Prefazione
applicato ai racconti urbani. A tal proposito si sono passati in rassegna brevemente
i racconti per mostrare le principali caratteristiche per cui si possono definire
racconti realistici.
Il primo capitolo è incentrato sui due racconti urbani che non sono ambientati
nell’Ottocento, A Lodging for the Night (1877) e The Sire de Malétroit’s Door
(1878), bensì nella società del XV secolo con le sue contraddizioni e regole rigide.
Nel primo racconto il protagonista è François Villon, un ladro molto colto che dopo
essere stato testimone di un delitto, si ritrova a vagare per Parigi, fino a entrare
nella casa di un ricco signore, con cui dibatte sul tema dell’onore. Nel secondo
Stevenson tratta della pratica dei matrimoni combinati e della condizione della
donna del tempo. In entrambi i racconti le città, Parigi e Château London, vengono
descritte con chiare tinte gotiche e diventano agli occhi dei protagonisti tanto
insidiose come tele di ragno.
Nel secondo capitolo viene analizzato The Suicide Club (1878). Questo racconto
è rilevante poiché rispecchia il desiderio di Stevenson di bilanciare realismo ed
avventura. Infatti, da una parte vi troviamo un’aspra critica alla società vittoriana
con il suo proliferare di istituzioni e dall’altra siamo posti di fronte a un susseguirsi
di eventi pieni di suspance ed avventura. Il racconto è ambientato a Londra e
Stevenson si concentra soprattutto sul rapporto fra gli abitanti e le loro case, luoghi
dove costoro possono celare le loro colpe e dove possono condurre una vita che in
pubblico sarebbe illecito vivere
Il terzo capitolo prende in considerazione The Body Snatcher (1884) ed il celebre
Strange Case of Dr Jekyll and Mr Hyde (1885). Entrambi sono caratterizzati dalla
tematica del doppio, presente anche in un romanzo di Stevenson, The Master of
5
Prefazione
Ballantrae, e da un palese riferimento e attacco all’arte medica, vista come una
minaccia. I protagonisti dei due racconti decidono di utilizzare la scienza per
tentare di cambiare in meglio la loro vita. Il capitolo è preceduto da una breve
analisi dell’idea di doppiezza nella società vittoriana così come nella biografia
dell’autore. Anche le due città in cui sono ambientati i racconti vengono lette nella
loro doppiezza: da una parte troviamo infatti città scisse in due con caratteristiche
opposte, dall’altro entrambe sono una costante minaccia per l’uomo.
Il quarto capitolo prende in esame Markheim (1885), come esempio di realismo
psicologico. A caratterizzare il racconto non è tanto la critica alla società vittoriana,
bensì un’articolata e puntuale analisi dello stato psicologico di un individuo negli
istanti successivi ad un delitto. Il protagonista è mostrato in tutta la sua solitudine,
incapace di contare sull’aiuto dei concittadini. Solo una sofferta presa di coscienza
delle proprie colpe lo condurrà alla salvezza. Londra, seppur non descritta
fisicamente, emerge come una città che rinchiude l’individuo nella claustrofobia
della sua solitudine.
Il quinto ed ultimo capitolo ha come tema principale il terrorismo urbano di fine
Ottocento, che fa da sfondo a The Dynamiter (1885). Il capitolo si apre con
un’analisi delle principali sette terroristiche che operano nell’ultima parte del XIX
secolo e soprattutto focalizza la sua attenzione sugli attentati che hanno
insanguinato Londra negli anni ’80. Successivamente si è sottolineato il legame tra
questi fatti e il racconto di Stevenson in analisi e si sono messe in luce le
caratteristiche psicologiche dei terroristi e delle motivazioni per cui esercitano
questa professione. Il capitolo termina con la descrizione di Londra, considerata un
luogo tanto minaccioso quanto una selva indigena.
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Una parentesi di realismo: i racconti urbani di R. L. Stevenson
INTRODUZIONE
Una parentesi di realismo: i racconti urbani di R.L. Stevenson
Parlare di realismo quando ci si avvicina all’opera di Robert Louis Stevenson può
sembrare quantomeno fuorviante, in quanto egli è sempre stato considerato il
campione indiscusso del romance di fine Ottocento.
Alla fine del XIX secolo in Inghilterra si vuole ritornare verso una produzione
letteraria in cui dominano i motivi peculiari della tradizione autoctona inglese,
quali l’elemento fantastico, idealistico e le componenti orrifiche. Stevenson fa parte
di questo gruppo di scrittori che si ribella alla tendenza dominante della narrativa
vittoriana, il novel realistico. Pur riconoscendo una certa raffinatezza nelle opere
realiste, Stevenson sente il bisogno di chiarire una sua estetica che in qualche modo
vi si oppone e affida ai saggi letterari le proprie dichiarazioni di poetica. Fra questi,
quello che merita certamente maggiore attenzione è forse A Gossip on Romance
(1882), dove già dalla prime righe dichiara che la lettura di un’opera letteraria ha
come scopo principale quello di produrre immagini forti e significative nella mente
del lettore:
We should gloat over a book, be rapt clean out of ourselves, and rise from the perusal,
our mind filled with the busiest, kaleidoscopic dance of images, incapable of sleep or of
continuous thought
1
1
“Davanti ad un libro dovremmo sentirci esaltati, essere rapiti da noi stessi, e quando smettiamo di
leggerlo, la nostra mente dovrebbe essere piena di una vera e propria caleidoscopica danza di
immagini, incapace di dormire o di pensare.” (The Works of Robert Louis Stevenson (Vol. IX),
London, Swanston Edition, 1911, p. 134)
6
Una parentesi di realismo: i racconti urbani di R. L. Stevenson
Il lato immaginifico della letteratura viene esaltato e deve colpire il lettore:
The great creative writer shows us the realisation and the apotheosis of the day-dreams of
common men. His stories may be nourished with the realities of life, but their true mark
is to satisfy the nameless longings of the reader, and to obey the ideal laws of the day-
dream.
2
Quindi secondo Stevenson l’obiettivo dell’opera letteraria non è tanto quello di
mostrare una storia ispirata alla realtà, secondo i dettami della tradizione vittoriana,
bensì quello di creare storie che soddisfino i desideri di evasione del lettore, ed
ecco quindi che la forma del romance è chiaramente la più adatta.
Nel suo bel libro sul dibattito sul romanzo in Inghilterra alla fine dell’Ottocento,
Carlo Pagetti illustra chiaramente la posizione di Stevenson nei confronti della
tradizione letteraria: “ Stevenson non si limita a sparare a zero sul realismo, o a
proclamare, […], la propria emotiva adesione al credo del romance, ma è in grado
di apprezzare la perizia tecnica di Zola, la raffinatezza psicologica di James […].
Stevenson sente il bisogno, fin dall’inizio della sua carriera, di chiarire i postulati di
un’estetica alternativa a quella del realismo”
3
.
L’attacco alla tradizione vittoriana avviene attraverso la critica dei maggiori
scrittori del tempo tra cui Thackeray, di cui solamente apprezza le scene cariche di
pathos.
2
“Il grande scrittore creativo ci mostra il realizzarsi e l’apoteosi dei sogni ad occhi aperti degli
uomini comuni. I suoi racconti possono essere alimentati dalla realtà della vita, ma il loro vero
proposito è di soddisfare gli inconfessati desideri del lettore, e obbedire alle leggi ideali del sogno”
(Ibidem, p. 138).
3
Pagetti, Carlo, La Nuova Battaglia dei Libri- Il Dibattito sul Romanzo in Inghilterra alla Fine
dell’Ottocento, Bari, Adriatica Editrice, 1977, p. 192- 193.
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Una parentesi di realismo: i racconti urbani di R. L. Stevenson
English people of the present day are apt, I know not why, to look somewhat down on
incident, and reserve their admiration for the clink of teaspoons and the accent of the
curate.[...] Or again look at Thackeray. If Rawdon Crawley’s blow were not delivered,
“Vanity Fair” would cease to be a work of art.
4
Stevenson volge poi lo sguardo all’inizio del Settecento, periodo in cui il novel
inglese si sviluppa e rimane colpito di come possano coesistere due opere
fondamentali ma sostanzialmente differenti come Robinson Crusoe (1719) di
Daniel Defoe e Clarissa (1749) di Samuel Richardson. Il testo di Richardson,
seppur elaborato meglio dell’opera di Defoe, possiede “every quality that can be
shown in prose, one alone excepted – pictorical of picture-making romance”
5
.
Robinson Crusoe, d’altro canto, possiede tutte le caratteristiche per essere degno di
lettura. È suggestiva l’immagine suggerita da Stevenson del fabbro che non
sapendo né leggere né scrivere, dopo aver casualmente ascoltato un capitolo del
Robinson, vuole imparare a leggere per poter gustare individualmente le immagini
e le emozioni che questo testo gli procurano. Ogni singolo oggetto che il naufrago
coglie dal relitto della nave acquista una valenza magica, che rimane per l’eternità
nella memoria del lettore. Proprio questo è ciò a cui Stevenson mira: un testo carico
di immagini da fissare nella mente del lettore. Vorrebbe che la narrativa “is to the
4
“Oggigiorno gli inglese tendono, non so perché, a guardare giù verso gli incidenti,e riservano la
loro ammirazione al tintinnio del cucchiaino del tè e all’accento del curato. [...] Oppure
consideriamo Thackeray. Se non ci fosse il pugno di Rawdon Crawley, “La Fiera delle Vanità”
cesserebbe di essere un’opera d’arte” (Ibidem, p. 140).
5
“Ogni qualità mostrata nella prosa, eccetto una sola – la capacità pittorica di evocare immagini
fantastiche”. (Ibidem, p. 141).
8
Una parentesi di realismo: i racconti urbani di R. L. Stevenson
grown man what play is to the child”
6
, un’esperienza piacevole e allo stesso tempo
educativa:
It is there there that he changes the atmosphere and tenor of his life; and when the game
so chimes with his fancy that he can joy in it all his heart, when it pleases him with every
turn, when he loves to recall it and dwells upon his recolletion with entire delight, fiction
is called romance.
7
Con A Gossip on Romance (1882), A Note on Realism (1883) e con A Humble
Remonstrance (1884)
8
, Stevenson s’inserisce attivamente nel dibattito sul romanzo
che caratterizza l’ultimo quarto di secolo dell’Ottocento, che vede schierati da un
lato i difensori della narrativa inglese tradizionale, dall’altro quelli dei modelli
realistici d’Oltre manica, in particolare Gustave Flaubert, Émile Zola, le cui opere
si basavano su una profonda analisi della psicologia dei personaggi e davano una
cupa visione della società e del destino dell’uomo.
Tuttavia il dibattito, secondo Clotilde De Stasio “non riguardava solo il contrasto
tra novel e romance, ma vedeva anche su fronti opposti i sostenitori di un realismo
6
“Rappresenta per l’adulto ciò che è il gioco per il bambino”. (Ibidem, p. 144).
7
“ È proprio qui che cambia l’atmosfera e il tenore della sua vita; e quando il gioco si accorda con
la sua fantasia che vi può partecipare con tutto il cuore, godendone in ogni momento e continuando
a sentirsi felice nel ricordarlo, la narrativa può considerarsi romance” (Ibidem, p. 145).
8
Il titolo di questo saggio richiama alla memoria l’opera pubblicata nel 1640 da un vescovo inglese,
A Humble Remostrance to the High Court of Parliament, che si inserisce nel dibattito religioso che
caratterizzava il delicato periodo storico. Stevenson in questo modo vuole trasferire il dibattito a
fine Ottocento e sottolinea la sua “agguerrita” posizione letteraria.
9
Una parentesi di realismo: i racconti urbani di R. L. Stevenson
didascalico di derivazione britannica e i propugnatori di un realismo svincolato dai
condizionamenti sociali”
9
.
In A Note on Realism, Stevenson mette ancora una volta in evidenza il difetto
principale della narrativa realista, e cioè di prestare troppa attenzione ai dettagli
senza tenere in considerazione l’effetto generale dell’opera letteraria. Egli ritiene
che un bravo autore non debba esagerare nell’enumerazione di minuzie inutili,
poiché ciò renderebbe l’opera d’arte noiosa: “He must omit what is tedious or
irrilevant, and soppress what is tedious and innecessary”
10
.
Il rifiuto del metodo realista è espresso con particolare fervore in una lettera del
1885 all’aspirante scrittore Trevor Haddon:
Beware of realism; it’s the devil: it is one of the means of art, and now they make it the
end. [...] In your own art, bow your head over technique. Think of technique when you
rise and when you go to bed. Forget purposes in the meanwhile; get to love technical
processes, to glory in technical successes; get to see the world entirely through techical
spectacles, to see it entirely in terms of what you can do. Then when you have anything
to say, the language will be apt and copious.
11
9
De Stasio, Clotilde, Introduzione a Stevenson, Roma, Laterza, 1991.
10
“Deve omettere ciò che procura tedio o irrilevante, e sopprimere ciò che è noioso e necessario”.
The Works of Robert Louis Stevenson (Vol.XVI), London, Swanston Edition, 1911, p. 238).
11
“Guardati dal realismo; è il diavolo. È uno dei mezzi dell’arte,e ora lo rendono il fine. […] Nella
tua arte, china la testa sopra la tecnica. Pensa alla tecnica quando ti alzi e quando vai a letto.
Dimentica i tuoi obiettivi nel frattempo; cerca di amare i processi tecnici, di gloriarti nei successi
tecnici; cerca di vedere il mondo interamente attraverso gli occhiali della tecnica; di vederlo
interamente in termini di ciò che puoi fare. Poi quando hai qualcosa da dire, il linguaggio sarà adatto
e copioso”. (The Letters of Robert Louis Stevenson (Vol. IV), Yale, Yale University Press, 1994, p.
141).
10
Una parentesi di realismo: i racconti urbani di R. L. Stevenson
Tuttavia, come è scopo di questa tesi dimostrare, ciò che Stevenson dichiara a
livello teorico non si traduce in modo coerente nella sua pratica letteraria. Infatti, in
una parte delle sue opere, l’adesione ai canoni della narrativa realista emerge in
maniera piuttosto evidente. Il riferimento è ai racconti ambientati in città, quelli che
andremo a definire racconti urbani. In queste opere, Stevenson non riesce ad
allontanarsi dal contesto storico e sociale del periodo in cui le storie sono
ambientate e riflette, seppur in modo differente in ogni racconto, la realtà
circostante, adeguandosi in modo molto personale ai canoni della narrativa realista.
In A Gossip on Romance, Stevenson tenta di dare una risposta parziale a tale
tendenza, sottolineando come fra la letteratura d’avventura e la vita esistano delle
somiglianze, in quanto la vita è piena di incidenti e può essere altrettanto
avventurosa quanto un romanzo, poiché l’incidente è ciò che rende un’opera
letteraria interessante. Secondo Jenni Calder:
In Stevenson’s writing there is a particulary active interaction between reality and
imagination. His preoccupation with the supernatural, or at least with a kind of super-
reality which is generated by a highly primed and extremely vulnerable imagination, is a
striking feature of his work
12
.
La città è l’elemento unificante di questi racconti e si presenta sostanzialmente
come un elemento antagonista dell’individuo, misterioso e temibile. Nel celebre
testo di Raymond Williams, The Country and the City (1973), emerge piuttosto
12
Calder Jenni, Robert Louis Stevenson: The Realist Within, in Studies in Scottish Fiction:
Nineteenth Century, Peter Lang, Frankfurt, 1985.
11
Una parentesi di realismo: i racconti urbani di R. L. Stevenson
chiaramente come nel diciannovesimo secolo il contrasto città/campagna era molto
netto. La città subisce un cambiamento nel corso del secolo e da un luogo dove
poter far fortuna diventa un posto con alto tasso di criminalità e violenza. Tutt’altro
che consolatorio, il paesaggio urbano rivela tutta la sua malvagità e complica
ulteriormente le già precarie condizioni di vita dei suoi abitanti. In tutti i racconti
urbani di Stevenson, la città, sia Londra, Edimburgo o Parigi, mostra il suo lato
tenebroso.
Il realismo di questi racconti non è solo geografico, ma anche storico e sociale.
Tuttavia essi costituiscono un’eccezione solo parzialmente, in quanto sono presenti
anche alcune caratteristiche tipiche del romance, amalgamate con espliciti elementi
di puro realismo. Quello che questa tesi vuole in aggiunta dimostrare è che
Stevenson non ambienta i suoi racconti in un solo periodo storico, ma come
vedremo, la differenza fra di loro è che ognuno di essi ha come cornice un periodo
storico differente, dal XV secolo all’epoca tardo-vittoriana, mettendone in luce gli
aspetti maggiormente significativi e accentuandone i difetti.
A Lodging for the Night (1877) e The Sire de Malétroit Door (1878) sono
ambientati nella Francia del quindicesimo secolo e traggono il loro realismo il
primo dalla descrizione della vita di un poeta francese realmente vissuto, François
Villon, il secondo dal riferimento alla tipica pratica dei matrimoni combinati. In
entrambi la città viene dipinta con forti tinte gotiche e i protagonisti si muovono in
un intricato labirinto di vie dal quale è impossibile fuggire. Questi racconti sono
accomunati dal tema principale, l’onore, e dal loro riferimento esplicito alla storia e
società francese del periodo.
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Una parentesi di realismo: i racconti urbani di R. L. Stevenson
The Suicide Club (1878) si distingue dagli altri racconti perché Stevenson
prende di mira e critica aspramente la mentalità tardo-vittoriana e sembra entrare
con questo racconto nel periodo che fa da transizione tra la fine del secolo e
l’avvento della letteratura modernista. Il racconto è ambientato tra Londra e Parigi,
città sterili e dove si trovano misteriosi club e agghiaccianti morti.
In The Body Snatcher e Strange Case of Doctor Jekyll and Mister Hyde,
Stevenson fa riferimento alle insidie dell’evoluzione dell’arte medica e della
tecnologia in generale e alla tendenza della borghesia vittoriana di nascondere
dietro una falsa coltre di perbenismo i piaceri illeciti che la società obbligava a
reprimere. Il cosiddetto “compromesso vittoriano” appare in questi due racconti in
tutta la sua interezza e i protagonisti di entrambi cessano di essere mere invenzioni
letterarie e diventano agli occhi del lettore attento modelli tipici della società di fine
Ottocento.
In Markheim (1885), troviamo un realismo di tipo psicologico e tutto il racconto
è costruito su una lucida e dettagliata analisi della coscienza di un individuo negli
istanti successivi ad un delitto. Il contesto urbano, seppur trattato con meno
attenzione rispetto agli altri racconti, emerge quale elemento claustrofobico, che
imprigiona l’individuo nella sua solitudine e disperazione.
In The Dynamiter (1885), Stevenson si basa intenzionalmente su degli eventi
storici per scrivere il racconto, o meglio una raccolta di racconti. Il riferimento è
agli attentati che hanno insanguinato Londra nella metà degli anni Ottanta.
Stevenson cerca di descrivere le motivazioni per cui agiscono i terroristi. La
particolarità di questo racconto è che troviamo una pluralità di spazi geografici in
cui si muovono i vari personaggi, da Londra a Cuba, ma come Stevenson ci
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Una parentesi di realismo: i racconti urbani di R. L. Stevenson
sottolinea, questi luoghi apparentemente diversi, posseggono le medesime
connotazioni. Londra e una selva cubana non differiscono sostanzialmente anche
dopo la tanto acclamata Rivoluzione Industriale.
I motivi per cui Stevenson non è riuscito a staccarsi completamente dai canoni
della narrativa realista sono molteplici e complessi. In parte la personale avversione
all’ideologia dominante della classe borghese inglese può averlo condotto a
mostrarne i difetti celandoli dietro la forma del romance, esattamente come la
borghesia cela dietro una falsa facciata i propri vizi. Nasce così Strange Case of
Doctor Jekyll and Mr Hyde, in cui dietro la storia irreale della trasformazione di un
individuo tramite l’uso di una pozione magica, il lettore ritrova una classe borghese
corrotta e in completa decadenza. Anche in Markheim, dietro alla storia fantastica
dell’apparizione di un alter ego del protagonista, emerge la visione dell’umanità
propria di Stevenson: l’uomo vive in una condizione di assoluta solitudine e non
può contare sulla solidarietà degli altri, pronti esclusivamente a ritrarre la mano in
caso di aiuto e anzi disposti a sottolineare le colpe di un individuo.
Anche il contesto del periodo riveste un ruolo fondamentale nelle scelte di
Stevenson; proprio la borghesia, dilettata dal vedersi protagonista di opere
letterarie, è la classe a cui è destinato il mercato editoriale del tempo e Stevenson
doveva in qualche modo soddisfarla e divertila, perché ovviamente per lui lo
scrivere non era un passatempo, bensì un lavoro e i suoi libri dovevano
permettergli la sopravvivenza. Ciò è ben presto dimostrato dal fatto di essere in
grado di farlo, diventando uno degli autori più apprezzati.
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Una parentesi di realismo: i racconti urbani di R. L. Stevenson
È infine utile alla nostra tesi sottolineare come Stevenson abbia tenuto in
considerazione nella stesura di questi racconti elementi storici. Personaggi
realmente esistiti, quali François Villon e Robert Knox, sono addirittura
protagonisti di due racconti, A Lodging for the Night e The Body Snatcher.
Riferimenti a fatti storici realmente accaduti o fatti di cronaca del suo tempo sono
puntualmente citati dall’autore, quali per esempio l’abuso della prostituzione
infantile in Doctor Jekyll, la profanazione di cadaveri per eseguire ricerche
scientifiche in The Body Snatcher o perfino la minaccia di attentati nell’Inghilterra
vittoriana, tema principale di The Dynamiter.
Degrado della vita nell’ambiente urbano, critica della classe borghese e
riferimento a fatti storici realmente accaduti confluiscono nei racconti urbani di
Stevenson e diventano il fulcro intorno a cui ruota l’intera vicenda. Lungi dal
definirsi scrittore realista, Stevenson difende strenuamente la sua posizione di
scrittore di romance, ma come i racconti urbani dimostrano, egli non riesce ad
abbandonare la tendenza della letteratura del periodo a dipingere e mettere in
discussione ciò che succede intorno a lui.
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