2
Il principale motore di trasformazione della società è la conoscenza,
quale elemento primario di creazione della ricchezza non solo
materiale, ma anche culturale. Su scala nazionale il patrimonio di
conoscenze e di risorse umane costituisce il principale fattore
competitivo, mentre per i singoli individui le opportunità personali
sono sempre più legate alla capacità di incrementare e gestire in
maniera funzionale il proprio patrimonio di conoscenze.
In tale contesto è insito il rischio della selezione e dell’esclusione di
quella parte della popolazione più debole e culturalmente più povera
che difficilmente riesce a comprendere il mutamento e a
padroneggiare le conoscenze e le competenze ritenute strategiche
dalla società.
Da ciò deriva l’accresciuta importanza della famiglia e della scuola,
prime fonti di “costruzione” della conoscenza e di formazione intesa
come pieno sviluppo della persona, e della conseguente necessità di
3
valorizzare la pluralità delle intelligenze di ciascun soggetto d’
apprendimento coniugando conoscenze e competenze onde
facilitare e garantire a tutti l’accesso alla formazione integrale.
Le stesse scienze dell’educazione, venutesi a trovare di fronte ai
numerosi problemi che investono le trasformazioni politiche e
culturali del nostro tempo, hanno dovuto necessariamente uscire
dalla “minorità epistemologica” nei confronti delle scienze “dure”.
Esse, oggi, vengono a configurarsi come teorie interdisciplinari in
funzione applicativa di una molteplicità di saperi educativi e quindi
come scienze in grado di dare risposte complessive a domande sul
piano della formazione e dell’educazione.
La nostra società assume sempre più le forme della complessità, le
cui numerose variabili: progresso scientifico, nuova scienza
tecnologica, irrompere della globalizzazione e, per il contrario,
frammentazione, cultura sempre più “eretica” e differenziata,
4
pluralismo ideologico, hanno favorito la nascita del sistema scuola
che non poteva essere più pensata come istituzione separata dalla
globalità dei processi sociali.
Anche le dinamiche educative-extrascolastiche hanno, infatti,
assunto una progressiva rilevanza nella logica di un sistema
formativo integrato in grado di dare risposte differenziate alle
esigenze formative di una società complessa e globalizzata.
Il mutato scenario politico-socio-economico e culturale ha, pertanto,
indirizzato la scuola italiana, dagli anni 60 interessata da
trasformazioni e sperimentazioni perché giudicata inadeguata e
scarsamente rispondente ai bisogni della nuova società, verso un
processo di revisione critica in sintonia con le esigenze della società
“globale” e con le risultanze della più recente ricerca psico-
pedagogica per quanto riguarda le metodologie didattiche e per la
5
necessità di un docente sempre meno figura “di ruolo” e sempre più
figura di funzione.
Abbiamo così assistito, negli ultimi anni, ad una lunga e travagliata
transizione caratterizzata da una grande quantità di proposte
innovative giuridiche e da cambiamenti strutturali che si sono tradotti
nella recente Riforma Moratti finalizzata ad una revisione globale
dell’intera organizzazione scolastica italiana.
Nell’ambito della valorizzazione e formazione delle risorse umane,
l’organizzazione, ci dicono studiosi quali Morin e Luhmann
1
,
rappresenta il cuore del mondo. Essa è il centro propulsore dello
sviluppo e del benessere nelle società contemporanee ed una
condizione imprescindibile per il pieno sviluppo della persona nel
processo formativo.
1
Cfr. E. Morin, “Il metodo”, Feltrinelli, Milano,1989; Luhmann N. e De Giorgi R., “Teoria
della società”, Angeli, Milano,1992
6
In tale quadro principio filosofico e pedagogico fondamentale, a cui
si ispirano sia la “Legge di riordino dei cicli” (Legge n. 30/2000) che
la Riforma Moratti (Legge n. 53/2003) è, appunto, la crescita
integrale della persona nella consapevolezza della complessità della
condizione umana.
Scrive il prof. G. Acone: “…l’uomo (complesso, multidimensionale,
pluri-prospettico, multilaterale, difficile)…non può essere ‘ridotto’ né
alla sua dimensione biologica, né solo a quella psicologica, né solo a
quella culturale e neppure soltanto a quella spirituale. L’uomo è
insieme tutte queste dimensioni in qualsiasi ‘civiltà’ o in qualsiasi
‘cultura’…”
2
Ne deriva per Acone che l’educazione è “l’autorealizzazione del
2
G. Acone,”Antropologia dell’educazione”, La Scuola, Brescia,1997,pag.131
7
soggetto-persona culturalmente e socialmente orientato e guidato
sulla scorta di una costellazione di significati e in vista di un orizzonte
di senso”…”se ci si mette d’accordo sul fatto che il concetto di
educazione implica e coimplica non solo procedure trasmissive
controllabili, potenziali epigenetici di sviluppo, tecniche di
condizionamento e d’integrazione sociale, ma anche valori e
significati storici e metastorici, culturali e metaculturali, allora appare
più chiaro il senso complessivo di ogni discorso che voglia dirsi
pedagogico (anche indipendentemente dalle scuole di appartenenza
o da quelle che un tempo si chiamavano ideologie). Se le cose
stanno così, istruzione, sviluppo, socializzazione, apprendimento
diventano condizioni necessarie, ma non sufficienti per il
realizzarsi nel soggetto, dell’educazione…”
3
3
G.Acone, L.Clarizia, Fenomenologia dell’esperienza educativa, Morano Editore,1995,
pag.10,11
8
L’educazione non è, quindi, solo istruzione, sviluppo, socializzazione
e apprendimento, ma implica i valori e il senso dell’essere uomini.
Ci sembra di capire che le parole di Acone rinviano sul piano
operativo e pratico, agli orientamenti della filosofia del Personalismo
così come pure a quella del Pragmatismo di Bruner, Gardner, Morin
che, ad esempio, hanno sottolineato con forza l’esigenza di
rispettare i reali bisogni formativi e la necessità di valorizzare al
massimo i talenti di ciascuno.
E’ in tale orizzonte psicopedagogico che il mio lavoro intende, nella
sua articolazione, ripercorrere il cammino e l’evoluzione del nostro
sistema scolastico dagli anni 90 ad oggi.
Nel primo capitolo si tenta di offrire all’eventuale lettore alcune linee
di filosofia e psicopedagogia che presiedono alle innovazioni
scolastico-educative nel periodo 1990-2003.
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Nel secondo capitolo ci si sofferma sugli orientamenti che possiamo
evincere dal dibattito in corso in Europa, a proposito dell’istruzione e
della formazione e che, supportati dalla ricerca psico-pedagogica, si
sono tradotti in molteplici interventi legislativi di cui, per economia del
lavoro, si riportano quelli ritenuti particolarmente significativi.
Il capitolo terzo è dedicato all’’evoluzione della professionalità del
docente (parallela all’evoluzione del sistema scuola) che
dall’esplicazione di un ruolo “impiegatizio” di esecuzione di norme e
di trasmissione del sapere, è andata delineandosi progressivamente
come funzione.
Nel capitolo quarto, infine, ci si sofferma sul tema della qualità della
scuola intesa come condizione essenziale per l’effettivo esercizio del
diritto alla formazione, si individuano possibili strategie idonee per
realizzarla e si propongono strumenti utili per una riflessione critica
da parte dei soggetti che partecipano al processo formativo.
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CAPITOLO PRIMO
La filosofia e le teorie psicopedagogiche sottese alle innovazioni
In questo capitolo, dal valore propedeutico per i successivi, s’intende
offrire all’eventuale lettore alcune linee fondanti di filosofia e
psicopedagogia relative alle innovazioni didattico-programmatorie
scolastiche complessive che hanno riguardato l’arco di tempo 1990-
2003.
Ci riferiamo alla filosofia del personalismo europeo, al pragmatismo
americano ed alle implicazioni di ordine psicopedagogico.
Il Personalismo pone al centro della riflessione filosofica la
persona nella sua totalità, singolarità ed irripetibilità.
A livello di riflessione metafisica e teorica sulla persona, il
Personalismo ritrova le proprie radici speculative nel pensiero
11
tomista e nella sua interpretazione novecentesca da parte di Jacques
Maritain (1882-1973).
Punto centrale della filosofia di Jacques Maritain è l’uomo,
considerato nella sua globalità ed interezza e, quindi, nelle sue
molteplici componenti: biologiche, psichiche, sociali e spirituali.
L’uomo è armonico quando tutte le componenti della sua natura
trovano appagamento ed è disarmonico ed infelice quando ciò non
avviene.
Sulla base di questa teoria antropologica, Maritain sostiene che la
società deve essere personalistica (costituita da persone la cui
dignità precede la società), comunitaria (poiché ogni persona tende
alla comunità politica, nella quale il bene comune è superiore a
quello individuale), pluralistica ( la crescita della persona è possibile
solo in una comunità comprendente molteplici sotto-comunità, dalla
famiglia alle organizzazioni internazionali, ciascuna delle quali ha
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diritti e libertà proprie) teistica o cristiana ( nel senso del
riconoscimento che, nella realtà delle cose, le correnti di libertà e
fraternità aperte dal Vangelo, le virtù di giustizia ed amicizia da esso
sanzionate, il rispetto pratico della persona umana da esso
proclamato, il sentimento di responsabilità davanti a Dio, sono
l’energia interna della quale la civiltà ha necessità per raggiungere il
suo compimento).
La filosofia pedagogica, utilizzando contributi delle varie scienze che
studiano l’uomo, deve, per Maritain, promuovere un “umanesimo
integrale” sviluppando il senso della libertà e responsabilità del
singolo.
“ Tutto il lavoro dell’educazione e dell’insegnamento deve tendere ad
unificare, non a disperdere; esso deve costantemente sforzarsi di
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assicurare e nutrire l’intera unità dell’uomo”
1
Maritain mette in guardia contro il pericolo di ridurre l’educazione ad
un esercizio meccanico o all’apprendimento di formule prefabbricate;
l’educatore deve, invece, trasmettere un sistema di valori che,
attraverso un itinerario curriculare con discipline umanistiche e
tecnico scientifiche, orienti verso scelte culturalmente adeguate.
L’educazione, ponendo attenzione ai bisogni fondamentali ed alle
motivazioni del discente, diventa strumento formativo che lo aiuta ad
operare consapevoli scelte.
La filosofia di Emmanuel Mounier (1905-1950) è anch’essa una
filosofia della persona cioè dello spirito nella forma personale che gli
è connaturata e necessaria, è una filosofia che accentua l’aspetto
1
Cfr. J. Maritain, L’educazione al bivio,(1943), trad. it, La Scuola, Brescia 1973, p.70
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sociale della persona che non è chiusa in se stessa, ma collegata,
attraverso la coscienza, ad un mondo di persone.
La coscienza, strumento fondamentale della conoscenza per lo
spiritualismo, non è per Mounier chiusura nell’intimità dell’ io, ma
apertura alle altre coscienze e comunicazione con esse.
Mounier insiste su quegli aspetti della persona che consentono
l’affermazione del suo valore assoluto quali libertà, trascendenza ed
impegno nel mondo, per il quale essa non è spiritualità isolata, gli
ideali ed i valori non sono fini ultimi per l’uomo ma mezzi per
realizzare una vita personale più ampia .
Le diverse articolazioni del personalismo sono unite dall’idea della
persona umana quale scopritrice di senso, di significati, capace di
testimonianza, di dar conto della propria azione e di modificare,
almeno in parte, i profili del mondo.