2
I presupposti di lungo termine e di delega di una serie di funzioni,
distinguono l’outsourcing da ogni altra attività di approvvigionamento,
quale la semplice compravendita.
Per outsourcing dei servizi nel settore bancario, si intende l’affidamento a
terzi da parte delle banche, in via continuativa, della gestione delle proprie
funzioni aziendali.
Due motivi hanno offerto lo spunto per lo studio di questo argomento:
innanzi tutto la forte espansione del fenomeno. In secondo luogo la
constatazione che la letteratura esistente, abbondante nel trattare
genericamente l’outsourcing come esternalizzazione delle attività di
impresa, risulta, nell’ambito specifico dei servizi bancari, piuttosto
frammentaria.
Con il presente lavoro, quindi, si vuole:
1. Fornire una serie di informazioni in generale sull’outsourcing ed in
particolare sull’esternalizzazione dei servizi bancari.
2. Individuare i parametri da considerare nella decisione sul ricorso o
meno all’outsourcing con l’individuazione delle attività da
esternalizzare e soprattutto con quali modalità, tentando di delineare una
via ottimale per la banca e tracciando, infine, le strategie di gestione del
rapporto con la società di outsourcing.
3
3.Analizzare i modelli teorici utilizzati per verificare i costi di
implementazione di una strategia di outsourcing e i cambiamenti
nell’assetto organizzativo che una tale decisione comporta.
4. Esporre un caso concreto di applicazione del fonomeno al contesto
bancario
Per quanto riguarda il punto 1. Generalità sull’outsourcing:
Una volta evidenziato cosa si intende in letteratura per esternalizzazione
delle attività di impresa, verrà effettuata una prima analisi sulle peculiarità
della banca rispetto agli altri tipi di impresa con l’esposizione di una serie di
servizi bancari tipicamente esternalizzati.
Per quanto riguarda il punto 2. Il processo di outsourcing:
A partire dalla bibliografia esistente, verrà suddiviso lo studio in tre parti;
nella prima si approfondirà l’analisi sui fattori che portano ad una decisione
di outsourcing; nella seconda si affronterà il tema della scelta del fornitore
partendo da concetti come core competences e core business e relativa
scelta dell’outsourcer e successiva stesura del contratto con i conseguenti
vantaggi di carattere generale ed i rischi di ordine economico, strategico ed
operativo; nella terza parte verranno, infine, analizzate le fasi di misurazione
e controllo delle relative prestazioni del fornitore.
4
Per quanto riguarda il punto 3. I costi:
A supporto della scelta, nella selezione delle attività che l’impresa ha
vantaggio ad affidare all’esterno, la letteratura propone diversi modelli
teorici generalizzati di valutazione dei costi dell’outsourcing. Dopo aver
analizzato quelli che si ritengono più importanti, si tratterà dei cambiamenti
che una strategia di tale tipo comporta nella struttura organizzativa di
un’azienda e nello specifico l’outsourcing del sistema informativo bancario
trattando, in tale ultimo caso, degli aspetti fiscali e della gestione del
personale.
Infine, per quanto riguarda il punto 4. Esposizione di un caso concreto:
Verrà proposto come case history l’istituto di Credito Emiliano (Credem),
partendo dalle origini sul ricorso all’outsourcing con la stipula dei primi
contratti, fino alla situazione attuale e una breve esposizione sullo sviluppo
in atto.
5
CAPITOLO I-L’OUTSOURCING E LE SUE
APPLICAZIONI NEL CONTESTO BANCARIO
6
1.1 Definizioni e concetto generale
La parola “outsourcing” è la contrazione dell’inglese “outside
resourcing”, letteralmente procurarsi all’esterno.
L’outsourcing può essere definito come quella “particolare modalità di
esternalizzazione che ha per oggetto l’enucleazione di intere aree di
attività, strategiche e non, e che si fonda sulla costituzione di partnership tra
l’azienda che esternalizza e una azienda già presente sul mercato in qualità
di specialista”
1
.
L’outsourcing viene anche definito come : “il processo attraverso il
quale le aziende assegnano stabilmente a fornitori esterni (eventualmente
con trasferimento dell’intero settore di attività), per un periodo
contrattualmente definito, la gestione operativa di una o più funzioni in
precedenza svolte all’interno”
2
; “modalità di organizzazione esterna dei
servizi per la cui attuazione è necessario formalizzare tra l’impresa che
esternalizza (outsourcee) ed una società già operante in quel settore
specifico (outsourcer), una serie di contratti associativi e/o di scambio che
impegnano le parti in investimenti congiunti ed in forme di collaborazione
sul piano della progettazione e/o della produzione dei servizi oggetto dello
1
Arcari A.M., “L’outsourcing: una possibile modalità di organizzazione delle
attività e dei servizi”, in Economia & Management, n. 4, 1996 pp. 109-121.
2
Boin A., Savoldelli S., Merlino G., “Outsourcing: uno strumento operativo o
una moda?” in Sistemi & Impresa, n.1, 1998 pp. 49-54.
7
scambio stesso”
3
; “l’assegnazione stabile ad un fornitore esterno della
gestione operativa di una o più funzioni aziendali con responsabilità totale
sui risultati”
4
.
Come si può notare, in dottrina tale modalità operativa è stata
variamente interpretata e definita
5
, ma tutti gli autori sono concordi nel
ritenere l’outsourcing uno strumento a disposizione dell’azienda per tentare
di raggiungere standard qualitativi elevati, estrema flessibilità
organizzativa, tempestività nel rispondere alle esigenze del cliente e
contenimento dei costi.
Dalle definizioni sopra riportate l’outsourcing si differenzia dalle altre
forme di esternalizzazione in quanto presuppone una relazione tra
committente e fornitore molto più intensa: ciò è dimostrato dal fatto che i
rapporti tra l’outsourcee (impresa che esternalizza) e l’outsourcer (l’azienda
alla quale è ceduta l’attività) si basano su relazioni sia di mercato che di
cooperazione in quanto tra committente e fornitore viene stipulato un
contratto che prevede un coinvolgimento strategico del fornitore nei piani di
sviluppo del cliente.
3
Giacomazzi R., “Una medicina da assumere con cautela”, in L’impresa, n. 6, 1998.
4
Boisseau A., “Outsourcing companies facing scrutiny on financial incentives”,
Housten Chronicle, december 1990.
5
Arcari A.M., Op. cit. , in particolare si definisce “l’outsourcing come quella particolare
modalità di esternalizzazione che ha per aspetto l’enucleazione di intere aree di attività
strategiche e non, e che si fonda sulla costituzione di partnership tra l’azienda che
esternalizza ed un’azienda già presente sul mercato in qualità di specialista”.
8
In sostanza si può parlare di un’alleanza strategica temporanea basata
sul riconoscimento delle reciproche competenze, sulla volontà di stabilire
una effettiva collaborazione e sulla disponibilità di sviluppare relazioni
corrette e trasparenti.
Espresso in questi termini l’outsourcing può sembrare una formula
magica che funge da “toccasana” per le imprese: per svolgere meglio la
propria attività primaria è sufficiente delegare ad altri le attività di supporto;
in realtà un assunto così semplice nasconde problematiche molto complesse
perché all’impresa viene chiesto di cambiare il modo di fare business. Ciò
comporta enormi cambiamenti sia a livello organizzativo che strategico ma
soprattutto l’impresa deve avere fiducia nei propri fornitori considerandoli
come dei partner e non come dei concorrenti alla formazione del valore
aggiunto.
L’outsourcing emerge quindi come uno degli strumenti manageriali, di
carattere tattico e strategico, che hanno conosciuto la maggiore espansione
negli ultimi quindici anni e che continuerà a proporsi nei suoi diversi ambiti
e nelle sue varie applicazioni per la sopravvivenza sul mercato delle
imprese, senza distinzione di tipo di industria, dimensione o missione
aziendale.
9
1.2-Nascita e sviluppo dell’outsourcing nel
contesto aziendale e bancario
Negli anni recenti sono state sempre più numerose le aziende che
prendono in considerazione la possibilità di affidare ad altri l’esecuzione di
un’attività produttiva con l’intento di rendere più snella e flessibile la
propria struttura organizzativa. L’outsourcing, come già detto
precedentemente, è quindi lo strumento più idoneo per realizzare tale
obiettivo poiché rappresenta ogni iniziativa volta a delegare, all’esterno
dell’azienda, la realizzazione di un’attività aziendale che fino a quel
momento veniva svolta all’interno dell’azienda stessa. La nascita del
fenomeno risale sin dagli anni ’60 con la diffusione dei centri servizi che
offrivano, in particolare alle piccole/medie imprese, l’elaborazione dei dati
relativi alle paghe ed alla contabilità.
Successivamente, soprattutto nei paesi anglosassoni, l’outsourcing si è
diffuso sempre più trovando peraltro applicazione nelle sue forme più
semplici in aree ritenute per nulla strategiche come il servizio mensa,
trasporti, magazzino. Solo verso la fine degli anni ’90, in concomitanza con
l’aumento della competitività, dovuta soprattutto con l’innovazione
tecnologica, le imprese hanno iniziato a concepire l’outsourcing in maniera
più elaborata.
10
Si è avvertita l’esigenza di includere tra le attività da esternalizzare quei
processi che le aziende, hanno individuato essere non completamente
determinanti ai fini della creazione del valore aggiunto quali il marketing, i
customer service, i call center, la gestione delle risorse umane. In tale
contesto l’outsourcing assume una veste strategica come strumento di
ottimizzazione della struttura organizzativa dell’impresa, allo scopo di
renderla più flessibile e snella, da realizzarsi mediante legami con il
partner/fornitore del servizio che, da occasionali, diventano duraturi e
strutturali.
Nel contesto aziendale
6
, la prima grande operazione di outsourcing
risale al 1989 quando la multinazionale statunitense Kodak decise di
esternalizzare l’intera gestione dei collegamenti tra le filiali, la gestione di
tutti i personal computer e le attività operative dei quattro centri EDP
7
(Electronic Data Processing). Tali funzioni furono trasferite rispettivamente
alla Digital Equipment Corporation unitamente a 250 dipendenti ed all’IBM
che assorbì 350 impiegati dei centri elettronici della Kodak.
Come già accennato, negli anni ’90, il fenomeno ha conosciuto la sua
maggiore diffusione essendo stato adottato non solo da aziende statunitensi
ma anche da aziende europee. In Italia, ad esempio, vi è stato un boom
nell’utilizzo dell’outsourcing da parte delle imprese di medie e grandi
6
Ricciardi A., “L'outsourcing strategico. Modalità operative, tecniche di controllo ed
effetti sugli equilibri di gestione” pag.63, Franco Angeli, Milano, 2001
7
Ruozi R., Gandolfi G., “Il ruolo dell'ICT nelle banche italiane: efficienza e creazione di
valore”, Bancaria editrice, 2005.
11
dimensioni, come leva strategica per l’esternalizzazione di molte aree
funzionali, anche se le esperienze nel nostro paese sono ancora limitate a tali
categorie di imprese, interessando solo marginalmente quelle di piccole
dimensioni ed in gran parte riconducibili a forme di esternalizzazione del
sistema informatico e delle funzioni ad esso collegate.
Nonostante questo ci sono ottime prospettive di sviluppo per il mercato
europeo e in modo particolare per l’Italia, dove si hanno valori superiori alla
media europea, come testimoniano sia la crescita del ricorso
all’esternalizzazione avvenuta negli ultimi anni, che dalla presenza sul
mercato di molte aziende di rilevanti dimensioni, operanti nei più svariati
mercati, che non ne hanno fatto ancora ricorso.
Anche il sistema bancario italiano, che ha seguito lo sviluppo
dell’outsourcing in parallelo rispetto a quanto è avvenuto nel settore
industriale, ha beneficiato dell’applicazione di strategie di esternalizzazione
per far fronte alle conseguenze di una concorrenza sempre più schiacciante,
derivante dalle ristrutturazioni organizzative effettuate e dai notevoli
investimenti in infrastrutture richiesti dalla natura immateriale dell’attività
svolta. Da un’indagine condotta dalla Banca d’Italia
8
emerge che sono in
crescita le iniziative di outsourcing relative ai processi ausiliari (funzioni
accessorie amministrative come ad esempio il servizio trasporto valori,
l’informatizzazione, la gestione degli strumenti di pagamento elettronici, la
8
Si veda, al riguardo, Banca d’Italia, “Indagine sull’outsourcing di funzioni aziendali non
informatiche”, Bollettino di vigilanza, ottobre 1999.
12
gestione archivi ed alcune fasi del back-office, come anche le consulenze
legali) e che sono in corso anche processi di esternalizzazione di attività
strategiche (area finanza ed area di credito). In particolare, per l’area finanza
l’outsourcing riguarda la gestione della riserva obbligatoria, la gestione del
portafoglio titoli di proprietà, l’asset management per conto della clientela
ed il credito al consumo. Viceversa nell’area del credito l’affidamento a
terzi riguarda le attività di factoring e di leasing, il recupero e la
cartolarizzazione dei crediti e l’applicazione della tecnica del credit scoring
nelle fasi di istruttoria per l’erogazione dei fidi. Entrando più
dettagliatamente nell’indagine della Banca d’Italia, emerge che il 95% del
campione intervistato
9
ha effettuato o avviato l’esternalizzazione di funzioni
aziendali ed il fenomeno coinvolge oltre il 90% delle aziende per le aree
accessorie ed amministrative e più del 50% per quelle strategiche e per
l’area finanza, mentre risulta più ridotto l’outsourcing nel processo del
credito.
Disaggregando i dati per classi dimensionali di banche e considerando
solo le aree e le funzioni più interessanti, si osserva che l’outsourcing ha
interessato il 75% delle banche di grandi dimensioni indagate e il 60% delle
banche medie e piccole. In particolare per le banche maggiori, l’outsourcing
si concentra soprattutto nel comparto del credito, nelle attività di marketing
9
L’indagine ha riguardato tutte le banche italiane ad eccezione delle Banche di Credito
Cooperativo (BCC) e delle filiali di banche estere (FBFBE) per un totale di 279 banche.
13
e nell’asset management risultando poco significativo per le altre funzioni.
Analogamente si rileva per le banche di medie dimensioni con una maggiore
incidenza della cessione a terzi delle attività di selezione e formazione del
personale dipendente. Infine, nelle banche di piccole dimensioni, dove si
concentra il cosiddetto outsourcing indotto
10
, relativo cioè a strategie di
gruppo, le attività più frequentemente esternalizzate riguardano la
consulenza legale, la selezione/formazione del personale dipendente, la
gestione della riserva obbligatoria, la gestione del portafoglio titoli di
proprietà e il controllo di gestione e l’ispettorato.
Generalmente la scelta dell'outsourcing non si inquadra sempre in un
preciso disegno strategico, rendendo dunque impossibile la valutazione nel
tempo della validità della scelta stessa. Tale impostazione è confermata da
alcuni aspetti quali:
o la prevalenza dell'obiettivo della riduzione/variabilizzazione dei
costi perseguito;
o la bassa percentuale delle aziende che esprimono l'esigenza di
focalizzare l'attenzione sul core business (solo il 30% dei casi);
o i criteri di selezione dei fornitori si basano prevalentemente sul
prezzo del servizio e sulla reputazione dell'outsourcer;
10
Si tratta di una forma particolare di outsourcing che si attua attraverso l’enucleazione
delle attività non strategiche dell’azienda, insieme ai dipendenti addetti a queste, e la loro
riallocazione in distinte società costituite ad hoc ovvero la loro cessione ad altre società
specializzate, da tempo operanti sul mercato, che provvederanno alla incorporazione dei
ceduti rami di azienda. Con questo meccanismo, l’azienda-committente si frammenta e,
riuscendo a contrarre l’organico, beneficia dei risparmi ottenuti.
14
o la scarsa attenzione alla valutazione dei risultati del fornitore nella
stipulazione dei contratti.
La durata dei contratti varia in relazione alle attività esternalizzate e la
revisione ed il rinnovo sono previsti in media ogni due anni. Una
caratteristica dei contratti stipulati dalle banche è che non è prevista la
possibilità per l'outsourcer di delegare a terzi le proprie prestazioni e nei
contratti, dove questa possibilità viene concessa, è necessario il consenso
della banca.
Gli oneri del servizio vengono determinati in misura variabile sulla base
dei volumi operativi che vengono generati ed assai raramente in misura
fissa.
Occorre evidenziare che la ricerca della Banca d'Italia ha anche
sottolineato che esiste una scarsa attenzione nei confronti della valutazione
dei risultati del fornitore ed assai raramente sono previste delle penali in
caso di inadempienze e, per i danni che potrebbero generarsi in seguito ad
eventuali inadempienze, la soluzione che viene prevalentemente adottata è
la stipulazione di una polizza assicurativa.
L'applicazione dell'outsourcing ha comportato per le banche effetti
nell'assetto interno:
o si sono liberate risorse umane, in parte riutilizzate presso l'area
commerciale o presso altri servizi, in parte collocate a riposo, in
parte ceduti o distaccati presso l'outsourcer;
15
o sono stati alienati beni patrimoniali;
o sono state apportate trasformazioni radicali negli organigrammi e nei
regolamenti soprattutto nell'area finanza e crediti.
1.3-La scelta di utilizzare l’outsourcing come
strumento di pianificazione strategica all’interno
delle banche
Le motivazioni di fondo che spingono le banche a stipulare rapporti di
collaborazione esterna, sono rappresentati dalla consapevolezza di non poter
sviluppare al proprio interno tutte le competenze necessarie per rivaleggiare
con successo sul mercato e dall'esigenza di perseguire strategie di
specializzazione in determinati prodotti e/o processi. L'outsourcing
strategico da parte delle banche mira a rendere più elastica la struttura dei
costi, liberare capitali per realizzare iniziative innovative e rendere la
struttura più flessibile ai mutamenti esterni.
Nell'attuale scenario competitivo la singola banca non è più capace di
presentare un'offerta universale poiché non ha le capacità di produrre e
vedere tutto a tutti con gli standard qualitativi che il mercato richiede
11
.
11
Messori R., Zazzaro A., “Aggregazioni bancarie, riassetti proprietari e modelli di
governo” tratto da “Il Sistema Bancario Italiano” a cura di Messori M., Tamborini R.,
Zazzaro A., Carrocci, Roma, 2003.