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Ho voluto confrontare due personaggi di indubbia caratura politica, notevole esperienza
e caratterizzati da una metodologia di comunicazione alle masse abissalmente diversa.
Ho voluto inoltre studiare quale potesse essere la migliore forma di comunicazione da
utilizzare con gli elettori, quale fosse insomma la strategia comunicativa vincente da
tenere dinanzi al proprio avversario e, contemporaneamente, al pubblico.
Mi sono chiesto se questi due personaggi sarebbero stati in grado in trasmissioni del
genere, basate su un regolamento molto preciso concordato seppur polemicamente e
faticosamente dai due schieramenti, di rendere più chiare le idee agli elettori indecisi, se
non addirittura farle cambiare a coloro che avevano già deciso a chi dare il proprio voto.
Di precedenti certo non ne mancano, basti pensare che all’estero, soprattutto negli Stati
Uniti, è prassi che i due maggiori leader si incontrino a pochi giorni dalla chiamata dei
cittadini alle urne. Anche in Italia si sono avute esperienze in questo ambito nel 1994,
quando in una trasmissione chiamata “Braccio di ferro” Enrico Mentana ha moderato il
dibattito sulle reti Rai tra Silvio Berlusconi e Achille Occhetto, e nel 1996 quando gli
stessi candidati del 2006, Berlusconi e Prodi, hanno dibattuto in varie occasioni sia sulle
reti Rai che su quelle Mediaset in alcuni casi da soli, in altri accompagnati da colleghi di
coalizione.
Ho preferito focalizzare però la mia analisi sulle due puntate andate in onda nel 2006
perché i confronti precedenti mi sono apparsi obsoleti nonostante l’esiguo lasso di
tempo trascorso, e soprattutto legati a una situazione politico–sociale dell’Italia
completamente differente da quella attuale. È vero che nel 1996 i protagonisti dello
scontro sono stati gli stessi dell’anno scorso, ma il Prodi ed il Berlusconi di dieci anni fa
sono notevolmente diverso rispetto alle ultime apparizioni televisive, sia per esperienze
personali che soprattutto per il clima elettorale che si è vissuto, perciò il paragone mi è
sembrato incompatibile con l’obiettivo della mia tesi.
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Il primo capitolo è di carattere storico, ovvero è un rapido excursus dei più importanti
confronti andati in onda nel mondo, fino alla descrizione di come si è faticosamente
arrivati alla soluzione adottata in Italia l’anno scorso.
Nel secondo capitolo ho analizzato l’approccio che i due candidati hanno tenuto nei
confronti del regolamento per lo svolgimento dei dibattiti e l’impostazione della
strategia comunicativa per la propria propaganda.
Il terzo capitolo riguarda invece l’aspetto più verbale, ovvero l’analisi del linguaggio e
delle forme comunicative utilizzate per l’esposizione.
Infine, nel quarto capitolo c’è l’illustrazione dei momenti salienti delle due trasmissioni
(in particolare la seconda, indubbiamente più “briosa”), quasi come casi specifici della
strategia comunicativa.
In riferimento alle citazioni dei due candidati, le trascrizioni dei due dibattiti televisivi
sono state allegate in appendice alla tesi. Per ovvie ragioni pratiche, sono state utilizzate
delle abbreviazioni. Ecco la legenda:
I = primo confronto (14/03/06)
II = secondo confronto (03/04/06)
B.x = risposta numero x di Berlusconi
P.x = risposta numero x di Prodi
B.xbis = replica numero x di Berlusconi
P.xbis = replica numero x di Prodi
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Capitolo 1
Storia del confronto politico in televisione.
Oltre a essere un grande evento mediatico, il dibattito elettorale televisivo tra i leader
delle principali coalizioni rappresenta un luogo di confronto democratico
imprescindibile.
In molti paesi europei non c'è un vero e proprio obbligo di dibattere con gli avversari,
ma si tratta di una prassi consolidata, un momento istituzionalizzato e un rito in cui
culmina la campagna elettorale, soprattutto nei paesi in cui il presidente o il premier
vengono eletti direttamente.
Il primo caso di dibattito televisivo tra due candidati risale al 1960, quando si
scontrarono come candidati a presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy per i
Democratici e Richard Nixon per i Repubblicani. Dal 1976 in Usa i dibattiti sono stati
organizzati con regolarità e sono diventati un'abitudine, un appuntamento atteso a cui
non è obbligatorio partecipare, ma è praticamente impossibile sottrarsi senza essere
accusati di aver paura. La vittoria di un dibattito può creare un clima di esaltazione che
consente al candidato, a seconda della situazione dei sondaggi, di recuperare svantaggi
numerici anche ampi o di incrementare il proprio numero di consensi. Non sono da
sottovalutare gli aspetti che riguardano il prima e il dopo del dibattito: errori, paure,
incertezze sono riportate ossessivamente dai media, i quali possono affossare
candidature autorevoli. Due esempi storici: il caso del Presidente Ford nel 1976 e il caso
del 1992, quando George Bush non riuscì ad accordarsi con Bill Clinton per
l'organizzazione dei dibattiti e questo venne percepito dall'opinione pubblica come una
volontà di fuggire l'avversario. La pressione dei media e i dati dei sondaggi (il 63 per
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cento pensava che temesse Clinton) lo convinsero ad accettare di presentarsi in
televisione per il dibattito, ma ormai era troppo tardi.
Per quanto riguarda il nostro continente le modalità di scontro tra i candidati sono
differenti a seconda dell’impostazione di governo che ha un paese: per esempio in
regimi presidenziali con voto a doppio turno il dibattito è il culmine della campagna. In
Francia il primo "Grand débat" tra i candidati al secondo turno si è svolto nel 1974, tra
Valéry Giscard d'Estaing e François Mitterrand, e da allora si è ripetuto ad ogni elezione
fino al 2002. Come già detto in precedenza un candidato può rifiutare di dibattere con
l'avversario al ballottaggio: Jacques Chirac nel 2002 non ha voluto confrontarsi con il
leader di estrema destra Jean Marie Le Pen, giustificandolo così: “Di fronte
all'intolleranza e all'odio non c'è transazione possibile né compromesso possibile né
dibattito… Non ho accettato in passato alleanze con il Fronte Nazionale, non accetterò
domani un dibattito con il suo rappresentante.” (Repubblica, 23 marzo 2002)
Nei sistemi non presidenziali l'organizzazione di un faccia a faccia televisivo può creare
maggiori difficoltà. In Europa, un esempio particolare è quello della Germania, dove il
primo dibattito "all'americana" tra due candidati si è svolto in occasione delle elezioni
del 2002: Gerhard Schröder e Edmund Stoiber, candidati cancelliere delle principali
coalizioni, si sono sfidati in due duelli televisivi. Tutti i tentativi di organizzare dibattiti
simili in precedenza erano falliti - fin dal 1961-, quando Konrad Adenauer rifiutò di
confrontarsi direttamente con Willy Brandt per non legittimare il suo avversario.
Per quel che concerne il nostro paese il primo caso di leader politici a confronto si ebbe
il 23 marzo 1994, ultimo giorno di campagna di quella tornata elettorale, quando dieci
milioni di telespettatori assistettero alla puntata di “braccio di ferro”, ovvero lo scontro
mediato da Enrico Mentana su Canale 5 tra il neofita politico Silvio Berlusconi (la sua
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“discesa in campo” è datata 26 gennaio 1994), e l’autore della “svolta della Bolognina”
(il passaggio da PCI a PDS) Achille Occhetto.
Come già detto nell’introduzione i precedenti tra Berlusconi e Prodi sono numerosi. La
prima volta che si incontrano i due avversari per un confronto fu il 25 marzo 1996, nella
trasmissione “Porta a porta” di Bruno Vespa interrotti dagli applausi di un'imponente
folla, che pare fosse di impronta berlusconiana. Il confronto fu vinto, si scrisse, da
Berlusconi.
Un altro confronto andò in onda sabato 13 aprile 1996, a “Linea tre” condotto da Lucia
Annunziata. Più che di un duello si trattò di una rissa. Berlusconi aveva con sé Filippo
Mancuso, Antonio Martino, Rocco Buttiglione, Pierferdinando Casini, Giulio Tremonti
e Gianfranco Fini. Prodi era accompagnato da Giovanna Melandri, Carlo Ripa di
Meana, Enzo Bianco, Lamberto Dini e Massimo D'Alema. I giornali non dichiararono
un vincitore, difficile decretarlo nella bolgia che si era creata.
Lo scontro clou tra i due candidati a Palazzo Chigi è pero quello del 19 aprile 1996, la
puntata di “Testa a testa” andata in onda su Canale 5 (nello stesso studio in cui venne
trasmessa “Braccio di ferro”) e condotta ancora una volta da Enrico Mentana. A detta
dei giornali dell’epoca questo scontro finì alla pari. In questa occasione il modello
adottato per la trasmissione fu quello americano: un moderatore, i due soli leader a
rispondere a domande comuni in lassi di tempo ben delineati. Sicuramente questo caso è
il più simile alle due puntate di “faccia a faccia” che saranno prese in analisi.
Alle elezioni politiche del 2001 non avviene il confronto all’americana tra i due
candidati, anche se Berlusconi realizza un gigantesco colpo mediatico: con trionfale
enfasi si presenta nel salotto televisivo di Bruno Vespa e una puntata di “Porta a Porta”
è dedicata alla sua stipulazione del “Contratto con gli italiani” (8 maggio 2001, a cinque
giorni dalla chiamata alle urne). Il candidato del centrosinistra di allora, Rutelli,
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partecipa la stessa sera alla puntata di “Primo piano” su rai tre per spiegare il
programma della sua coalizione, ma è una controffensiva troppo debole per reggere il
confronto.
La campagna elettorale del 2006 sarà sicuramente ricordata per i toni molto accesi, alle
volte offensivi, e per la massiccia presenza dei candidati a trasmissioni televisive. Mai
come l’anno scorso il mezzo televisivo è stato utilizzato dalla politica. Al termine di una
serie di polemiche, conferme e smentite si arriva ad un accordo tra le parti e i confronti
diretti tra i leader politici si faranno. Il regolamento viene stabilito da Silvio Sircana,
portavoce di Romano Prodi, e da Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi.
Il regolamento prevede che il confronto venga trasmesso dallo studio di Porta a Porta,
completamente riallestito, e che non ci sia pubblico, in modo da evitare pericolose e
controproducenti claque. I due leader saranno seduti e così anche i due giornalisti (che
secondo il regolamento della Vigilanza vanno estratti a sorte da due elenchi di tre
cronisti individuati da entrambi i leader ma che potrebbero essere già stati concordati).
Il moderatore avrà le uniche funzioni di introdurre la trasmissione e di imporre il
rispetto dei tempi stabiliti, perciò non potrà fare nessun genere di domande e/o di
commenti.
Berlusconi e Prodi saranno seduti intorno a un tavolo. Per mantenere un aspetto il più
possibile neutrale sullo sfondo verranno proiettati i nomi dei due candidati, non ci
saranno le tradizionali poltrone bianche ma semplici sedie.
Il regista dovrà limitarsi a riprendere i primi piani dei candidati mentre parlano: non è
consentita alcuna inquadratura dell’avversario, del moderatore o dei giornalisti, le cui
espressioni potrebbero condizionare l’interpretazione dei discorsi del locutore.
L'incontro non sarà interrotto dalla pubblicità. Le domande saranno poste dai due
giornalisti, identiche per i due leader e della durata massima di trenta secondi. Le
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risposte dovranno essere di due minuti e mezzo. Sarà un'estrazione a sorte a stabilire chi
dovrà rispondere per primo e chi di conseguenza risponderà per secondo alla seconda
domanda, e così via. Dopo le due risposte a ciascun quesito, sarà ammessa un replica di
un minuto al massimo e una controreplica della stessa durata.
Se un candidato eccederà nel tempo di risposta il suo avversario avrà diritto ad utilizzare
per il suo intervento un numero di secondi in più uguale a quelli di “sforamento”.
Berlusconi e Prodi non potranno portare con sé fogli, disegni, appunti o grafici: risposte
a braccio, avranno in ogni caso a disposizione fogli bianchi e una penna per prendere
rapide note durante il corso della trasmissione. Per le conclusioni ci sarà un ultimo
round "libero": i leader avranno a disposizione due minuti e mezzo finali per trarre le
rispettive conclusioni, evitando però il cosiddetto “appello al voto”. Chi ha parlato per
primo avrà diritto a concludere per ultimo. L'ordine degli interventi sarà invertito nel
match successivo, previsto per il tre aprile.