II
considerare superfluo il corso SSIS, ero invece nel giusto quando dubitavo sulla mia
effettiva preparazione da insegnante.
In questi due anni ho imparato ad apprezzare molto di piø il mio lavoro, il mio
atteggiamento Ł sicuramente cambiato: ho cominciato l attivit d insegnante
pensando che vi fosse un unico modo di apprendere dei concetti, un solo modo di
insegnarli ed un unico modo per saperli. E, se Ł vero che l obiettivo di un intervento
didattico Ł quello di far mutare l atteggiamento di chi ne fruisce nei confronti di
qualcosa che non si conosce e che, in un certo senso, si teme, devo riconoscere alla
SSIS il merito di essere, nei miei stessi confronti, riuscita nell intento.
Riconosco inoltre che la pedagogia e la didattica non sono stregonerie da cui
guardarsi bene, ma gli strumenti indispensabili per la professionalit di un
insegnante: il problema non Ł solo quello di sapere ci che si insegna, ma come lo si
insegna, come esso viene appreso; la didattica risiede nelle domande che un
insegnante si pone, nelle strategie che adotta, nella flessibilit con cui le modifica,
nella sensibilit con cui egli riesce a cogliere i segnali che lo studente gli invia.
Mi congedo da questo biennio alla SSIS con l idea che il sapere si raggiunge per
gradi crescenti di consapevolezza e di comprensione e che ad esso si pu giungere
guardandolo da mille prospettive; che la scuola non Ł solo un distributore di nozioni,
ma Ł un laboratorio di vita in cui i ragazzi crescono, maturano, interagiscono,
sviluppano personalit ed Ł un mondo in cui anche gli insegnanti, se non si sono
arresi, gioiscono, soffrono e crescono; che lo studente studia innanzitutto la persona
che sta dietro all insegnante e si accorge sempre se tale persona Ł vera oppure se
finge nei suoi atteggiamenti, nascondendo insoddisfazione, incapacit ,
impreparazione e se io insegnante riesco ad essere in ogni occasione una persona
vera, di quelle che non si nascondono dietro alle proprie difficolt , ma che al
contrario le affrontano, allora lo studente, in quanto adolescente bisognoso anche di
rapportarsi alla pari con gli adulti, apprezzer il mio modo d essere e partendo da qui
costruir rapporti significativi in cui l insegnant e non sar visto soltanto come colui
che offre conoscenze , ma diventer un modello da imitare anche per quel che
riguarda i suoi atteggiamenti nei confronti della vita.
Non so dire se queste considerazioni siano l espressione di una mia malsana idea
mentale che mi fa credere di poter rimanere giovan e tutta la vita, stando in mezzo ai
III
giovani, ma sono felice di affermare che a me questo lavoro piace e, se mi Ł lecito
farmi un augurio, spero di non perderne l entusiasmo.
I motivi per i quali, in questo lavoro di tesi, mi sono occupata del linguaggio SQL
sono diversi: il primo, di natura utilitaristica, Ł legato al fatto che l informatica Ł una
disciplina contemplata nel curricolo delle classi della Ragioneria Programmatori
indirizzo Mercurio - in cui insegno, appunto, Informatica Gestionale. Il secondo
motivo Ł che quest argomento appassiona principalmente la sottoscritta che ritiene
interessante (da buona matematica!) la logica che vi sta alla base ed il rigore
matematico con cui Ł necessario fornire i comandi al gestore del database. Il docente
che spiega agli studenti un argomento che lo appassiona in prima persona e mostra
tale passione nel proprio modo di comunicare le conoscenze, ottiene, a mio parere,
risultati a volte impensati, sicuramente migliori rispetto a quelli ottenuti su un
argomento non interessante ed appassionante e per il quale non prova egli stesso, e
dunque non pu trasmettere, alcun positivo sentimen to.
Un terzo motivo Ł stato quello di pensare ad SQL come ad un buon argomento per lo
sviluppo di esercitazioni di gruppo in laboratorio, fase fondamentale per quel che
riguarda la disciplina che sto insegnando. Un quarto motivo pu essere ravvisato nel
fatto che, nonostante si possano trovare molti manuali e libri scolastici riguardanti
l argomento, essi sono, a mio parere, a volte troppo semplici e riduttivi, altre volte
troppo completi e difficili per poter essere presentati e adottati nelle classi della
Scuola Superiore (per lo meno alla Ragioneria Programmatori). Un altra motivazione
che mi ha indotto all approfondimento Ł la mia curiosit per le questioni storico-
epistemologiche legate ad SQL: posso affermare che in tutti i libri scolastici
visionati, la storia del linguaggio occupa al massimo una pagina e ritengo sia
piuttosto insufficiente per stimolare adeguatamente gli studenti anche riguardo a
questo aspetto (che loro stessi vedono in maniera un po diffidente e chiedono Ma ci
chiede anche la storia? ).
Il linguaggio SQL mi ha attratto anche per la possibilit che esso offre di emancipare
gli studenti dal punto di vista cognitivo, offrendo loro un argomento che si presta ad
un vasto insieme di collegamenti interdisciplinari, con il mondo esterno alla scuola e
IV
la vita di una societ moderna e sviluppata: aspett i come la redazione di un
quotidiano piuttosto che la gestione di un magazz ino o di un agenzia
assicurativa sono difficili da affrontare da parte di un ragazzo che non ha ancora
dovuto confrontarsi con queste realt (si pensi all a difficolt di interpretare parole
come sinistro o concetti come testata ordine e dettaglio ordine ), ma offrono
lo spunto per dialogare anche su argomenti di questo tipo che saranno pane
quotidiano di un futuro programmatore, che dovr co nfrontarsi con realt per le quali
costruir software applicativi, basi di dati e ogni possibile stranezza richiesta dal
mercato.
Un ultima ma fondamentale motivazione Ł legata al fatto che il linguaggio SQL Ł, di
tutti gli argomenti che caratterizzano i curricoli d Informatica, uno di quelli che
conosco, o perlomeno che ritengo di conoscere meno; tramite questo
approfondimento ho quindi voluto qualificare la mia professionalit .
Concludo, dedicando questo scritto:
ai miei studenti di ieri che han fatto s che potessi capire quanto fosse
interessante il lavoro di insegnante;
a quelli di oggi che auspico mi vogliano perdonare, perchØ, paradossalmente,
temo di averli un po trascurati in questo ultimo periodo, dedicando a questo
scritto ed agli esami tutto il mo tempo libero;
a quelli di domani perchØ saranno proprio loro, piø degli altri, a poter usufruire
degli studi che ho compiuto in questi anni di specializzazione e della mia
maggior preparazione.
V
INTRODUZIONE
Una possibile chiave di lettura del presente lavoro di tesi si pu scorgere nel
passaggio dal generale al particolare: partendo da alcune domande sul ruolo della
formazione e dell informatica come strumento educativo, passando per gli
interrogativi sulla funzione dell insegnamento e sui compiti dell insegnante,
attraverso una lettura storico-epistemologica dell argomento trattato nell unit
didattica, si giunge all organizzazione di tale unit mirata allo sviluppo di elementi
iniziali del linguaggio non procedurale SQL, utilizzato per l interrogazione ai
database.
Uno sguardo di questo tipo ai vari capitoli aiuta a cogliere le tappe dell attivit
dell insegnante: egli deve infatti interrogarsi sul lavoro che sta svolgendo e sul
perchØ la sua attivit concorra alla definizione della personalit dell individuo,
chiedersi come la disciplina che insegna possa contribuire alla formazione del
cittadino e quindi, scelta un attivit didattica, i nterrogarsi sulle modalit di gestione
dell intervento; infine, deve realizzare l azione d idattica con la consapevolezza e la
sicurezza di un progetto definito e motivato e deve necessariamente chiedersi gli esiti
del suo operato e l incidenza che tale azione didattica ha avuto sul percorso cognitivo
degli studenti ai quali si Ł rivolto.
Nel capitolo 1 sono dunque esposte alcune considerazioni riguardanti il ruolo
dell educazione all interno della nostra societ , n onchØ la didattica e le sue
implicazioni sulla formazione e crescita della persona. Infine, dopo aver parlato dei
rapporti e delle differenze tra didattica dell informatica e di altre discipline, si pone
l accento su uno dei fondamentali compiti della didattica dell informatica: l utilizzo
di progetti che possano in un certo senso stimolare gli studenti all analisi della realt
ed alla simulazione della progettazione propria delle aziende operanti nel campo
dell informatica.
Nel capitolo 2 viene presentato l ambito in cui si colloca l unit didattica:
innanzitutto un escursus tra i vari modelli di database esistenti e l analisi di alcuni
VI
articoli che testimoniano la difficile nascita dei database relazionali e le discussioni
tra addetti ai lavori avvenute, sempre tramite ar ticoli, dagli anni 70 in poi. Tale
analisi porta all introduzione della storia del linguaggio SQL e delle sue potenzialit
rispetto ad altri linguaggi per l interrogazione ai database.
Nel capitolo 3 si trova la descrizione dell unit d idattica nella quale vengono
esplicitati i destinatari previsti, i prerequisiti necessari per poter affrontare
l argomento, gli obiettivi che si desiderano raggiungere, le metodologie ed i materiali
che si prevedono di utilizzare, i tempi necessari per lo svolgimento dell argomento, i
metodi per controllare l apprendimento con le relative griglie per la misurazione e la
valutazione. Si auspica l utilizzo del laboratorio per tutto il percorso didattico
affrontato, per poter provare i comandi durante la spiegazione e per svolgere alcune
esercitazioni a gruppi.
Il capitolo 4 contiene lo sviluppo dei contenuti dell unit didattica, la spiegazione di
un comando seguita di solito da esempi ad hoc utili per la comprensione
dell argomento. Tali esempi sono sviluppati su un unico database (la gestione di una
piccola azienda informatica: i dipendenti, i progetti ai quali lavorano ed i corsi di
aggiornamento che seguono), creato con gli studenti nelle precedenti lezioni
riguardanti il modello Entity-Relationship oppure fornito dal docente, completo di
dati, all inizio della trattazione dell unit didat tica.
Gli argomenti di questa unit verranno affrontati, in due diverse classi parallele, con
approcci differenti:
dal generale al particolare
SINTASSI del comando ESEMPI significativi ESERCITAZIONI
dal particolare al generale
ESEMPI significativi SINTASSI del comando ESERCITAZIONI
Nel capitolo 5, infine, si propone un analisi finale dei risultati ottenuti nelle due
diverse classi, dedotti dalle stesse prove di verifica somministrate, ed alcune
considerazioni personali sullo svolgimento e l esito dell intervento didattico svolto.
CAPITOLO 1 FORMAZIONE E SCUOLA
pag. 1
CAPITOLO 1: FORMAZIONE E SCUOLA
Ł il luogo privilegiato per esperienze nuove e st imolanti,
NON un inutile appendice della vita quotidiana
Bruner
1.1 Il difficile compito dell educazione nella societ odierna
Nella realt sociale, economica e culturale occiden tale in cui viviamo, la pioggia di
informazioni, la miriade di dati, di immagini, di messaggi provenienti da ogni
direzione, che ci bombardano quotidianamente, dovrebbero presupporre un cittadino
colto, critico, maturo, autonomo nelle scelte, attento e sensibile ai problemi dei meno
abbienti e svantaggiati, ma ci non avviene. La min accia che grava sul mondo,
aleggiando come uno spettro all inizio di questo millennio Ł quella che Franco
Frabboni [14] ha definito con l espressione di pensiero unico dominante , un unico
modo di porsi nei confronti della vita. Se la globalizzazione dei mercati sta portando
all accentuarsi della gi aperta forbice economica tra Paesi ricchi e Paesi poveri,
mettendo una considerevole parte dei cittadini mondiali in una condizione che, senza
iperboli, pu definirsi di schiavitø, un secondo pe ricolo rischia di attanagliare la
societ : Ł la globalizzazione delle menti, che sta cercando di ridurre il cittadino,
contagiando un numero crescente di persone come fosse un epidemia, ad un entit
anonima dotata di un monopensiero unidirezionale, acritica, depersonalizzata, priva
di un atteggiamento plurale nei confronti delle proprie e delle altrui esperienze di
vita.
BenchØ il contesto appena descritto faccia temere un irreversibilit del processo di
standardizzazione e di appiattimento delle menti, la formazione del cittadino, intesa
come arma ad ampio raggio di azione e operando da diverse direzioni, pu essere
considerata uno dei possibili rimedi. Ad essa competono i seguenti compiti:
la tutela del cittadino: la formazione, mobilitando la Scuola e tutte le agenzie
sociali e culturali, ha il dovere di mettere in guardia il cittadino dal pericolo di
una standardizzazione dei modi di pensare e di essere; Ł altrettanto importante
che l educazione non abbandoni i cittadini, sottoponendoli all ulteriore pericolo
CAPITOLO 1 FORMAZIONE E SCUOLA
pag. 2
di una professionalit e di una preparazione obsole te, ma li continui a seguire per
tutto l arco della loro esistenza;
l autonomia di pensiero e di azione dell individuo : l educazione del soggetto
deve smettere di essere nozionistica e pedante e deve puntare ai processi di
apprendimento, piø che ai prodotti. Il cittadino, affogando quotidianamente in
questo diluvio di informazioni perlopiø massmediatiche, non pu , in un contesto
formativo, essere sottoposto ad un ulteriore tempesta di informazioni, appiattite e
svilite, una accanto all altra, una sovrapposta all altra. A tutte le agenzie
educative di una societ spetta il compito di equip aggiare il soggetto di un
bagaglio strumentale utile per il vaglio delle informazioni, il loro discernimento
e riordino critico;
la professionalizzazione: l educazione, parallelamente alla formazione di schemi
e strategie finalizzati ad una sistemazione critica dei processi e degli elementi
culturali, deve relazionarsi in maniera flessibile con il mondo del lavoro: Ł
necessario che i profili tecnico-culturali degli studenti siano adeguati alle
richieste del mercato del lavoro, per evitare che l ambito di formazione e di
azione del cittadino restino due compartimenti stagni sempre piø lontani l uno
dall altro;
la crescita umana e lo sviluppo delle personalit : Ł necessario che il ruolo della
formazione si caratterizzi anche da un punto di vista etico-valoriale, non certo
imponendo modi di pensare di essere, ma mettendo gli uomini nelle condizioni
di scegliere e far maturare modi di essere e di sentire. In un epoca storica in cui,
grazie alle tecnologie e alla capillarit del siste ma d informazione, tutto il
Mondo entra nelle nostre abitazioni, la formazione deve dotare l individuo di una
sensibilit e di un apertura alle altre culture, vi ste non come antagoniste alla
nostra, ma come facenti parte di una ricchezza e variet di esistenze; deve
puntare ad una valorizzazione del diverso [18], visto non come pericoloso alieno
da cui difendersi, ma come preziosa risorsa cui attingere.