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ancora, vi è un rapporto direttamente proporzionale tra il grado di coesione e la
peculiarità di vivere in un luogo in cui ci si conosce a vicenda? ovvero, è scontata la
definizione in cui se ci si conosce tutti allora è presente un alto grado di correlazione per
quanto riguarda i rapporti interpersonali?
Alcune risposte a queste domande richiedono così un approfondimento del tessuto
sociale che può essere effettuato anche grazie all’utilizzazione di tecniche utili alla
definizione in maniera chiara di tutti questi aspetti oggetto di esame.
Il lavoro inizia così a Gennaio con un piccolo progetto in cui erano esposti tutti i punti
salienti della ricerca che si voleva condurre; si è partiti da una sommaria definizione
degli aspetti che si volevano toccare e per i quali è stato necessario una rivisitazione per
meglio definire il nucleo centrale della ricerca.
Dopo aver chiarito il quadro concettuale, si è passati a una definizione quantitativa dei
soggetti che risultavano idonei, per poter raggiungere gli obiettivi prefissati.
L’analisi effettuata ha portato all’individuazione di circa 300 residenti appartenenti alle
due parti del paese, da questi 300 individui si sono presi in considerazione solo quelli
appartenenti alla fascia di età 60-70 anni.
Si è effettuata questa scelta in quanto serviva una definizione ulteriore del discorso
legato alla formazione dei processi relazionali; la scelta quindi, è ricaduta su questi
individui in quanto si sono presi in considerazione coloro che non sono mai andati via
dalla piccola comunità in cui abitano, coloro che rispecchiavano questa caratteristica
erano anche coloro che avevano un’età abbastanza avanzata, gli unici che potessero
testimoniare quanto tali relazioni fossero indispensabili per poter formare un tessuto
sociale stabile e duraturo.
Successivamente si sono raccolti i relativi nomi e cognomi, grazie all’aiuto di una
persona del luogo, si è effettuata una verifica arrivando a una riduzione che ha portato
alla definizione di 73 persone, dividendo costoro tra i residenti di Tufo Alto e quelli di
Tufo Basso.
Sono presenti così, nella parte più alta del paese 9 individui, compresi tre coppie di
coniugi, mentre nella parte più bassa abbiamo 64 soggetti e 15 coppie di coniugi; un
ulteriore verifica effettuata ha portata alla definizione di un particolare elemento, tra
queste coppie di coniugi si sono presi in considerazione solo coloro che hanno sempre
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abitato nel paese, in quanto alcuni soggetti sono sposati con persone che provengono da
altri paesi, oppure da piccoli centri sparsi lì vicino.
Come si può capire da ciò detto in precedenza, dopo aver effettuato delle premesse così
chiare sarebbe stato inutile, e alquanto controproducente, analizzare persone che non
avevano vissuto le strette relazioni che invece chi vi abitava conosceva molto bene.
Come si è specificato all’inizio, Tufo è una frazione di Carsoli.
Carsoli ha delle dimensioni, sia territoriali, che a livello demografico più cospicue
rispetto a Tufo, è caratterizzata ad esempio da più ritrovi per i giovani, ove Tufo invece
si compone solo di due bar, una piccola bottega, una pizzeria e una macelleria.
Da qui può partire, inoltre, una descrizione storica dei due paesi, come sono nati, quali
tipi di influenza possono aver avuto, come si sono modificati nel tempo; un aiuto in
questo può essere ricavato dalle conoscenze possedute dal sindaco e dal parroco.
Quest’ultimo può rappresentare un testimone privilegiato per la conoscenza soprattutto
di Tufo in cui esercita la sua vocazione da circa 25 anni.
La sua testimonianza è importante non solo per vedere se ci sono stati dei cambiamenti
forti all’interno della piccola comunità, ma soprattutto per verificare se ci sono
particolari elementi che legati ad esempio all’aspetto culturale, come usi e tradizioni,
possono aver rappresentato un dato importante per quanto riguarda l’unione tra i
membri.
Tutto questo deve essere accompagnato da validi strumenti di indagine che possono
definire ancora di più la struttura della ricerca.
Diviene importante il loro utilizzo soprattutto per l’analisi dei rapporti sociali, nei loro
aspetti di uniformità e ripetibilità, caratterizzati da una loro costituzione storica, etica,
economica.
L’analisi sociologica deve quindi disporre di una sua metodologia legata al suo oggetto
di ricerca, e finalizzato alla verifica di particolari elementi che si presumano accadere in
un particolare contesto.
Entra così in gioco, come strumento fondamentale al fine di un buon esito della ricerca
oggetto di studio, l’utilizzo dell’intervista; questa viene presentata come una delle
tecniche di rilevazione, la sua importanza può essere collegata al fatto che rappresenta la
sola delle informazioni inedite, rispetto a quelle che possono essere inferite dai
documenti disponibili.
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Diventa importante la definizione del ruolo dell’intervistato che deve avere davanti a sé
alcuni punti importanti: chiarire gli scopi della ricerca, spiegare il metodo mediante il
quale l’intervistato è stato scelto, far sapere chiaramente il fine dell’indagine.
Proprio grazie all’individuazione della tecnica di indagine più idonea al raggiungimento
dello scopo prefissato, si è deciso a livello quantitativo quante persone potevano essere
utilizzate per poter partecipare a queste interiste.
Si è deciso così di prendere 2 soggetti per quanti riguarda Tufo Alto e 5 soggetti per
quanto riguarda Tufo Basso: tra coloro che abitano a Tufo Alto viene preso in
considerazione il caso di una coppia di anziani Virginio F. di anni 89 e Clementina D.
G. di anni 86, che risiedono nella parte più alta del paese, ma che abitano in maniera più
isolata rispetto al resto degli abitanti.
La collocazione della loro casa li porta ad avere delle relazioni limitate rispetto invece
all’altra parte del paese in cui, soprattutto a livello di posizione, i soggetti in questione
hanno più possibilità di interagire.
Questo aspetto può essere visto come importante per la definizione dei rapporti
interpersonali, un’intervista approfondita sui due soggetti in questione può portare alla
definizione di come vengono vissute tali relazioni non avendo un contatto diretto, ma
soprattutto assiduo con il resto della popolazione.
Ossia ci sono delle differenze sostanziali tra le relazioni effettuate tra soggetti che
magari condividono la stessa strada?
Oppure la distanza territoriale non grava sull’intensità e la durata di tali rapporti?
La risposta a tali interrogativi può costituire un’importanza notevole, la testimonianza
de due soggetti può rappresentare un indicatore fondamentale ad esempio, di quanto
queste relazioni, proprio perché in un contesto così piccolo, siano importanti; quanto o
se la loro individualità si sia rafforzata appartenendo in un contesto comunitario così
esiguo.
Questo perché le relazioni interpersonali costituiscono un elemento importante per la
costituzione dell’identità dell’individuo stesso.
Il processo di socializzazione si fonda innanzitutto sull’esistenza di una cultura comune,
collegata al consenso; tale socializzazione avviene attraverso l’interiorizzazione di
norme condivise che pota l’individuo stesso a essere socialmente identificabile.
5
Il processo di socializzazione viene rappresentato come un processo discontinuo, nel
quale la personalità è organizzata intorno a un processo di integrazione e di
differenziazione.
La particolarità di voler, quindi, studiare tutti questi aspetti in un contesto nel quale gli
individui che vi abitano hanno un rapporto stretto, lo caratterizza come un oggetto sul
quale effettuare uno studio di questo tipo più che idoneo.
Si insiste su questo elemento proprio perché una volta chiarito l’oggetto/soggetto di
indagine diventa più semplice tirare fuori le più variate supposizioni, per le quali
occorre sempre una verifica più che rigorosa, in modo che non si rischia di incappare in
tesi sbagliate per le quali non si è condotta un’indagine idonea.
Rimarcando la concezione di un’attenta analisi, occorre prendere in considerazione una
definizione più manualistica dei concetti di relazioni interpersonali, cercando di
delineare i vari autori e i vari profili concettuali che legano ciascun autore alla sua
definizione.
Si prenderanno in considerazione i vari precursori della sociologia, i quali hanno dato
un contributo importante per quanto riguarda il concetto di tali relazioni, e per i quali è
più che doveroso determinarne il pensiero.
Le premesse sono chiare per poter impostare un lavoro del genere; un lavoro che
richiama l’attenzione verso la valutazione di particolari atteggiamenti, per i quali si
possono ricavare risposte idonee al conseguimento di particolare obiettivi, ricordando
che il nucleo centrale, rappresenta la tematica riguardante la costituzione dei rapporti
interpersonali.
Tale tematica quindi non può che essere studiata all’interno di un contesto comunitario
che può favorire lo studio di particolari elementi; la peculiarità di osservare un piccolo
nucleo di individui può non solo favorire una facilitazione per quanto riguarda l’esiguo
numero di dati da dover analizzare, ma rappresenta una forma di contesto per i quali si
possono fare le supposizioni più svariate.
La motivazione per la quale si è spinti verso la costituzione di un oggetto di studio
legato a questo piccolo paese dell’Abruzzo, è proprio perché ci sono delle particolari
caratteristiche che fanno supporre la presenza di particolari fenomeni, per i quali si
pensa che esistano proprio perché il paese ha quelle caratteristiche.
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L’osservazione che da tempo viene effettuata, ha portato all’individuazione di alcuni
processi caratteristici propri del tessuto sociale stesso; la presenza ad esempio dei
rapporti stretti di vicinato, ha posto un’attenzione particolare a come tale coesione
poteva nascere e cosa la distingueva ad esempio dai grandi agglomerati.
Quali potevano essere quindi le caratteristiche che potevano portare a una distinzione tra
i grandi agglomerati e il piccolo nucleo comunitario nel quale veniva impostata la
ricerca.
Quindi l’affermazione che abitando in un nucleo, nel quale ci si trova a dover interagire
con un numero limitato di individui, il grado di coesione poteva essere maggiore
rispetto a un nucleo più cospicuo, nel quale ci si trova giorno dopo giorno a dover creare
delle relazioni con un numero svariato di individui?
Quale era il peso che si poteva attribuire a forme di relazioni del primo tipo: si poteva
affermare che quest’ultime avevano magari un peso maggiore ad esempio rispetto alle
seconde?
Tutti questi aspetti portano così a voler verificare le diverse supposizioni, e un campo di
studio del genere può raggiungere in maniera chiara, anche se non semplice, i vari
obiettivi necessari; Tufo è sempre stato caratterizzato da questi aspetti, la maggior parte
della popolazione è costituita da soggetti che hanno sempre vissuto lì e per i quali si è
impostato un grado di coesione importante, spesso nascevano delle incomprensioni
magari tra gli abitanti del luogo e altri che magari venivano da fuori, i cosiddetti
“forestieri”.
Anche questo aspetto appena citato, può essere estrapolato grazie all’utilizzo
dell’intervista.
Potrebbero essere importanti le varie testimonianze degli intervistati più anziani, che
potrebbero costituire un buon indicatore del rapporto di solidarietà presente.
Si potrebbe valutare come ci si comportava all’arrivo o alla presenza di individui che
non appartenevano alla comunità di origine, quali potevano essere le varie reazioni.
Come si può notare una valutazione di questo tipo è in grado non solo di definire meglio
lo studio proposto, ma la sua verifica è alla base di una valutazione di quanto le maglie
del tessuto sociale siano ben strette, e quale grado di appartenenza è possibile
individuare.
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Riprendendo sempre il concetto della coesione, si può tornare al discorso legato alla
valutazione dell’aspetto culturale del paese; a questo proposito potrebbe essere di valido
aiuto la determinazione degli usi e costumi che contraddistinguono il nostro oggetto di
studio.
Il 14-15-16 di Agosto si festeggia oltre il ferragosto anche il patrono del paese, S.
Stefano.
La festa inizia il 14 dove la mattina viene celebrata una messa a Tufo Basso, viene poi
fatta la processione che attraversa tutto il paese, il 15 invece, si celebra la messa a Tufo
Alto, poi tutti i partecipanti scendono a Tufo Basso dove viene svolta un’altra funzione
religiosa.
La sera tutto il paese si riunisce nella piazzetta di Tufo Basso.
Il 16 invece è dedicato a Tufo Alto, S. Stefano è il patrono di questa parte del paese,
anche in questo giorno viene celebrata la messa nella parrocchia di Tufo Alto, la
processione arriva fino a Villetta e poi risale nella parrocchia di Tufo Alto, dove viene
celebrata un’altra messa.
La sera ci si riunisce a Tufo Alto dove anche qui si balla fino a tardi.
L’organizzazione dei vari avvenimenti sono affidate ad un comitato, ossia ad alcuni
abitanti di Tufo che si prodigano nell’attuazione delle varie attività svolte durante questi
giorni di festa.
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Capitolo Primo: approccio teorico.
L’individuo sociale e le sue azioni, nei “classici” della sociologia.
“Che la materia della vita sociale non possa essere spiegata in base a fattori puramente
psicologici- cioè mediante stati della coscienza individuale- ci sembra evidente.
Infatti le rappresentazioni collettive traducono la maniera in cui il gruppo pensa se
stesso nei suoi rapporti con gli oggetti che lo influenzano.
Ma il gruppo è costituito in maniera diversa dall’individuo, e le cose che lo influenzano
sono di altra natura: rappresentazioni che non esprimono né gli stessi soggetti né gli
stessi oggetti non possono dipendere dalle medesime cause”.
1
Da questa definizione è possibile accentuare sia il carattere collettivo, sino a considerare
i gruppi come realtà autonome in qualche misura distinti dagli individui, sia al contrario
enfatizzare, il fatto che il collettivo può essere ricondotto alla sua dimensione
interindividuale, in quanto all’interno degli stessi gruppi sono sempre e comunque gli
uomini a pensare e ad agire.
Nel primo approccio l’attenzione viene dunque riservata al sociale nella sua totalità: il
gruppo, il sistema, la struttura, vengono concepiti come realtà fondamentali, mentre
l’individuo come realtà da queste derivate.
Il secondo approccio considera invece come unità essenziale di riferimento l’individuo,
nel quale vanno ricercati i principi esplicativi degli stessi fenomeni sociali; la tradizione
sociologica si caratterizza in qualche misura in base alla contrapposizione tra i
sostenitori del primo e del secondo dei due grandi orientamenti sopra esposti.
I sociologi in altre parole, possono essere distinti in due gruppi principali: il primo
composto da coloro i quali i fenomeni sociali si verificano secondo modalità proprie, in
base a una propria natura e a proprie leggi specifiche, in cui gli individui sono relegati al
ruolo di semplici esecutori; il secondo costituito invece da coloro che considerano i
1
Emile Durkheim “Le regole del metodo sociologico” 1895, p.p. 15
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fenomeni sociali come effetti, peraltro complessi e non sempre evidenziabili
direttamente, dell’agire degli esseri umani.
Emile Durkheim: la dipendenza dell’individuo alla società, e la definizione di fatto
sociale.
Emile Durkheim (1858-1917) può essere considerato come il più autorevole precursore
e ispiratore, in campo sociologico di ciò che gli epistemologi definiscono olismo o
collettivismo, cioè di quell’approccio secondo il quale le strutture sociali precedono gli
individui, e hanno valore esplicativo nei loro riguardi.
Inoltre l’olismo si caratterizza anche per il fatto di concepire il tutto sempre come
qualcosa di diverso e di superiore rispetto alle singole parti che lo costituiscono.
L’impostazione olistica di Durkheim si qualifica per il riconoscimento di una primazia
della società sull’individuo e per la ricerca di una spiegazione dei fenomeni sociali del
tutto autonomi rispetto a quella delle scienze psicologiche e biologiche.
Per poter chiarire ulteriormente il discorso, è indispensabile prendere in considerazione
ciò che il nostro autore fa, del fatto sociale.
Il fatto sociale consiste in “ogni modo di fare, più o meno fissato capace di esercitare
sull’individuo una costrizione esterna - oppure un modo di fare che è generale
nell’estensione di una società data pur avendo esistenza propria, indipendente dalle sue
manifestazioni individuali”
2
.
Questi modi di fare, esterni all’individuo, sono le regole, le pratiche il linguaggio.
Essi sono più o meno consolidati, non sono innati, ma vengono appresi e praticati dai
singoli individui, si ritrovano quindi nelle coscienze individuali.
Ad esempio nel caso dell’educazione, Durkheim sostiene la sua totale dipendenza dalla
struttura della società e individua, quale suo compito fondamentale, la costruzione in
ciascun individuo “dell’essere sociale” che si raggiunge tramite l’acquisizione di un
sistema di idee, di sentimenti e di abitudini che non esprimono la personalità in
generale, ma il gruppo o i gruppi al quale si fa parte.
2
Emile Durkheim “Le regole del metodo sociologico”, 1895 p.p. 33
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Contrapposto all’essere individuale l’essere sociale è determinato dalle credenze e dalle
pratiche religiose e morali, dalle opinioni collettive, e varia al variare di questi elementi.
Dalla definizione data da Durkheim sui fatti sociali emergono tre tratti distintivi:
l’esteriorità, la coercitività e la generalità.
Essi sono esterni all’individuo innanzitutto perché questi nasce in una società che lo
precede e che condiziona la sua personalità, il secondo tratto distintivo è identificato
nella costrizione morale.
Il fatto sociale infatti possiede il potere di coercizione esterna, che presenta gradi diversi
di incidenza sugli individui e che si riconosce per l’esistenza di sanzioni.
Il terzo tratto consiste nella generalità; il fatto sociale deve valere per un numero
consistente di persone, o meglio deve valere per i membri di una determinata società,
senza quindi presentare nessuna pretesa di universalità.
“Il campo della vita veramente morale incomincia la dove inizia il campo della vita
collettiva, o in altri termini, che siamo esseri morali soltanto nella misura in cui siamo
esseri sociali”.
3
La società è un essere psichico che ha un proprio modo di pensare, di sentire, di agire
diverso da quello degli individui che lo compongono.
Un fatto in particolare rende sensibilissimo questo carattere specifico della società, e
cioè il modo in cui la personalità collettiva si conserva e persiste identica a sè stessa a
dispetto dei continui cambiamenti che si verificano nella massa delle personalità
individuali.
Così come la fisionomia fisica e morale dell’individuo rimane la stessa nei suoi tratti
essenziali sebbene dopo brevissimo tempo le cellule che sono la materia dell’organismo
si siano totalmente rinnovate, così la fisionomia collettiva della società sussiste simile a
sé stessa, ad eccezione delle differenze secondarie attinenti all’età nonostante
l’incessante rinnovamento delle generazioni.
Se la società fosse semplicemente diversa dall’individuo, se essa fosse distinta da noi al
punto di esserci estranea, un simile attaccamento sarebbe inspiegabile, giacchè non
sarebbe possibile, se non nella misura in cui l’uomo rinunciasse in qualche modo alla
sua natura per diventare qualcosa di diverso da sé.
3
Emile Durkheim, “Educazione come socializzazione” 1973, p.p. 12