strumento in grado di far assurgere il territorio ad organizzazione
complessa, offrendo un modello rappresentativo delle realtà territoriali e
delle loro dinamiche.
Nel tentativo di inquadrare il territorio, il concetto di vocazione e
l’identità che da questa scaturisce, sarà possibile descrivere in che modo lo
stesso territorio sopravvive; sarà necessario definire coloro i quali assurgono
a ruolo di soggetti che su di esso operano, giungendo a definire un organo di
governo composito, configurato sulla base di una pluralità di soggetti con
natura e competenze diverse, ma idonea ad integrare tutte le capacità
indispensabili all’emergere di una determinata finalità sistemica. Ciò è
quello che viene delineato nel primo capitolo di tale trattazione.
Secondo una visione più profonda, guardando più da vicino
l’articolazione di un territorio, ne scaturisce che l’implementazione di una
strategia sistemica territoriale rappresenti, un’ opportunità di grande rilievo
per sostenere e rilanciare la crescita economica e sociale di un territorio,
anche se non deve essere considerata una soluzione automatica ai problemi
dello sviluppo. Bisogna, innanzitutto, tener presente la forte competizione
che esiste fra i territori, tutti protesi al perseguimento di obiettivi di
rafforzamento delle risorse e competenze disponibili al proprio interno.
L’offerta integrata e di qualità del territorio – oltre che consolidare
l’identità della comunità locale – è un fattore di attrattiva e fonte di
vantaggio competitivo nel mercato turistico internazionale. Le componenti
tangibili e intangibili del territorio, risultanti dall’integrazione tra prodotti e
servizi, infatti, determinano la sostanza dell’offerta: le caratteristiche del
territorio si compongono in un sistema di servizi integrati, attuati
dall’utilizzo di precise componenti fisiche e di particolari risorse intangibili.
Individuare un territorio, ed effettuare sullo stesso un’attività di marketing,
richiede di identificare, oltre all’elemento geografico, le risorse di carattere
umano presenti nella zona e riguardanti l’ambiente, la storia e le tradizioni
culturali della comunità, il sociale, le infrastrutture, con l’obiettivo di
conservare e valorizzare l’identità del luogo e dei suoi abitanti, nello spirito
di una presenza consapevole e di uno sviluppo sostenibile. Lo scopo di un
marketing adeguato al territorio, è quindi, quello di definire un modello
equilibrato di potenziamento, che mantenga integro il sistema delle risorse e
che coinvolga realmente e concretamente la comunità.
Il marketing, focalizzato sul “prodotto-territorio”, valuta e considera
come rilevanti gli aspetti relazionali, “allargati” e non, ed analizza elementi
caratteristici dei servizi, che sono collegati alla problematica dello sviluppo
sostenibile, quali l’unicità, l’immaterialità e la deperibilità.
L’analisi dei “territori”, effettuata utilizzando le categorie del marketing
territoriale e gli elementi di “attrazione di investimenti”, è fondamentale per
tratteggiare e definire, in termini più attuali, il ruolo che questi strumenti
hanno in uno ambiente in continua trasformazione.
Inoltre la competitività e l’attrattività di un sistema territoriale,
dipendono dalle abilità e dalle capacità degli attori, interni ed esterni alle
zone, di rapportarsi politicamente ed economicamente ai territori e di
conformarsi a forme territoriali nazionali ed internazionali.
Il marketing territoriale, in quanto “insieme di azioni collettive attuate
per attrarre in una specifica area o territorio nuove attività economiche e
produttive, favorire lo sviluppo delle imprese locali, promuovere
un’immagine positiva” (Texier e Valle, 1992), rappresenta, quindi, lo
strumento mediante il quale è possibile valorizzare l’offerta dei territori ed
individuare le risorse chiave. Il secondo capitolo si focalizzerà sull’analisi
del territorio: un analisi che delinea un sistema territoriale complesso,
inserito in logiche competitive globali, capace di determinare vantaggi
competitivi per enti, organizzazioni e sistemi produttivi che sullo stesso
insistono; un’analisi che avrà a riferimento lo strumento del marketing
applicato al territorio.
All’interno di un territorio cosi tratteggiato, la valorizzazione e
promozione del patrimonio artistico e culturale potrebbe rappresentare un
volano di sviluppo locale: tali mezzi, accrescono l’appetibilità di quei
comuni, regioni o province intere, ricchi di risorse ed attrattive. Ma avere
sul proprio territorio musei, edifici, teatri, biblioteche di spiccato interesse
non è sufficiente ad attirare le persone; bisogna, in un certo senso, trasferire
tutti questi beni alla gente, renderli fruibili, allargando anche la gamma dei
servizi. Si tratta, quindi, di attuare politiche di marketing territoriale,
orientate a sviluppare il grado di attrattività di un’area geografica per gli
utenti interni e, soprattutto, per quelli esterni. Le azioni di marketing
dell’offerta di un territorio possono vedere la partecipazione di soggetti
privati, pubblici e misti: non di rado esse sono realizzate proprio attraverso
la collaborazione tra la Pubblica Amministrazione e soggetti privati.
Sul carattere trasversale ed integrato di uno sviluppo sostenibile del
territorio e di conseguenza del turismo che ne è rappresentazione, tutti, ma
proprio tutti, (esperti, amministratori, politici e manager) sembrano
concordare. In questi ultimi anni anche con l’apporto economico e
d’indirizzo dell’Unione europea, si sono indirizzati gli interventi legislativi
e di programmazione degli enti locali verso modelli coerenti in questo
senso: patti territoriali, contratti d’area, sistema turistico integrato, distretto
culturale e sistema culturale del territorio. Le esperienze di cooperazione
trasversale che coinvolgono il territorio, l’ambiente e i beni culturali,
implicano necessariamente una forte presenza della pubblica
amministrazione locale — regioni, province, comuni — che ha compiti di
programmazione e di gestione, oltre che competenza legislativa e
finanziaria. In realtà gli enti locali sono stati un vero e proprio laboratorio
dove si sono sperimentate le innovazioni nella gestione dei servizi per la
cultura ed il tempo libero.
Tutti i soggetti pubblici o privati che hanno voluto applicare e
sviluppare nuove proposte si sono dovuti misurare con le amministrazioni
locali e queste a loro volta hanno messo in campo, un maggiore dinamismo
rispetto all’amministrazione centrale, anche perché la vicinanza fra
governanti e governati a livello locale fa si che il tessuto sociale possa
esercitare una domanda più diretta e sicuramente un controllo più
immediato dei risultati. Tante proposte, dagli eventi culturali agli itinerari
enogastronomici, realizzate sul territorio, hanno offerto l’occasione di
analizzare quali siano le difficoltà ricorrenti nelle fasi decisionali ed
attuative di azioni complesse dirette a coinvolgere molti soggetti,
competenze ed interessi diffusi.
Con una spinta propulsiva, si è venuto a creare una favorevole
interrelazione tra economia e cultura che ha permesso la creazione e la
crescita di un spazio comune caratterizzato da una forte propensione
all’innovazione e allo sviluppo. Esiste una concreta possibilità di un mercato
che stimoli la partecipazione di tutta una serie di soggetti interessati al
settore culturale e artistico. Il mercato dell’arte sviluppa obiettivi concreti
all’interno del sistema economico. Da quanto osservato appare chiaro che
ormai l’opera d’arte non è più considerata solo nel suo aspetto estetico, ma
anche, e soprattutto, come interessante forma di comunicazione ed
investimento immateriale. Le imprese, i soggetti più interessati alle
possibilità di nuovi strumenti di investimento, ritrovano nei progetti
culturali una nuova forma di comunicazione e creazione di un vantaggio
competitivo.
L’arte e la cultura definiscono la base stessa della catena del valore dei
sistemi produttivi e sempre più spesso, politiche culturali si costituiscono
come fondamenti delle politiche economiche interne ed esterne delle
organizzazioni. Il luogo attraverso cui questi nuovi processi di costruzione
di senso e di valore economico possono definirsi, non può che essere quello
della cultura, il contesto naturale e inevitabile in cui nasce la produzione di
nuovo significato, di nuovo pensiero, di nuove visioni del mondo. Una
analisi di questo tipo, integralmente rivolta al campo culturale, doveva poter
essere rappresentata da un caso concreto, che potesse dare supporto e valore
alla mole di teorie e spiegazioni che popolano questa materia. L’esperienza
campana, è sembrata, a mio avviso, rispecchiare i tratti salienti del
composito discorso effettuato. Un prodotto-servizio che, grazie alla
collaborazione di un cospicuo numero di enti, grazie all’impegno delle
istituzioni, grazie ai finanziamenti dell’Unione Europea (a sostegno dei
paesi del bacino del Mediterraneo), ha rappresentato e rappresenta con
sempre maggior impeto, quello che può definirsi l’ integrazione trasversale
in campo regionale.
CampaniArtecard è un biglietto integrato della durata di 3, 7 e 365
giorni che permette di accedere, senza file, ai principali musei e siti
archeologici della Regione, di accedere gratuitamente a 2 o più musei e con
lo sconto del 50% ai rimanenti inseriti nel circuito, e di viaggiare su tutta la
rete dei trasporti pubblici inseriti nel circuito artecard e su speciali navette
dedicate. C’e da porre in evidenza, l’importanza della cooperazione tra le
diverse amministrazioni competenti per la realizzazione di un circuito
culturale in grado di consentire ai visitatori un approccio integrato alle
diverse realtà artistiche e culturali del territorio regionale. Questo è ciò che
analizza il terzo capitolo.
1
CAPITOLO I
L’ANALISI DEL TERRITORIO
1. UN APPROCCIO UTILE ALLO STUDIO DEL
TERRITORIO: IL PENSIERO SISTEMICO
Il radicamento dei fenomeni imprenditoriali nella società moderna e la
rilevante influenza esercitata sulle condizioni esistenziali degli esseri umani –
dagli effetti più macroscopici, riguardanti ad esempio i mutamenti atmosferici e
climatici, a quelli più microscopici, come i riflessi sulle dinamiche economiche,
psico-sociologiche e culturali di individui e gruppi sociali – sospingono affinché
lo studio dell’impresa debba essere inserito in un contesto sociale e culturale oltre
che economico, in modo da poter valutare i fenomeni che condizionano
l’evoluzione dell’impresa alla luce dei diversi processi, attività e meccanismi che
ne governano la dinamica
1
.
Bisogna quindi puntare l’attenzione verso quei fenomeni imprenditoriali che
si presentano profondamente interconnessi ed interdipendenti rispetto alla
moltitudine di fenomeni che guidano lo sviluppo della società; un’indagine
dell’impresa, realizzata a partire dall’analisi di realtà afferenti ad ambiti
1
GOLINELLI G. M., L’approccio sistemico al governo dell’impresa, Cedam 2000, p 3
2
disciplinari variegati, che permetta di ottenere un risultato completo e globale, può
essere definito come la colonna portante del pensiero sistemico.
Le origini del pensiero sistemico si fanno comunemente risalire intorno ai
primi decenni del ventesimo secolo, quando una serie di conclusioni alle quali si
pervenne in diversi ambiti scientifico-disciplinari, condussero ad un radicale
cambiamento della metodologia d’indagine, utilizzata tradizionalmente per
l’osservazione dei fenomeni e per la ricerca scientifica.
Con il pensiero sistemico si è modificata la concezione della realtà
fenomenica: la rilettura della realtà d’impresa, così come quella territoriale e la
loro definizione in chiave sistemica, richiedono una presentazione di diversi
contributi interdisciplinari che hanno caratterizzato l’approccio sistemico nel
corso del tempo e una specificazione dei presupposti assiomatici della teoria
generale dei sistemi, si pensi alle proprietà sistemiche o al concetto di sistema
vitale
2
.
Studiosi quali Bogdanov, Vernadskij, Bertalanffy vengono qualificati come
precursori del pensiero sistemico, essendo stati capaci di introdurre una nuova
metodologia di indagine, decretando un significativo cambiamento di prospettiva
per lo studio della realtà e dei fenomeni che la compongono. Ecco come qualsiasi
fenomeno non costituisce più un evento isolato, diventa necessario interpretare la
serie di relazioni dinamiche che si innescano tra gli eventi, percependo le cause e
le concause fortemente interrelate; si tende a parlare di sistema vivente come sub-
2
GOLINELLI G. M., L’approccio sistemico al governo dell’impresa, Cedam, 2000, p. 6-8-11.
3
sistema di un sistema più esteso. È con la Teoria Generale dei Sistemi di
Bertalanffy (1950) che vengono introdotti i concetti cha hanno guidato nel tempo
l’evoluzione di pensiero sistemico quali l’apertura e la chiusura dei sistemi, il
principio dell’omeostasi , dell’autoregolazione e dell’ equifinalità.
Il pensiero sistemico e la sua formalizzazione in una teoria generale, hanno
sortito un’influenza rilevante in tutti gli ambiti disciplinari e dunque, anche in
quello che assume come oggetto di indagine l’impresa e come avremo modo di
vedere in seguito, risulterà anche particolarmente appropriato per indagare i
fenomeni legati al territorio.
4
1.1 CONTESTUALIZZAZIONE DELL’IMPRESA IN OTTICA
SISTEMICA
Richiamiamo brevemente taluni punti fondamentali dell’impianto concettuale
dell’A.S.V. che può essere descritto come un’impostazione di analisi incentrata su
tre categorie concettuali:
- proprietà
3
;
- postulati
4
;
- una metodologia d’analisi (sintetizzata in una matrice concettuale),
ossia uno schema di base dal quale si parte per indagare la realtà.
L’ A.S.V, inoltre, si sviluppa a partire dall’individuazione di una coppia di
dicotomie:
- la distinzione tra struttura e sistema;
- la distinzione tra visione oggettivistica e visione soggettivistica
5
.
3
L’approccio sistemico, in quanto tale, si rifà alle proprietà dei sistemi, come i concetti
di apertura e di chiusura, di omeostasi e di autoregolazione e di equifinalità.
Analizziamoli nello specifico:
- apertura e chiusura: ogni sistema è in grado di scambiare risorse con l’esterno. In tal senso,
un sistema si dice aperto se intrattiene con questo scambi, oltre che di energia, anche di
materia e di informazioni;
- omeostasi ed autoregolazione: ogni sistema in relazione con l’esterno raggiunge
condizioni dinamiche di equilibrio. Si parte dall’analisi degli organismi viventi, che, grazie
all’apertura, sono in grado di conservare le proprie caratteristiche interne anche in
condizioni di squilibrio. Questa capacità è garantita da particolari processi, sulla base dei
quali ciascuno di essi realizza un proprio ambiente interno in grado di rispondere in
maniera opportuna a sollecitazioni esterne. La rilevazione di questa caratteristica, ha portato
alla formulazione di una specifica proprietà dei sistemi aperti, definita omeostasi, che negli
organismi viventi si basa sul meccanismo dell’autoregolazione. Questo meccanismo,
fondato su scambi informativi tra il sistema e l’ambiente esterno, consente al primo di
mantenersi in uno stato di equilibrio attraverso l’adattamento, entro i limiti consentiti dalla
propria tolleranza interna;
- equifinalità: non è altro che la possibilità da parte di un sistema di raggiungere uno stesso
stato finale partendo da condizioni iniziali diverse e/o mediante percorsi alternativi.
GOLINELLI G. M., L’approccio sistemico al governo dell’impresa., Cedam, 2000., p.13-14-15- 17.
4
Tali postulati saranno richiamati successivamente nella loro applicazione al territorio.
5
In merito alla distinzione tra struttura e sistema, per “struttura” si intende “un
insieme in cui ai singoli elementi (componenti e relazioni) siano assegnati ruoli,
attività e compiti da svolgere nel rispetto di vincoli e regole, posti tra loro in
relazione, per rendere possibile, attraverso l’implementazione di un sistema, il
conseguimento di un fine comune”
6
.
Il “sistema” è invece l’espressione dinamica della struttura, ossia è la struttura
in movimento e in divenire, orientata al raggiungimento di obiettivi specifici che
assicurano la finalità di sopravvivenza nel tempo. Il sistema si realizza nel
momento dell’interazione, per questo si definisce sistema ciò che emerge dalla
struttura in un dato tempo e luogo.
Ed infine, analizzando la terza coppia dicotomica, è l’organo di governo che
occupando una posizione di rilievo ha il compito di far emergere il sistema vitale
attraverso la progettazione della sua stessa struttura che comporta una selezione e
una regolazione delle risorse disponibili, funzionalità queste, sempre più avanzate
per l’esplicitazione della dinamica sistemica. Per far emergere il sistema, l’organo
di governo elabora schemi organizzativi sempre più accurati, in grado di definire
l’esatto comportamento del sistema in virtù di un certo obiettivo da raggiungere.
Ovviamente l’organo di governo, andrà ad elaborare determinati schemi
organizzativi, sulla base di quella che è la sua interpretazione della complessità,
che va ad elaborare interagendo con la realtà e l’ambiente circostante. L’organo di
5
GOLINELLI C. M., Il territorio sistema vitale, Giappichelli Editore, Torino, 2002, p. 70.
6
GOLINELLI G. M., L’approccio sistemico al governo dell’impresa., Cedam, 2000., p. 82.
6
governo va a progettare e ad attivare il sistema vitale, con lo scopo ultimo di
garantire la sopravvivenza dello stesso, ossia che perduri nel tempo con una
specifica identità, idonea a valorizzare le risorse interne e a soddisfare le attese e
le esigenze dei sovrasistemi esterni.
La sopravvivenza del sistema per l’approccio sistemico vitale è strettamente
funzionale alla soddisfazione delle pressioni provenienti dai sovrasistemi in
maniera diretta o indiretta. E’ proprio soddisfacendo tali pressioni che si
garantisce quel processo di creazione di valore che offre distintività e
riconoscibilità al sistema nell’ambiente, nonché le sue possibilità di
sopravvivenza. In questo modo il sistema vitale attiva condizioni di maggiore o
minore consonanza o di risonanza con uno o più sovrasistemi: laddove la
consonanza comporta la compatibilità e la possibile sintonia tra le strutture dei
sistemi coinvolti, mentre la risonanza comporta una vera e propria condivisione di
fini e percorsi evolutivi.
E’ sempre l’organo di governo del sistema vitale che definisce i rapporti di
consonanza e di risonanza con i sovrasistemi, valutando in primis la loro
rilevanza, ossia la criticità delle loro stesse risorse e l’influenza che essi possono
avere sui processi di acquisizione e impiego delle risorse stesse.
Possiamo quindi asserire che nell’A.S.V. tutta la realtà fenomenica risulta
essere popolata da sistemi vitali, nel momento in cui uno di essi si forma, deve
necessariamente essere predisposto per esso un rispettivo organo di governo più o
meno compiuto e identificabile. Da qui si deduce che i sistemi vitali si
7
caratterizzano per una dinamica sistemica assolutamente variabile, che è dunque
nè lineare nè progressiva, e che può attraversare momenti di evoluzione e o di
involuzione. Per questo motivo possiamo distinguere sistemi vitali sulla base del
grado di compimento del rispettivo organo di governo, e cioè in relazione alla sua
riconoscibilità da parte degli altri attori individuabili nell’ambiente. Di
conseguenza :
- qualora in un dato livello sistemico non sembri esistere un rispettivo
organo di governo, automaticamente in esso non emergeranno sistemi
vitali, o meglio esisteranno sistemi embrionali, qualificabili come
un’accolta di risorse e operatori privi di un effettivo coordinamento
specifico
7
;
- nel caso in cui emerga una volontà di governo, potremmo parlare
allora di un sistema vitale in via di compimento;
- quando l’organo di governo arriverà a compiere una serie di funzioni
tali da garantire la sua percezione come sovrasistema da parte di un
numero significativo di sistemi vitali, allora esso potrà dirsi un
sistema vitale compiuto.
7
Maturana e Varala ci ricordano che i sistemi se esistono nella realtà è solo grazie alle operazioni
cognitive che compiamo noi dall’esterno, distinguendo una determinata entità piuttosto che
un’altra da uno sfondo indistinto e attribuendole un significato che è assolutamente personale.
MATURANA H., VARELA F., Autopoiesi e cognizione, Marsilio,1985, p. 32. Dunque << […] i
sistemi non “sono”, ma si “osservano”e ciò presuppone che sia specificato l’osservatore. Di fronte
ad una stessa struttura, osservatori diversi possono osservare sistemi diversi e lo stesso sistema può
essere descritto in forme alquanto differenti>>. MELLA P., Dai sistemi al pensiero sistemico. Per
capire i sistemi e pensare con i sistemi, Franco Angeli, 1997, p. 27-28.