mette una sfera di legno,
6
Nome italianizzato di Johannes Kepler (Weil, Württemberg 1571 - Ratisbona 1630), astronomo e
filosofo tedesco. Convinto sostenitore della teoria copernicana, riconobbe la natura ellittica delle
orbite percorse dai pianeti e formulò le tre leggi che regolano il moto planetario note come leggi di
Keplero.
Figura 3 Giovanni Keplero
CAPITOLO 2 Dalla camera oscura ai fratelli Lumière
11
che ruota in una cornice fissa e vi si praticano due fori, uno opposto all’altro,
corredati da lenti. Questo sistema permette di esplorare interamente il paesaggio
esterno.
Anche il gesuita tedesco Athanasius Kircher
7
presenta nuovi modelli di camera
oscura assai complessi, tra cui una grande camera per i pittori di paesaggi, che
viene montata all’aperto con al suo interno una parete di papiro, sulla quale il
pittore può rilevare i paesaggi.
Ed è infine il matematico bavarese Johann Cristoph Sturm (1635-1703) che
inventa, verso il 1670, la camera oscura più semplice e maneggevole, che entra in
uso in tutta Europa.
La camera oscura ha avuto fin dalla nascita un cugino più povero di lei: lo
specchio magico, anche se non arriverà mai ad eguagliare con i suoi mezzi,
l’esattezza ed il realismo della camera oscura.
Gli uomini sono sempre stati affascinati dalla loro immagine riflessa,
soprattutto se questo alter ego è deformato con l’utilizzo di specchi magici.
Kircher riuscirà a mettere insieme le due tecniche di proiezione (camera oscura
e specchio), ottenendo spettacoli di immagini luminose.
2.2 Lanterna magica
Non si trovano tracce di una vera lanterna magica fino al 1659, ossia 71 anni
dopo la seconda edizione di magiæ naturalis di Della Porta e 13 anni dopo la
pubblicazione dell’Ars magna lucis et umbræ di Kircher.
La lanterna magica sarà la più inventiva ed artistica idea-madre che pagherà con
la vita la nascita del cinema. Per tutto il suo regno, che durerà tre secoli, essa ha
offerto immagini artificiali, fisse ed animate, ad un pubblico sempre più
meravigliato ed esigente, facendo il giro del mondo.
7
(Geisa, Fulda, 1602 – Roma 1680) filosofo e matematico tedesco. Visse la maggior parte della
sua lunga vita di studioso dall’erudizione enciclopedica a Roma, dove, gesuita, si trasferì nel 1633
dalla natale Assia e dove, nel 1638, fu incaricato di insegnare matematica e lingue orientali al
Collegio Romano.
CAPITOLO 2 Dalla camera oscura ai fratelli Lumière
12
Figura 4 lanterna magica.
Il principio della lanterna magica è rimasto sempre identico. E’ una scatola
ottica di legno, latta, rame o cartone, di forma cubica, rotonda o cilindrica, che
proietta su uno schermo bianco (un muro imbiancato, una tela oppure della pelle
bianca), in una sala immersa nell’oscurità, delle immagini dipinte su una lastra di
vetro. Vedute grottesche, religiose, satiriche, storiche, politiche, scientifiche,
erotiche, tutti i soggetti sono stati abbordati. L’immagine è fissa, oppure animata
quando la lastra attraverso un sistema meccanico permette di far muovere il
soggetto rappresentato.
Christiaan Huygens
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è il primo scienziato conosciuto che studia, perfeziona,
fabbrica, vende e diffonde per l’Europa la lanterna magica. Nel 1659 all’apice
della sua gloria dopo la scoperta dell’anello di Saturno, disegna su uno dei suoi
manoscritti dieci figure da rappresentare attraverso una lampada. Per fabbricare la
sua lastra animata Huygens ha molto probabilmente sovrapposto due lastre di
vetro: una fissa che rappresenta, ad esempio, una figura senza cranio e senza
braccio destro; mentre sull’altra, mobile, disegna soltanto il braccio destro e il
cranio. Questo genere di lastre sarà d’uso corrente fino alla fine dell’800. Per le
sue lanterne utilizzerà una lente convessa (che serve da condensatore) e due
biconvesse. Verso il 1685 lavorerà proprio sul fenomeno dell’aberrazione
cromatica, che deforma e circonda di una frangia colorata le immagini proiettate,
8
(L'Aia 1629-1695), astronomo, matematico e fisico olandese. Tra le sue scoperte è da ricordare il
principio, detto appunto di Huygens, secondo cui ogni punto di una superficie d'onda è esso stesso
sorgente di una nuova onda