7
Ascoli adotta glottologia e derivati. A partire dagli anni ’60,
però, anche per influsso delle altre lingue europee (fr.
linguistique, ingl. linguistics, r. jazykoznanija, sp. lingüìstica
ecc.) e comunque per un’esigenza di motivazione, l. è tornato
nell’uso, accompagnato molto spesso, nell’uso specialistico, da
un aggettivo che ne precisa i metodi e l’ambito di azione.
2
A questa definizione fanno seguito quelle di: linguistica antropologica,
applicata, areale, comparativa, computazionale, contrastiva, del testo o
testuale, descrittiva, generale, matematica, pragmatica o pragmalinguistica,
spaziale, storica, strutturale e tipologica. Di particolare interesse, fra tutte
queste, è la definizione del termine “linguistica generale”, che riprende
quella data da Saussure:
linguistica generale Nella linguistica di questo secolo ha corso
inizialmente la dizione di grammatica generale; ma linguistique
générale, cioè appunto l.g., è corrente in A. Meillet che ad essa
intitola una sua lezione inaugurale del 1906; il Corso di l.g. di
Saussure esce nel 1916 con gli stessi scopi: “il linguaggio è
un’istituzione dotata di una sua autonomia; bisogna
determinarne le condizioni generali di sviluppo da un punto di
2
Ibidem, s. v. “LINGUISTICA”, il corsivo è nel testo.
8
vista strettamente linguistico, e questo è l’oggetto della
linguistica”
3
.
Crystal, invece, nel suo A dictionary of linguistics and phonetics
4
, definisce
così il termine linguistics:
The scientific study of LANGUAGE. As an academic
discipline, the development of this subject has been recent and
rapid, having become particularly widely known and taught in
the 1960s. This reflects partly an increased popular and
specialist interest in the study of language and communication in
relation to human beliefs and behaviour (e.g. in theology,
philosophy, information theory, literary criticism), and the
realisation of the need for a separate discipline to deal
adequately with the range and complexity of linguistic
phenomena; partly the impact of the subject’s own internal
development at this time, arising largely out of the work of the
American linguist, Noam CHOMSKY, and his associates,
whose more sophisticated analytic techniques and more
powerful theoretical claims gave linguistics an unprecedented
scope and applicability.
3
Ibidem, S. V. “LINGUISTICA GENERALE”, il corsivo è nel testo.
4
CRYSTAL D., A dictionary of linguistics and phonetics, Oxford, Blackwell, 1987
3
.
9
Different branches may be distinguished according to the
linguist’s focus and range of interest. A major distinction,
introduced by Ferdinand de SAUSSURE, is between diachronic
and synchronic linguistics, the former referring to the study of
language change (also called historical linguistics), the latter to
the study of the state of language at any given point in time. In
so far as the subject attempts to establish general principles for
the study of all languages, and to determine the characteristics of
human language as a phenomenon, it may be called general
linguistics or theoretical linguistics. When it concentrates on
establishing the facts of a particular language system, it is called
contrastive linguistics. When its purpose is primarily to
identify the common characteristics of different languages or
language families, the subject goes under the beading of
comparative (or typological) linguistics.
When the emphasis in linguistics is wholly or largely historical,
the subject is traditionally referred to as COMPARATIVE
PHILOLOGY (or simply PHILOLOGY), though in many parts
of the world ‘philologists’ and ‘historical linguists’ are people
with very different backgrounds and attitudes. The term
structural linguistics is widely used, sometimes in an
extremely specific sense, referring to the particular approaches
10
to SYNTAX and PHONOLOGY current in the 1940s and
1950s, with their emphasis on providing DISCOVERY
PROCEDURES for the analysis of a language’s SURFACE
STRUCTURE; sometimes in a more general sense, referring to
any SYSTEM of linguistic analysis that attempts to establish
explicit systems of RELATIONS between linguistic UNITS in
surface structure. When the emphasis in language study is on the
classification of structures and units, without reference to such
notions as DEEP STRUCTURE, some linguists, particularly
within GENERATIVE grammar, talk pejoratively of taxonomic
linguistics.
In recent years the term linguistic sciences has come to be used
by many as a single label for both linguistics and PHONETICS
– the latter being seen here as a strictly pre-language study.
Equally, there are many who do not see the divide between
linguistics and phonetics being as great as this label suggests:
they would be quite happy to characterise the subject as
linguistic science. ‘Linguistics’ is still the preferred name.
The overlapping interests of linguistics and other disciplines has
(sic) led to the setting up of new branches of the subject in both
pure and applied contexts, such as anthropological linguistics,
biolinguistics, clinical linguistics, computational linguistics,
11
educational linguistics, ethnolinguistics, mathematical
linguistics, neurolinguistics, philosophical linguistics,
psycholinguitics, sociolinguistics, statistical linguistics. When
the subject’s findings, methods, or theoretical principles are
applied to the study of problems from areas of experience, one
talks of applied linguistics; but this term is often restricted to
the study of the theory and methodology of foreign- language
teaching.
5
5
Ibidem, s. v. “LINGUISTICA”.
Linguistica Lo studio scientifico del LINGUAGGIO. Come disciplina accademica, lo
sviluppo di questa materia è stato recente e rapido, essendo diventata particolarmente nota e
studiata negli anni ’60. Questo riflette in parte un aumentato interesse da parte di dilettanti e
specialisti per lo studio del linguaggio e della comunicazione in rapporto al comportamento
e alle convinzioni umane (ad es. in teologia, filosofia, teoria dell’informazione, critica
letteraria), e il riconoscimento del bisogno di una disciplina a sé stante che tratti
adeguatamente la varietà e la complessità dei fenomeni linguistici; e in parte riflette
l’impatto dell’attuale sviluppo interno della materia stessa, che deriva principalmente
dall’opera del linguista americano, Noam CHOMSKY, e dei suoi colleghi, le cui più
sofisticate tecniche analitiche e le più forti rivendicazioni teoretiche danno alla linguistica
una portata ed un’applicabilità senza precedenti.
Differenti branche possono essere distinte secondo l’obiettivo e la varietà di interessi del
linguista. Un’importante distinzione, introdotta da Ferdinand de SAUSSURE, è quella tra
linguistica diacronica e sincronica, riferendosi la prima (chiamata anche linguistica
storica) allo studio del cambiamento linguistico, la seconda allo studio dello stato del
linguaggio in ogni dato momento temporale. Se la materia tenta di stabilire principi generali
per lo studio di tutti i linguaggi e di determinare le caratteristiche del linguaggio umano
come fenomeno, può essere chiamata linguistica generale o teoretica. Quando si dedica a
stabilire i fatti di un particolare sistema di linguaggio, è chiamata linguistica descrittiva.
Quando il suo scopo è focalizzare le differenze tra lingue, specialmente in un contesto di
insegnamento della lingua, è chiamata linguistica contrastiva. Quando il suo scopo è
principalmente di identificare le caratteristiche comuni a lingue diverse o a famiglie di
lingue, la materia ha la denominazione di linguistica comparativa (o tipologica).
Quando in linguistica l’enfasi è interamente o largamente storica, la materia è
tradizionalmente chiamata FILOLOGIA COMPARATIVA (o semplicemente
FILOLOGIA), benché in molte parti del mondo i ‘filologi’ e i ‘linguisti storici’ sono
persone con formazione e idee molto diverse. Il termine linguistica strutturale è usato
diffusamente , talvolta in un’accezione molto specifica, per riferirsi a particolari approcci
alla SINTASSI ed alla FONOLOGIA diffusi negli anni ’40 e ’50, che enfatizzavano la
ricerca di PROCEDURE DI SCOPERTA per l’analisi della STRUTTURA
SUPERFICIALE della lingua; talvolta in un’accezione più generale, per riferirsi a qualsiasi
12
Più articolata la definizione di “linguistica” data nel Dizionario di
linguistica, edito dalla Zanichelli
6
:
linguistica (linguistique; linguistics)
1 Si è generalmente concordi nel riconoscere che lo statuto
della linguistica come studio scientifico del linguaggio è
assicurato dalla pubblicazione nel 1916 del Cours de
linguistique générale di F. DE SAUSSURE. A partire da tale
data, tutti gli studi linguistici saranno definiti in base alla loro
comparsa “prima” o “dopo” SAUSSURE.
Tuttavia se consideriamo il periodo precedente, constatiamo che
fin dall’antichità gli uomini si sono interessati al linguaggio ed
SISTEMA di analisi linguistica che tenti di stabilire sistemi espliciti di RELAZIONI tra
UNITA’ linguistiche nella struttura superficiale. Quando nello studio della lingua l’enfasi è
sulla classificazione di strutture e unità , senza riferimenti a nozioni come STRUTTURA
PROFONDA, alcuni linguisti, particolarmente all’interno della grammatica
GENERATIVA, parlano peggiorativamente di linguistica tassonomica.
Di recente il termine scienze linguistiche è usato da molti come un’unica etichetta sia per
la linguistica che per la FONETICA – la seconda vista qui strettamente come uno studio
della pre-lingua. Allo stesso modo, ci sono molti che non ritengono la distinzione tra
linguistica e fonetica così evidente come questa etichetta suggerisce: essi vorrebbero
definire la materia scienza linguistica. ‘Linguistica’ è ancora il nome preferito.
Gli interessi coincidenti della linguistica e di altre discipline ha portato alla creazione di
nuove branche della materia sia in contesti puri che in contesti applicativi, come la
linguistica antropologica, la biolinguistica, la linguistica clinica, la linguistica
computazionale, la linguistica educativa, l’etnolinguistica, la linguistica matematica, la
neurolinguistica, la linguistica filosofica, la psicolinguistica, la sociolinguistica, la
linguistica statistica. Quando le scoperte, i metodi o i principi teoretici della materia sono
applicati allo studio di problemi di altri campi d’esperienza, si parla di linguistica
applicata; ma questo termine è spesso ristretto allo studio della teoria e della metodologia
dell’insegnamento di lingue straniere.
Tutte le evidenziazioni sono nel testo.
6
I. LOI CORVETTO – L. ROSIELLO (a cura di), Dizionario di linguistica, tradotto dal
francese, Bologna, Zanichelli, 1979 [ed. orig. 1973].
13
hanno riunito una somma di osservazioni e spiegazioni tutt’altro
che trascurabili. L’eredità è notevole – pensiamo a quell’analisi
della lingua che rappresenta la scrittura, modello della doppia
articolazione del linguaggio.
Fin dall’antichità sono presenti tre preoccupazioni principali che
generano tre tipi di studi. La preoccupazione religiosa di una
corretta interpretazione dei testi antichi, testi rivelati o depositari
dei riti (i Veda, i testi omerici), mette in evidenza l’evoluzione
della lingua e, laicizzandosi, genera la filologia. La
valorizzazione del testo antico, sacro o rispettabile, fa di ogni
evoluzione una corruzione e sviluppa una resistenza al
mutamento. Da ciò la comparsa di un atteggiamento normativo
che si irrigidisce, in tal caso, nel purismo. Parallelamente, nelle
grandi epoche della filosofia, il linguaggio è studiato in quanto
istituzione umana e tale studio si integra con la filosofia (cfr. le
riflessioni sulla natura del linguaggio in PLATONE).
Si possono trovare, lungo tutta la storia della grammatica, questi
tre punti di vista, più o meno sviluppati secondo i periodi. Il
risultato di tali ricerche è considerevole: formazione delle
nozioni di frase, soggetto, oggetto, parti del discorso, scoperta
dei rapporti di parentela fra lingue, ecc.; e la linguistica attuale si
basa su queste acquisizioni. Considerevole è anche la diffusione
14
di determinate idee sul linguaggio, direttamente o indirettamente
derivate dall’idealismo platonico (la lingua rappresenta il
pensiero, ed esiste perciò indipendentemente da ogni
realizzazione), idee di cui una linguistica scientifica deve
scoprire l’origine, se non alto per poterle utilizzare o contestare.
2 Se di fronte a queste ricerche, si pone la prima definizione
della linguistica in quanto studio scientifico del linguaggio, si
trovano pochi studi, o addirittura nessuno, che si propongano
tale fine. Si ha l’impressione che l’interesse maggiore non sia
quello del linguaggio; anche nel XIX secolo, così ricco di studi
grammaticali, ciò che viene preso in considerazione non è la
lingua in se stessa, ma la storia delle lingue e i rapporti esistenti
fra loro. Inoltre, vari punti di vista spesso confluiscono.
E’ a questa definizione dell’oggetto della linguistica che
SAUSSURE, dopo una condanna di quei predecessori che non
hanno definito il loro oggetto di studio, consacra i primi capitoli
del suo Cours. Il termine linguaggio abbraccia un insieme di
realtà molto diverse, fisiologiche e psicologiche, uditive e
vocali, e tutte le scienze o quasi possono trovarvi l’oggetto di
studio che le riguarda. Il campo proprio della linguistica non è
evidente, benché SAUSSURE sia certo della possibilità di tale
scienza anche prima di scoprire il suo oggetto specifico.
15
Tutte le società umane possiedono un mezzo di comunicazione
“articolato”, il linguaggio – ma le lingue sono diverse. Fra
l’individuazione della diversità e la similarità di comportamento,
trova la sua collocazione una ipotesi, un “punto di vista”, e
l’indicazione di un oggetto e di un metodo. Tale oggetto è la
langue, componente sociale del linguaggio, che si impone
all’individuo e si oppone alla parole, manifestazione volontaria
e individuale. La langue è un sistema di segni. Definito così, il
linguaggio viene paragonato agli altri sistemi simbolici (morse,
segnali marittimi) e diventa da questo punto di vista oggetto
della semiologia, che deve studiare “la vita dei segni nel quadro
della vita sociale”, scienza nuova che SAUSSURE costituisce
nello stesso momento in cui fonda la linguistica; quest’ultima ha
il compito di fornire, all’interno della semiologia, i caratteri
specifici della lingua, il più elaborato di tali sistemi di segni.
Dalla definizione dell’oggetto derivano alcuni principi
metodologici.
a) Innanzitutto, la linguistica generale non può porsi alla
fine delle diverse indagini condotte sulle lingue, ma alla loro
origine, in quanto è suo compito dirigere tali indagini. Si ritrova
così l’atteggiamento delle grammatiche generali e ragionate del
XVII e XVIII secolo. La frattura epistemologica operata da
16
SAUSSURE è dunque rottura con gli studi grammaticali del
XIX secolo e recupero, con un altro metodo e in un altro
contesto scientifico, di un punto di vista più antico sul
linguaggio.
b) Sono studiati tutti i fatti di lingua: il punto di vista
normativo è escluso; infatti le leggi ricercate sono leggi di
funzionamento del linguaggio e non sono norme sociali. E’
necessario liberarsi delle idee di buon senso e dei pregiudizi
sociali e nazionali. Di qui la costituzione di una terminologia
nuova e rigorosa.
c) La lingua parlata, dimenticata per molto tempo, diventa
l’oggetto (quasi) privilegiato della ricerca. Di conseguenza
emergono le particolarità della lingua scritta e la possibilità di
uno studio dell’interdipendenza di questi due codici.
d) Poiché la langue (nel senso saussuriano) viene definita
nella sincronia, tale prospettiva diviene dominante. La radicale
separazione dall’approccio diacronico è una fondamentale
necessità […].
e) Infine, postulato o risultato dell’osservazione: la lingua
è una struttura, una forma e non una sostanza, Essa è un sistema
di valori le cui unità sono differenziali, oppositive, negative. Il
linguista è distolto dallo studio della sostanza (pensiero, suoni) e
17
dispone di un criterio di pertinenza che gli permette di costituire
e comprendere gli oggetti linguistici, che non sono mai fatti
isolati, ma valori.
Tale è l’insieme dei concetti della linguistica strutturale di
SAUSSURE, e si può considerare la storia della nostra scienza
fin verso gli anni 1960, così come la configurazione di una parte
del suo campo attuale, come lo sviluppo delle ipotesi
saussuriane. […]
7
La definizione prosegue poi fornendo una descrizione delle caratteristiche
proprie delle principali scuole di linguistica, da Saussure ad oggi.
Un’ultima definizione da prendere in considerazione è quella riportata nel
Dizionario di linguistica edito dalla Einaudi
8
:
linguistica
Col termine l si è soliti definire lo studio scientifico, peraltro
condotto secondo le più diverse ottiche interpretative, del
linguaggio umano in tutte le sue possibili manifestazioni –
comprendendo queste ultime, in generale, le lingue storicamente
attestate, i rapporti che possono stabilirsi fra di esse sul piano di
una classificazione in termini di parentela genetica o di affinità
7
Ibidem, s. v. “LINGUISTICA”, le evidenziazioni sono nel testo.
8
BECCARIA G. L. (a cura di), Dizionario di linguistica, Torino, Einaudi, 1994.
18
tipologica, le componenti (fonetiche, morfosintattiche, lessicali e
semantiche) loro costitutive – ma con il presupposto di fondo
che lo studio in questione, modernamente inteso, si attui
comunque «per mezzo di osservazioni controllate e verificabili
empiricamente con riferimento ad una qualche teoria generale
della struttura linguistica» [Lyons 1968]. In tal senso si è spesso
voluto contrapporre una l “scientifica” – identificata ora con la
grammatica storico-comparativa dell’Ottocento (grammatica
comparata), ora invece con la teoresi saussuriana e
postsaussuriana – ad una l “prescientifica”, in quanto tale non
ancora consapevolmente costituitasi come scienza autonoma,
con propri metodi e specifiche finalità di studio. Una distinzione
del genere appare tuttavia di assai dubbia pertinenza – se non
totalmente destituita di fondamento – sul piano di una corretta
storicizzazione del pensiero linguistico, ed è forse opportuno qui
ribadire che la “scientificità” della l non può in alcun modo
qualificarsi come acquisizione recente: al pari, evidentemente, di
ogni altra disciplina scientifica, la l – comprendente,
nell’accezione più generale del termine, qualsiasi tipo di
riflessione sul linguaggio – è sorta e si è sviluppata con modalità
e ad opera di sollecitazioni diverse nei vari sistemi culturali che
si sono via via succeduti nella storia sin dall’epoca più antica; se
19
– poniamo – i Cinesi, gli antichi Indiani, i Greci e gli Arabi
hanno attentamente analizzato le proprie realtà linguistiche, è
altrettanto vero che le loro analisi rinviano, manifestamente o
subliminalmente, a specifici modelli interpretativi, ai paradigmi
culturali di riferimento di volta in volta inerenti agli sviluppi del
pensiero, dell’ideologia, della religione, delle istituzioni
politiche e sociali che hanno caratterizzato le loro rispettive
civiltà. Si potrà allora riconoscere, senza alcuna ombra di
dubbio, che è realmente esistita sia una l cinese, sia una l
indiana, greca, araba, e così via, sino alle correnti interpretative
moderne e contemporanee, la cui etichettatura è quanto meno
sovranazionale (si è potuto, ad es., ragionevolmente
contrapporre, negli ultimi decenni del nostro secolo, una l
europea ad l (sic) americana), ed è altresì usuale parlare di l
classica, medioevale, rinascimentale, illuminista, romantica ed
ottocentesca, ecc., in coincidenza con le denominazioni delle
grandi epoche storiche, o qualificare il termine l con opportuni
attributi specificativi che ne identifichino gli stretti rapporti
diversamente contratti con le principali correnti di pensiero
succedutesi nei secoli sino ad oggi (si possono di fatto
riconoscere una l empirista ed una l razionalista, una l positivista
20
ed una l idealista, l (sic) strutturale variamente ramificata ed una
l marxista).
In generale, è dunque di pertinenza della l qualsivoglia analisi
della lingua – sia essa scritta che (soprattutto) parlata – condotta
in chiave rigorosamente descrittiva o in concomitanza a finalità
normativo-prescrittive (grammatica), sul piano sincronico o
diacronico, con prevalenti interessi sintagmatici o paradigmatici,
incentrata sull’aspetto formale o sostanziale del linguaggio,
rapportata a un modello interpretativo icastico (come la
configurazione della materia o del corpo umano) o anicastico
(come nel caso dei modelli matematici, di complessa e
sofisticata formalizzazione, che stanno alla base della ricerca
moderna e contemporanea). In particolare, tenendo conto delle
molteplici articolazioni oggi assunte dalla disciplina, e in base
agli specifici oggetti o settori di studio, alle diverse direzioni di
indagine e ai metodi che ne improntano le differenti prospettive
di analisi, si possono distinguere, da un lato, una l indoeuropea,
ugrofinnica, semitica, germanica, slava, latina, romanza, inglese,
italiana, francese, ecc., dall’altro lato una l generale, o teorica,
orientata – secondo gli intendimenti di Saussure e dello stesso
Meillet – allo studio delle modalità e delle condizioni di
funzionamento dei sistemi linguistici; quindi una l diacronica, o