politico eretto dal filosofo di Mamelsbury consiste nel porre alla
base di questo progetto di rifondazione l’uomo come motore ed
elemento primario. L’idea concettuale posta a fondamento di questa
palingenesi della politica è che questa sia una disciplina creata
dall’uomo e per questo dimostrabile secondo il metodo sperimentale
e quindi a sua volta dall’uomo stesso controllabile. La dimensione
sociale della politica è quindi la società umana che si costituisce
attraverso il contratto sociale
4
.
Nonostante la struttura portante della concezione hobbesiana
parta da una premessa metodologica di stampo scientifico non ha
mancato però, nel suo svilupparsi nell’opera del filosofo, di
evidenziare il carattere marcatamente paradossale della politica in
generale, una politica animata da forti tensioni interne fra violenza e
diritto, ragione e passione. La violenza, di stampo prepolitico,
caratterizza le relazioni degli uomini prima del contratto sociale,
salvo confluire nello stato al momento della sua istituzione
fondandone l’essenza della sua potenza costrittiva. Lo stato è
dunque un’entità artificiale di ragione e di potenza al tempo stesso
5
.
La completezza della teorizzazione dello stato ha garantito al
Leviatano
6
una diffusione immediata. Al contrario, gli aspetti, al
limite del paradosso di cui sopra, hanno impedito che si
stabilizzasse un canone interpretativo uniforme. La ricezione del
pensiero di Hobbes si muove entro due filoni interpretativi opposti:
il primo, il cui punto di riferimento è l’opera di Carl Schmitt
7
,
caratterizzato da una lettura in chiave marcatamente assolutistica
che vuole trovare nell’impianto hobbesiano l’anello di congiunzione
tra la concezione naturalistica dell’essere umano e la natura
decisionista dello stato assoluto, creando quindi un legame
4
I. Birocchi, Alla ricerca dell’ordine: fonti e cultura giuridica nell’età moderna
Torino 2002, pag.180-181
5
Y.C. Zarka, Hobbes e il pensiero politico moderno, a cura di S.Suppa trad. di L.
Salvati, Bari 2001. Pag 39
6
T.Hobbes, Leviatano la materia, la forma e il potere di uno stato ecclesiastico e
civile, a cura di A.Pacchi, Bari 2004 (1989)
7
Vedi CAP II
7
immediato con i totalitarismi novecenteschi. Il secondo filone,
prevalentemente portato avanti da autori anglosassoni
8
, ma non solo,
invece scorge in Hobbes significati marcatamente liberali,
riconducibili all’individualismo possessivo della società mercantile
inglese e addirittura si spinge a costruire un parallelismo fra la
condizione di libertà individuale dell’uomo sotto il “Leviatano” e un
sistema di libero mercato
9
. Sempre in questo filone si può
racchiudere anche chi, come Renè Capitant, nel tentativo di
allontanare il Leviatano dai regimi del primo novecento, ha scorto in
Hobbes una sorta di proto positivismo giuridico di stampo
kelseniano
10
.
Questa evidente “contraddizione” interpretativa a livello teorico
risulta trovare nel Novecento un corrispettivo dal punto di vista
storiografico nella diversità dei contesti politici nei quali gli autori
che incontreremo nei capitoli successivi hanno vissuto. Da una
parte, infatti, abbiamo alcuni stati che hanno vissuto l’esperienza
totalitaria in prima persona come Italia e Germania e dall’altro lato
paesi di stampo e tradizione liberale come Francia e Inghilterra, che
però nel secolo scorso hanno abbracciato modelli di sistema
parlamentare profondamente diversi fra loro.
È evidente che in prospettiva storica, Hobbes occupi un posto
particolare, poiché se alcuni obbiettivi del suo stato ideale (si pensi
al benessere dell’individuo) sono assimilabili a quelli dello stato
liberale, è altrettanto vero che questo benessere non consiste nella
libertà, ma nella conservazione della vita che nello stato di natura
sarebbe difficile. L’obbiettivo primario è quindi la sicurezza, poiché
lo stato di natura costituisce il massimo dell’insicurezza, pertanto è
necessario far confluire il potere nelle mani di un solo individuo e
limitare qualunque opinione politica degli individui.
8
Vedi CAP III
9
I. Birocchi, Alla ricerca dell’ordine: fonti e cultura giuridica nell’età moderna
Torino 2002, pag 182
10
Vedi 3 b)
8
È proprio questo lo straordinario paradosso del pensiero hobbesiano:
garantire l’individualità e dell’uomo privandolo della sua
autonomia, proteggendolo in definitiva da se stesso.
2. La ricezione del pensiero hobbesiano in Italia e in
Francia:
2a) Hobbes in Italia: lo straordinario contributo di Norberto
Bobbio
L’opera del professore torinese ha caratterizzato in maniera
decisiva per oltre quarant’anni il dibattito italiano intorno al
pensiero di Thomas Hobbes. L’insieme degli scritti di Bobbio sul
filosofo inglese sono stati pubblicati in una raccolta che ha come
titolo il nome dell’autore del Leviatano
11
. Questi studi costituiscono
una vera e propria summa interpretativa attorno alcune delle più
spinose concezioni politico-giuridiche; si tratta di un insieme di
lavori notevole per chiarezza espositiva, profondità degli argomenti
e caratterizzato da una straordinaria conoscenza del pensiero
politico abbinata ad una rigorosa cultura giuridica
12
. Di grande
importanza risulta, tra gli scritti contenuti in questa raccolta,
l’introduzione agli elementi filosofici sul cittadino (De Cive) dove,
oltre alla già citata
13
“patente” di modernità assegnata al pensiero
11
N.Bobbio, Thomas Hobbes, Torino 1989
12
A. Napoli, Thomas Hobbes e gli italiani 1981-2000, Bibliografia e recensioni
Napoli 2002, pag 254
13
Vedi nota 2
9
hobbesiano, l’autore si sofferma sul ruolo fondamentale che l’unità
del potere statale riveste in quest’ultimo
14
.
Altro contributo chiave della critica italiana al filosofo di
Mamelsbury, è rapparesentato dal saggio La legge naturale e la
legge civile nella filosofia politica di Hobbes del 1954, dove Bobbio
affronta il complesso nodo del rapporto fra legge naturale e legge
positiva. L’autore affronta questo passaggio complicato in maniera
brillante, risolvendo la questione tra la lettura giusnaturalistica e
quella positivista, a favore della seconda
15
, attribuendo alla legge
naturale il ruolo di elemento fondante della validità del diritto
positivo.
16
Sullo stesso argomento l’autore tornerà nel saggio
Hobbes e il giusnaturalismo (1962) dove articolerà ulteriormente la
propria interpretazione evidenziando diverse tipologie di
giusnaturalsimo, configurate secondo il livello di superiorità assunto
in ognuna dal diritto naturale rispetto a quello positivo
17
. Sulla base
di questa classificazione Bobbio avvicina Hobbes al giusnaturalismo
c.d. “moderno”, che costituisce una forma diversa da quella
tradizionale, ovvero un modello di transizione verso il positivismo
giuridico
18
.
Una simbolica testimonianza della considerazione manifestata
da parte del professore torinese nei confronti dell’autore del
Leviatano e della sua opera, si rinviene negli atti
dell’importantissimo convegno svoltosi tra Milano e Locarno nel
1988 dal nome Hobbes Oggi. Nella tavola rotonda conclusiva,
dedicata all’attualità e alla presenza di Hobbes nel pensiero
contemporaneo, Bobbio interrogato sull’argomento, sottolineò la
straordinaria rilevanza del pensiero hobbesiano in quanto modello
14
N. Bobbio, Introduzione ad elementi filosofici sul cittadino (De Cive) 1948 in
Thomas Hobbes, Torino 1989, pag 74.
15
Sullo stesso argomento vedi l’interpretazione, anche essa per una lettura
positivista, data da Rene Capitant, par. 3b)
16
A. Napoli, Thomas Hobbes e gli italiani 1981-2000, Bibliografia e recensioni
Napoli 2002, pag 254
17
Ivi, pag 255
18
N. Bobbio, Hobbes e il giusnaturalimo contenuto in Da Hobbes a Marx saggi
di filosofia del diritto, Napoli 1965 Pag 51-74
10
che meglio consente di comprendere la natura dell’attuale sistema
internazionale e capace di indicare la via per la realizzazione di una
pace universale perpetua
19
.
2b) Hobbes in Francia: Carré de Malberg e la sovranità “anti-
hobbesiana” della nazione
Un aspetto interessante del dibattito francese è rappresentato
dalla teoria della sovranità elaborata da Carré de Malberg. Vale la
pena soffermarsi su come questo concetto fondamentale venga
trattato dal giurista francese e su come abbia costruito una teoria
della sovranità che manifestamente si discosta da quella “classica”
elaborata da Thomas Hobbes. Secondo Carré de Malberg, la
sovranità deve distaccarsi nettamente da qualunque tipologia di
contratto, consenso o autorizzazione. Si tratta dunque di un’idea di
stato radicalmente anti-contrattualistica e anti-individualistica
20
,
pertanto radicalmente “anti-hobbesiana”. Questa differenza
fondamentale fa sì che l’approccio di Carré de Malberg conduca ad
una tipologia di sovranità nazionale propriamente intesa e non ad
una sovranità popolare. Secondo la teoria “classica” della sovranità,
che intravede in Hobbes uno dei suoi capostipiti, riconoscere al
corpo sociale la sovranità significa riconoscere nell’espressione
della sua volontà la norma politica fondamentale. Secondo l’autore
della Contribution à la teorie general de l’Etat invece, la nazione
non è un’entità astratta, ma qualcosa che esiste laddove vi sia un
19
Atti del convegno Hobbes Oggi, Milano Locarno 18-21 maggio 1988 promosso
da A.Pacchi, a cura di A. Napoli, Milano 1990
20
J.F.Spitz, Carré de Malberg’s unHobbesian theory of sovereignity in: Leviathan
Between the wars Hobbes’s Impact on Early Twentieth Century Philosophy a cura
di L. Foisenau, Frankfurt am Main 2005, pag 63-76
11