Rilevamento geologico-ambientale e idrogeologico in un settore del Lario Intelvese: Il Comune di Schignano (Co)
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Per ogni sito, localizzato in carta, sulla base delle analisi effettuate, Ł stato creato:
• un database della sorgente
• un archivio fotografico che ne facilita il riconoscimento in campagna
1.1 Piano del lavoro
Le metodologie di lavoro utilizzate nel corso della ricerca sono illustrate nel Capitolo 2; sono
poi fornite le linee teoriche ed il background riguardante la geologia e l idrologia dell area
studio Capitolo 3; successivamente Capitolo 4 vengono presi in considerazione i dati raccolti
al fine di delineare un quadro il quanto piø possibile verosimile e dettagliato del bilancio
idrogeologico locale e finalizzato alla determinazione delle cause che hanno portato carenza
d acqua durante i periodi estivi.
Nel Capitolo 5 viene fornita un analisi complessiva del contesto geologico, e quello
idrogeologico dell area studio nel capitolo 6. Nel Capitolo 7 viene effettuata l interpretazione
dei dati raccolti.
Figura 1.1 vista aerea della zona in esame, immagine acquisita tramite
software Google Heart, http://earth.google.it.
Sasso Gordona
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Capitolo 2
INQUADRAMENTO DELL AREA
La Valle Intelvi Ł costituita da una depressione semicircolare che d luogo a due valli, l una
che scende verso il Ceresio (Lago di Lugano) a Osteno, l altra verso il Lario (Lago di Como)
ad Argegno. Nell epoca quaternaria una coltre glaciale ha invaso le due valli con due lingue
glaciali: l una proveniente dalla direzione del futuro Ceresio, l altra da quella del futuro Lario;
scontrandosi esse diedero luogo alla Sella di San Fedele, come testimoniato dalle morene ivi
abbandonate (http://www.lariointelvese.eu/).
Si ebbero diversi periodi di invasione glaciale per la durata di decine di millenni: la coltre, che
raggiunsero localmente i 1400 m s.l.m. di altezza, lasciarono materiale morenico fino a quella
quota, depositato direttamente sul substrato calcareo della valle. Il limite morenico coincide
con il limite odierno della copertura boschiva della valle. Ai ghiacciai si deve il trasporto dei
massi erratici, presenti su alcuni dossi della valle che delimitano l areale della fase di
massima espansione glaciale (http://www.lariointelvese.eu/).
La presenza sul territorio di depositi glaciali a ridosso dei versanti della valle ha reso possibile
la formazione di laghetti chiamati comunemente bol le o bollette , questo fatto Ł da imputare
alla bassa permeabilit dei sedimenti a grana fine deposti nelle depressioni tra morena e
morena, o morena e versante. Tali bollette o bolle utilizzate nel passato come narcisaie ora
sono state trasformate in zone destinate alla raccolta d acqua per gli animali al pascolo
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2.1 Lineamenti geologici e geomorfologici
Durante l ultima grande espansione glaciale, all in circa tra 20.000 e 15.000 anni fa
(Orombelli, 1990), il territorio montano lombardo era quasi completamente sepolto da una
coltre glaciale che, nelle valli principali, poteva raggiungere i 2 Km di spessore. Durante le
glaciazioni i ghiacciai si espandevano a formare una serie di colate vallive coalescenti, sino a
sboccare con ampi e appiattiti lobi nella pianura. Le Alpi lombarde sono state dominate da
alcuni principali apparati glaciali, che prendono il nome dai laghi formatisi al loro ritiro: da
occidente ad oriente, i ghiacciai del Lago Maggiore, del Lago di Como Lago di Lugano, del
Lago di Iseo e del Lago di Garda.
Il ramo principale dell attuale Lago di Lugano era alimentato per trasfluenza, attraverso la
sella di Menaggio, dal ghiacciaio proveniente dalla Valtellina. Quest ultimo raccoglieva i
ghiacciai della Val Chiavenna, della Val Bregaglia e della Valtellina e si ripartiva a sud in piø
rami, attraverso trasfluenze a diffluenze, a formare lobi pedemontani di Como, della Brianza e
di Lecco, di cui restano ora a testimonianza le arcuate colline concentriche degli anfiteatri
morenici tra l Adda e il Ticino (Orombelli, 1990).
Dai ghiacciai emergevano solamente le vette e le creste piø alte, taluni gruppi montuosi e gran
parte delle Prealpi, da ogni lato circondate da grandi ghiacciai vallivi che occupavano le sedi
degli attuali laghi prealpini. Tra 15.000 e 10.000 anni fa (Orombelli, 1990) la coltre dei
ghiacciai si Ł ritirata progressivamente, sia pure con momentanee fasi di avanzamento, sino a
ridursi alla attuale situazione, con pochi e piccoli ghiacciai residui sui gruppi montuosi piø
elevati. In precedenza le alpi avevano gi assistit o ad altri periodi di glaciazione durante il
Quaternario (Orombelli, 1990).
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Figura 2.1 confronto tra l’estensione attuale dei ghiacciai, in rosso, e l’estensione massima durante l’ultima
glaciazione, in grigio. ( da Guide Geologiche Regionali ALPI E PREALPI LOMBARDE a cura della
SOCIETA’ GEOLOGICA ITALIANA (Orombelli, 1990)
¨ pertanto comprensibile come il territorio sia sta to profondamente modellato dall azione dei
ghiacciai, differenziandosi cos nettamente nella morfologia dei pur cos vicini Appennini,
solo appena sfiorati dall azione dei ghiacciai nella parte piø sommitale.
Lungo il suo percorso il ghiacciaio del Lago di Como invadeva e risaliva le valli le valli
laterali, insinuandovi dei lobi, dei quali i maggiori erano quelli della Valsassina e della Val
d Intelvi.
L impronta lasciata dai ghiacciai Ł specialmente osservabile nelle valli d erosione glaciale,
ampie e profonde, dal profilo trasversale a doccia con fianchi ripidi che si svasano alla
sommit , formando le spalle glaciali. Le valli tras versali replicano molti di questi caratteri,
talora conservando quasi inalterato l originario profilo a parabola, e tipicamente si immettono
Ghiacciai attuali
Estensione massima dei
ghiacciai nell ultima
glaciazione
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nella valle principale ad una quota piø elevata, cos che l attuale corso d acqua tributario si
raccorda al principale mediante una cascata o attraverso una profonda forra (orrido) incisa
dalle acque in pressione sottoglaciali e caratterizzata dalle tipiche marmitte di erosione
(Orombelli, 1990).
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2.2 Clima
I fattori che determinano il clima sono la latitudine, l altitudine, l esposizione e la giacitura, la
vicinanza a masse d acqua e la presenza di correnti marine e di venti importanti. Tutto questo
d origine ai mesoclimi, che interessano il territo rio lombardo con tre climi caratteristici:
• Mesoclima alpino,
• Mesoclima padano,
• Mesoclima insubrico, quello che in cui ricade, nello specifico, l area studio.
(Alfio Giuffrida et alii, 2006),
La complessa situazione orografica della regione e la sua posizione, portano il clima
lombardo ad assumere caratteri particolari, unici alla scala europea, influenzati da una serie di
elementi fondamentali (Alfio Giuffrida et alii, 2006), quali:
• Presenze di barriere in grado di creare notevoli discontinuit nelle masse d aria,
• Presenza dei principali laghi italiani con peculiari effetti sul mesoclima,
• Presenza di una delle principali valli alpine con direzione E-W (la Valtellina) e di
alcune grandi valli con direzioni nord (Ticino, Val Chiavenna ) in grado di
influenzare la circolazione nella bassa e media troposfera.
Il mesoclima insubrico, in particolare, caratterizza tutta la fascia prealpina al confine con la
Pianura Padana. Le precipitazioni sono tipicamente piø abbondanti rispetto alle zone di
pianura, ma inferiori a quelle di montagna. In estate le temperature rimangono leggermente
piø basse di quelle in pianura, principalmente per due concause:
- l altitudine,
- la presenza di leggere brezze causate dalla vicinanza delle Alpi che creano correnti
ascensionali muovendo le masse d aria limitrofe (Alfio Giuffrida et alii, 2006).
Queste brezze permettono di mantenere i valori di temperatura e di umidit leggermente piø
bassi rispetto a quelli delle aree di pianura. In generale si pu affermare che nelle zone
limitrofe ai grandi laghi si trova un mesoclima insubrico differente sia sotto l aspetto
pluviometrico che termico.
L inerzia termica offerta dai laghi e il riparo generato dalla presenza dei massicci montani
genera un incremento della temperatura media invernale; durante l estate, invece, si generano
correnti d aria dovute ai versanti montuosi che si affacciano sul lago le quali limitano
l innalzarsi della temperatura. Come diretta conseguenza, l escursione termica giornaliera
delle zone limitrofe ai laghi Ł inferiore di qualche grado rispetto a quelle tipiche degli altri
mesoclimi.
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Nell ambito di questo lavoro di tesi, la caratterizzazione micro-climatica del territorio Ł stata
effettuata utilizzando i dati delle stazioni meteo piø vicine alla area studio, dato che all interno
del territorio comunale di Schignano non sono attualmente presenti stazioni meteo. In
particolare sono stati raccolti i dati provenienti dalle stazioni di PONNA gestita
dall Universit degli Studi dell Insubria, SAN FEDE LE gestita dal Consorzio dell Adda e
PORLEZZA gestita dall Arpa Lombardia. Alcune di queste stazioni, principalmente quelle
pubbliche, dotate di sistemi automatici per la trasmissione dei dati, hanno reso possibile
l elaborazione dei valori orari di ogni singolo evento meteorologico.
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Capitolo 3
METODOLOGIA DI LAVORO
Questo capitolo Ł finalizzato ad illustrare il percorso di lavoro sviluppatosi sotto diversi
aspetti: quello geologico, geomorfologico, idrogeologico. Sulla base del quadro conoscitivo Ł
stata realizzata una carta, sulla base dei dati raccolti in situ al fine di analizzare i possibili
andamenti sotterranei delle sorgenti.
Le prime fasi di lavoro hanno seguito il seguente schema di lavoro:
• ricerca del materiale bibliografico esistente e acquisizione delle planimetrie esistenti,
rilevamento sul campo e compilazione di un sistema di archiviazione relativo agli
affioramenti e ai dati chimico-fisici delle acque,
• analisi fotointerpretative della valle sia a livello di copertura boschiva sia per quanto
concerne la geologica
• costruzione di una carta geomorfologica e idrogeologica mediante l utilizzo dei
sistemi GIS , nel caso attraverso una piattaforma ESRIfi ArcGis 8.1 .
3.1 Ricerca bibliografica (cartografia, documenti esistenti)
La prima fase di studio Ł stata quella di reperire tutte le pubblicazioni di carattere scientifico.
La ricerca si Ł sviluppata recuperando tutte le informazioni inerenti alle caratteristiche
naturali, climatiche e geomorfologiche di tutta l area in esame e reperito presso il Comune di
Schignano, la Comunit Montana Lario Intelvese, il Centro Meteorologico Lombardo, ARPA
Lombardia, il Centro Geofisico Lombardo ed il Consorzio dell Adda, che hanno dato un
valido supporto per la realizzazione di questo elaborato.
Presso le amministrazioni sono stati recuperati i seguenti dati:
1. PRG del comune di Schignano,
2. una planimetria aggiornata di tutta la rete idrica del Comune di Schignano e della
intera Valle,
3. le carte geomorfologiche e idrogeologiche dell area in esame (Dott. Geol. Ciarmiello,
2003)
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4. localizzazione di tutte le sorgenti presenti grazie ai dati messi a disposizione della
Comunit Montana Lario Intelvese,
5. planimetrie e progetti dei bottini di presa presenti in Valle, reperite negli archivi del
Comune di Schignano,
6. database pluviometrici messi a disposizione dall Universit degli Studi dell Insubria,
dal Centro Meteorologico Lombardo, ARPA Lombardia, dal Centro Geofisico
Lombardo e del Consorzio dell Adda.
¨ stata inoltre consultata la carta Geologica del F . 32 (Como) in scala 1:100000, per avere un
inquadramento geologico preliminare di tutta la zona in esame, e data l et di edizione della
carta si Ł cercato di risalire alla caratterizzazione della zona in esame attraverso ulteriori
indagini.
Come supporto cartaceo per i rilievi sul territorio Ł stata utilizzata una carta tecnica, Ł stato
necessario individuare l area in esame sul supporto cartografico, in particolare dalle seguenti
Sezioni della Carta Tecnica Regionale (CTR) della Regione Lombardia, edita nel 1981, in
scala 1:10000:
B4a1 B4b1
B4a2 B4b2
B4a3 B4b3
3.2 Acquisizione dei dati
La raccolta dati Ł stata resa possibile grazie alla disponibilit dimostrata delle
Amministrazioni pubbliche, che hanno reso possibile la realizzazione di un data-base dei dati
meteorologici. Tutti i dati presenti sono stati utilizzati esclusivamente per la stesura di questo
elaborato, e non possono essere diversamente utilizzati, in quanto gli Enti e le
Amministrazioni citate,detengono i diritti dei dati presentati.
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3.2.1 Raccolta dati pluviometrici
Per quantificare l input che le precipitazioni forniscono alle sorgenti Ł stata eseguita una
raccolta dati. Infatti mancando le precipitazioni tutti i bacini idrografici sarebbero secchi e
quindi non ci sarebbe acqua. In base a questo ragionamento si pu introdurre l equazione del
bilancio idrogeologico:
P=I+EvTr+R+A
DOVE
I => INFILTRAZIONE
EvTr => EVAPOTRASPIRAZIONE
R => RUSCELLAMENTO
P => PRECIPITAZIONE
A => Scambi idrici sotterranei attraverso altri
bacini idrogeologici
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3.2.2 Monitoraggio dei dati di portata e dei parametri chimico-fisici
Lo scopo principale di questa fase di lavoro Ł creare un database dei valori di portata per ogni
singola sorgente. Per la realizzazione del database, come si potr vedere in seguito, sono stati
tabulati i dati di portata, espressi in litri/secondo, la temperatura dell acqua della sorgente, i
pH, la conducibilit
Per determinare i valori di portata si Ł eseguita la seguente procedura:
• utilizzo di un secchio graduato da 10 Litri, nei periodi di massima piena, e una
gamella graduata da 1 Litro, nei periodi di carenza d acqua (figura 2), in tutte e due i
casi Ł stato utilizzato un cronometro (figura 1) per determinare il tempo in cui si
riempivano i recipienti.
Figura 3.1 Cronometro Figura 3.2 strumenti di misura della portata
L operativit delle letture consisteva nel posizion are il recipiente alla bocca di presa e
contemporaneamente far partire il cronometro. I dati cos ottenuti sono stati riportai in tabella
esprimendoli in base alla portata:
Portata =
valore letto in Litri
/valore in Secondi = [L/s]
in questo modo si Ł potuto ottenere il riassuntivo, oltre a quello in dettaglio, delle portate di
ogni singola sorgente:
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per la determinazione dei dati chimico-fisici, Ł stata utilizzata una strumentazione scientifica
professionale portatile un pH-metro [pH], un conduttimetro [ S/cm], e un termometro digitale
integrato nel pH-metro [ C]. Per quello che concern e i dati delle concentrazioni in soluzione
dei ioni presenti nelle rocce, Ł stata utilizzata una strumentazione professionale, messa a
disposizione del Laboratorio di Chimica Analitica dell Universit degli Studi dell’Insubria di
Como, quale un cromatografo ionico (IC) (Fig. 3.3)
LEGENDA
1 - POMPA
2 - POMPA DI INIEZIONE
3 - MISCELATORE
4 - COLONNA DI SEPARAZIONE
5 - SOPPRESSORE
6 - DETECTOR
7 - SCHERMO DI CONTROLLO
8 - ELUENTE (fase mobile)
9 - ACQUA BIDISTILLATA
10 - CAMPIONE
11 - GAS INERTE
Figura 3.3 schema IC
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3.2.3 Rilevamento geologico e fotointerpretazione
Lo scopo di questa fase di indagine Ł individuare tramite la fotointerpretazione gli elementi
principali risalenti ai bacini idrogeologici:
• distribuzione e rappresentazione dei rapporti giaciturali tra le unit litologiche del
substrato e i terreni delle coperture recenti,
• tipologia e evoluzione dei fenomeni morfogenici in atto o potenziali,
• trasformazioni delle forme e utilizzo del suolo e delle variazioni dell assetto della
vegetazione.
Per lo studio dell intera area sono state utilizzate le fotografie aeree a colori e in bianco e nero
della Regione Lombardia del 30.09.1981 e del 2004, in scala 1:20000; in particolare sono
state analizzate le seguenti strisciate:
• Strisciata n 87 , fotogrammi 5-6 del, 1981.
• Strisciata n 87B, fotogrammi 6453-6452, del 2004.
Lo studio tramite fotointerpretazione ha reso possibile individuare la presenza di affioramenti
significativi di roccia costituente il substrato, gli andamenti delle aste fluviali principali e
inoltre, comparando le due strisciate si Ł potuta valutare la variazione, nell arco di circa 20
anni, della percentuale di territorio occupata rispettivamente da bosco e da pascolo.
Mediante la fotointerpretazione Ł stato inoltre possibile verificare e ricontrollare gli elementi
morfologici individuati sul campo. Tali elementi sono stati dunque riscontrati e riportati poi
nella carta geologica:
• Depositi di versante,
• Forme di origine morfostrutturale,
• Forme legate a processi carsici,
• Forme legate ad una dinamica glaciale,
• Forme e depositi dovuti alle acque superficiali.
Dopo aver effettuato la fotointerpretazione si Ł passati al rilevamento geologico in campagna,
il quale verr riportato in carta alla scala 1:1000 0 per un maggior dettaglio.
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I dati giaciturali, sono indicati con una doppia cifra: la prima preceduta da N (Nord), tra 1 e
360, indica il valore azimutale del verso di immersione dello strato; la seconda, espressa in
gradi tra 0 e 90, esprime il suo valore di inclinazione (angolo rispetto all orizzontale).
Diverse sono le caratteristiche che sono state considerate e valutate per attribuire un
affioramento ad una Unit Litostratigrafica:
• Composizione litologica dell affioramento,
• Colore della roccia,
• Granulometria e tessitura della roccia,
• Presenza di macrofossili o strutture sedimentarie tipiche.