6
ů͛ŝŶĚƵƐƚƌŝĂƉƌŝŶĐŝƉĞĚĞůla zona. Nello stesso capitolo si presentano brevi cenni storici
ƐƵŝĐŽŵƵŶŝŽŐŐĞƚƚŽĚ͛ĂŶĂůŝƐŝƉĞƌĐŽŵƉƌĞŶĚĞƌne meglio l͛evoluzione.
Il Capitolo 2 si sofferma in maniera più dettagliata ƌŝƐƉĞƚƚŝǀĂŵĞŶƚĞ ƐƵůů͛ĂŶĂůŝƐŝ
socio-ĞĐŽŶŽŵŝĐĂ͕ƉŽŶĞŶĚŽƉĂƌƚŝĐŽůĂƌŵĞŶƚĞů͛ĂĐĐĞŶƚŽƐƵŐůŝŝŶĨůƵƐƐŝƉŽƌƚĂƚŝĚĂůƉŽůŽ͘
Si analizza ƉƌŝŵĂů͛ĞĐŽŶŽŵŝĂĚĞůƐŽůŽĐŽŵƵŶĞĚŝSarroch, per capire poi meglio (nei
paragrafi successivi) le differenze fra i tre comuni a confronto. Si è ritenuto
necessario ĂŶĐŚĞ ƵŶ ĂƉƉƌŽĨŽŶĚŝŵĞŶƚŽ ƐƵůů͛ŝŶĚŽƚƚŽ ĚĞůůĂ ^ĂƌĂƐ͕ ŝŶ ƉĂƌƚŝĐŽůĂƌĞ ĐŽŶ
riferimento al gettito derivante da tributi e retribuzioni da essa erogati.
>͛ultimo capitolo approfondisce il tema delle relazioni economiche fra i Sistemi
Locali del Lavoro in Sardegna e le attività economiche: si ricorre in particolare ai
ŵĞƚŽĚŝ ĚĞůů͛ĂŶĂůŝƐŝ ĞƐƉůŽƌĂƚŝǀĂŵƵůƚŝĚŝŵĞŶƐŝŽŶĂůĞ quali ů͛ĂŶĂůŝƐŝ ĚĞůůĞ ŽŵƉŽŶĞŶƚŝ
Principali e la cluster analysis͘ ͛ ƋƵĞƐƚŽ ƵŶŵŽĚŽƉĞƌ ĐĂƉŝƌĞƵůƚĞƌŝŽƌŵĞŶƚĞ ŝ ǀĂƌŝ
ůĞŐĂŵŝ ĨƌĂ ů͛ĂƌĞĂ ŝŶĚƵƐƚƌŝĂůĞ ƐĂƌƌŽĐŚĞƐĞ Ğ ŝ ĐŽŵƵŶŝ ůŝŵŝƚƌŽĨŝ͘ Infatti, le tecniche
statistiche quantitative e in particolare quelle multidimensionali sono uno
strumento sempre più diffuso e utilizzato in tutti i settori della ricerca poiché
consentono di ͞ĞƐƉůŽƌĂƌĞ͕͟ƐŝŶƚĞƚŝnjnjĂƌĞe interpretare grandi quantità di dati.
Anche le Appendici sono parte integrante di questo studio e sono frutto di un
importante lavoro di approfondimento. Tali temi sono inseriti in appendice solo per
ŶŽŶĚŝƐƚŽŐůŝĞƌĞ ů͛ĂƚƚĞŶnjŝŽŶĞ ĚĂůů͛ĂƌŐŽŵĞŶƚŽƉƌŝŶĐŝƉĂůĞĞŶŽŶŵŝŶĂƌĞ ůĂ ĨůƵŝĚŝƚăĚĞů
discorso. La loro consultazione diventa comunque necessaria quando si voglio
approfondire gli argomenti trattati.
Nella stesura di questo lavoro si è ricercata la massima collaborazione di tutti gli
attori presenti nel territorio. In particolare si è preferito lavorare con fonti ufficiali
7
poiché più sicure e affidabili, anche se in alcuni casi si disponeva Ě͛informazioni
ufficiose magari più aggiornate.
>Ž ƐƚƵĚŝŽ ğ ĨƌƵƚƚŽ Ěŝ ƵŶ͛ŝŵƉŽƌƚĂŶƚĞ ĐŽůůĂďŽƌĂnjŝŽne con il Dot. Claudio Locci:
partendo da una base comune - il contesto storico-geografico - ognuno dei due ha
poi preso una direttrice differente. Nel suo lavoro [22] il suddetto ha trattato gli
influssi del polo industriale nell͛ĞǀŽůƵnjŝŽŶĞ ƐŽĐŝŽ-demografica e la dinamica del
pendolarismo. Lo sviluppo economico e quello socio-demografico sono due facce
della stessa medaglia che richiedono un diverso approfondimento.
8
9
CAPITOLO 1 - IL CONTESTO STORICO E GEOGRAFICO
1.1 - >͛ŝŶĚƵƐƚƌŝĂĚĞůůĂƌĂĨĨŝŶĂnjŝŽŶĞ
La realizzazione del polo industriale di Sarroch nei primi anni Sessanta scaturì da
una combinazione di fattori nazionali esterni e interni come l'evoluzione dei
mercati internazionali o le politiche di sviluppo del c.d. Mezzogiorno d'Italia.
ĐƵƚŝƐƐŝŵĂĨƵů͛intuizione imprenditoriale di Angelo Moratti, fondatore della Saras,
la prima società del polo: interpretando la situazione internazionale e
prevedendone i successivi sviluppi intravide le forti potenzialità dell'industria di
raffinazione in Italia. Per cĂƉŝƌĞ ŵĞŐůŝŽ ů͛ĞǀŽůƵnjŝŽŶĞ ĐŚĞ ŝ ŵĞƌĐĂƚŝ ŝŶƚĞƌŶĂnjŝŽŶĂůŝ
hanno avuto nel XX secolo, sono necessari alcuni cenni storici.
L'industria della raffinazione nacque nella seconda metà del XIX secolo negli Stati
Uniti e si diffuse soprattutto nei paesi produttori
della materia prima: Stati Uniti, Antille Olandesi,
Romania e Russia. Lo sviluppo dell'industria di
raffinazione risultò subito condizionato dalla
dimensione del mercato e quindi dalla
possibilità di collocare i prodotti finiti in mercati
esterni ai paesi produttori. Di conseguenza forte
dipendenza causava il trasporto e la
distribuzione dei prodotti petroliferi finiti. Infatti, molte delle imprese
Figura 1.1 - Un pozzo petrolifero
Fonte: www.infochimica.it
10
multinazionali che dominarono il mercato negli anni successivi iniziarono la loro
attività curando particolarmente questa fase. II crescente fabbisogno energetico
dei paesi industrializzati impose agli stessi di aumentare la propria capacità di
raffinazione o di crearla ex novo. Se dunque nel 1925 la capacità di raffinazione era
concentrata per il 70% negli Stati Uniti, nel 1940 il loro ruolo conobbe una prima
riduzione e passò al 58% e, dopo la stasi determinata dalla Seconda Grande Guerra,
l'industria della raffinazione ebbe un rapido sviluppo in Europa.
Per colmare questa forte necessità di greggio i governi Ɛ͛impegnarono ad attuare
una serie di politiche di attrazione nei confronti
delle multinazionali come ad esempio tariffe
doganali favorevoli agli importatori di materie
prime e sfavorevoli agli importatori di prodotti
finiti, ovvero agevolazioni finanziarie agli
investimenti. Tali manovre diedero i loro frutti,
tanto che già alla fine degli anni Cinquanta molti
paesi - Germania, Francia e Olanda in primis -
possedevano addirittura un'eccedenza di
capacità di raffinazione rispetto al fabbisogno interno. Ciò portò a una
riconfigurazione del commercio internazionale di prodotti petroliferi: i prodotti
finiti venivano ora trasformati direttamente nei paesi di destinazione e distribuiti
solo presso alcuni paesi in via di sviluppo. Si passò dunque da una struttura del
mercato di raffinazione c͘Ě͘͞a sorgente͟, in cui la trasformazione avveniva presso i
paesi produttori, ad una Đ͘Ě͘ ͞a mercato͟, in cui avveniva presso i paesi
consumatori [8].
Figura 1.2 - Un͛ŝŶĚƵƐƚƌŝĂĚŝƌĂĨĨŝŶĂnjŝŽŶĞ
Fonte: www.giovannicarlo.it
11
LA SITUAZIONE IN ITALIA
L'Italia, grazie alla sua localizzazione geografica, divenne facilmente un centro di
raccolta di materie prime da raffinare provenienti dai paesi del Medio Oriente e di
distribuzione verso i paesi dell'Europa centrale. L'evento che favorì l'espansione
dell'industria della raffinazione in Italia fu la nazionalizzazione dell͛Anglo-Iranian Oil
Co., che comportò per tre anni la chiusura della raffineria di Abadan, allora la più
grande del mondo. Il vuoto di produzione determinato da quest͛evento, fu
occupato con grande prontezza dai raffinatori italiani: poiché essi avevano una
capacità produttiva pari a oltre la metà della sola raffineria di Abadan, anche dopo
che la crisi iraniana passò, il ruolo strategico della produzione italiana non venne
più messo in discussione. Nel 1954 le esportazioni superarono i consumi interni.
Alla vigilia della creazione del polo industriale di Sarroch l'industria petrolifera
italiana era quindi in forte espansione, con una capacità produttiva che le
permetteva di esportare 45 milioni di tonnellate di prodotti ů͛anno e di coprire il
58% delle necessità energetiche nazionali.
LE IDEE ͞RIVOLUZIONARIE͟ IN SARDEGNA
In quegli stessi anni in Sardegna iniziava, ĂƚƚƌĂǀĞƌƐŽ ů͛ĞŵĂŶĂnjŝŽŶĞ ĚĞůůĂ Legge
588 del 1962͕ ƵŶ ƉƌŽĐĞƐƐŽ ĚĞŶŽŵŝŶĂƚŽ ͞Piano di Rinascita͟ ŝů ĐƵŝ ŽďŝĞƚƚŝǀŽ ĞƌĂ
migliorare le condizioni economico-ƐŽĐŝĂůŝ ĚĞůů͛ŝƐŽůĂ͕ ĚŝĨĨŽŶĚĞƌĞ ƵŶ ĐƌĞƐĐĞŶƚĞ
benessere e creare nuova occupazione.
Particolarmente complessa era la questione dell'isolamento che dipendeva dalla
pessima situazione dei trasporti ed anche dalla conformazione geografica della
regione.
12
Sul piano più strettamente economico, la Sardegna nell'immediato Dopoguerra
era caratterizzata dalla sempre viva vocazione allo sfruttamento delle risorse
minerarie, ma in particolar modo dal forte peso del settore agricolo: esso versava
in condizioni di grave arretratezza, ma garantiva la sopravvivenza alla maggior
parte della popolazione.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale il bisogno di combustibile e la necessità di
ridurre i rifornimenti dall'estero, in una situazione di
ristrutturazione e di riavvio dell'industria energetica
nazionale, continuarono a influire sull'utilizzo del
carbone del Sulcis, nonostante il suo sfruttamento
avvenisse a costi superiori a quelli correnti sui mercati
mondiali. L'Italia si trovava, infatti, in condizioni di
apertura ancora incompleta verso i mercati
internazionali e soprattutto in un periodo di pesante
inflazione. Di conseguenza ridurre le importazioni
diventava decisivo per la bilancia dei pagamenti, su cui
già incidevano i costi di parecchie materie prime. Il
governo decise un forte incremento della produzione di carbone che nel 1951
arrivò a 950 mila tonnellate occupando 10.714 addetti.
Gli avvenimenti successivi però pesarono in maniera rilevante su quella che era
la principale industria regionale: i bassi rendimenti, gli aumenti del costo del lavoro
e dei mezzi di produzione, il prezzo politico non remunerativo, la crescente e
maggiore competitività dei mercati esterni e di altre fonti energetiche (carboni
belgi, tedeschi e specialmente l'olio combustibile) comportarono dapprima un
processo di razionalizzazione e in seguito una progressiva riduzione e chiusura delle
Figura 1.3 - La miniera di
carbone di Sebariu (Carbonia)
Fonte: www.mediatecaiglesias.it
13
miniere. Nel 1961 l'occupazione derivante dalla produzione di carbone si era
ridotta di due terzi.
Nel giugno del 1962 il Parlamento nazionale approvò, dopo una serie di
lungaggini burocratiche e intensi studi sulla situazione economica e sociale della
Sardegna, la Legge 588 in attuazione dell'art. 13 dello Statuto speciale della
Sardegna. La legge si proponeva il raggiungimento di determinali obiettivi di
trasformazione e miglioramento delle strutture economiche e sociali delle zone
omogenee tali da consentire la massima occupazione stabile e più rapidi ed
equilibrati incrementi di reddito.
L'emanazione della 588 fu preceduta da un͛intensa attività di analisi e studi, ini-
ziati nel 1951, che ponevano ancora una volta l'accento sui settori cardine
ĚĞůů͛ŝƐŽůĂ͗ůΖĂŐƌŝĐŽůƚƵƌĂ͕ ůĂnjŽŽƚĞĐŶŝĂĞůĞĂƚƚŝǀŝƚăĞƐƚƌĂƚƚŝǀĞ͘EĞůϭϵϱϴ ͕ĂĐŽŶĐůƵƐŝŽŶĞ
dei lavori delta commissione, il 68% dell'impegno finanziario previsto era riservato
al settore agricolo e solo il 9% all'industria. Invece, nel 1959, Ɛ͛ŝŶƐĞĚŝž un gruppo di
lavoro che elaborò un rapporto finale che indicava risorse del 20% per l'industria e
del 40% per l'agricoltura. Questa scelta, che divergeva dalle conclusioni della
commissione di studi, era fondata sulůĂŵŽƚŝǀĂnjŝŽŶĞ ƐĞĐŽŶĚŽ ůĂ ƋƵĂůĞ ů͛obiettivo
era attivare un processo di sviluppo economico: non era quindi più sufficiente
ƉƵŶƚĂƌĞ ĞƐĐůƵƐŝǀĂŵĞŶƚĞ ƐƵůů͛ĂŐƌŝĐŽůƚƵƌĂ͘ Un potenziamento di tale portata degli
investimenti destinati all'industria ĐŽŵƉŽƌƚĂǀĂ ů͛assegnazione ad essa di un ruolo
innovativo e propulsivo necessario per la crescita economica e sociale͗ů͛ĂŐƌŝĐŽůƚƵƌĂ
si caratterizzava, infatti, per i suoi scarsi elementi di dinamismo. In sostanza tra il
1959 e il 1962, si era realizzata una sorta di ͞rivoluzione͟, che aveva fatto prevalere
l'orientamento verso un modello di sviluppo assolutamente impensabile prima,
sconfiggendo idee e concezioni consolidate e vecchie di secoli.
14
Coerentemente con queste politiche furono costituite le Aree di sviluppo
industriale (ASI), aree dotate di adeguate infrastrutture che avrebbero dovuto
svolgere il ruolo di catalizzatori delle iniziative industriali. All'interno di una di
queste fu localizzata la Saras. L'azienda ƌĂƉƉƌĞƐĞŶƚĂǀĂĂůů͛ĞƉŽĐĂƵŶŵŽĚĞůůŽĞǀŽůƵƚŽ
che aveva tutte le caratteristiche richieste per porre in essere il processo di
sviluppo ipotizzato. Inoltre una grande novità era rappresentata dal fatto che si
trattava di un'impresa privata mentre in Sardegna ʹ come in tutto il Mezzogiorno
del resto ʹ le imprese leader del processo di sviluppo, quasi tutte a partecipazione
statale, andavano avanti soprattutto per mezzo dei finanziamenti pubblici.
1.2 - Il polo industriale sarrochese
Figura 1.4 ʹ Zonizzazione del polo industriale di Sarroch
Fonte: www.casic.it
>͛ĂŐŐůŽŵĞƌĂƚŽŝŶĚƵƐƚƌŝĂůĞĚŝ^ĂƌƌŽĐŚƐŝĞƐƚĞŶĚĞƐƵƵŶĂƐƵƉĞƌĨŝĐŝĞĚŝ734,56 ettari,
occupati per il 90% dalla raffineria di petrolio della Saras e dalle attività
petrolchimiche e di servizio ad essa collegate. >͛ĂŐŐůŽŵĞƌĂƚŽĚŝƐƉŽŶĞĚŝƵŶ͛ĂŵƉŝĂ
dotazione Ě͛infrastrutture industriali.
15
Tabella 1.1 - Quadro generale
Superficie ƚŽƚĂůĞĚĞůů͛ĂŐŐůŽŵĞƌĂƚŽ (In ettari) 734,56
Superficie destinata ad attività produttive (In ettari) 460,79
N. imprese 27
N. addetti 2.343
Fonte: www.casic.it
>͛ŝŶĨůƵĞŶnjĂ ĚĞůůĂ Saras sul polo industriale si percepisce anche daůů͛ĂŵƉŝĞnjnjĂ
ĚĞůů͛ĂƌĞĂ ĚĂ ĞƐƐĂ ŽĐĐƵƉĂƚĂ͗ ĚĞŝ ĐŝƌĐĂ ϳϯϰ ĞƚƚĂƌŝ ƚŽƚĂůŝ͕ ĐŝƌĐĂ ϮϴϬ ƐŽŶŽ ĚĞƐƚŝŶĂƚŝ Ăŝ
suoi impianti. Dagli albori del 1965, quando iniziò la sua attività, essa ampliò i
propri impianti diventando la più grande ed estesa raffineria petrolifera del
Mediterraneo, sia per la sua posizione strategica, sia per il volume d͛affari. In poco
tempo si aggiunsero altre industrie, tra le quali le più importanti: la Polimeri Europa
e lo stabilimento dell'Air Liquid.
Lo stabilimento petrolchimico della Polimeri Europa nasce agli inizi degli anni
Settanta, col nome di Saras Chimica, e con
partecipazione Saras, Eni e Montedison. In
seguito diventa dell'Enichem, una società del
gruppo Eni, e cambia nome in Nurachem. Il
nome cambia varie volte durante gli anni: da
Nurachem divenne Praoil ed Enichem. Infine,
dal gennaio 2002, lo stabilimento è entrato a far
parte di un'altra società Eni, la Polimeri Europa,
uno dei colossi della chimica, formata dai siti
strategici e importanti.
Figura 1.5 - Lo stabilimento della
Polimeri Europa
Fonte: www.polimerieuropa.com
16
L'Air Liquid è invece una società che produce ossigeno liquido, utilizzato negli
impianti Saras. Il sito nasce negli anni Settanta, ed era di proprietà della Sio Sarda,
società che venne poi rilevata dall'americana Air Liquid.
Nel 2000 è entrata in funzione la
supercentrale della Sarlux, una controllata
Saras, che smaltisce scorie della stessa
raffineria Saras, utilizzandole per la
produzione di energia elettrica che poi vende
all'Enel. Il 18 aprile 2006 Saras, che già
possedeva il 55%, ha acquisito il pieno
controllo di Sarlux cŽŶ ů͛ĂĐƋƵŝƐŝnjŝŽŶĞ ĚĞů
restante 45% appartenente a Enron Dutch, in
seguito al successo nel procedimento arbitrale fra le due società.
Attorno a queste quattro industrie sono sorte negli anni numerose piccole-
medie imprese che orbitano attorno alle principali e si occupano di costruzione e
manutenzione degli impianti o di servizi accessori.
1.3 - La Saras
La ͞S.a.r.a.s͘͟;^ŽĐŝĞƚăŶŽŶŝŵĞZĂĨĨŝŶĞƌŝĞ^ĂƌĚĞͿfu fondata nel 1965 da Angelo
Moratti, nato nel 1909 a Somma Lombardo (Varese) da un farmacista bergamasco,
sulla scia di un͛intuizione piuttosto semplice. Conosceva bene i mercati petroliferi
poiché a quindici anni abbandonò gli studi per diventare rappresentante della
Permolio, società produttrice di lubrificanti che nel 1938 possedeva tre impianti di
raffinazione a Milano, Genova e Roma, e capì che le spinte alla nazionalizzazione
Figura 1.6 - La Sarlux di Sarroch
Fonte: www.saras.it
17
dell͛attività di raffinazione localizzate presso i paesi produttori di petrolio avreb-
bero destabilizzato il mercato, rendendo economicamente vantaggiosa un'attività
di raffinazione di servizi, alla quale l'Italia si sarebbe potuta dedicare grazie ai
vantaggi della sua localizzazione geografica.
Intraprese la sua attività di petroliere a cavallo fra gli anni Quaranta e Cinquanta.
La prima raffineria che fondò fu quella di Augusta in Sicilia. Per farlo erano
necessari ingenti capitali, ben superiori rispetto a quelli di cui disponeva. Risolse il
problema, con ƵŶ͛idea geniale: cercare nel mercato americano una raffineria
"usata". La trovò in Texas nel 1948 e con questa creò la R.a.s.i.o.m. (Raffinerie
Siciliane Oli Minerali). La Rasiom entrò in funzione immediatamente prima della
nazionalizzazione della raffineria di Abadan e fu in grado di sfruttare il potenziale di
mercato che questa lasciò scoperto durante la crisi. Nel giro di dieci anni triplicò gli
impianti e duplicò le proprie capacità produttive.
Nel 1960 Moratti fu costretto a vendere la società alla Esso Standard Oli, ma
subito dopo iniziò le trattative per la realizzazione della raffineria nelle coste della
Sardegna. Inizialmente vennero individuati tre possibili siti in cui impiantare la
raffineria: Costa Rey presso il comune di Muravera, S. Margherita di Pula e Porto
Foxi nel comune di Sarroch. Gli amministratori della Saras scelsero quest'ultima
località per le sue caratteristiche: Porto Foxi è, infatti, un porto naturale ed è assai
raro che le grandi navi petrolifere trovino difficoltà ad attraccare.
La costruzione degli impianti iniziò nel mese di novembre del 1963 e venne
portata avanti senza particolari difficoltà - nonostante la totale carenza
Ě͛infrastrutture nella zona - dalla SNAM Progetti, società del gruppo AGIP cui la
compagnia ha affidato i propri progetti più importanti. I lavori si finirono il 14
18
gennaio 1965, dopo appena 14 mesi di lavorazione, e inaugurati tre giorni dopo con
il primo carico di greggio. Gli impianti partirono benissimo e dopo 4 anni furono
raddoppiati.
Figura 1.7 ʹ La raffineria Saras di Sarroch
Fonte: www.saras.it
LA PRODUZIONE E L͛IMPORT/EXPORT
La raffineria di Sarroch rappresenta oggi circa il 15% della capacità di
raffinazione in Italia, con una capacità effettiva equivalente a circa 300.000 barili al
giorno. Si realizzano tutti i principali prodotti petroliferi cui si aggiunge una logica
Ě͛integrazione energetica, anche per la produzione di energia elettrica
ŶĞůů͛impianto IGCC gestito dalla Sarlux͛͘ĐŽŵƉůĞƚĂŵĞŶƚĞ ŝŶƚĞŐƌĂƚĂĂŶĐŚĞĐŽŶŐůŝ
impianti petrolchimici adiacenti, come quelli della Polimeri Europa (ENI) e della
^ĂƐŽů/ƚĂůLJ͛͘ ŝŶŐƌĂĚŽĚŝƚƌĂƚƚĂƌĞĨŝŶŽĂ18 milioni di tonnellate annue di petrolio
greggio (capacità di trattamento autorizzata).
19
Nel 2006 la Saras ha lavorato un quantitativo di materia prima (greggio e oli
combustibili) pari a circa 14,3 milioni di tonnellate: complessivamente, tra il 2002 e
il 2006 sono state lavorate 71,6 milioni di tonnellate con una media di 14,3
tonnellate per anno (Tabella 1.2).
Tabella 1.2 ʹ Lavorazione grezzi e quantità prodotti finiti (Tonnellate per anno)
2002 2003 2004 2005 2006
Materia prima
(greggio e oli combustibili)
14.331.000 14.447.000 14.113.000 14.423.000 14.256.000
GPL 385.000 471.000 360.000 363.000 341.000
Benzine 2.951.000 2.967.000 2.890.000 3.036.000 2.945.000
Virgin nafta 931.000 1.111.000 789.000 873.000 936.000
Cherosene 553.000 546.000 290.000 449.000 388.000
Gasolio 6.136.000 6.192.000 6.174.000 6.423.000 6.713.000
Olio combustibile 1.280.000 1.156.000 1.567.000 1.149.000 1.033.000
Concentrato di Vanadio 1.149 1.732 1.231 1.690 1.227
Energia elettrica (TEP) 935.662 970.224 958.681 956.155 982.558
Zolfo 112.000 122.000 114.000 106.000 111.000
Fonte: Saras
In Tabella 1.2 sono riportati anche i dati, per lo stesso periodo, sui prodotti finiti.
Come si può notare ai prodotti petroliferi tipici, destinati al mercato nazionale e
internazionale, si affiancano anche alcuni sottoprodotti dei processi di lavorazione,
ĐŽŵĞ ůŽ njŽůĨŽ Ž ŝŵĞƚĂůůŝ ;ŶŝĐŚĞů Ğ ǀĂŶĂĚŝŽͿ ĐŚĞ ǀĞŶŐŽŶŽ ĞƐƚƌĂƚƚŝ ŶĞůů͛ĂŵďŝƚŽ ĚĞů
processo di gassificazione. Tali materiali di scarto diventano prodotti principali per
altri processi produttivi di altre industrie, permettendo così al polo sarrochese di
essere legato anche al polo petrolchimico di Macchiareddu con il quale vi è un
ĐŽůůĞŐĂŵĞŶƚŽ͞ǀŝĂƚƵďŽ͘͟ La destinazione dei prodotti finiti è prevalentemente, ma
non esclusivamente, nel bacino centro-occidentale del Mediterraneo. In particolare
nel triennio 2004-2006, quasi un quarto della produzione complessiva di prodotti