Ruolo del Coordinatore Infermieristico nell implemen tazione di un pool di ADI territoriale
Master di Primo Livello in Management Infermieristico per le Funzioni di Coordinamento
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Sono un Infermiere diplomata c/o l Universit G. D Annunzio di Chieti,
nel 1996; nel novembre 1999 ho conseguito il Diploma di Strumentista di
Sala Operatoria e nel 2002 ho conseguito la Laurea di Primo Livello in
Infermieristica.
Svolgo la mia professione dal 1997, ed ho lavorato in strutture diverse sia
pubbliche che private e da sette anni sono dipendente dell ASL di Chieti,
presso il D.S.B. di San Giovanni Teatino (CH).
¨ una realt multidisciplinare che presenta moltepl ici difficolt soprattutto
organizzative legate alla quantit d’interventi ese guiti e alle relazioni con le
multi - professionalit che ne sono coinvolte.
Il Complesso Integrato, Ł una struttura composta di quattordici Unit
Operative, quasi tutte multidisciplinare, avente la stessa modalit di un
Poliambulatorio diurno e in piø la gestione territoriale del Servizio ADI.
Ho analizzato dettagliatamente le tappe che caratterizzano il percorso,
focalizzando le criticit che sono emerse da suddet ta analisi, apportando
modifiche della gestione e organizzative in grado di migliorare e, in alcuni
casi, risolvere i problemi presenti. L intento di tale lavoro Ł quello di
migliorare il coordinamento tra le diverse Professionalit che
interagiscono nella valutazione del paziente.
Aspetto, non secondario, Ł quello della condivisione delle scelte
diagnostico-terapeutiche tra i diversi operatori sanitari ed il riconoscimento
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del loro ruolo nell attivit d implementazione dei cambiamenti, laddove
necessari.
L esigenza di orientare il mio elaborato di tesi su un argomento tanto
impegnativo e per molti versi ostico, nasce dalla ricerca personale di una
nuova identit professionale, da una sete di conosc enza delle norme che
regolano la figura del Coordinatore e dalla necessit di rendere chiaro il
percorso fin qui svolto dalla nostra professione, ma soprattutto di
approfondire ed analizzare le potenzialit , le pros pettive e i limiti di questa
nuova figura attraverso lo studio della recente legislazione e in situazione
che per molti versi ancora ostica qual Ł l Assistenza Domiciliare.
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1 STORIA DELLE ORGANIZZAZIONI SANITARIE
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Scopo di un sistema sanitario Ł quello di promuovere e mantenere lo stato
di salute di una popolazione e dei singoli individui, attraverso la
trasformazione delle risorse assegnate in servizi sanitari.
L Assistenza Sanitaria italiana ha risentito per anni delle origini Caritatevoli
ed assistenziali e della carenza di un effettivo controllo dello Stato
sull operato delle innumerevoli fondazioni, istituite da diversi ordini
religiosi, che gestivano in completa autonomia i primi Ospedali da esse
stesse fondati.
I principi che regolano il moderno SSN riprendono quelli sanciti dall art. n.
32 della Nostra Costituzione:
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e
interesse della collettivit , e garantisce cure gra tuite agli indigenti .
Nessuno pu essere obbligato ad un determinato trat tamento sanitario se
non per disposizione di legge. La Costituzione attribuisce alla Repubblica
il compito di tutelare la salute.
L assunzione e la gestione del Servizio pubblico sanitario rappresentano,
pertanto, adempimento di un dovere costituzionale cui il legislatore ha
provveduto, in modo organico e compiuto, a partire dalla legge n. 833 del
1978. Tale legge, istitutiva del Servizio sanitario nazionale, fissa principi
cardine come la solidariet , la copertura assistenz iale globale e la natura
pubblica del Servizio sanitario. Il conseguente aumento degli oneri,
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unitamente ad una serie di questioni che rimanevano irrisolte, hanno dato
luogo a ripetuti e frammentari interventi legislativi, finalizzati ad individuare
forme stabili di bilanciamento dei vari interessi coinvolti, che, lungi dall
essere completi, hanno comunque posto le basi per la organica riforma
del 92.
Il decreto legislativo n. 502/92, cos come risulta modificato ed integrato
dal d. lgs n. 517/93, nel confermare la tutela del diritto alla salute delineato
dalla 833/78, disegna un modello organizzativo di aziende sanitarie
"dinamico", in grado cioŁ, attraverso la flessibilit funzionale e la
impostazione per obiettivi, di rispondere pienamente, in termini quantitativi
e qualitativi, alla domanda sanitaria.
Le principali innovazioni riguardano:
- la regionalizzazione del servizio;
- l·attribuzione alle aziende sanitarie della personalit giuridica pubblica,
con le conseguenti sfere di autonomia (amministrativa, contabile, ecc), con
i propri organi decisionali, consultivi e di controllo;
- il finanziamento attribuito con le quote capitarie in funzione dei livelli
uniformi di assistenza previsti nel Piano Sanitario Nazionale;
la responsabilizzazione degli organi direttivi per la gestione delle risorse
ed il conseguimento dei risultati;
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- la prefigurazione di un sistema di concorrenza tra strutture pubbliche e
private, fondato sull accreditamento e il finanziamento a tariffa delle
strutture stesse.
- La successiva riforma, attuata su delega della legge n. 419/98, con il
decreto legislativo n. 229/99, peraltro piø volte integrato e modificata
- porta a compimento il processo di razionalizzazione avviato
(regionalizzazione del sistema e aziendalizzazione delle strutture),
potenzia il ruolo dei Comuni nella programmazione sanitaria e nella
valutazione de l·attivit svolta dai direttori gene rali; sottolinea il forte rilievo
della integrazione sociosanitaria; rivisita il rapporto pubblico-privato.
Con il decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 29 novembre
2001 sono stati definiti i servizi che rientrano tra i Livelli Essenziali di
Assistenza (LEA), vale a dire quei servizi che devono essere garantiti a
tutti, a carico del Servizio sanitario nazionale.
L aziendalizzazione ha favorito la razionalizzazione delle attivit sanitarie
e le iniziative di valutazione e miglioramento della qualit .
Il consenso del cittadino, portatore d interesse, Ł l obiettivo primo delle
aziende sanitarie che fanno riferimento a regole di tipo tecnico proprie
delle imprese tralasciando il concetto di utile e centrando il proprio
interesse sul valore del cittadino .
La Mission aziendale Ł dunque orientata verso il miglioramento della
salute efficacia d assistenza e il risparmio delle risorse l efficienza
economica, valutando le competenze e le risorse aziendali ,input, le
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prestazioni da erogare output e il raggiungimento dei risultati l outcome,
garantendo cos l appropriatezza del processo assistenziale.
Il DRG (finanziamento a prestazione), introdotto dal Decreto legislativo
502/92, rappresenta il ricavo ricevuto a seguito delle prestazioni erogate
nel rispetto del pareggio del bilancio ed Ł testimonianza dell efficienza di
un azienda.
Tale lavoro vuole analizzare in modo costruttivo realt operative soggette
a miglioramento, considerando, nella sua totalit , il percorso diagnostico-
terapeutico, allo scopo di eliminare o ridurre le criticit legate ai vari
momenti del ricovero in ospedale.
Sar posta particolare attenzione alle prestazioni erogate durante il
ricovero e all efficienza dei servizi coinvolti nel rispetto del pareggio di
bilancio, dell efficacia del processo assistenziale e della qualit .
A livello istituzionale ci si Ł tradotto nella pro mozione di meccanismi di
programmazione congiunta e di coordinamento degli interventi tra soggetti
indipendenti o largamente autonomi fra loro come strutture ospedaliere,
organizzazioni e professionisti di vario tipo operanti sul territorio con
compiti sanitari o socio-assistenziali, dando vita a forme di cooperazione
amministrata che hanno sostituito tendenzialmente quelli di competizione
amministrata introdotti all inizio del decennio.
Sul piano operativo la costruzione e il governo efficiente di percorsi di
diagnosi e cura efficienti, appropriati e dotati di un soddisfacente grado di
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continuit nel tempo hanno portato spesso ad indivi duare una figura in
grado di assicurare unitariet a tali percorsi, ave ndo al centro le esigenze
e i bisogni dei pazienti. Oltre ad essere facilmente raggiungibile dal
paziente, tale figura (o agente) deve essere capace, prima di tutto, di
interpretarne il malessere e il disagio psico-fisico magari espressi in forma
vaga, confusa e contraddittoria, collocandoli nella sua storia clinica e
personale e nel suo ambiente familiare, lavorativo e sociale per poi
trasformarli in domanda di prestazioni sanitarie. In secondo luogo, l agente
deve conoscere sufficientemente l insieme dei servizi presenti sul territorio
per indirizzare il paziente, senza vincolare la sua libert di scelta. Infine,
deve essere in grado di interagire con le altre figure mediche e sanitarie
chiamate in causa per le eventuali necessit di dia gnosi e terapia,
conferendo unit al percorso assistenziale intrapre so dal paziente.
Nel sistema sanitario i piø adatti a svolgere tali funzioni sembrano essere i
professionisti delle Cure Primarie.