7
Solo grazie agli studi di Gaetano Ghiraldi del 1990
3
e di Elena Corradini del 1997
4
sulle
collezioni Estensi, ho potuto afferrare il bandolo di questo groviglio, e cominciare a
ripercorrere le campagne di acquisizione di opere d’arte promosse da Bariola, fino a
capire che molto materiale su di lui rimaneva all’Archivio Storico della Galleria Estense.
Infatti, lì, sono raccolti i protocolli d’ufficio e i carteggi istituzionali tra Bariola e la
Direzione Generale di Belle Arti, nonché qualche suo appunto e lettera informale ad
amici e colleghi.
Poi, ho ritenuto opportuno controllare i documenti riguardanti la Galleria Estense
all’Archivio Centrale dello Stato a Roma, che hanno effettivamente completato e
confermato ogni notizia sulle campagne di acquisizione promosse sotto la direzione di
Bariola.
Il secondo contributo che ha dato una spinta sostanziale alla ricerca è stata la
frequentazione della figlia di Giulio Bariola, la Professoressa Valeria Silvia Bariola,
anch’ella storica dell’arte, allieva di Roberto Longhi a Bologna, residente a Modena.
La signora si è resa disponibile a dividere con me i ricordi di suo padre, sia più personali,
che di carattere più storico.
Grazie alle sue informazioni, ho cercato i riscontri documentari e sono riuscita a
ricostruire le altre attività modenesi alle quali Bariola ha atteso fuori dalla galleria, per
esempio la sua presenza sui cantieri di restauro del Duomo e del Palazzo del Comune di
Modena, il suo coinvolgimento nel recupero della Bibbia di Borso d’Este, le sue attività
in seno alla Regia Deputazione di Storia Patria, i suoi rapporti con molti esponenti dei
circoli intellettuali della città modenese, il suo interesse per l’arte contemporanea
modenese (che ha fruttato una pubblicazione sugli artisti Benito Boccolari e Giovanni
Forghieri
5
).
Ma le informazioni più emozionanti sono i ricordi che la professoressa Bariola ha delle
frequentazioni illustri di casa e delle amicizie del padre: Adolfo Venturi, Lionello Venturi,
Giulio Cantalamessa, Corrado Ricci, Gino Fogolari, Paolo d’Ancona, Francesco
Malaguzzi Valeri, Roberto Longhi, Matteo Marangoni, Federico Zeri, Tommaso
Sandonnini e molti altri esponenti di quella generazione di storici dell’arte, la prima
costituita da veri professionisti della disciplina in Italia.
3
G. Ghiraldi, La Galleria Estense: doni, lasciti, acquisti 1884-1990, Modena, 1990.
4
E. Corradini, Museo e Medagliere Estense tra Otto e Novecento, Modena, 1997.
5
G. Bariola, Giovanni Forghieri pittore, Benito Boccolari silografo: mostra personale della “Famiglia degli artisti” di Modena,
estratto da “Cronache d’arte”, fasc. II, Reggio Emilia.
8
La ricerca non si è esaurita così: molti tasselli della carriera dello storico dell’arte
mancavano all’appello, come ad esempio la sua fase formativa a Roma e la reggenza della
cattedra di storia dell’arte a Pavia, nonché i suoi ultimi anni.
Altra tappa significativa per ritessere le fila della sua storia è stata dunque l’indagine a
Pavia, da me visitata negli archivi dell’Università. Da essi sono emersi frammenti
dell’insegnamento di storia dell’arte, tra i quali alcuni registri delle lezioni, che per il loro
carattere programmatico, forniscono qualche dettaglio in più sul profilo critico di Bariola.
Ho lavorato su materiale molto vario: dagli articoli di giornale alle riviste di settore, ai
carteggi istituzionali e quelli privati, fino ai necrologi, spesso fonti dettagliate di
informazioni, con l’idea fondamentale di trascrivere quanto più materiale potevo e
riportarlo per esteso nella tesi, per dare voce allo storico che ha scritto e tramandato così
poco.
Purtroppo per la fase pavese molto ancora rimane da scoprire: questo è il difetto più
grande da imputare a questa tesi.
Lo stato incompleto di riordinamento degli archivi storici dell’Università, ha impedito di
ricostruire anno per anno la sua docenza; anche i suoi ultimi ventanni, dal 1936 al 1956,
ancora fervidi di attività, rimangono da indagare analiticamente, partendo dal suo
impegno nella difesa del patrimonio storico cittadino, legato probabilmente alla
frequentazione, non del tutto confermata, della Società conservatrice dei monumenti pavesi
dell’arte cristiana, e dalle sue amicizie illustri (Cesare Angelini, Gaetano Panazza, Pietro e
Giovanni Vaccari, Augusto Vivanti, Giuseppe Nocca) intorno ai collegi storici cittadini e
all’Università.
Ho voluto dare spazio, in appendice alla tesi, anche alla trascrizione dei carteggi tra
Bariola e il maestro Adolfo Venturi, tra Bariola e Corrado Ricci, purtroppo privi delle
risposte, soprattutto perché da essi si colgono gli aspetti peculiari della personalità.
Da queste lettere si evincono l’insofferenza di Bariola alle istituzioni, un fastidio che gli è
costato la carriera; la sua ansia di perfezionismo e di approfondimento ha ritardato e
disperso e infine fermato qualsiasi tipo di pubblicazione; la sua ansia prettamente
interiore, che lo fa essere lirico, melodrammatico, in una parola, un romantico; la sua
fervente passione per l’arte e le cose belle, che lo vedono sempre in prima linea nella
difesa e tutela del patrimonio artistico.
9
Tutto ciò mi ha portato a concludere di essere di fronte ad una personalità che ha scelto
l’anti-accademismo come imperativo della propria professione, più volte da lui stesso
professato chiaramente.
Va sottolineato che questa irregolarità non ha implicato una disaffezione per la ricerca
scientifica, o una scarsa preparazione professionale, bensì un impegno militante e
pedagogico verso l’ottenimento della conoscenza dell’Arte in senso largo, stimolata e
supportata dal contatto diretto con le opere, che vanno “viste e riviste”, riconsiderate alla
luce di nuovi stimoli. Per Bariola ogni elemento tratto dall’osservazione della natura, da
altre discipline, quali soprattutto la musica e la letteratura, dai piccoli oggetti quotidiani
(da qui il suo interesse per le Arti minori e applicate) è fonte di comprensione e
conoscenza dell’Arte.
Alla fine mi sono accorta che il materiale raccolto era tanto, e che per ogni paragrafo si
potevano aprire spunti critici di riflessione svariati: da qui ho deciso la trattazione
cronologica della materia, magari un po’ pedante, divisa secondo le tappe principali della
vita di Giulio Bariola, chiaramente definite anche dalle città nelle quali è vissuto.
In molti paragrafi ho fatto rimandi ad altri fatti, rendendo il senso di contemporaneità di
certi eventi e confidando nella chiarezza dell’esposizione: mi auguro di non essere stata
troppo confusa.
Non credo che la ricerca sia completa né tanto meno conclusa: molte testimonianze
segnalano l’assidua frequentazione di Bariola nelle città di Firenze, Venezia e Roma,
spesso chiamato per dare la sua opinione in merito ad attribuzioni e studi, ma di queste
notizie non ho rintracciato alcun riscontro documentario.
Mi compiaccio almeno, con molta umiltà, di aver fatto ordine intorno a questo
personaggio e di averne consegnato un profilo più definito, che chiarisca ad esempio
perché una personalità della statura di Roberto Longhi lo definisca il gran dilettante
6
e lo
chiami in causa nella conferenza su Lorenzo Lotto, tenuta a Venezia in occasione della
mostra del 1953
7
.
Bariola è colui che trae diletto dalla storia dell’arte, ma non nel senso hobbistico, invece in
un senso più profondamente filosofico. Per lui l’esperienza artistica è una vibrante e
appassionante esperienza di godimento estetico, e quanto più viene approfondita, tanto
più il suo piacere, la sua conoscenza ne vengono appagati.
6
R. Longhi, La mostra di Arezzo, in “Paragone”, II, 1951, p.51.
7
R. Longhi, Lorenzo Lotto accanto a Raffaello a Roma, in “Notizie da Palazzo Albani”, IX, 1980, p. 110.
10
Tutto ciò è rimasto purtroppo spesso nella sfera della sua intimità, condivisa al massimo
da coloro che hanno potuto stargli vicino in quegli istanti.
“ Piangano tutte le cose belle che da lui non saranno più viste…”, così scrive il sacerdote
Cesare Angelini in un’ipotetica epigrafe per Bariola, cogliendo nel segno la sua
caratteristica di romantico attardato, così scelgo questa frase per concludere la mia breve
introduzione, augurandomi di aver restituito il profilo di una personalità notevole in seno
alla ricerca sulla prima generazione di storici dell’arte in Italia.
Colgo l’occasione qui di fare i miei ringraziamenti più sentiti e sinceri a quanti mi hanno
aiutata e sostenuta in questa ricerca.
I primi sono rivolti al Professore Giovanni Agosti, instancabile, appassionato e
ammirevole studioso, proponente di questa ricerca, la quale pareva fin dall’origine
impraticabile, ma che lui ha sostenuto con attenzione e dedizione fino alla fine.
A lui rivolgo anche la mia più sincera stima e riconoscenza per i valori che ha saputo
trasmettermi, in questi anni, nello studio della Storia dell’Arte.
Vorrei anche ringraziare: per Milano la Prof.ssa Fiorella Frisoni; il Dott. Simone
Facchinetti; il Dott. Marco Albertario; il Dott. Andrea Canova; Stefano Bruzzese.
Per Modena: il Dott. Filippo Trevisani, la Sig.ra Maria Grazia Silvestri, la Dott.ssa
Francesca Piccinini, il Dott. Gaetano Ghiraldi (Soprintendenza dei Beni Culturali per
Modena e Reggio); la Dott.ssa Anna Rosa Venturi e il personale della Biblioteca Estense;
Mons. Guido Vigarani, il Dott. Matteo Al Kalak (Archivio Capitolare di Modena); il
Dott. Giordano Bertuzzi (Deputazione di Storia Patria di Modena); la Prof.ssa Valeria
Silvia Bariola, il Dott. Carlo Bariola e la Sig.ra Beatrice Canossi.
Per Pavia: la Dott.ssa Annamaria Paolillo; la Prof.ssa Donata Vicini e la Dott.ssa Gigliola
de Martini (Civici Musei di Pavia); il Prof. Giulio Guderzo, il Dott. Fabio Zucca e le
archiviste dell’Archivio Storico dell’Università di Pavia; la Dott.ssa Giuseppina Motta
(collegio Ghislieri di Pavia); la Prof.ssa Elisa Signori (Università di Pavia); il Dott. Felice
Milani e il Dott. Giovanni Zaffignani (Civica Biblioteca Bonetta di Pavia); il Dott. Fabio
Maggi.
Ringrazio anche: la Dott.ssa Maria Pina di Simone, la Dott.ssa Maria Letizia Sagù
(Archivio Centrale dello Stato di Roma); la Dott.ssa Sandra di Majo (Biblioteca Scuola
Normale Superiore di Pisa); la Dott.ssa Claudia Foschini (Biblioteca Classense di
11
Ravenna); il Prof. Stefano Valeri (Università la Sapienza di Roma); il Prof. Giacomo
Agosti (Accademia di Belle Arti di Brera, Milano).
I miei più affettuosi e personali ringraziamenti vanno a mamma e papà, i grandi
“magnati” dei miei studi, a Dulco e Laura, a Telly e Marcello, a tutti gli amici di Bergamo,
a tutti gli amici di Milano e in particolare: a Michele Chetta, con il quale ho condiviso le
ansie di questi ultimi mesi e le consulenze teconologiche; a Vittorio, grazie al quale ho
trovato la serenità giusta per concludere questa ricerca, che gli dedico con immensa
riconoscenza.