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Capitolo 1
Uomo o Macchina:La Tecnologia a confronto con l’ esistenziale umano.
1.0 : Introduzione
Nel mondo della comunicazione “una nuova tecnologia non aggiunge e non sottrae nulla:
cambia tutto!”
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L’ uomo del ventunesimo secolo, descritto da Neil Postnam, è colui il quale si è trovato
sommerso,quasi sopraffatto da una tecnologia del futuro,improntata su di un mondo telematico
e videomatico,che concentra l’ attenzione su computer e cavi elettronici,piuttosto che sulla vera
identità umana.
Eppure,sino alla metà del Novecento,le tecnologie sono state considerate da filosofi,sociologi, e
antropologi del tempo,come una specie di protesi,un prolungamento del corpo umano,che
potessero garantire la semplificazione delle azioni umane e della vita stessa;in una galassia
telematica,arricchita da immagini audiovisive,spot pubblicitari,rete globale, e tastiere
elettroniche, le nuove generazioni approvano con orgoglio e facilità estrema i nuovi
media;mentre agli inizi del secolo le posizioni influenti del tempo si mostravano invece con
occhio fortemente critico,sia nei confronti della tecnologia,e persino nei riguardi della ricerca
scientifica,ritenendole pertanto entrambe colpevoli,di impoverire l’ uomo e distaccarlo da
antichi valori umanistici.
Ora, dinnanzi a terminologie quali “cognitivismo” e “scienze cognitive”,è giusto soffermarsi ed
evidenziare correttamente il loro significato ed il perché usiamo tali espressioni.
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N. POSTMAN, Tecnopoly.La resa della cultura alla tecnologia, trad. di M. Lombardi, Bollati Boringhieri, Torino 1992,pag.24.
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Nella loro accezione più generica,i due termini possono indicare ogni tipo di ricerca che metta a
profitto in qualche modo la duplice opportunità creata nell’ ultimo mezzo secolo dalle nuove
tecnologie: da un lato, quella di poter studiare “in vivo” i processi cognitivi nell’ uomo come
negli altri animali; dall ‘ altro, quella di poterne riprodurre sperimentalmente la dinamica su un
supporto artificiale.
In questo senso generico,il termine”cognitivismo” designa un insieme di discipline,metodi e
competenze, ma ovviamente, non un ‘ opzione teorica o un preciso programma di ricerca.
Ergo,il cognitivismo ha allestito infatti, una” controrivoluzione” su vasta scala, dal momento che
la demolizione dello psicologismo era stata, a suo tempo,l’ atto fondativo della filosofia
del ‘ 900, condiviso a diverso titolo dai maestri della tradizione analitica,quali Frege o
Wittgenstein e da quelli dell’ ermeneutica come Husserl o Heidegger.
Da analoghe premesse, e non solo, vedremo nascere la teoria dell’ I.A.(intelligenza artificiale),
basata sull’ ipotesi non verificata (e non verificabile), secondo la quale ogni dominio della
conoscenza può essere descritto da una teoria formale (di tipo logico-matematico).
Da qui, le “macchine della mente” (i computer e le reti), le quali possono fare a meno del
corpo per pensare.Ciò sarebbe vero se non fosse che i modelli matematici e algoritmici
funzionano per approssimazione riduttiva della mente umana (e dell’ universo biologico in
generale).
Il significato di intelligenza, il rapporto mente - cervello, la possibilità di costruire macchine
capaci di pensare, diventano elemento di discussione del matematico Alan Turing, pioniere
dei moderni calcolatori, del filosofo nonché studioso di psicologia e scienze cognitive Jerry
Fodor, ma anche del filosofo del linguaggio e della mente John Roger Searle ;teorie ed opinioni
contrastanti verranno affrontate in questa dissertazione, lasciando spazio ad uno, o più quesiti,
verificandone con accuratezza la veridicità di ogni affermazione ,e confutandola dove
necessario.
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1.1: Filosofia e tecnologia
Vogliamo dunque partire, dai rapporti che intercorrono tra ”filosofia e tecnologia”,recuperando
pur sempre significati denotativi ed originari,indispensabili per poter ricostruire la storia dei
rapporti esistenti tra le due branche del sapere.
Soltanto una ricostruzione etimologica e storica può permettere infatti,una reale comprensione
dell’ attuale ruolo della tecnologia e degli sviluppi futuri alla quale essa è destinata.
Del resto,nonostante ci si renda perfettamente conto dell’ immensità e della complessità di
studi che sono stati dedicati all’ argomento,quello che si vuole semplicemente proporre all’
attenzione del lettore è una visione “panoramica” completa, affinché da un lato, si possa
favorire una nuova prospettiva di indagine e riflessione, e dall’ altro, arricchire maggiormente il
sapere umano, nella piena consapevolezza di una tecnologia che rispecchia il progresso e la
continua evoluzione dell’ intera umanità.
Al giorno d’oggi, sia nel linguaggio comune che in numerosi settori del sapere,si parla,
riferendosi a tutto ciò che concerne il progresso umano,sia che riguardi la tecnica,
e naturalmente anche la tecnologia.
Tuttavia, tali terminologie, nonostante vengano per lo più utilizzate come omonimi,possiedono
pur sempre una specifica area semantica.
Il significante “tecnica “propriamente deriva dal greco “téchnē”, termine che abbraccia un’ampia
gamma di significati relativi a tutto il sapere che, per via deduttiva o induttiva, trova
un’applicazione pratica, dall’esercizio della giustizia, all’arte,etc…
In particolare Aristotele,
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filosofo del IV sec. a.C, il quale si riferisce,con tale termine, a
quell’ insieme di conoscenze che hanno per oggetto il possibile,ossia ciò che può essere
“altrimenti”,in contrasto con le conoscenze teoretiche (ontologia,matematica, e fisica),che ,
essendo perfettamente astratte,hanno per oggetto il necessario,ovvero ciò che è e non può
essere diversamente.
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N.ABBAGNANO,G.FORNERO, Filosofi e filosofie nella Storia,Volume Primo,Paravia,Torino 1192,p.161.
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Ciò che ha per oggetto di studio il necessario,ossia ontologia, matematica, e fisica,nell’ ottica
aristotelica rappresentano la scienza propriamente detta (in greco epistémē ); non tanto in
contrapposizione con le conoscenze pratiche e poietiche, (Aristotele divide in questi due
sottogruppi le conoscenze che hanno un’applicazione pratica), quanto con le conoscenze
dubbie, con ciò che costituisce l’opinione (in greco dóxa).
Nella visione sopra riportata le conoscenze pratiche, legate perciò alla téchnē, sono subordinate
alle conoscenze teoretiche, solo in quanto è diverso l’oggetto del loro studio (il possibile, invece
di ciò che è necessario); ma possiedono, alla stregua della conoscenze teoretiche, pari dignità
ontologica, gnoseologica ed epistemologica.
Il termine tecnologia, dal greco “téchnología, “propriamente significa discorso sulla tecnica (téchnē,
arte, e lógos, discorso
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; più correttamente dunque discorso sull’arte, quest’ultima intesa come
applicazione pratica di una qualsiasi conoscenza).
Infatti nei testi dei filosofi greci dell’antichità, il termine téchnología, identifica la discussione
filosofica che si sviluppa attorno alla fondazione scientifica propria della téchnē; ovvero
l’indagine compiuta attorno ai campi di intervento che sono propri della tecnica, ai limiti, e ai
presupposti teorici e metodologici, non comparendo mai nell’accezione con cui tale termine
viene oggi comunemente impiegato.
L’origine semantica del significato odierno è da ricercare nel significante inglese “technology “che,
comparso per la prima volta in Inghilterra nel corso del XVII secolo, andò a occupare l’area
semantica sino ad allora coperta dell’italiano tecnica, dal francese technique e dal tedesco technik..
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Nel corso dei secoli, vista la predominanza del lessico inglese soprattutto nei testi di carattere
scientifico, tale termine andò a sostituire, in particolare in italiano, il significante tecnica, di cui ha
ereditato anche buona parte dei significati.
Il termine tecnologia, in accezione post-contemporanea, sulla scia del primigenio spostamento
semantico, è andato man mano a comprendere molteplici significati, sino a giungere oggi
giorno, a identificare l’insieme dei supporti, detti appunto tecnologici, di natura elettronica-
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AA.VV, Gli strumenti del Sapere Contemporaneo,Volume I ,Le Discipline,Utet,Torino 1997,s.v.Tecnologia.
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G.DEVOTO,Dizionario Etimologico.Avviamento alla Etimologia Italiana,Le Monnier,Firenze,1968. v.Tecnologia.
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meccanica, e più in generale scientifica, che hanno permesso, e che permettono
quotidianamente un miglioramento delle condizioni di vita dell’uomo.
Oggi infatti si parla comunemente di tecnologia e di supporti tecnologici, riferendosi alla vasta
gamma di oggetti che, partendo dagli elaboratori sino alle navicelle spaziali, consentono,
attraverso la conduzione elettrica, chip, circuiti, e quant’altro, di migliorare le prestazioni
dell’uomo e, addirittura, di altre macchine. In tal senso perciò, piuttosto che di ausili tecnologici,
in ossequio all’etimo, sarebbe più corretto parlare di sussidi tecnici.
Questo spostamento semantico e simile commistione di termini, tecnologia in luogo di tecnica e
viceversa, trova feroci oppositori in numerosi e autorevoli studiosi, siano essi scienziati,
piuttosto che filosofi, i quali ritengono pericoloso, oltre che deplorevole, lo scorretto utilizzo di
tali terminologie.
Tuttavia, in questa sede, chiarito e preso atto di tale spostamento semantico da tecnica a tecnologia,
cerchiamo di chiarire che cosa si andasse a identificare originariamente con la parola tecnica.
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1.2. Cenni storici
Il pensiero filosofico greco, verso il quale siamo debitori del termine tecnica e verso il quale
bisogna rivolgersi per comprendere l’origine e il significato di tale parola,(attorno al termine
téchnē),si presenta poliedrico.Si è accennato precedentemente all’accezione aristotelica, che
andava a definire un gruppo di conoscenze ben preciso rispetto a un altro;tuttavia all’interno
dei vari autori si evidenziano numerose e insolubili differenze, tali da rendere impossibile una
trattazione sistematica e sintetica quale richiesta dalla presente sede.
Si argomenterà quindi in termini generici, cercando di rispondere a un duplice interrogativo: a
che cosa si riferivano anticamente quanti parlavano di tecnica? Come, dove e quando nacque la
tecnica?
Dal punto di vista etimologico infatti,entrambe identificano il conoscere nel senso più ampio.
L’epistémē, la conoscenza della verità (in greco alétheia), a livello teorico, in opposizione
all’opinione (dóxa), vale a dire la conoscenza apparente.
La téchnē
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, la tecnica, l’arte, la capacità, l’abilità, ovvero tutto ciò che è legato in via induttiva alla
pratica. La tecnica rappresentava quindi tutta la serie di conoscenze che derivavano
dall’esperienza e che andavano a costituire le conoscenze implicate direttamente nella sfera
pratica. In altri termini tutto ciò che, messo in atto, andava a modificare, più o meno
radicalmente, il mondo circostante, rappresentava il campo della téchnē. La tecnica si costituiva
quindi come una serie di esperienze successive che si andavano sempre di più evolvendo e
migliorando, aprendo così l’uomo a nuove conoscenza circa le possibilità di intervento sulla
natura.
Il conoscere in quanto tale dunque, sia esso teorico o pratico, dà apertura e, in quanto aprente,
il conoscere è un disvelamento. Tecnica e scienza quindi seguono uno sviluppo autonomo che
le porta a una progressiva conoscenza di ciò che era precedentemente nascosto, sia esso, a
livello teorico,che negli stessi aspetti pratici.
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ALBERTO LATORRE, Rivista registrata il 19 Febbraio 2001,n.4. http://www.tecnologos.it/Articoli/articoli.
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Dal punto di vista storico le due, téchnē ed epistémē, sono pertanto autonome; Oswald
Spengler
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afferma infatti:”Siamo nati in quest’ epoca,e dobbiamo percorrere fino in fondo la via
che ci è stata assegnata. Non ve n'è altra. Resistere nella postazione perduta, senza speranza,
senza salvezza, è dovere».”Questo significa,niente illusioni,niente consolazioni:solo il dovere di
mantenere una posizione perduta in partenza e assegnata in sorte con l'ineluttabilità di un
destino,ma non inermi dinnanzi una tecnica, che ritiene assolutamente antichissima e talmente
universale,da farla risalire prima dell’ uomo stesso,appartenendo già alla vita animale.
In questo senso la téchnē si sviluppa autonomamente e solo quando la scienza è in grado di
riflettere su se stessa quest’ultima si rivolge alla tecnica, sottoforma di teoria della pratica, ovvero di
tecnologia.
D’ altra parte invece,non possiamo ignorare la posizione altrettanto influente di
Koire
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,attraverso la quale è proprio Cavazzini
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nel saggio introduttivo, che ci dà una interessante
chiave di lettura sulla riflessione di quest’ ultimo,affermando: “le implicazioni dell’opera di
Koyré si spingono fino alla problematizzazione delle forme contemporanee di vita, definite dal
nesso tra scienza e tecnologia”. La tecnologia dell’età contemporanea può essere compresa solo
attraverso un approccio capace di unire alle prassi tecniche un’adeguata riflessione di pensiero
che permetta di orientarsi nella crescente complessità del mondo contemporaneo.
Ed ecco che in questa prospettiva,l’ uomo prima di essere definito un “essere pensante”,
ottiene la sua completezza nella accettazione di se stesso,come” Homo Faber”, ossia l’ essere
che attraverso il manufatto (dal latino manu factus, fatto con la mano),modifica a proprio
vantaggio la realtà che lo circonda.
Mentre il frutto di una riflessione speculativa è un discorso filosofico o una conoscenza
matematica, che tuttavia necessitano, per essere tramandati, di essere scritti grazie alla mano e
agli strumenti che essa ha creato, il frutto della tecnica è un oggetto, appunto un manufatto.
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O.SPENGLER,L’ uomo e la Tecnica,Conferenza di Monaco,1931,
7
A. KOYRE, Sull’influenza delle concezioni filosofiche e sull’evoluzione delle teorie scientifiche,Conferenza di
Boston,1954,Edizioni Ghibli.
8
A. KOYRE, Sull’influenza delle concezioni filosofiche e sull’evoluzione delle teorie scientifiche,Conferenza di
Boston,1954,Saggio introduttivo di Andrea Cavazzini, pag.4,Edizioni Ghibli.
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La visione di “Homo Faber” venutasi a delineare, trova nella posizione di Bergson mirabile
sintesi e approfondimento. Egli definisce l’intelligenza
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come capacità di fabbricare degli oggetti
artificiali e in particolare degli utensili che servono a fare degli altri utensili.
Lo sviluppo della tecnica acquisisce l’aspetto di artificialità nel senso che il mondo in cui viviamo
è un mondo di artefatti, di prodotti dovuti all’attività creatrice dell’uomo. Tecnica è perciò ciò
che si oppone alla natura in quanto la modifica e la anticipa. Arte, artificio, artefatto, prodotti
della tecnica, sono creazioni e creatori di un sistema artificiale. L’uomo sottrae in questo senso
il privilegio della creazione alla natura per depositarlo nelle proprie mani.
La scienza arriva perciò in un secondo tempo a consolidare le conoscenze della tecnica, nel
momento in cui, vagliandola criticamente, dà origine al discorso sulla tecnica, ossia la tecnologia.
Da questa unione di tecnica e scienza (si ricordi per inciso che anticamente la scienza per
eccellenza era considerata la filosofia e in particolare la metafisica), entrambe ne escono
rafforzate, in particolar modo la tecnica
Si conclude pertanto,che una prima doverosa distinzione si è resa comunque necessaria per
ricostruire l’ evoluzione storica ed etimologica del significante tecnica,quale presupposto
scientifico e metodologico fondamentale per una trattazione scientifica dei rapporti tra filosofia
e tecnologia.
Ne consegue però,che questa prima parte,non rappresenta altro che l’ inizio di una serie di
aprofondimenti e innumerevoli campi di discussione, che verranno sviluppati nel corso di tale
trattazione,non perdendo mai di vista l ’ obiettivo principale: un costruttivo confronto con la
filosofia.
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N. ABBAGNANO, G. FORNERO,Filosofi e Filosofie nella Storia,Volume Terzo,Paravia,Torino 1992, Pag.540.