7
esperienze non rischino di essere traumatiche soltanto nell’immediato, ma
possano produrre numerosi danni e disturbi a lungo termine.
Il fenomeno dell’abuso sessuale sui minori è stato affrontato sia in una
dimensione clinica e scientifica, sia, soprattutto, da un punto di vista
culturale e sociale, in rapporto a due importanti problematiche capaci di
toccare da vicino l’immaginario collettivo e di evocare la necessità di
efficaci misure di controllo sociale: il fenomeno della pedofilia, connesso
per lo più all’abuso sessuale extrafamiliare, e quello dell’incesto, legato
invece all’ambito intrafamiliare.
Sono state quindi poste le basi per una sensibilità culturale ed una
coscienza sociale più diffuse e per la ricerca di quelle condizioni
(ambientali, familiari, sociali e culturali) che possono ostacolare un sano
sviluppo del bambino ed un suo positivo funzionamento psicologico e
relazionale.
Lo studio e l’analisi delle situazioni di abuso e di maltrattamento
presuppone, oggi, l’adozione di modelli esplicativi complessi, dinamici e
multidimensionali, coerenti con i principi della psicopatologia dello
sviluppo. Ogni evento che coinvolge il bambino dovrebbe essere esaminato
in base a differenti variabili: l’ambiente e la cultura di provenienza, la
tipologia e la qualità delle interazioni che lo legano al contesto familiare e
sociale, i punti di forza e debolezza del bambino.
La psicopatologia dello sviluppo ci ha consentito quindi di stabilire che i
modelli di comprensione dell’abuso sessuale non possono essere lineari,
legati ad arbitrarie affermazioni di nessi tra causa ed effetto, ma devono
rispettare i criteri della equifinalità e della multifattorialità, ricercando e
8
analizzando i fattori di rischio individuali, familiari, e sociali: il “child
sexual abuse” non corrisponde ad una “diagnosi” clinica, sulla base di
“indicatori” specifici, ma va interpretato (sia in ambito clinico, sia in quello
forense) sulla base di approfondimenti contestuali e sulla ricerca di
evidenze clinicamente fondate.
Si impone perciò la necessità di un continuo sforzo di ricerca, sia per far si
che ogni giudizio ed ogni scelta operativa in questo campo scaturiscano da
risultati suffragati da dati, controllati e scientificamente validati, sia
affinchè si utilizzino nel lavoro di assessment, strumenti e metodologie
condivise, secondo criteri confermati dalla letteratura scientifica e fondati
su sufficienti dati di evidenza.
E’ importante sottolineare come la rappresentazione dell’abuso sessuale sui
minori si sia diffusa in modo significativo, venendo ad alimentare pensieri,
riflessioni, discussioni ed acquisendo una sua dimensione categoriale,
intessuta di sovrapposizioni tra definizioni giuridiche e cliniche e tra
interventi normativi, diagnostici e terapeutici, sociali.
Il fenomeno dell’abuso sessuale comporta interventi giudiziari, psicologici
e sociali che se non accuratamente progettati all’interno di un efficace
lavoro “in rete”, possono svolgersi spesso in modo intempestivo, non
coordinato, con conseguenze negative sia sulla salute psichica dei minori
coinvolti, sia sulla possibilità di pervenire ad un corretto accertamento dei
fatti. Va quindi ricordata l’importanza dell’operato di tutte le figure
professionali coinvolte, a diverso titolo, nelle vicende di abuso sessuale e
risulta pertanto auspicabile l’incremento delle competenze delle stesse
9
nonché una loro reale integrazione e collaborazione al fine di rendere più
efficace possibile la presa in carico e l’effettiva tutela del bambino.
Quotidianamente gli abusi distruggono la mente, il corpo, l’anima di tutti
quei bambini che ne rimangono coinvolti e ne compromettono gravemente
lo sviluppo. Risulta quindi fondamentale che ciascuno di noi si adoperi per
realizzare con impegno un “mondo a misura dei bambini” attraverso la
promozione di una rinnovata, attiva e consapevole “cultura dell’infanzia”.
La violenza sui minori va combattuta, come sostiene Moro
1
, “ non
declamando una generica e retorica condanna degli abusi all’infanzia ma
impegnandosi con lucida intelligenza e utopico realismo a realizzare una
nuova ecologia dell’infanzia…..per costruire una società dove anche i
diritti dei bambini trovino cittadinanza, e il ragazzo non sia solo un’ombra
ma una persona accettata e rispettata, dove le persistenti onnipotenze degli
adulti vengano contenute , la centralità del cittadino in formazione prevalga
sui particolarismi degli adulti che hanno potere anche se limitato, e la
solidarietà nei confronti dei deboli superi le ragioni dell’omertà dei forti”.
A fronte di queste premesse, pur consapevole della vastità e della
complessità di tale argomento, ciò che mi propongo fare, in questo mio
lavoro, è un tentativo di fornire un quadro generale il più possibile chiaro
ed esaustivo, benchè per forza di cose settoriale e frutto di una valutazione
personale nella scelta dei singoli temi oggetto di trattazione, del fenomeno
dell’“abuso sessuale sui minori” in senso lato, focalizzandomi poi, in
particolare, sull’abuso sessuale intrafamiliare e più specificatamente sulla
realtà dell’incesto.
1
Moro C.A., Prospettive Sociali e Sanitarie, anno XII num.15 /1992 p. 3.
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Era tanto piccola – la piccola barca
Che dondolava giù nella baia!
Era tanto galante - il galante mare
Che la invitava lontano!
Era tanto ingordo - l’ ingordo flutto
Che la succhiò dalla costa –
Mai l’avrebbero indovinato le maestose vele
Il mio piccolo scafo s’era perso!
(Emily Dickinson)
CAPITOLO I
1. L’ABUSO SESSUALE SUI MINORI
1.1 Un’epidemia silenziosa
Un’ombra sul cuore che non scompare mai, che diventa triste quanto
inseparabile compagna di vita, un’ombra sul cuore che avviluppa, che
condiziona, che può tenere in scacco un’intera esistenza. E’così che Pellai
2
definisce l’abuso sessuale di cui molti minori si trovano, loro malgrado, ad
essere vittima. Bambini che si trovano a vivere con il peso di un segreto, a
volte, troppo grande per essere raccontato, troppo doloroso per essere
dimenticato, troppo sporco per pensare di “lavarlo via” come se nulla
fosse. “Parole non dette” che disturbano l’esistenza, che vengono
rimpiazzate dal silenzio di molti adulti di oggi e bambini di ieri che nel
silenzio hanno subito abusi e che con il silenzio hanno imparato a
convivere. Un silenzio che affligge il corpo, la mente, il cuore ed una
vittima che diviene, in tal modo, la migliore alleata di un carnefice che può
continuare, libero ed indisturbato, ad infliggere nuove violenze.
2
Pellai A., Un’ ombra sul cuore, 2004
11
Il bambino appare incapace di dare un senso a ciò che gli è accaduto:
sospeso tra la paura, il disorientamento ed il senso di colpa, si affida alla
forza del segreto, e autorizza spesso, così, la ripetizione di un abuso che va
cronicizzandosi intrappolando sempre più la vittima e il suo carnefice
all’interno di un devastante circolo vizioso.
L’adulto rappresenta, contemporaneamente, un fondamentale punto di
riferimento affettivo ed educativo per il bambino e quest’ultimo si aspetta
pertanto, sin dall’inizio della sua esistenza, di essere curato, protetto,
rassicurato, sostenuto nelle prove che, nel tempo, sarà chiamato ad
affrontare, sia a livello individuale che sociale. Il bambino è stato “invitato
a nascere” e confida quindi nel fatto di essere amato dai suoi genitori, dai
parenti, dagli adulti che, in generale, si prendono (o almeno dovrebbero)
cura di lui ma si trova invece, talvolta, brutalmente deprivato della
gradualità con cui la sua esperienza con la sessualità avrebbe potuto e
dovuto verificarsi.
Qualsivoglia violenza sessuale agita su un bambino lascia un ferita
invisibile ma indelebile. Sia che si tratti di un episodio singolo sia ripetuto,
il trauma sessuale, soprattutto se inflitto da un genitore o da altre persone
verso cui si provano fiducia e amore diviene una sorta di terrorismo
psicologico allo stato puro tanto da esser stato definito “assassinio
dell’anima” (Shengold)
3
.
Come sostiene lo psicologo Mark Schwartz
4
“l’abuso sessuale preme tutti i
pulsanti che generano confusione. E’ un po’ più facile da elaborare quando
chi ti aggredisce non è una persona amata e lo stimolo non risulta
3
Shengold L., Soul mourder: The effects of child abuse and deprivation, 1989.
4
Schwartz M., in Strong M. Un urlo rosso sangue, 1999.
12
contemporaneamente doloroso e piacevole. C’è una parte di te che talvolta
apprezza l’attenzione, che sente che qualcuno ti vuole veramente bene. Al
tempo stesso c’è la violenza sessuale. Il cervello non riesce assolutamente
ad integrarla con la convinzione che i genitori (e gli adulti in generale)
dovrebbero proteggerti e tenerti al sicuro. Quindi rimane nel corpo, non
metabolizzata. E quello che il corpo non riesce a metabolizzare deve
riprodurlo a qualche livello”.
Abusi perpetrati in casa e fuori casa, nella famiglia allargata e nel giro dei
conoscenti, dagli amici e da chi neppure si conosce, questa è l’inquietante,
ma pur vera, realtà dell’abuso sessuale sui minori.
E’ quindi di estrema importanza che la comunità riesca a tollerare la
sofferenza implicita nel fatto di affrontare un tema tanto scabroso e
difficile, e soprattutto che si attivi al fine di prevenirlo, imparando a non
tacere quelle parole che, invece, vengono spesso segregate nel silenzio e
nella sofferenze del cuore.
13
1.2 Abuso sessuale sui minori : definizioni e classificazioni
Col termine abuso sessuale all’infanzia si fa comunemente riferimento al
coinvolgimento in pratiche sessuali di soggetti minori che, per ragioni
di immaturità psicoaffettiva e per condizioni di dipendenza verso gli
adulti, non sono ritenuti in grado di poter compiere scelte consapevoli
o di possedere un’adeguata consapevolezza del significato e del valore
delle attitudini sessuali in cui vengono da altri coinvolti (Fergusson,
Mullen)
5
.
Petruccelli
6
(2002) definisce abuso sessuale infantile: “il coinvolgimento
in qualsiasi attività sessuale di un minorenne incapace di un libero e
cosciente consenso”.
Montecchi
7
(1994) parla dell’abuso sessuale sui minori come del
“coinvolgimento di soggetti immaturi e dipendenti in attività sessuali,
soggetti a cui manca la consapevolezza delle proprie azioni nonché la
possibilità di scegliere. Rientrano nell’abuso anche le attività sessuali
realizzate in violazione dei tabù sociali sui ruoli familiari pur con
l’accettazione del minore”.
Ciò che accomuna le precedenti definizioni è l’evidente riferimento al fatto
che bambini e bambine, data l’immaturità psichica ed emotiva e dato lo
svantaggio di strumenti, potere ed autorità rispetto all’adulto, si trovano
nell’impossibilità di fornire un consenso libero ed informato. L’abuso
sessuale sul minore viene, dunque, attuato dall’adulto, anche quando non
5
Fergusson D.M., Mullen P.E., Abusi sessuali sui minori, 2004.
6
Petruccelli I., L’abuso sessuale infantile. L’intervento con i bambini, 2002.
7
Montecchi F., Gli abusi all’infanzia, 1994.
14
c’è apparente uso di forza e di violenza esplicita, sfruttando questa disparità
di potere, autorità, dipendenza materiale ed affettiva del bambino, e viene
poi ripetuto utilizzando lo stato di confusione, disperazione, paura e
vergogna causati dall’abuso stesso. Esso si presenta sempre come un
attacco potente, confusivo e destabilizzante per la personalità ed il percorso
evolutivo del minore. Per parlare di “mancato consenso” non è inoltre
necessario che il bambino sia completamente all’oscuro del significato
sessuale degli atti compiuti dall’adulto: è infatti la posizione di vantaggio di
questo rispetto al minore ed il clima di soggezione, confusione, ambiguità,
colpevolizzazione, da lui creato ad impedire alla vittima una reazione
efficace.
Solitamente l’interazione tra un adulto ed un bambino, connotabile come
abuso sessuale, prevede l’agire comportamenti in cui sia evidente la
mancanza di consenso, come già detto, di uguaglianza tra le due parti in
causa (intesa come uguale capacità di autodeterminazione) e di costrizione,
in base ai seguenti possibili indicatori :
1. Mancanza di consenso
- Il bambino non conosce ciò che gli viene proposto.
- Esiste tra le due parti in causa una diversa conoscenza dei limiti
impliciti in certi comportamenti.
- Esiste tra le due parti in causa una diversa conoscenza delle
conseguenze potenzialmente derivabili da un dato comportamento.
15
- Per una delle due parti non esiste la capacità di scegliere liberamente
senza subire ripercussioni.
2. Mancanza di uguaglianza tra le due parti in causa
- Sono evidenti differenze di età, dimensioni corporee, capacità
intellettuale e senso di responsabilità.
- Una delle due parti ha una funzione che prevede potere e controllo
sull’altra.
- Vi sono differenze di potere, popolarità, percezione pubblica del
valore di una delle due parti.
- Vi sono differenze legate al ruolo sociale: per esempio, una delle
due parti è riconosciuta come leader o è responsabile del lavoro o
delle azioni dell’altro.
3. Costrizione
- Si evidenziano atteggiamenti di manipolazione, imbroglio,
pressione o ricatto.
- Si evidenziano minacce di interruzione di relazione (“non saremo
più amici”, “non ti vorrò più bene”) oppure si promette il
potenziamento di relazione (“sarai sempre il mio preferito/a”).
- Si evidenziano minacce con intervento di forza fisica e
intimidazioni.
16
- Si costringe “corporalmente” l’abusato anche con il ricorso ad
armi, violenza e azioni di forza.
E’ comprensibile il fatto che l’abuso sessuale non possa essere definito in
base a ciò che di esso ne pensano le vittime, o al contrario, i perpetratori. E’
necessario pertanto avere una definizione univoca e onnicomprensiva
all’interno della quale possano essere contemplate tutte quelle situazioni in
cui la sessualità di un minore viene usata e strumentalizzata a vantaggio di
un qualsivoglia abusante, che aspiri a ricavarne gratificazioni di natura
sessuale e/o economica.
Molto utile può risultare a questo proposito la definizione di violenza
sessuale, più specifica e tecnica rispetto alle definizioni sopracitate, fornita
recentemente dai CDC (Centers for Disease Control) statunitensi (un
organismo sovrapponibile per funzioni e mandato all’Istituto Superiore di
Sanità del nostro paese). Essi considerano violenza sessuale :
ogni situazione in cui un soggetto costringe un altro ad un rapporto
(organi genitali che si toccano ) o ad un contatto sessuale (organi
genitali di un soggetto a contatto con una qualsiasi parte del corpo di
un altro soggetto); sono da includere inoltre, eventi non consensuali in
cui una persona costringe un altro soggetto a vedere i propri genitali
(esibizionismo) o la espone a materiale a contenuto sessuale (immagini
pornografiche, dialoghi sessualmente espliciti) allo scopo di procurarsi
piacere sessuale o vantaggi economici. Tutte queste situazioni sono
connotabili come violenza sessuale ogni volta che vengono agite su un
17
soggetto incapace di fornire un consenso informato o di rifiutare ciò a
cui è esposto o in cui è coinvolto.
Alla luce di questa definizione la violenza sessuale viene suddivisa dai
CDC in quattro sottogruppi :
1. un atto sessuale completo che avviene senza il pieno consenso della
vittima, o che interessa un soggetto incapace di dare un consenso
effettivo a ciò in cui è coinvolto;
2. il tentativo di avere un rapporto sessuale con una vittima non
consenziente o incapace di dare un consenso effettivo a ciò in cui è
coinvolto;
3. un contatto sessuale senza penetrazione, che include toccare,
direttamente o attraverso i vestiti, gli organi genitali o altre parti del
corpo della vittima allo scopo di procurarsi eccitazione sessuale;
4. abuso sessuale che non prevede contatto diretto tra abusante e
vittima, condizione che include atti di voyeurismo, esibizionismo,
esposizione di un minore a materiale pornografico, dialoghi
sessualmente espliciti.
La definizione e la classificazione fornite dai CDC è utile poiché slega il
concetto di abuso dalla percezione che dell’evento possono avere vittime o
abusanti. L’abuso è, infatti, un fenomeno oggettivamente definibile in cui
un minore si trova coinvolto in una situazione “connotata sessualmente” ad
opera di una persona più grande che in questo modo ne trae gratificazione
sessuale o economica. Inoltre, questa definizione include nella categoria
18
“abuso sessuale” non solo ciò che attivamente l’abusante fa sul corpo della
propria vittima, bensì anche modalità passive in cui il minore non viene
toccato ma semplicemente coinvolto in situazioni connotate sessualmente.
Se da un punto di vista legale tale definizione può prestarsi a non pochi
problemi, dal punto di vista clinico, invece, risulta ineccepibile. Essa
presume, infatti, che ogni utilizzo o coinvolgimento di un minore in
situazioni connotate sessualmente ad opera di persone più grandi che
vogliono ottenerne vantaggi sessuali o economici risulta sempre traumatica
e dannosa per il suo sviluppo psicoaffettivo. Certo, il danno prodotto sarà
variabile e dipenderà dalla natura dell’abuso e della relazione che lega la
vittima al proprio abusante, ma la presenza di un danno oggettivo è
comunque indiscussa, alla luce di quanto affermato dai CDC. Un’ulteriore
classificazione, proposta da Pellai
8
(adattamento tratto da Faller
9
), si
sovrappone in parte alla precedente, pur con le dovute differenziazioni :
1. Abuso sessuale che non prevede contatto tra le parti in causa e che
include conversazioni sessualmente esplicite, l’esibizionismo dei
genitali e il voyeurismo, cioè lo spiare i bambini in situazioni tali da
permettere la gratificazione sessuale degli adulti.
2. Contatti sessuali basati sul semplice toccare le parti intime del
corpo della vittima o sulla masturbazione, anche reciproca.
3. Rapporti oro-genitali in cui il bambino subisce o è costretto a
praticare rapporti orali su adulti.
8
Pellai A., Le parole non dette, 2000.
9
Faller C.K., Child Sexual Abuse, 1988.