lavoro realizzato è servito per l’impostazione di una metodologia di
analisi di una realtà con determinate caratteristiche che in questo caso
è il territorio montano a vocazione turistica.
Per realizzare le indagini, sono stati raccolti dati relativi ai diversi
settori di interesse, realizzati grafici e tabelle relative ai diversi anni,
e poi è stato analizzato e confrontato tutto il materiale per trarre
conclusioni di carattere particolare ma soprattutto generale.
Nel corso dello studio, ovviamente, l’attenzione non è stata rivolta
solo alla capacità e inventiva degli attori per sviluppare il
comprensorio e aumentare gli afflussi ma anche al concetto di
sostenibilità ambientale per permettere l’uso del territorio anche alle
generazioni future. Bisogna tener presente che l’ambiente montano
presenta delle caratteristiche fisiche-naturali che lo rendono sensibile e
più delicato a fronte di modificazioni di destinazione specialmente
nelle zone di alta montagna.
Per le diverse valutazioni si è presentata separatamente la zona di
Ponte di Legno e quella del Tonale considerando che il Passo del
Tonale in parte appartiene al Comune di Ponte di Legno e in parte a
quello di Vermiglio.
Le indagini effettuate sono servite come strumenti di valutazione delle
scelte urbanistiche effettuate dal Novecento ad oggi nel Comprensorio
Ponte di Legno-Tonale. Alla fine del lavoro sono anche state scritte
una serie di considerazioni più o meno positive sulle scelte operate e si
è immaginato un eventuale sviluppo futuro.
Questa metodologia di analisi, nel caso studio, è stata applicata in
realtà a posteriori, per vedere oggi che cosa hanno prodotto le scelte
del passato; ma potrebbe essere applicata preventivamente, a supporto
del decisore, funzionando così come linea guida. Ed è proprio questo
l’obiettivo del lavoro.
2
Capitolo 1 L’evoluzione del turismo montano nel tempo
1
CAPITOLO PRIMO
L’evoluzione del turismo montano nel tempo
1.1 La trasformazione della montagna da ambiente silvo-
pastorale a turistico-produttivo
Brevemente si illustra come l’uomo abbia fruito e fruisca per fini
ricreativi e turistici del territorio montano, partendo dal concetto di
montagna intesa come luogo incontaminato per arrivare allo sviluppo
delle stazioni turistiche.
Foto 1: veduta di montagne da una pista di Ponte di Legno
Capitolo 1 L’evoluzione del turismo montano nel tempo
2
___________________________________________________________________
Il mito della montagna trovò i suoi sviluppi nel periodo illuministico,
grazie, soprattutto, allo scrittore Jean-Jacques Rousseau, il quale
descrisse, nel suo libro La Nouvelle Héloise, uno scorcio del
paesaggio montano svizzero:
«Je voulais réver, et j'en étais toujours détourné par quelque
spectacle inattendu. Tantót d' immense roches pendaient en
ruines au-dessus de ma téte. Tantót de hautes et bruyantes
cascades m'inondaient de leur épais brouillard. Tantót un
torrent éternel ouvrait à mes cótés un abîme dont les yeux
n'osaient sonder la profondeur, Quelquefois, je me perdais
clans l'obscurité d'un bois touffu. Quelquefois, en sortant
d'un gouffre, une agréable praire réjouissait tout à coup mes
regards...sur les hautes montagnes, où fair est pur et subtil,
on se sent plus de facilité dans la respiration, plus de
légèreté dans le corps, plus de sérénité dans l'esprit.»
1
Furono queste pagine a spingere prima letterati e poi l'élite europea del
tempo a visitare questi luoghi, elogiati per loro tranquillità e serenità,
ma, in special modo, per loro magnificenza. Si diffuse, quindi, l'idea di
un "ritorno alla natura" e lo stesso "mito del buon selvaggio",
divulgato dall'autore francese, modificò l'immagine dei montanari:
visti, prima, come gente rude, diventarono il prototipo di chi viveva
lontano dalla corruzione cittadina.
1
Tratto dal romanzo di Rousseau, J.J., ‘Julie ou la Nouvelle héloise’, Garnier, 1960, (lettre XXIII).
“Avrei voluto fantasticare, ma sempre qualche spettacolo inatteso mi distraeva. Ora immense rupi mi
pendevano sul capo come rovine. Ora alte e fragorose cascate m’inondavano con il loro fitto
pulviscolo. Ora un torrente eterno mi spalancava accanto un abisso di cui i miei occhi non ardivano
misurare la profondità. A volte mi smarrivo nell’oscurità di un folto bosco. A volte uscendo da un
burrone un’amena prateria improvvisamente mi rallegrava lo sguardo….sulle alte montagne dove
l’aria è pura e sottile, la respirazione è più agevole, il corpo più agile e lo spirito più sereno”. (trad.
Bianconi)
Capitolo 1 L’evoluzione del turismo montano nel tempo
3
___________________________________________________________________
Il soggiorno in montagna divenne "una tappa obbligata
2
" per l'élite
del tempo e tutto ciò portò alla nascita di quello che si può definire
un primo modello di turismo montano. Il contesto alpino assunse
un'importanza tale da divenire, negli anni successivi, scenario di
grandi sfide.
L' alpinismo, che si sviluppò nella seconda metà del secolo XVIII,
portò sulle Alpi centinaia d'appassionati e diede il via ad una corsa
sfrenata per la conquista delle vette
3
,
nonché alla nascita delle prime
strutture ricettive per ospitare gli scalatori.
4
Nel corso dell'Ottocento si intensificarono gli afflussi di persone che
si recavano in montagna per ben altri motivi: il paesaggio
incontaminato, l'aria salubre e la ricerca di quiete ne sono alcuni
esempi.
A fine secolo fece la sua comparsa sulle scene un fattore determinante
per l'evoluzione del contesto turistico: lo sport. Fu introdotto dagli
albergatori i quali cercarono di allietare il soggiorno dei propri
clienti, proponendo un diversivo che potesse occupare il loro tempo
libero. Ciò comportò un avvicinamento alla montagna non solo nel
periodo estivo, ma anche in quello invernale, proprio perché si venne
a creare un connubio vincente tra sport e neve.
Va, comunque, sottolineato che fu il pattinaggio il primo a svilupparsi
e solo successivamente lo sci. Infatti, l'assenza d'infrastrutture
adeguate rendeva tale disciplina difficoltosa da praticare: le prime
discese furono compiute su prati alquanto pianeggianti o con leggera
2
Così si esprime Keller, P., in ‘Le Alpi: mito e realtà di un grande spazio turistico’ , per sottolineare
come questo fenomeno assunse le caratteristiche di una vera e propria moda, tanto da diventare
persino una questione di prestigio sociale. Lui stesso scrive: “Per l’élite europea visitare le Alpi
equivaleva allora ad un viaggio alla Mecca per i fedeli dell’Islam di oggi.”.
3
La prima meta fu il Monte Bianco: la sua cima fu raggiunta nel 1786. La conquista più tragica ed
affascinante fu quella del Cervino tra il 1838 ed il 1865. Battimani, P., ‘Vacanze di pochi vacanze di
tutti, l’evoluzione del turismo europeo’, Il Mulino, Bologna 2001.
4
Le prime strutture sorsero nella località di Chamonix. Punto d’accesso al Monte Bianco fu nel
Settecento il primo centro europeo d’alpinismo.
Capitolo 1 L’evoluzione del turismo montano nel tempo
4
pendenza, per passare poi a discese lungo pendii, che presentavano
dislivelli più accentuati, ma per i quali si era costretti a salire a piedi.
Si devono attendere gli anni venti del Novecento per veder sorgere le
prime funivie e, di conseguenza, la creazione di quelle che sono
definite "stazioni di prima generazione". Queste si svilupparono nei
pressi dei villaggi montani, cambiandone essenzialmente le
caratteristiche: si passò da un'economia puramente agricola ad una
nella quale il turismo incominciò ad avere un peso rilevante.
Nel secondo dopoguerra si assistette ad un ulteriore sviluppo. Si
diede il via alla realizzazione d'insediamenti sciistici a quote molto
più elevate, con un progressivo allontanamento dai nuclei abitativi
(seconda generazione), ma, essenzialmente, il mercato era legato
ancora ad una ristretta cerchia di persone.
Col passare del tempo il fenomeno si intensificò e da puramente
élitario incominciò ad interessare una fascia sempre più ampia della
popolazione.
Gli anni Sessanta sono da considerare il "periodo d'oro"
del turismo
montano. Si assistette ad un vero e proprio boom e la vacanza
invernale sulla neve diventò un prodotto turistico di massa. Ma non
solo, la montagna riscuoteva successo anche nel periodo estivo;
infatti, erano numerose le famiglie che si spostavano dalle calde città
per trovare sollievo nelle vallate alpine.
Tra gli anni Sessanta e Ottanta, lo sviluppo edilizio modificò
ulteriormente il paesaggio montano, con la costruzione di nuove
strutture ricettive e di seconde case, per far fronte al crescente
numero d'arrivi, e con l'ampliamento delle infrastrutture sciistiche.
Sorsero le grandi "stazioni di terza generazione", veri e propri
agglomerati creati dal nulla, esterni al nucleo abitativo. In Italia tale
tipologia non ebbe molto successo, l'offerta turistica rimase di
piccole-medie dimensioni e poco integrata.
Capitolo 1 L’evoluzione del turismo montano nel tempo
5
___________________________________________________________________
I primi anni Ottanta segnarono un cambiamento all’interno di questo
mercato. Il prodotto sci entrò nella fase definita di consolidamento, il
boom degli anni precedenti incominciò ad esaurirsi e la stessa
domanda a stabilizzarsi.
Nacque l’esigenza di un rinnovamento degli impianti e numerosi
furono gli investimenti per l’allargamento dei demani sciabili. Ciò
portò però alla creazione di due realtà in opposizione, con
conseguente accentuazione del problema: da un lato le stazioni di
grandi dimensioni che incominciarono ad attirare verso sé i flussi
turistici, e dall’altra quelle medie-piccole che, sostenute
dall’amministrazione pubblica locale, arrancavano a fatica in un
mercato nel quale ormai si percepivano segnali di declino.
Oggi la parola d'ordine è cambiamento, in quanto gran parte
dell'offerta turistica risulta essere poco consona alle esigenze di una
domanda in continua evoluzione.
Sicuramente, il "prodotto-montagna" non è da considerarsi finito, anzi
numerose sono ancora le potenzialità insite sul territorio, spetta solo
ai diversi soggetti essere in grado di identificarle e saperle
valorizzare. Le aree montane debbono quindi entrare nella modernità,
costruendosi un nuovo modello nel quale il territorio montano deve
diventare un fattore innovativo.
Le Alpi erano considerate nel XIX secolo il terreno di gioco
dell'Europa
5
, bisogna fare in modo che questa metafora continui anche
ai giorni nostri, perché numerose sono ancora le sfide che si possono
intraprendere.
5
La frase usata da Keller, P., ‘Le Alpi: mito e realtà di un grande spazio turistico’ riprende il titolo di
un’opera autobiografica di Lesile Stephen, ‘The playground of Europe’, nella quale l’autore racconta
la propria scalata delle Alpi. E’ un’interessante metafora che evidenzia, allora come oggi, come il
contesto alpino sia da considerarsi un “terreno da gioco” potenziale, nel quale la competitività trova
ancora una sua ragione d’essere.
Capitolo 1 L’evoluzione del turismo montano nel tempo
6
Foto 2: veduta di alcune piste da sci a Ponte di Legno
1.2 L’attenzione all’ambiente attraverso il turismo sostenibile
Le risorse fondamentali di una destinazione alpina sono le montagne,
intese come ambiente naturale, che possono essere vissute sia nel
periodo invernale, sia nel periodo estivo, dando luogo a situazioni
differenti. Risulta difficile delineare i confini di tale realtà, in quanto
legato a questo concetto vi sono una serie di immagini rappresentative
di un prodotto generico costituito da ambiente, sport, aria pulita, sci e
così via. Sicuramente lo sci è quello che fra tutti questi elementi
viene maggiormente associato alla montagna, sia per motivi storici
che economici. Flagestad e Hope definiscono la stazione sciistica
come "a geographical, economic and social unit consisting of all