dell’Unione Sovietica, cioè proprio in Asia Centrale e intorno ad essa, avrebbe
rappresentato il principale fattore di destabilizzazione interno dell’avversario. In
seguito, la crisi afgana e la rivoluzione khomeinista accesero nuovamente sul finire
degli anni Settanta i riflettori sull’area. Immediatamente dopo il collasso sovietico l’area
apparve agli occhi del mondo come finalmente dischiusasi in un “normale” settore geo-
politico “abitato” da stati. Da un lato essa attirò distrattamente l’attenzione per il
semplice fatto che si trattava di un angolo di mondo “esotico” completamente
sconosciuto ai più
8
. Dall’altro, in maniera parzialmente analoga a quanto accaduto negli
anni Sessanta, essa venne considerata da molti esperti il “vaso di Pandora” dello
scenario internazionale
9
. Seppure queste impressioni a circa dieci anni di distanza
poterono apparire superate, i talebani afgani hanno provveduto a richiamare per la terza
volta in pochi decenni l’attenzione. Oggi, seppur non direttamente, l’area rimane parte
indistinta, ma integrante, di quel “luogo oscuro” del mondo in cui, in un modo o
nell’altro, buona parte delle paure contemporanee sembrano avere origine.
Ciononostante il lavoro che segue non si occuperà sistematicamente degli sviluppi
contemporanei, né dell’area nel suo complesso. Come vedremo, le fasi della storia del
Kazakistan non coincidono periodicamente con la storia dell’intera Asia Centrale e
tanto meno il paese è legato ad ogni parte della regione con la stessa profondità. Il
mondo centrasiatico, ed in particolare il settore settentrionale, rimarrà la cornice entro la
quale si compiranno per osmosi gli avvenimenti che verranno descritti ed analizzati. Il
compito di questo lavoro sarà allora proprio quello di evidenziare le specificità del
percorso di formazione di una statualità kazaka, premessa imprescindibile per la
comprensione esatta dei problemi attuali, sia in termini di politica interna (assetto
istituzionale, nation making, politica delle minoranze, etc.) sia di politica estera. E’
infatti precisa convinzione di chi scrive che solamente lo studio delle dinamiche di
lungo periodo, opportunamente attualizzate, possa fornire le chiavi di lettura di
fenomeni a noi contemporanei, ma che trovano organicamente la propria spiegazione
reale nell’analisi di fenomeni solo in apparenza lontani e “passati”.
Infine, proprio a causa della varietà delle fonti e delle mie scarse competenze
linguistiche, ho preferito accettare la traslitterazione utilizzata da ciascun autore cui si è
di volta in volta fatto riferimento, senza preoccuparmi eccessivamente dell’omogeneità
dei nomi. Potrà così capitare che i medesimi luoghi o i medesimi soggetti (singole
persone, movimenti, associazioni, partiti, etc.) possano essere citati in maniera
differente in vari punti della trattazione (come nel caso dei leader Alash, citati in lingua
kazaka, variamente trascritta, tatara o turca, nonché russa). Sono stato d’altronde
confortato in questa scelta da pubblicazioni di ben più alto livello
10
, confidando da
ultimo nel fatto che chiunque si avvicini ad un lavoro di questo tipo non troverà
comunque difficile orientarsi, per competenza o pura e semplice intelligenza.
8
Peter Ferdinand (a cura di), in The New Central Asia and its Neighbours, Chatham House
Papers, The Royal Institute of International Affairs, Pinter Publishers, London 1994, pp.1-3
9
Marie-Carin Von Gumppenberg, Staats- und Nationsbildung in Kazachstan, Leske-Budrich,
Opladen 2002, pp.11-14
10
Geetha Lakshmi, Ethnic Conflict in Central Asia. A comparative Study of Tibet and Kazakhstan,
New Dehli 2003, p. vii
2
Capitolo I. Il popolo e il territorio
Il primo capitolo di questo lavoro è una premessa inevitabile ai successivi. Esso
risponde infatti a un quesito “primitivo”: “Come si è originato un territorio kazako?” O
meglio: “Quand’è che questa specifica etnia s’è formata e “ha dato il proprio nome” a
questo territorio?”
Come vedremo, il Kazakistan non solo è un ampio territorio, ma è anche fortemente
differenziato al proprio interno
11
. Non è costituito dalla semplice somma di singole
“entità geografiche” (catene montuose, fiumi, etc.) i cui territori risultano integralmente
incorporati nel territorio statale. Specie lungo i confini il territorio kazako attraversa
aree geografiche condivise con altri stati. Questo significa che non si ha una
caratterizzazione geografica tale da renderlo facilmente “auto-evidente”, chiaro,
indiscutibilmente coeso, uniforme, un’entità spaziale a sé e inequivocabilmente
distinguibile (come potrebbe essere un’isola). Non è quindi un’uniformità fisica ad aver
suggerito o imposto una qualche coesione politica e sociale. In altre parole, il
Kazakistan, come qualsiasi altro territorio dell’Asia Centrale, area culturale o area
politica “necessita di una definizione”
12
.
L’ambizione di questa sezione è quella di evidenziare la stretta correlazione tra
“spazialità fisica” e “spazialità politica”. Ovviamente l’idea di “territorio” associata a
un’entità politica è un’elaborazione umana, un costrutto che segna il passaggio dalla
geografia fisica a quella politica. Di qui la necessità di individuare i processi che hanno
portato a quest’esito e di individuare i soggetti che se ne sono fatti protagonisti.
Questo approccio trova conforto nel fatto che il “determinismo geografico” sia sorto
proprio tra gli studiosi dell’Asia Centrale, in particolare dal lavoro di Ellsworth
Huntington. Probabilmente in nessun altro luogo del pianeta le condizioni di partenza
sono parse agli scienziati sociali così limitative e discriminanti per l’insediamento
umano. O forse semplicemente straordinari gli esiti in termini di civilizzazione, dati
questi presupposti. Queste prime posizioni sono state in seguito radicalmente criticate,
in quanto qualsiasi fenomeno storico trovava in esse una spiegazione “ecologica”, con
totale negazione della dimensione “socio-umana”. Così per esempio, il crollo di
determinate strutture politiche veniva esclusivamente ricondotto ad un coincidente
periodo di siccità; e via dicendo. Il meccanicismo di questo approccio non poteva
chiaramente essere esaustivo
13
. Ciononostante, pur con le dovute correzioni, esso può
ancora fornire importanti indicazioni per l’analisi dei fenomeni politici, non solo in una
prospettiva storica. E quanto mai in Centralasia
14
. Ed è da questo approccio di studio
che, pur con scarsa competenza e in maniera non sistematica, si rifarà la trattazione
successiva.
Il territorio
L’attuale territorio del Kazakistan è così delimitato: a nord il confine si divide in una
porzione europea (per convenzione al di qua degli Urali) e una asiatica che comprende
11
Martha Brill Olcott, Kazakhstan, in Glenn Eldon Curtis (a cura di), Kazakhstan, Kyrgyzistan,
Tajikistan, Turkmenistan, and Uzbekistan. Country Studies, Federal Research Division, Washington
1997, p.21
12
Yuri Bregel, Historical Atlas of Central Asia, Brill, Leiden 2003, pp. vii-viii
13
Lawrence Krader, Peoples of Central Asia, Uralic and Altaic Series Vol.26, Indiana University.
Bloomington, Mouton & Co. Hague 1963, pp.4-8
14
David Menashri, Central Asia meets the Middle East, Frank Cass, London-Portland 1998, p.25
3
le steppe meridionali della Siberia; a est e sud-est rispettivamente dalle catene dell’Altai
e del Tian Shan; a sud dal Lago d’Aral e dalla valle del Syr Darya; a sud-ovest dal Kara
Bogaz Gol.
Dal punto di vista della geografia politica, i paesi confinanti con il Kazakistan sono a
nord e nord-ovest la Repubblica Russa, la Repubblica Popolare Cinese ad est, a sud il
Kirghizistan e l’Uzbekistan, il Turkmenistan a sud-ovest e a occidente i quattro paesi
che s’affacciano sul Mar Caspio (in senso orario: Turkmenistan, Iran, Azerbaigian e
Russia)
15
. Tuttavia, così come per il Mar Caspio a occidente, appare limitativo
considerare le catene dell’Altai come una barriera dal punto di vista geo-politico.
Specialmente da un punto di vista storico e etnografico, ciò porta a considerare la
Mongolia un “vicino” a tutti gli effetti del Kazakistan
16
.
Situato nel cuore del continente centrasiatico, l’attuale territorio del Kazakistan è il
nono paese al mondo per estensione (2.717.300 Kmq)
17
. La sua massima distanza da est
a ovest raggiunge approssimativamente i 3.000 chilometri e da nord a sud all’incirca i
2.000 chilometri
18
. L’ampiezza del suo territorio fa sì che esso comprenda svariati
paesaggi geo-umani, mentre la sua collocazione a cavallo d’Europa e Asia lo rende -
oggi come nel passato- un crocevia culturale e “materiale” straordinariamente
complesso e articolato, ben aldilà dell’apparente semplicità suggerita dall’inospitalità
del territorio e, conseguentemente, dalla tradizionalmente bassa densità demografica
19
.
Il territorio del Kazakistan può essere analizzato in diversi modi. Una descrizione
sufficientemente dettagliata delle località interne è il presupposto per la comprensione
del fenomeno storico dal punto di vista evenemenziale. Da questo punto di vista,
l’altitudine fornisce preziose indicazioni.
Complessivamente il Kazakistan è un vasto bassopiano interrotto solamente da due
aree di media altezza, le montagne del Mugodzhar e l’Altopiano Kazako. Le prime
dividono il settore pre-caspico dal bassopiano turanico a occidente. Il secondo separa le
steppe dal bassopiano turanico a oriente. A queste vanno aggiunte le considerevoli
elevazioni dell’Altai e del Tian Shan nelle estremità orientale e sud-orientale. Le
diramazioni del Tian Shan entrano in territorio kazako in due punti separati e prendono
rispettivamente i nomi di Monti Tarabagatay più a nord e di Dzhungrian Ala-Tau più a
sud.
Le montagne del Mugodzhar sono due diramazioni parallele degli Urali, di cui la
sezione occidentale è mediamente più elevata, seppure nessuna delle due superi in alcun
punto i 1.000 piedi. Esse appaiono come una serie di piccoli rilievi distinti vagamente
allineati da nord a sud.
L’Altopiano Kazako raggiunge la sua massima elevazione al centro, dove si
scompone in massicci separati, e si dirama progressivamente in direzione dei suoi bordi,
dove pianure collinari di lieve pendenza scivolano verso i bassopiani.
Infine, se le propaggini degli Altai in territorio kazako non superano mai i 2.000 piedi,
quelle del Tian Shan raggiungono i 5.000 piedi.
15
Riccardo Redaelli, Kazakistan, in Valeria Fiorani Piacentini (a cura di), La Disintegrazione
dell’Impero Sovietico. Problemi di Sicurezza Nazionale e Collettiva in Asia Centrale, Rivista Militare,
Roma 1995, p.223
16
Peter Finke, The Kazakhs of Western Mongolia, in Ingvar Svanberg (a cura di), Contemporary
Kazaks, Cultural and Social perspectives, Curzon Ed, Lingby 1999, pp.103-139
17
Dati in V. F. Piacentini, op. cit, p.223
18
V.P. Kurylev, Kazakhs, in R. Khanam (a cura di) Encyclopaedic Ethnography of Middle-East
and Central Asia, Vol.2, Global Vision Publishing House, New Dehli 2005, p.408
19
Se la tecnologia permette oggi di rimediare all’ostilità del territorio, lo scarso tasso di natalità
mantiene la densità demografica molto bassa (V.F. Piacentini, op.cit, p.225). Nel passato poi era lo stesso
nomadismo a rendere particolarmente fragile la gravidanza.
4
Rilievi principali; da: G.J. Demko, The Russian Colonization of Kazakhstan (1896-1916), Uralic and Altaic
Series Vol.99, Indiana University. Bloomington - Mouton & Co. Hague 1969, p.18
I bassorilievi sono zone piuttosto omogenee. Unica eccezione è rappresentata dalle
aree in prossimità dei laghi. Nell’area pre-caspica in prossimità del Mar Caspio il livello
del terreno scende al di sotto di quello del mare così da far filtrare parte delle acque del
lago. La paludosità che ne deriva ha da sempre rappresentato un significativo ostacolo
all’insediamento umano. Al contrario, nel bassopiano del Turan, è possibile incontrare
delle zone sabbiose o loessiche rispettivamente attorno ai laghi d’Aral e Balkash e ai
piedi del Tian Shan. Esse rappresentano delle eccezioni che hanno facilitato
l’insediamento umano e perfino lo stanziamento agricolo. Analogamente, nelle steppe
numerose conche naturali interrompono l’omogeneità dell’area consentendo all’acqua
dei numeri corsi che vi scorrono di raccogliervisi
20
.
Di conseguenza, il territorio kazako può essere solo a prima vista suddiviso in due
grosse porzioni: il Dashti-Kipchak che occupa tutta la sezione settentrionale e i deserti
attorno ai grandi laghi al sud. Ma è innegabile che il vasto Kipchkak, per quanto
uniforme, si differenzi da ovest a est o che la Semirechia differisca dalla regione del Syr
Darya. Di conseguenza è necessaria una conoscenza più approfondita e una
suddivisione più articolata per la comprensione della distribuzione e dei movimenti
umani sul territorio.
Nella sezione occidentale partendo da nord-est si trovano le depressioni paludose pre-
caspiche. Più a sud la penisola del Mangyshlak è analogamente caratterizzata da
profonde depressioni che seguono le catene dell’Aktar e del Karatar. Dal Mangyshlak
verso est fino al Lago d’Aral si estende il deserto di Ust Urt.
Nella porzione centro-occidentale, a est del bassopiano pre-caspico, si trova il plateau
del Turgai. Al nord del lago d’Aral si trovano i massicci sabbiosi del piccolo e grande
Balger, che fanno parte dei rilievi del Mugodzhar, e il deserto del Karakum. A sud di
20
George J. Demko, The Russian Colonization of Kazakhstan (1896-1916), Uralic and Altaic
Series Vol.99, Indiana University. Bloomington - Mouton & Co. Hague 1969, pp.17-21
5
questo e a oriente del Lago d’Aral è parzialmente compreso in territorio kazako il
deserto del Kyzylkum.
Più a est il Kazakistan occupa la parte meridionale della Siberia occidentale. Al di
sotto di essa si trova il deserto del Betpak-Dala, le cui sabbie sono divise da quelle del
Muyurikum dalle acque del fiume Chu
21
.
Infine all’estremità orientale del paese, al sud del Lago Balkash si estende il deserto
del Sarysesik-Atyran, mentre l’area sud-orientale nel suo complesso prende il nome di
Semirechia. A nord di esso l’Altopiano Kazako segna la porzione nord-orientale
dell’ampio Dashti-kipchak.
Ma il territorio kazako può anche essere suddiviso in maniera più funzionale ai nostri
scopi in tre regioni naturali, tutte allineate in senso verticale come illustrato nella
seguente cartina.
Aree climatiche; da: G.J. Demko, op.cit, p.12
Il clima è il principale fattore a determinare questa differenziazione. Esso condiziona
da vicino le precipitazioni e i fenomeni atmosferici, quindi le caratteristiche del suolo, il
tipo di vegetazione e i tempi del ciclo vegetativo
22
. La quarta area, quella delle
montagne a sud-est, occupa solamente il 12,4% della complessiva superficie del paese
23
e le sue peculiarità non sono unicamente imputabili al clima.
Le caratteristiche del clima sono innanzitutto condizionate dalla collocazione del
paese rispetto alle masse continentali circostanti e agli oceani. Il Kazakistan è infatti il
più grande paese al mondo senza sbocco al mare, oltre che il più lontano da acque
oceaniche. Questo implica che le superfici d’acqua non possano mitigare il clima,
“rallentando” i cambiamenti di temperatura
24
. Di conseguenza, la principale
caratteristica di un clima continentale così caratterizzato sono le violente differenze di
temperatura nell’arco della giornata e nel corso dell’anno su tutto il territorio. In
maniera complementare analoghe differenze di temperatura riguardano anche le diverse
21
Rielaborazione da V.P. Kurylev, in R. Khanam (a cura di), op.cit, p.408
22
G.J. Demko, op.cit, pp.11-21
23
M.B. Olcott, in G.E. Curtis, Op. Cit , p.21
24
Reuel. R. Hanks, Central Asia. A Global Studies Handbook, ABC Clio, Santa Barbara, Denver,
Oxford 2005, p.156
6
località, a nord e a sud, nello stesso periodo. Così la temperatura media nelle steppe a
gennaio è di 2° F, mentre quella di luglio è di circa 71° F. Simmetricamente a sud le
temperature medie a gennaio saranno di 17° F e di ben 83° F a luglio
25
.
In inverno gli altipiani sono meno freddi della porzione steppica, che riceve invece i
gelidi e asciutti venti settentrionali. Questi possono raggiungere in inverno maggiore
forza, fino a trasformarsi in tempeste di neve (buran) e condurre ad una vera e propria
ghiacciata del terreno (dzud). Specularmente al sud gli asciutti venti estivi (garmsil)
avvizziscono tutto ciò con cui vengono in contatto, spesso riempendo l’aria di fitte
nuvole di polveri finissime
26
.
La relativa scarsità di piogge e la loro irregolarità, insieme all’alto tasso
d’evaporazione, rappresentano la principale caratteristica dell’area. I monsoni, così
importanti per le coste oceaniche dell’Asia, sono tagliati fuori dalle massicce catene
montuose a sud e sud-est
27
. Sul lato opposto, i venti occidentali riescono a mantenere
parte della propria umidità una volta superate le catene degli Urali. Questa viene poi in
parte rilasciata sulle steppe sotto forma di potentissimi e isolati temporali estivi da
Giugno ad Agosto
28
. Conseguentemente la situazione si aggrava proseguendo da nord
verso sud in corrispondenza delle tre zone sopra individuate. Nelle steppe la media delle
precipitazioni annuali è infatti di circa 12 pollici per metro quadro, tra i 7 e i 12 pollici
nell’area semidesertica e variabile, ma costantemente sotto i 10 pollici, nel deserto
meridionale
29
.
Inoltre, la medesima distanza dagli oceani ha garantito bassissimi tassi di umidità,
trattenuta dalle montagne o dispersa dai venti, che si traduce in una considerevole
asciuttezza del clima
30
. Se questo fattore ha reso i più freschi territori settentrionali più
salubri e favorevoli all’insediamento umano, è anche vero che ha contribuito a rendere
quelli meridionali ancora più invivibili.
Clima, precipitazioni e evaporazione hanno contribuito alla formazione di determinati
tipi di terreno. Si ha una progressione simile a quella climatica da nord verso sud,
seppure non esattamente coincidente. A nord prevale il cosiddetto chernozem, terreno di
colore nerastro e estremamente fertile in quanto ricco di humus. Tuttavia, esso necessità
di abbondanti quantità d’acqua per poter essere sfruttato per scopi agricoli. Lo stesso
tipo di terreno si trova più a nord oltre il territorio kazako nella parte più centrale della
Siberia, ancora lontana dai ghiacciai che l’hanno resa famosa. Nel semideserto si trova
invece il cosiddetto chestnuts, caratteristicamente scuro, relativamente fertile -seppur
meno del chernozem siberiano- e particolarmente adatto alla coltivazione del grano.
Tuttavia, risulta essere un terreno più fragile del precedente in quanto la mancanza di
uno strato di humus e l’asciuttezza del clima lo privano facilmente della sua fertilità
dopo ripetute arature. Il sierozems è il tipo di terreno tipico nell’area desertica. Esso
varia da un color rossastro al grigio ed è normalmente inutilizzabile a fini agricoli, se
non attraverso massicci interventi in sovrastrutture o attraverso l’utilizzo di tecnologie
avanzate (estremamente costose, se non indisponibili fino a pochi secoli fa)
31
.
La vegetazione tipica del Kazakistan varia inevitabilmente in funzione dei fattori
appena descritti. Al nord si trovano numerose varietà di cereali: il tipchak, simile
all’avena, ma soprattutto vari tipi di erba, particolarmente ricca di nutrienti e per questo
25
G.J. Demko, op.cit, p.13.
26
Elizabeth E. Bacon, Central Asians under Russian Rule. A study in cultural Change, Cornell
University Press, Ithaca, New York 1966, p.10
27
Samuel A.M. Adshead, Central Asia in World History, MacMillan Press, London 1993, p.14
28
E.E. Bacon, op.cit, p.10
29
G.J. Demko, op.cit, p.13
30
John Joseph Saunders, History of the Mongol Conquest, University of Pennsylvania Press,
Philadelphia 2001 (1971), p.11
31
G.J. Demko, op.cit, pp.13-15
7
preziosa per il nutrimento delle mandrie
32
. I principali pascoli estivi (sary-arka) si
trovano in quest’area. Nella zona semi-desertica prevale l’assenzio (polyn), un cereale
più resistente al caldo, e erbe più rade. Nel deserto infine la flora appare molto più
diradata e costituita essenzialmente da piccoli cespugli resistenti alla siccità, come le
festuche. E’ possibile anche trovare dei tipi di erba, detti “erba salina” (solyanka).
Tuttavia, data l’estensione dei deserti in proporzione a tutto il territorio e la presenza di
fiumi o rilievi, è presente una qualche differenziazione, per esempio nei deserti sabbiosi
(salvia e acacie) o vicino ai laghi (giunchi). Foreste potevano essere eccezionalmente
presenti lungo i fiumi e rappresentano tutt’oggi la norma alle grandi altitudini
33
.
Infine il massimo livello di precipitazioni si ha mediamente in estate al nord, in tarda
primavera nella regione semidesertica (maggio) e agli inizi di questa nella zona
desertica (marzo). Conseguentemente la fioritura sembra partire da sud in primavera per
raggiungere gradualmente il nord in tarda estate. Questo ha avuto ovviamente ampie
ripercussioni sugli spostamenti stagionali delle popolazioni nomadi dell’area
34
.
Data la complessiva aridità del luogo si può comprendere l’importanza delle risorse
idriche. Le popolazioni centrasiatiche distinguono tra risorse di superficie (oqsu, acqua
bianca) e risorse sotterranee (qorasu, acqua nera). Le prime sono state utilizzate solo
marginalmente come vie di comunicazione/commercio e per la pesca. Le seconde sono
particolarmente importanti per le popolazioni nomadi, che durante le loro migrazioni
devono spesso affrontare aree prive di fiumi o laghi
35
.
Nel suo insieme l’Asia Centrale non è povera d’acqua, che è piuttosto concentrata
sulle grandi catene montuose sotto forma di nevi perenni o ghiacciai. Il periodico
scioglimento di questi ultimi alimenta quasi tutti i corsi d’acqua e laghi anche nel
Kazakistan. Le elevate temperature estive portano ad un picco nel discioglimento dei
ghiacciai che viene però compensato da un maggiore tasso d’evaporazione “a valle”.
Una situazione opposta si viene a creare in inverno, cosicchè si ha una disponibilità
d’acqua superficiale piuttosto costante e regolare
36
.
Nonostante le elevate temperature facciano essiccare molti fiumiciattoli nella stagione
estiva e abbassino considerevolmente il livello dei laghi, rendendo le loro acque
prevalentemente saline, il paese conta un totale di 85.000 specchi d’acqua e un cospicuo
numero di fiumi, tra piccoli e medi, stagionali e non
37
.Nel loro insieme essi
appartengono a quattro sistemi idrologici separati: quello caspico, quello aralico, quello
meridionale e quello settentrionale.
Il Caspio è il più grande lago interno al mondo (371.000 kmq) e dal territorio kazako
confluiscono in esso due fiumi, l’Ural e l’Emba. Il primo scorre a monte lungo la catena
degli Urali e attraversa il Kazakistan solo nel suo ultimissimo tratto. Il secondo sorge
sulle catene del Mugodzhar e scorre perciò interamente in territorio kazako. Pochissimi
chilometri oltre il confine occidentale il Volga rimette le sue acque sul Caspio. In realtà
alcune ramificazioni orientali del suo delta fanno oggi parte del Kazakistan. Piccoli
fiumi minori riversano le proprie acque nelle varie conche presenti nell’area
contribuendo alla creazione di piccoli laghi salini e alla paludosità dell’area.
Il Lago d’Aral è il quarto lago interno del pianeta (69.000 kmq) ed è alimentato dalle
acque dell’Amu Darya e del Syr Darya. L’Amu Darya è il fiume più lungo di tutta
l’Asia Centrale (2.540 km). Sorge sull’Hindukush, ma scorre completamente al di fuori
del territorio kazako. Al contrario il Syr Darya si forma nel Tian Shan kirghizo per
32
J.J. Saunders, op.cit, p.11
33
V.P. Kurylev, in R. Khanam (a cura di), op.cit, p.409
34
G.J. Demko, op.cit, p.13
35
E.E. Bacon, op.cit, p.11
36
Robert A. Lewis, Geographic perspectives on Soviet Central Asia, Routledge, London-New
York 1992, pp.82-83
37
V.P. Kurylev, in R. Khanam (a cura di), op.cit, p.408
8
confluenza di svariati fiumi minori e attraversa la valle del Fergana prima di scorrere
per la maggior parte della sua estensione in Kazakistan
38
. Sia per straripazione che
attraverso il normale scorrimento, entrambi contribuiscono al deposito di fertili
sedimenti lungo le sponde del Lago
39
. Lo sfruttamento dell’Aral è condiviso
esclusivamente con l’Uzbekistan, mentre le acque del Syr Darya sono potenzialmente
sfruttabili sia dal Kirghizistan che da Tajikistan e Uzbekistan prima che esso raggiunga
il territorio kazako
40
.
Il sistema meridionale comprende il Lago Balkash e i fiumi Chu, Ili, Karakatal e
Aqsu. Il fiume Chu disperde le sue acque nel deserto dopo averle raccolte nel lago
Lissikul a ridosso dei ghiacciai kirghizi. L’altro grande fiume del sistema, l’Ili,
proveniente dai ghiacciai cinesi del Tian Shan, si immette invece nel lago Balkash nella
sua porzione occidentale fornendo l’80% delle sue acque e costituendo un ampio delta.
Il Karakatal e l’Aqsu sorgono lungo il Tian Shan “kazako” e si immettono nella sezione
orientale del lago
41
.Questo sistema idrologico è l’unico a dispiegarsi esclusivamente in
territorio kazako.
Infine, l’Altopiano Kazako divide il sistema idrologico meridionale da quello
settentrionale, senza che nessuno di essi possa propriamente attraversarlo, ma piuttosto
affiancarlo alla base. I principali fiumi di quest’area sono l’Irtish (Ertis, in kazako) e i
suoi affluenti, l’Ishim (Esil) e il Tobol (Tobyl). L’Irtish sorge nella porzione cinese degli
Altai e si riversa nel lago Zaysan prima d’unirsi all’Ishim e al Tobol al di fuori del
territorio kazako
42
. Questi ultimi due si formano invece rispettivamente sull’Altopiano e
sulle catene del Mugodzhar. Questo sistema idrologico è l’unico a riversare le proprie
acque verso un più ampio bacino oceanico
43
.
Nel complesso, fiumi e laghi sono equamente distribuiti lungo il territorio. I laghi
diradano per numero da nord a sud
44
, ma esiste un’importante superficie d’acqua per
ogni segmento longitudinale del paese (il Caspio a ovest, l’Aral al centro e il Balkash
più a oriente). Il Caspio occupa la sezione occidentale in quasi tutta la sua altezza. Esso
ha tuttavia avuto un’importanza economica, per i trasporti o per la pesca, solamente in
età antica e non facilita l’insediamento umano stabile lungo le rive orientali,
prevalentemente paludose. I due laghi sono invece collocati ben più a sud, in piena area
desertica. Il deposito lungo le loro coste di fertili sedimenti ha facilitato lo svolgimento
di attività agricole, rendendo quest’area una significativa eccezione rispetto al resto del
paese fin dall’antichità. Infine, tutti i corsi e le superfici d’acqua contribuiscono tramite
l’evaporazione a rendere ancora più favorevoli le condizioni per l’insediamento a nord e
a ridurre l’incredibile asciuttezza dell’aria a meridione
45
.
Il territorio kazako: considerazioni conclusive
Lo scopo di questa breve ricostruzione delle caratteristiche “fisiche” del Kazakistan è
finalizzata all’analisi storico-politica di fenomeni che su di esse si sono basati. A tal fine
sono necessarie alcune puntualizzazioni che mettano in evidenza gli elementi più
importanti.
In generale, è opportuno notare che, nella sua estensione attuale, il Kazakistan è
l’unico paese centrasiatico a presentare tutti i tipi di ambiente (steppe, semi-deserto,
38
Jenniver Sehring, Aralsee, in M.C. Von Gumppenberg & U. Steinbach (a cura di), Zentralasien,
Geschichte-Politik-Wirtschaft, Ein Lexicon, C.H.Beck, Munich 2004, p.21
39
R.A. Lewis, op.cit, p.83
40
J.Sehring in M.C. Von Gumppenberg & U. Steinbach (a cura di), op.cit, p.21
41
http://www.grid.unep.ch/activities/sustainable/balkhash/index.php, consultato il 15/07/2006
42
http://www.bartleby.com/65/ir/Irtysh.html, consultato il 15/07/2006
43
M.B. Olcott, in G.E. Curtis, op.cit, p.21
44
V.P. Kurylev, in R. Khanam (a cura di), op.cit, p.408
45
E.E. Bacon, op.cit, p.11
9
deserto e montagne, oltre che la valle di uno dei grandi fiumi dell’area, il Syr Darya) e a
essere toccato o inglobare i principali specchi d’acqua della regione (Caspio, Aral e
Balkash). Questo rende lo studio dell’ambiente kazako prezioso per la conoscenza
dell’intera area.
Più analiticamente possono essere avanzate le seguenti conclusioni: 1) E’ evidente che
il territorio si rende progressivamente più ostile da nord a sud. 2) Questo è imputabile
essenzialmente al clima e agli altri fattori che da esso derivano (precipitazioni,
evaporazione e umidità dell’area). L’altitudine svolge un ruolo secondario nella
definizione delle condizioni per l’insediamento umano. 3) Eccezione significativa è
rappresentata dalle estremità montagnose orientali (Altai) e sud-orientali (Tian Shan), in
cui essa consente condizioni di piovosità e disponibilità di vegetazione eccezionalmente
più vantaggiose. Ma se le prime non hanno mai rappresentato un limite allo
spostamento umano,
46
le seconde sono sostanzialmente inabitabili nella porzione
kazaka. Tuttavia i fiumi che scorrono ai suoi piedi hanno depositato un ampio strato di
fertile loess e riducono l’asciuttezza del’aria. Questo accade anche nelle aree sabbiose
attorno al Lago d’Aral e Balkash. 4) Fiumi e laghi rappresentano assieme al clima la
grande variabile dell’insediamento umano e possono significative eccezioni alla regola
generale (1). La presenza di fiumi importanti in ognuna delle tre aree principali, il
bassopiano precaspico, quelli turaniano e siberiano fornisce un importante elemento di
spiegazione, come vedremo, della distribuzione del popolo kazako. 5) Per concludere, le
regioni più favorevoli all’insediamento umano sono le steppe a nord, le aree ai piedi
delle grandi catene montuose o in prossimità di fiumi e laghi
47
.
Dal punto di vista della sua collocazione rispetto all’area circostante, s’è già fatto
cenno alla “centralità” del territorio kazako rispetto ad Asia e Europa. Innanzitutto esso
è il punto mediano della vasta piana steppica che si estende dal Pacifico all’Europa
orientale, cioè dalla Manciuria all’Ungheria
48
. Ma tale centralità risulta essere
confermata anche in relazione alla latitudine: il Kazakistan è infatti il territorio collocato
più a nord di tutta l’Asia Centrale. Ma perfino considerando l’ostilità del territorio e il
suo isolamento, l’epiteto tradizionale di “angolo morto” del continente eurasiatico
49
non
pare giustificato in relazione ai suoi rapporti storici con le altre parti dell’area
centrasiatica o esterne ad essa. Pur sfuggendo all’analisi di singoli periodi o
avvenimenti, va anticipato che la geografia ha reso “destino” per questi territori l’essere
un tramite tra Asia interna (Russia, Mongolia e Cina nord-occidentale), l’area caspico-
caucasica e le valli dei fiumi a sud, con tutto quello che esse, storicamente o in termini
di geopolitica contemporanea, implicano. Non è un caso quindi che, più o meno
direttamente, più o meno profondamente, tutte queste “civiltà” abbiano contribuito alla
“formazione” del Kazakistan.
Ma è ormai chiaro che la geografia non basta da sola a spiegare gli alti e i bassi della
storia. Manca ancora l’elemento “socio-umano”, la cui assenza o l’inadeguata
considerazione si è in precedenza rimproverata ai “deterministi”. Compito della
prossima sezione sarà allora proprio l’analisi di queste popolazioni, del loro
insediamento o delle loro migrazioni. In definitiva, del modo in cui si sono adattate
all’ambiente “naturale” e “sociale”.
46
J.J. Saunders, op.cit, p.11
47
G.J. Demko, op.cit, p.21
48
J.J. Saunders, op.cit, p.10
49
Definizione citata, ma non condivisa, da Ingvar Svanberg, op.cit, p.4
10
L’emergere dell’etnia kazaka
La storia dell’intera Asia Centrale
50
è convenzionalmente sottoposta alla seguente
periodizzazione: preistoria, storia antica (predominanza politico-culturale iraniana nelle
valli versus progressivo emergere dell’elemento altaico al nord), medioevo
(turchizzazione; islamizzazione; invasione mongola; disgregazione dei regni chingisidi),
epoca moderna (conquista russa), contemporanea (dominazione sovietica)
51
e attuale
(post-indipendenza). Tuttavia, in questo lavoro daremo un peso differente alle varie
epoche. Questa scelta pare confortata dall’analogo trattamento delle varie fasi
riscontrato in tutte le opere dei massimi studiosi del popolo kazako. Ovviamente
accanto a questo esistono anche delle ragioni ben precise e facilmente argomentabili.
Il popolo kazako ha un’ indubitabile origine turca. La sua etnogenesi è legata
innanzitutto a quest’ondata migratoria. E’ fuorviante avvicinare i kazaki a imperi o
regni pre-esistenti. Questo è quanto è stato fatto da russi e sovietici per legittimare la
preponderanza di determinate etnie in ciascuna RSS o quanto gli stessi stati centrasiatici
ormai indipendenti oggi tendono a fare in seno alla politica di nation-building. Si può
piuttosto accennare a quei popoli che hanno abitato, conquistato o attraversato l’attuale
territorio kazako e hanno contribuito a integrarlo in epoca antica nel più ampio circuito
di scambi culturali e materiali dell’area (si legga “Via della Seta”, e non solo). Il
territorio kazako non è poi mai stato integralmente occupato dalle forze dell’Impero
musulmano stanziatesi invece in Transoxiana. Per questo specifico motivo il processo di
islamizzazione seguirà tempi e modalità che definiranno le specificità della “sintesi
religiosa” kazaka. La dominazione mongola interesserà tutta l’area ed è forse il primo
grande evento storico-politico che l’intero territorio kazako condividerà con tutte le altre
popolazioni dell’area. Al crollo del dominio mongolo l’elemento etnico turco, pur mai
spentosi ma piuttosto parte integrante della macchina politico-amministrativa e militare
dei dominatori mongoli, riemerse chiaramente in tutta la sua rilevanza. Cionondimeno è
solo a partire dall’invasione mongola, e le innovazioni sociopolitiche da essa
determinate, che si creeranno i definitivi presupposti culturali e politici per l’emersione
dell’etnia kazaka. La stessa dominazione mongola d’altronde contribuirà indirettamente
anche a consolidare la presenza dell’Islam.
Anche la trattazione delle rimanenti fasi che indubbiamente il Kazakistan ha
condiviso con le altre quattro repubbliche centrasiatiche segue una periodizzazione e
richiede un approccio differenti. Il Kazakistan è stato il primo territorio in cui è iniziata
la penetrazione zarista in Asia Centrale e in cui essa si può considerare completata ben
vent’anni prima di quella del resto dell’area. In Kazakistan essa è stata quindi più lenta,
graduale e ha conosciuto metodi distinti da quelli esclusivamente militari. E’ solamente
a partire dalle ultime due fasi che, senza dubbio, la periodizzazione coincide con quella
del resto dell’Asia Centrale. E non è un caso che, se alcune trattazioni precedenti (così
come recenti pubblicazioni sul periodo più antico nella storia dell’area) considerassero
50
Mi pare plausibile parlare di molteplici Asie Centrali. Sostanzialmente questo può dipendere
dall’approccio disciplinare o dal periodo storico preso in considerazione. Parlerei di un’Asia Centrale
piccola, ristretta e limitata spazialmente e geograficamente, che sarebbe quella delle cinque repubbliche
ex- o post-sovietiche. Questo è significativamente l’approccio oggi prevalente nell’analisi di politica
interna o di politica estera contemporanee e un po’ di moda dopo la caduta dell’URSS. Esiste poi a mio
avviso (se non nella realtà, nelle finzioni teoriche che cercano di spiegarla) un’Asia Centrale grande,
molto più ampia e comprensiva. Essa allora include certamente le cinque repubbliche suddette, ma
ingloba a pari diritto l’Asia interna (cioè Mongolia, Siberia meridionale e Cina nord-orientale, vale a dire
la Mongolia interna ed esterna); il Turkestan orientale fino ai territori del Tibet storico; la restante area
iranica (l’Afghanistan e l’Iran); l’area caspica e per esteso tutta la Russia musulmana. Il breve excursus
storico che segue dimostrerà come anche la formazione del Kazakistan come entità politica e territoriale
sia stata influenzata dalle dinamiche complessive che hanno interessato l’Asia Centrale grande.
51
L. Krader, op.cit, p.73
11
il Kazakistan estraneo all’Asia Centrale (riflettendo incidentalmente la divisione
amministrativa in epoca zarista tra “Turkestan” e “Provincia delle Steppe”), oggi esso
venga a tutti gli effetti considerato un suo territorio.
Complessivamente, è possibile suddividere le primissime vicende del khanato in tre
sottoperiodi principali: l’ascesa del khanato kazako nella seconda metà del XV sec; una
fase intermedia che copre tutto il XVI sec. e in cui l’espansione territoriale consente il
raggiungimento di un discreto sviluppo economico e demografico, a cui però non
corrisponderà un accentramento politico compiuto; conclusosi questo periodo, a partire
dal 1599 al 1731 inizierà un periodo caratterizzato da pesanti divisioni interne e da
sempre maggiori interventi da parte di poteri esterni, che condurranno congiuntamente
alla disgregazione della società kazaka e porranno i presupposti per la conquista russa.
Dalle ceneri dell’impero mongolo e dei suoi ulus, emersero svariate etnie e
confederazioni tribali. Le lotte tra l’Orda d’Oro e l’Orda Bianca, permisero a Timur di
porre fine a entrambe e di far riemergere politicamente l’elemento etnico turco, solo
militarmente sottomesso dai mongoli. Dopo che egli trascorse buona parte della propria
vita ingaggiando battaglie contro di essi e spingendosi fino in Russia e Persia, i figli
stabilizzeranno i propri domini tra Khurasan e Fergana, con la Transoxiana come cuore
pulsante del nuovo regno, dove l’antica civiltà islamica conoscerà un nuovo breve, ma
importantissimo periodo di splendore. Al nord invece, i territori del Dashti-Kipchak
rimasero occupati da molteplici gruppi nomadi che potevano vantare chiare origini
chingisidi. Questi beneficiarono dell’intervento di Timur contro l’Orda d’Oro, in quanto
avevano privato il territorio di una superiore autorità politica, lasciandoli
completamente liberi di definire gli equilibri nell’area
52
. I Nogai occuparono le steppe
del Dashti-Kipchak occidentale, mentre gli uzbek la valle del Syr Darya fino al fiume
Irtish al nord
53
.
Ma la stabilità politica fu piuttosto precaria. Anche il khanato uzbeko dovette soffrire
della complessiva magmaticità dell’area, che imponeva all’esterno una lotta tra
confederazioni di tribù per la sopravvivenza e all’interno tra tribù della medesima
confederazione per la successione dinastica. Fu così che, contravvenendo alla
tradizionale successione di padre in figlio o alla spartizione del territorio di un regno tra
i membri di una stessa famiglia, la legittima discendenza di Barak Khan venne
allontanata dal potere alla sua morte. Questo fu reso possibile da un compromesso tra il
suo rivale Ulugh Beg (nipote di Timur e pretendente al titolo di khan) e Abu’l Khayr
della famiglia Shayban, che divenne invece khan.
Quest’ultimo avrebbe portato il khanato al massimo del suo splendore. Una serie di
campagne militari ne espansero il territorio a sud trasformando il Syr Darya nel “cuore”
del khanato, mentre a nord un ampio confine “di sicurezza” divideva ormai il khanato
dai luoghi di origine. Ma l’emergere dei mongoli oirat, detti anche zungari, nel
Mughulistan (Semirechia, valle dell’Ili e Turkestan orientale) rese effimero tale idillio.
La sconfitta militare da essi inflittagli determinò una crisi di legittimità e un vuoto di
potere che indebolirono l’autorità centrale. Svariati pretentori al trono emersero e
l’esercito, decimato dagli ultimi scontri e dalle precedenti campagne militari, non fu più
in grado di controllare per intero tutto il territorio nominalmente sotto controllo.
Tale debolezza fece riemergere le lotte intra-tribali. I figli di Barak Khan, Janibek e
Kirai, che non avevano mai smesso di contestare l’autorità di Abu’l Khayr, si recarono
con il proprio seguito dal Mughulistan alla Semirechia, formalmente sotto controllo
uzbeko, ma in realtà lontana dal centro del khanato. Forti dell’appoggio dei sovrani
Moghul essi rivendicarono la valle del basso Chu, la valle del Talas e il Betpak-Dala.
52
Svat Soucek, A history of Inner Asia, Cambridge University Press, Cambridge 2000, pp.123-145
53
Questi ultimi discendevano da un ramo minore della famiglia di Juchi, quello del suo quinto
figlio Shiban, titolare di un piccolo ulus ai piedi degli Urali. La dislocazione attuale era quindi solamente
parte di un complessivo movimento verso sud.
12