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Based” per studiare l’implementazione dei principi di Knowledge Management
attraverso uno specifico caso di studio.
Il lavoro di tesi si struttura in cinque capitoli. Nel corso del primo capitolo si
affronta quello che è l’oggetto della trattazione, cioè la conoscenza, come
elemento fondamentale del capitale intellettuale. Si definisce la conoscenza, le sue
forme e caratteristiche, tracciando una linea di confine rispetto a dati ed
informazioni, elementi dai quali spesso risulta difficile distinguerla. Facendo
riferimento alla principale letteratura in materia con particolare attenzione alle
opere di Nonaka I. & Takeuchi H. L., si sottolinea inoltre, l’importanza che ha,
non solo la conoscenza tacita, ma anche quella esplicita, facendo emergere come
la conoscenza diventa l’elemento chiave per il successo delle organizzazioni
soprattutto in un’economia globale come quella attuale, dove essa è considerata la
fonte più rilevante di vantaggio competitivo. Per questo motivo, l’analisi è
dedicata alle varie caratteristiche e tipologie della conoscenza e al ruolo che gioca
nella vita delle organizzazioni nella generazione del valore. Proseguendo con una
logica introduttiva, il capitolo si conclude descrivendo la nozione di Knowledge
Management quale disciplina manageriale che si occupa di individuare le
metodologie e gli strumenti atti alla gestione della conoscenza aziendale
attraverso un approccio basato sull’innovazione culturale, organizzativa e
tecnologica, evidenziando le ragioni ed i benefici che un’organizzazione può
trarre dalla implementazione di un tale progetto.
Nel secondo capitolo, sulla base dei concetti esposti nel precedente, si definisce il
contesto all’interno del quale si inserisce il knowledge management, indicando il
tipo di organizzazione in grado di operare nel nuovo contesto competitivo.
Vengono, quindi, definiti gli elementi che caratterizzano una cultura d’impresa
della conoscenza, indicando quei tratti caratteristici che permettono di definire
realmente un’organizzazione orientata alla conoscenza. Si parla cosi della learning
organization, o organizzazione che apprende, definendo inizialmente il legame
esistente tra conoscenza ed apprendimento. Successivamente si analizza il
processo di apprendimento organizzativo all’interno di un’organizzazione che
apprende e si evidenziano le caratteristiche della learning organization,
utilizzando come punto di riferimento il modello presentato da Peter Senge.
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Per poter competere nella complessità e nella grande concorrenza del mercato
globale le aziende devono sviluppare una grande capacità di apprendimento, è
solo tramite questa capacità infatti, che l’impresa può aprirsi alla flessibilità, alla
capacità di comunicare con l’ambiente ed apprendere da esso, alla cooperazione,
alla messa in rete delle conoscenze acquisite, alla capacità di risolvere crisi e
cambiamenti inaspettati in tempi rapidi, ma anche a saperle prevedere e a saper
leggere la variabilità del mercato. Oggi l’apprendimento organizzativo rappresenta
una risorsa strategica, cioè il mezzo attraverso il quale le aziende acquisiscono
valore aggiunto e diventano competitive rispetto alle altre.
Nel terzo capitolo, viene descritto il processo di creazione di conoscenza e
analizzati i problemi legati al processo di codifica della conoscenza esplicita e le
diverse problematiche relative all’assimilazione della conoscenza tacita. Partendo
dall’individuazione della natura – dimensione epistemologica ed ontologica della
conoscenza - e delle caratteristiche della conoscenza – conoscenza tacita ed
esplicita – si definiscono i meccanismi di conversione quali: socializzazione,
esteriorizzazione, interiorizzazione, combinazione. Quando tali modalità di
conversione della conoscenza sono gestite in modo organizzato al fine di generare
un ciclo continuo, si ha la cosiddetta “spirale della conoscenza organizzativa”, di
cui vengono spiegati i meccanismi e le condizioni sottostanti.
L’ultima parte del capitolo si occupa di presentare il modello manageriale che
deve essere implementato all’interno della knowledge based organization. Quello
proposto è il “middle-up-down”, il quale costituisce la sintesi dei tradizionali
modelli “top-down” e “bottom-up” che vede nei manager intermedi l’elemento
che permette la creazione della conoscenza organizzativa a tutti i livelli
dell’impresa.
Il quarto capitolo analizza la tecnologia quale elemento che permette
l’implementazione, all’interno di un’organizzazione, di un progetto di knowledge
management. Essa viene considerata un’importante supporto per il knowledge
management, ma non unico elemento caratterizzante. Si definisce, così, il ruolo tra
la gestione della conoscenza e la tecnologia, indicando quale sia il suo impatto
all’interno delle organizzazioni. Infine, si cerca di fornire una panoramica, degli
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strumenti tecnologici che, potranno fornire un valido supporto per tutti i soggetti
protagonisti del knowledge management.
Il quinto ed ultimo capitolo propone, come caso di studio, un’applicazione pratica
dei concetti teorici e degli strumenti su cui si basa il knowledge management.
L’azienda si chiama Petroleum Chemical Control con sede a Catania e da anni
svolge attività di ispezioni e campionamenti sia in Italia che all’estero e per il suo
successo, si differenzia dalle altre aziende che offrono gli stessi tipi di servizi.
Il capitolo si apre con una descrizione di fondo dell’azienda e delle sue principali
caratteristiche, per poi analizzare più approfonditamente le soluzioni e gli
strumenti tipicamente di knowledge management che sono stati implementati,
quali, per esempio, una cultura basata sulla condivisione delle conoscenze e una
complessa infrastruttura intranet ed internet. Da ultimo vengono evidenziati i
principali risultati che l’azienda è stata finora in grado di raggiungere.
Lo scopo è stato quindi di capire quale fosse la chiave del successo dell’azienda,
cosa rendesse unica e inimitabile, un’organizzazione di servizi sempre all’altezza
della situazione e della competizione. Attraverso le testimonianze degli attori
intervistati, si è ricostruire il modello dell’azienda, le professioni e le competenze,
la gestione delle risorse umane, le attività formative e la comunicazione tra le aree
interne. Concetti come conoscenza tacita e conoscenza esplicita, il processo di
creazione di conoscenza organizzativa, la teoria dell’apprendimento sono tutti
elementi che si sono utilizzati nell’analisi dell’azienda per capire come avviene in
essa la creazione di conoscenza.
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1. L’EVOLUZIONE DEL RUOLO DELLA CONOSCENZA
NELLE IMPRESE
1.1 Il Capitale Intellettuale: Umano, Relazionale, Strutturale.
L’affermarsi di una economia ad alto contenuto di informazione e conoscenza ha
accentuato l’interesse per la ricerca delle determinanti del vantaggio competitivo e
il verificarsi di alcuni fatti ha accelerato il bisogno di una ricognizione sulle fonti
della conoscenza su cui basare strategie e comportamenti.
A partire dal 90’ si è sviluppata un’architettura teorica e operativa che si propone
l’interpretazione di quella che viene considerata la sfera “intellettuale”
dell’impresa cercando di cogliere l’efficacia degli asset basati sulla conoscenza e
di rilevare e misurare ciò che viene definito capitale intellettuale.
Il capitale intellettuale, che è composto dalla relazione esistente fra i diversi
elementi che lo compongono quali il capitale umano, il capitale strutturale e il
capitale relazionale, permette di massimizzare il potenziale dell'organizzazione
per creare valore, infatti, più questi tre capitali si sovrappongono, più si integrano,
più aumenta il valore.
Così definito, il capitale intellettuale
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può essere considerato un bene immateriale
che ha le potenzialità di creare ricchezza. Infatti, se l'organizzazione gestisce le tre
componenti del capitale in modo coerente ed integrato, crea valore e dà la misura
della capacità dell'impresa nel creare ricchezza.
ξ Capitale Umano: è l’insieme delle conoscenze, capacità, competenze e
abilità possedute dai dipendenti che compongono l’organizzazione e
permettono di svolgere in maniera efficace ed efficiente le attività
aziendali.
ξ Capitale Strutturale: è la conoscenza codificata, strutturata in qualche
elemento «tangibile», che la renda condivisibile al personale aziendale e
quindi, trasmissibile nel tempo e nello spazio. Questo, ricomprende
dunque forme codificate di conoscenza di proprietà dell’impresa, dai
brevetti ai database, alle reti intranet, ai manuali di processo. Il capitale
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Lipparini A. La gestione strategica del capitale intellettuale e sociale. Bologna, Mulino 2002.
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strutturale, essendo l’hardware dell’impresa, svolge un ruolo importante,
perché permette al capitale umano di esprimere tutto il suo potenziale e di
valorizzarsi. Solitamente vengono individuate tre componenti del capitale
strutturale: a livello di organizzazione, cultura e innovazione. Il valore
organizzativo rappresenta sicuramente la parte più visibile e tangibile del
capitale intellettuale, la quale ha la capacità di autoalimentarsi ed è
totalmente di proprietà dell’impresa.
ξ Capitale Relazionale: comprende tutte le relazioni che l’azienda instaura
con i principali stakeholders, non solo clienti/utenti ma anche fornitori,
comunità locale, finanziatori i quali assumono un ruolo strategico per il
successo dell’impresa, diventando un’occasione per apprendere e per
generare legami che conducono verso alti livelli di creatività e
soddisfazione. Questi attori esterni all’impresa, infatti, continuano a
crescere e ad avere un ruolo sempre più importante, e la capacità di
riuscire a sfruttare al meglio le relazioni con tali soggetti è diventata un
elemento fondamentale per l’ottenimento di un vantaggio competitivo
sostenibile. Lo sviluppo di competenze richiede tempo e risorse e in un
contesto come quello attuale spesso sono elementi non disponibili, o
disponibili in modo limitato. Per questo l’impresa deve essere in grado
sempre più di creare competenze sfruttando le relazioni, in modo che si
crei un vero e proprio mezzo per sostenere la formazione di conoscenza
collettiva.
Fig. 1.1 Il capitale intellettuale e le sue componenti