4
che si annuncia come la sua inevitabile scomparsa e i rimedi proposti
dal post-modernismo e da quella sorta di post post-modernismo
incarnato dal catalano, per far sì che ciò non accada.
Il secondo capitolo (Genesi e sviluppo di alcuni temi di Vila-
Matas) è interamente dedicato ai motivi che, per profondità e per
ricorrenza, sembrano condizionare maggiormente la scrittura
dell’autore. Passando in rassegna i temi della letteratura, della
memoria, dell’identità e dell’iniziazione, è possibile individuare una linea
continua e spesso ascendente fra i romanzi presi in esame, prova di
una chiara connessione fra di essi. Come vedremo alcuni (primi fra tutti
“la letteratura” e “l’identità”) acquistano un’importanza tale da
identificarsi con lo griglia portante dell’ultimo Doctor Pasavento, mentre
altri (come “l’iniziazione”) regrediscono con l’avanzare della scrittura.
Anche nel capitolo III mi sono trovata a affrontare l’aspetto
tematico ma limitando il campo d’indagine a Pasavento, testo con cui
Vila-Matas sembra chiudere un circolo e riprendere le fila dei romanzi
precedenti. Infatti, anche se la forma del viaggio è già presente in El
viaje vertical, El mal de Montano e París no se acaba nunca, così come
la riflessione intorno al motivo dell’identità e della scomparsa, nell’ultima
fatica di Vila-Matas sembrano essere osservati attraverso una lente
d’ingrandimento e analizzati fin nel più piccolo dettaglio.
Puramente extraletterario è invece l’ultimo capitolo (Le affinità
elettive) dedicato a quelle che si possono identificare come gli ispiratori
di Vila-Matas. Siccome gli autori che cita sono numerosissimi e
provenienti da ambiti artistici e geografici disparati, li ho organizzati
5
sfruttando la zona di appartenenza. Partendo quindi dall’area tedesca e
mitteleuropea e arrivando a quella anglofona, ho cercato di individuare
le similitudini e le differenze che legano o discostano le sue opere a
quelle degli autori che considera essergli più vicini.
In conclusione: ciò che mi sono proposta di fare col mio lavoro di
tesi è di fornire una breve panoramica riguardo Vila-Matas e la sua
letteratura, con la speranza di suscitare l’interesse necessario per un
eventuale approfondimento futuro. Se il lettore abbandonerà ogni
remora, dimenticherà la concezione “accademica” di romanzo e si
lascerà incastrare nella mia “rete”, potrà forse deambulare attraverso la
ben più complessa «red literaria»
5
tessuta dal catalano e ripercorrere,
come i suoi personaggi, la spirale senza inizio né fine fino al germe
della letteratura.
5
J. M. Pozuelo Yvancos, Vila-Matas en su red literaria, in Cuadernos de Narrativa.
Grand Séminaire de Neuchâte. Coloquio Internacional, 07/12/2002, pp. 31-43. Cit.,
p. 31.
6
1- Enrique Vila-Matas e la letteratura
L’ossessione di Enrique Vila-Matas verso la letteratura è
parossistico e, allo stesso tempo, contraddittorio. Il rapporto di amore-
odio che lo lega alla creazione letteraria è una costante dei suoi
romanzi, come dimostra il fatto che spesso i protagonisti sono scrittori
(a volte di professione, altre volte segreti…) che, per una qualche
ragione, si trovano a scontrarsi con i problemi e i paradossi intrinseci
alla letteratura. Se diamo uno sguardo ad alcune delle sue ultime opere
ossia, El viaje vertical, El mal de Montano, París no se acaba nunca e
Doctor Pasavento, senza però tralasciare Bartleby y compañía
6
, il
quadro appare ben delineato. In tutti abbiamo un concentrato di
letteratura, con continui rimandi, citazioni, interrogativi (in primis:
“Perché scrivere?”), problemi…fino all’approdo nichilistico del Doctor
Pasavento. La letteratura è perciò, seguendo un’azzeccattissima
metafora di José María Pozuelo Yvancos, ‘malattia e rimedio’, ‘veleno e
medicina’:
literatura como enfermedad y como remedio. Escribir es su
pharmakón, palabra griega que significa a la vez veneno y
medicina
7
.
Obiettivo del mio lavoro di tesi è quello di offrire una duplice
prospettiva: una di stampo intimista e strettamente collegata a Vila-
6
E. Vila-Matas, Bartleby y compañía, Barcelona, Editorial Anagrama, 2000.
7
J. M. Pozuelo Yvancos, Cien por cien literatura , «ABC», 22/11/02, p. 41.
7
Matas scrittore, con riferimenti alla sua formazione letteraria, ai
sentimenti contrastanti riguardo il riconoscimento esterno delle sue
opere (spesso sfociano in vere e proprie nevrosi), alla sensibilità
particolare che secondo lui è insita in tutti coloro che si avviano verso il
mestiere della scrittura…; l’altra di più larga veduta, con agganci e
riferimenti ai problemi relativi alla letteratura in ambito postmoderno,
come la massificazione del mercato editoriale, la difficoltà della
creazione quando tutto sembra già essere stato scritto, la
disgregazione del soggetto con relative gravi ripercussioni, quali la
definita scomparsa della letteratura.
1.1-Lo scrittore Vila-Matas
Anche se molte volte segreti e mascherati, non è difficile
individuare nelle opere di Vila- Matas numerosi riferimenti autobiografici
inerenti sia la sfera professionale che quella privata. Ammetto che il mio
interesse si è rivolto soprattutto verso i primi poiché mi hanno
permesso di addentrarmi e quindi, di arrivare a comprendere (o per lo
meno così credo…) i paradossi, le dicotomie i nodi che si ripropongono
di continuo e intorno a cui sembra “arrovellarsi” tutta la letteratura di
don Enrique.
Per cercare di riordinare in un qualche modo il mondo labirintico
e inafferrabile che si apre in ogni pagina mi affiderò, almeno
inizialmente, alla diacronia, cominciando il mio percorso poetico dal
principio ossia, dalla formazione letteraria.
8
Come lo stesso autore ha ammesso in più di un’intervista,
l’amore per la scrittura gli è così intrinseco che è impossibile fissare una
data precisa, un momento epifanico in cui abbia deciso di trasformare la
sua passione in professione. Tralasciando il fatto che probabilmente,
visti i sentimenti ambivalenti che nutre verso il mondo accademico e il
rifiuto in parte di esso, tale coscienza non è ancora stata del tutto presa,
Vila-Matas è solito raccontare un breve aneddoto con cui marcare un
ipotetico inizio della sua scrittura. Riferendosi a quella che considera la
sua prima “opera”, La llamada de Dios, dice:
La escribí durante un verano en la Costa Brava, huyendo un poco
del tedio provocado por mis parientes y por esa imposición de
tener que pasar en la playa largas horas día tras día durante todo
agosto. No sabía qué hacer y me recuerdo casi fugitivo, sentado
debajo de un pino, lejos de la familia y del lenguaje familiar,
buscando un espacio solitario y escribiendo una novela río no
frente al mar sino de espaldas al mar. Así la necesidad de escribir
surge de otra necesidad primera: la necesidad de quedarme solo
8
.
Da questo piccolo scorcio di vita vissuta, emergono già quelli che
saranno i cardini della sua produzione futura ossia, la letteratura come
mezzo di fuga, la scrittura in solitudine ed infine la novela río.
La letteratura come fuga è un tema ricorrente in Vila-Matas che
usa la scrittura come modo per scappare dalla propria identità,
ricreandosi e reinventandosi continuamente, allontanandosi dal reale e
sommergendosi in quel mondo che si nutre di letteratura in cui pare
trovarsi più a proprio agio.
8
R. Fresán, Historia abreviada de Enrique Vila-Matas, in «Radar libros, suplemento
literario de página/12», Año VI n° 326, 1/2/2004, p. 2.
9
La solitudine e l’isolamento come condizioni necessarie per la
scrittura, oltre ad essere un topos letterario ampiamente diffuso nella
tradizione, è un motivo esplicito in Vila-Matas il quale più volte, per
bocca dei sui personaggi, ribadisce la necessità di abbandonarsi ad un
esilio spontaneo, di allontanarsi da tutto per trasformarsi in scrittore
segreto. Come per Robert Walser, sempre vissuto nell’ombra e come
per Kafka al quale,
de vez en cuando le llegaba la idea de que debía apartarse de los
amigos y hacerlo sin la mínima consideración, enemistarse con
todos y no hablar con nadie
9
.
anche per Vila-Matas, la soledad diventa un importante alleato, nella
vita e nella scrittura. Leggiamo:
Estamos solos, cada uno consigo mismo y con su muerte propia y
su vida solitaria y desastrosa, estamos muy solos todos. Pero te
diré algo que quizás te consuele. La soledad es el afrodisíaco del
espíritu, como la conversación lo es de la inteligencia
10
.
[...]
Nadie me buscaba y, además, no tenía a nadie en el mundo. O,
mejor dicho, tenía la soledad, tal vez la mejor acompañante
11
.
Come affronterò nella parte relativa all’identità/mancanza di
identità, nel Doctor Pasavento assistiamo a una sorta di
radicalizzazione del desiderio di appartarsi che arriverà poi al limite
estremo della scomparsa e del viaggio senza ritorno.
9
E. Vila-Matas, El mal, cit., p. 161.
10
E. Vila-Matas, El Doctor, cit., p. 272.
11
Ivi, p. 148.
10
Riguardo la novela río, ho voluto soffermarmi su di essa, non
tanto perché sia un tema ricorrente dell’autore (è forse l’unico caso in
cui utilizza questa immagine) ma perché rende al meglio quello che
effettivamente è un romanzo di Vila-Matas. Pieno di riferimenti
metatestuali e di rimandi letterari e filosofici che sembra impossibile
contenerlo in qualche modo. Ogni pagina diventa quindi sfuggevole,
diventa acqua e dunque fiume.
Se abbandoniamo l’infanzia e ci addentriamo nella giovinezza, ci
accorgiamo subito che l’autore ha lasciato nei suoi testi orme di quella
che è stata la sua formazione letteraria. A Parigi naturalmente, in pieno
stile bohemien. Il testo di riferimento più immediato è senza dubbio
París no se acaba nunca, dove l’autobiografia si fonde con il saggio e
con retaggi di una possibile biografia di Hemingway…e dove realtà e
finzione si uniscono in modo indissolubile. In quest’opera, Vila-Matas
descrive il periodo della sua iniziazione letteraria nella Parigi degli anni
‘70 «capital de la república de las letras»
12
, in cui sperimentò la
difficoltà di diventare scrittore e in cui vide spengersi le sue tante
agognate luces de bohemia. Come in tutti i processi di formazione, il
giovane è accompagnato da una sorta di maestro che lo guida fino alla
meta. Nel nostro caso, tale ruolo è incarnato da Marguerite Duras (e
dalla sua cuartilla de instrucciones, elevata quasi a oggetto magico) che
da subito capisce che ciò che manca al giovane Enrique è uno stile
proprio:
«Has venido aquí a París dispuesto a forjar tu propio estilo, ¿no es
así?», me preguntó un día Marguerite Duras, con alevosía y
12
J. M. Pozuelo Yvancos, La vida, la tinta, la escritura, in «ABC», 15/01/2003, p. 40.
11
nocturnidad [...] «¿Y por qué te falta uno de los faros de delante?»
volvió entonces a preguntarme ella.«Porque no sé cómo se repara
ni cuánto dinero cuesta», respondí. Ella de pronto vio un símbolo
en el faro delantero que me faltaba.«Se diría que como tantos
jóvenes, tienes un estilo de un solo faro», me dijo
13
.
Da questo momento, comincia l’ascesa in parte infelice dell’autore che,
dopo il frastorno della dolorosa presa di coscienza («aquellas palabras
sobre mi estilo me zumban en el oído. No tengo estilo»
14
) avverte il
bisogno di punti di riferimento, di qualcuno che, come lui stesso dice,
possa tendergli una mano. Leggiamo:
Querido maestro: elévame un poco: soy joven. Tiéndeme la
mano....[...]. Y esperé toda la noche a que alguien acudiera en mi
auxilio, llamara a la puerta de mi chambre y me tendiera una
mano. Pasé la noche esperando a Rimbaud
15
.
La formazione letteraria coinvolge anche altri ambiti e ai problemi
più prettamente tecnici, come quelli relativi allo stile, se ne aggiungono
altri di stampo intimistico. In altre parole, emergono già le nevrosi, i
dubbi e le paure che condizioneranno gran parte della produzione
matura di Vila-Matas. In primo piano troviamo la ricerca del perché della
scrittura e il timore di trasformarla in unica ragione contro il suicidio
(Marguerite Duras diceva: «Escribo para no suicidarme»
16
) a cui va
sommato il desiderio (forse intrinseco nella natura dello scrittore) di
vedere oltre le apparenze, di andare più in là. A tal proposito, come lo
stesso autore esplicita, importante è stata la scoperta di Borges:
13
E. Vila-Matas, París, cit., pp. 111, 112.
14
Ibid.
15
Ivi, pp. 124, 125.
16
Ivi, p. 214.
12
Si hasta entonces yo había visto fotografías de personas o de
lugares que en algunas ocasiones acababa viendo de verdad, ese
cuento de Borges sobre un aleph significó un avance en mi visión
del mundo, pues vi que no sólo se podían ver de verdad ciertas
personas o lugares sino que, además, existía la posibilidad -
llamémolos el asombro- de ver más
17
.
Quest’ultimo tema si rafforzerà sempre di più nei romanzi, fino ad
arrivare al Doctor Pasavento, in cui si identificherà col desiderio di
scomparsa.
In conclusione, il soggiorno parigino di Vila-Matas non è solo la
cronologia di un dramma personale,
sino del drama de muchos escritores jóvenes que al principio de
su proceso creativo, si son imaginativos, suelen construir mundos
poéticos propios, forjados en gran medida por sus lecturas, pero
más adelante, a medida que la intensidad imaginativa va
disminuyendo van viendo cómo se acomodan a la realidad, caen
en la prosa cotidiana y eso les hace sentir que han traicionado sus
principios poéticos de primera hora
18
.
17
Ivi, p.194.
18
Ivi, pp. 212, 213.
13
1.1.2- I disagi dello scrittore
Superati in parte i disagi relativi la fase ‘propedeutica’, di
avvicinamento alla letteratura, sopraggiungono i paradossi, i desideri
contrastanti e le incoerenze propri del mestiere dello scrittore, che in
Vila-Matas, si manifestano soprattutto in relazione alla dicotomia
scrittura segreta/riconoscimento da parte di terzi. Infatti, nonostante
conservi la visione primitiva della letteratura privata, solitaria e
addirittura segreta e quindi di sprezzo verso il mondo accademico, della
fortuna editoriale e dei best sellers, avverte il fascino irresistibile che
tale realtà patinata esercita. Eloquenti sono alcuni frammenti del
Doctor Pasavento:
Pensé de nuevo en todos esos escritores que en vida, tras haber
publicado algún libro, se escondieron para siempre a las miradas
del mundo. Me habían dado siempre una gran envidia y siempre
me habían parecido felices. Y a ellos, con mi escritura privada de
doctor en psiquiatría temporalmente retirado, esperaba pronto
poder parecerme. De hecho, cabía la posibilidad de pensar que
había pasado ya a ser totalmente un escritor secreto
19
.
[...]
Empecé pues a escribir sólo para mí mismo, sin ánimo de publicar
(tal como estoy haciendo ahora, pues) y sabiendo perfectamente
que la literatura, como el nacimiento a la vida, contenía en sí
misma su propia esencia, que no era otra que la desaparición.
Pero más tarde publiqué un libro, y eso arruinó el enfoque radical
de mis comienzos [...] Me convirtió a la larga en un escritor
relativamente conocido en mi país y eso me puso en contacto con
el horror de la gloria literaria
20
.
Fra gli orrori della gloria letteraria, vi fanno parte anche i critici che,
seguendo la tradizione realista della letteratura spagnola, continuano a
19
E. Vila-Matas, Doctor Pasavento, cit., p. 107.
20
Ivi, p. 36.
14
dar credito solo alle opere che seguono tale tendenza e la
massificazione della scrittura per cui si creano veri e propri tormentoni
letterari. Mi è sembrato significativo riportare alcuni frammenti di
interviste rilasciate da Vila-Matas, in cui affronta in parte gli argomenti
che ho appena citato:
¿Se imagina en lo más alto de la lista de más vendidos?
Prefiero la intensidad a la cantidad.
¿Qué opinión tiene de los premios literarios en general? ¿Es
cierto que la mayoría son un auténtico fraude?
En efecto. La gran mayoría lo son. Es una costumbre nefasta
española. Hay premios como el Herralde que cuentan con un
jurado independiente que lee en profundidad, pero eso no es lo
habitual en lo medio litarario español
21
.
Tal vez sea la única manera de evitar una realidad que
abruma. Ese “suburbio al que llaman España, donde se jalea
una especie de realismo castizo del XIX y donde para una
gran parte de los críticos y los lectores lo normal es el
desprecio de los pensamiento”. Hoy, sin embargo, no quiere
entrar en polémicas sobre la crítica literaria, aunque a medida
que habla se va encendiendo. A su manera, claro está.
Yo mismo practico la crítica literaria en este libro, porque hago
crítica de la realidad literaria, de los diarios personales a los que
admiro. Y además el narrador en la primera parte es un crítico
(Montano define a su padre como “el crítico español más
insobornable de todos los tiempos”). Siempre se escribe contra
alguien, yo al menos escribo contra alguien. Literariamente
necesito buscarme enemigos para defender lo que debería ser la
novela [...]. En realidad no me importa tanto la opinión de la crítica
en general como la de los dos o tres críticos españoles que hace
quince años, cuando no era conocido, se dieron cuenta de que
tenía cierto porvenir en la literatura
22
.
Nonostante le pesanti critiche mosse contro il mondo pubblico
letterario, il rifiuto di esso, come ho già riferito in parte, non è radicale.
Infatti, durante le quasi quattrocento pagine del suo Pasavento
assistiamo a desideri altalenanti che, se da una parte lo spingono
21
J. M. Pozuelo Yvancos, Cien por cien literatura , in «ABC», 22/11/02, p. 41.
22
R. Ruiz Garzón, Diario del artista seriamente enfermo, in «La razón», 22/11/02,
p. 33.
15
all’encerramiento, dall’altro esprimono l’esigenza di essere apprezzato,
riconosciuto e cercato dal mondo. Leggiamo:
Al leer que el futbolista Saviola echa en falta en el Mónaco, por
encima de todo, los autógrafos que firmaba cuando en la pasada
temporada jugaba en el Fútbol Club Barcelona, he sentido una
repentina y muy intensa nostalgia de los días en que yo firmaba
dedicatorias de mis libros y andaba siempre quejándome de lo
mucho que me agobiaban los lectores cuando en realidad si en
alguna ocasión, en un acto público, nadie se acercaba para
pedirme alguna firma, me quedaba desolado, temeroso de haber
sido olvidado.
También he sentido nostalgia de cuando iba a librerías de
Barcelona y contaba los minutos que pasaban hasta que alguien
me reconocía. Cuando eso sucedía, me mostraba seco ante quien
me había abordado, como si me hubieran interrumpido en plena
meditación trascendental. Y, sin embargo, no podía sentirme más
satisfecho de haber sido abordado
23
.
La paura di essere dimenticato lo spinge fino ad atteggiamenti
nevrotici, come la consultazione ossessiva dei quotidiani spagnoli in
cerca di un possibile articolo riguardante la sua scomparsa o il
frequentissimo controllo della posta elettronica, con la speranza di
trovare il messaggio di qualcuno preoccupato per la sua eclisse. Tale
comportamento, come diremo più avanti, possiede senza dubbio una
matrice più profonda, collegata alla complessa personalità del
protagonista.
1.1.3- La funzione della scrittura
Abbandonato il filo cronologico, la mia ricerca s’indirizzerà verso
ciò che rappresenta la scrittura per Vila-Matas. Anche se molte sono le
23
E. Vila-Matas, Doctor Pasavento, cit., p. 308.
16
funzioni che le attribuisce, la più importante è senz’altro quella
connessa al fattore identità.
La creazione letteraria come modo per costruire un altro io non è
un tema nuovo (ne parlavano già Shakespeare, Kafka, Borges…) e,
sebbene la produzione di Vila-Matas sia indubbiamente marcata da tale
argomento, gli esempi più evidenti si riscontrano soprattutto in El mal
de Montano e nel Doctor Pasavento. Per quanto riguarda il primo, la
connessione letteratura/ nuova identità- straniero, emerge sin dalle
prime pagine, dove troviamo:
Quizá la literatura sea eso: inventar otra vida que bien pudiera ser
la nuestra, inventar un doble
24
.
E ancora, quando citando una famosa frase di Justo Navarro, il
protagonista afferma:
«Ser escritor es convertirse en un extraño, en un extranjero: tienes
que empezar a traducirte a ti mismo. Escribir es un caso de
impersonation, de suplantamiento de personalidad. Escribir es
hacerse pasar por otro»
25
.
La nuova identità è connessa, non solo alla parte creativa della
letteratura, ossia alla scrittura, ma anche a quella passiva, collegata alla
lettura delle opere altrui. In El mal de Montano infatti, la voce narrante si
propone di ricomporre la sua tanto frammentata autobiografia e
24
E. Vila-Matas, El mal, cit., p. 16.
25
Ivi, p. 18.
17
personalità attraverso l’analisi di diari di “terzi”, in questo caso di
scrittori:
Me propongo trabajar discretamente en el interior de diarios ajenos
y lograr que éstos colaboren en la reconstrucción de mi precaria
autobiografía, que naturalmente será fragmentada o no será, se
presentará fragmentada como mi personalidad, que es plural y
ambigua y mestiza y básicamente es una combinación de
experiencias (mías y de otros) y de lecturas
26
.
facendo già emergere quel “parassitismo” letterario postmoderno, che
porterà l’autore, non solo alle citazione di altri, ma anche alla citazione
di se stesso.
Nel Doctor Pasavento invece, il tema si radicalizza facendosi più
complesso. La letteratura infatti, permette diversi livelli di
allontanamento e di estraneità dall’identità di partenza. Dal punto di
vista prettamente fisico, attraverso l’isolamento e la solitudine e dal
punto di vista “metaforico” con l’invenzione di un altro yo. Quello che
all’inizio si identifica col profesor Pasavento si trasforma, durante le
quasi quattrocento pagine del romanzo nel doctor Pasavento,
Ingravallo, Pinchon (e Pynchon), Maas, Bove e Yo no soy. Anche se
“camuffato” sotto strategie letterarie, è evidente che tutti nascondono o
meglio rappresentano i vari Vila-Matas, le diverse identità che
convivono in lui. Implicito e in parte esplicito (è più volte citato…) è il
paragone con Pessoa e con i suoi numerosi eteronomi anche se questi
appaiono sicuramente più definiti e ricchi di spessore, rispetto a quelli
supposti di Vila-Matas. Infatti, l’unico che sembra assumere tratti
determinati è Ingravallo che rappresenta il lato narcisistico dell’autore
26
Ivi, p. 107.