sistema e per testare i modelli di calcolo impiegati per la creazione di scenari previsionali. L’analisi
si estende fino al 2012 ed è articolata sulla base di più scenari sviluppati in funzione delle principali
variabili legati all’evoluzione del parco di produzione e delle ristrutturazioni normative che si
prospettano. Molti dati necessari per questa analisi, come per lo studio del precedente sistema
d’incentivazione, sono spesso noti soltanto agli operatori del mercato stesso, per questo motivo è
risultato essenziale al fine del completamento del lavoro la collaborazione con APER (Associazione
Produttori di Energia da fonti Rinnovabili).
Il capitolo conclusivo riassume i punti di forza e le mancanze del meccanismo dei certificati verdi,
indicando alcune possibili soluzioni per rendere più efficiente il sistema e la descrizione di un
nuovo disegno legislativo che, se attuato, porterà grandi novità dal 2009.
3
CAPITOLO 1 - STORIA DEL MERCATO ELETTRICO ITALIANO
1.1 DALLE ORIGINI ALLA NAZIONALIZZAZIONE (1881 - 1961)
[1] [2]
Nel 1881 venne fondato a Milano il Comitato promotore per l’applicazione dell’energia elettrica in
Italia. Lo sviluppo industriale e l’incremento demografico aumentarono notevolmente la domanda di
energia elettrica e nel 1903 fu approvata una legge volta a far sì che i servizi pubblici servizi
divenissero controllati direttamente dai comuni: nacquero così le municipalizzate. Nel periodo tra il
1895 e il 1912, la potenza elettrica installata crebbe del 15% in media all’anno, cioè quattro volte il
P.I.L. dell’epoca.
Nel 1915, con l’avvento del primo conflitto Mondiale e i relativi problemi di approvvigionamento del
combustibile fossile, necessario per gli impianti termoelettrici, diventò fondamentale l’apporto
dell’energia idroelettrica e nel contempo entrarono in funzione le prime innovative centrali
geotermoelettriche.
Nel 1921 venne creata la Conférence Internationale des Grands Réseaux Electriques (CIGRE) volta a
favorire gli scambi di energia elettrica. I primi scambi con l’estero si ebbero già dal 1926 e anche allora
i livelli di energia importata superavano quelli dell’esportazione.
Negli anni 1922-25, sotto il regime fascista, a seguito dell’introduzione di concessioni particolarmente
favorevoli, si ampliò il numero delle società operanti nel settore elettrico. I gruppi elettrici più
importanti erano: l’Edison, la Società Adriatica di Elettricità (SADE), la Società Idroelettrica
Piemontese (SIP) e la Società Meridionale dell’Elettricità (SME).
A seguito della crisi americana del 1929, l’Italia, perso il sostegno dei capitali statunitensi, cercò di
attuare una riforma volta alla radicale modificazione di tutto il settore industriale attraverso la
fondazione nel 1933 dell’Istituto Ricostruzione Industriale (IRI), organo poi trasformato in ente
permanente che aveva il compito di gestire tutte le imprese di pubblica utilità. Lo Stato prese il
controllo diretto, oltre che di SIP e SME, anche del 30% dell’industria elettrica italiana mentre Edison,
SADE e diverse altre restarono sotto il controllo di privati. Nel frattempo il parco centrali aveva
continuato ad ampliarsi, proseguendo nel suo sviluppo ormai tipicamente disomogeneo: i tre quarti
della produzione di energia elettrica erano concentrati in Piemonte, Lombardia e Veneto.
3
Con la Seconda Guerra Mondiale, il parco di generazione subì ingenti danni. Venne infatti distrutto un
quarto della potenza installata, soprattutto termoelettrica, in quanto questi impianti per loro natura
erano situati nei pressi di obiettivi bellici (porti ed industrie).
Nel 1944 nacque il Comitato Interministeriale Prezzi (CIP), ente che regolerà le tariffe elettriche fino
al 1995 quando verrà rimpiazzato dall’Authority.
Al termine del conflitto e dopo l’introduzione del regime democratico lo stato decise di convertire l’IRI
in uno strumento di ammodernamento del Paese, con lo scopo di riassettare il settore industriale.
Nel periodo successivo, il cosiddetto “miracolo economico italiano” la richiesta di energia elettrica sia
a livello industriale che domestico aumentò notevolmente e sorsero molte nuove centrali di produzione
termoelettriche, e già dal 1966 superò la produzione idroelettrica coprendo quasi il 50% del fabbisogno
interno.
Nel 1957 nacque la Commissione europea dell’energia atomica (EURATOM), già preceduta in Italia
dal Comitato nazionale ricerche nucleari (CNRN). Nel 1956, per prima, l’Edison Volta, attraverso la
Società elettronucleare italiana (Selni), firmava con l’americana Westinghouse un preliminare per
l’acquisto di una centrale nucleare, poi realizzata a Trino Vercellese. Nel 1958 gli inglesi della Nuclear
Power Plant Company e la Società italiana meridionale per l’energia atomica (SIMEA), compartecipata
da ENI, Agip-nucleare e IRI, firmavano un contratto per la costruzione dell’impianto di Latina, la cui
tecnologia si basava sull’uranio naturale. Il terzo impianto termonucleare, quello di Garigliano, nasceva
da un programma della Banca mondiale, il cui progetto, denominato Energia nucleare Sud Italia
(ENSI), venne condotto per la parte italiana dal CNRN e dalla Società elettronucleare nazionale (Senn)
del gruppo IRI, e la cui realizzazione fu affidata alla General Electric CO. La realizzazione di questi
tre progetti avvenne in tempi brevissimi (circa quattro anni). L’Italia con referendum del 1987
rinuncerà poi all’impiego di tecnologie produttive termonucleari.
1.2 LA NAZIONALIZZAZIONE E IL MONOPOLIO LEGALE DELL’ENEL
(1962 - 1990)
[1] [2]
Con la Legge 6 dicembre 1962, n. 1643 (cosiddetta Legge di Nazionalizzazione) furono nazionalizzate,
cioè entrarono a far parte del patrimonio statale, circa 1250 aziende e società operanti nel settore
elettrico che passeranno poi in gestione all'Ente Nazionale per 1'Energia Elettrica (ENEL), istituito con
la funzione di “assicurare con costi minimi di gestione una disponibilità di energia elettrica adeguata
per quantità e prezzo alle esigenze di un equilibrate sviluppo economico del Paese”. L'ente controllava
4
tutte le attività di produzione, importazione ed esportazione, trasporto, trasmissione, distribuzione e
vendita dell'energia elettrica sul territorio nazionale, cioè tutte le attività della filiera elettrica, con
alcune deroghe in merito a produzione, distribuzione (ma non trasporto) e vendita concesse ai seguenti
soggetti:
- le aziende municipalizzate che avessero presentato domanda di concessione entro 2 anni dall'entrata
in vigore della Legge (produttori o produttori-distributori di energia elettrica);
- le imprese minori che avessero prodotto o prodotto e distribuito meno di 15 GWh/anno nel biennio
1959-1960;
- gli autoproduttori ovvero quelle imprese che producevano energia elettrica destinata a soddisfare il
fabbisogno energetico relativo a processi produttivi delle imprese stesse o di consorziate o consociate,
limitatamente alla copertura dei propri fabbisogni, a condizione che utilizzassero almeno il 70%
dell'energia prodotta e comunque con 1'obbligo di cedere all'ENEL le eccedenze di tale produzione.
Figura 1.1 – Assetto del mercato elettrico 1962-1991
[1]
All'ENEL venne affidato il compito di portare 1'energia elettrica in tutta Italia in maniera affidabile e
sicura, sia sotto il profilo tecnico che economico. Confrontando la situazione del sistema elettrico del
1963, agli inizi della nazionalizzazione, con la situazione del 1992, si nota che i risultati ottenuti furono
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tali da rendere la rete italiana competitiva con le principali reti europee e mondiali, sia per il livello di
estensione che per l’efficienza del nostro sistema elettrico. L’integrazione verticale tra le diverse fasi
delle filiera elettrica diedero eccellenti risultati su problemi di modellistica, dispacciamento,
unificazione, standardizzazione di schemi e componentistica, affidabilità e sicurezza. Vennero tuttavia
trascurate le ricerche nel settore della distribuzione (qualità del servizio, microproduzione diffusa, fonti
rinnovabili, accumulo), probabilmente ritenute meno remunerative in quel periodo storico.
1963 1992
POTENZA EFFICIENTE LORDA INSTALLATA MW 19.716 64.845
i cui impianti ENEL MW 13.202 52.734
RETE ELETTRICA
a 132 kV km 14.446 32.474
a 220 kV km 8.840 10.852
a 380 kV km 247 8.630
PRODUZIONE LORDA GWh 71.344 226.243
DOMANDA GWh 70.207 244.787
IMPORTAZIONI NETE GWh 1.299 35.300
Tabella 1.1 - Lo sviluppo dell’ENEL 1963-1992 (fonte ENEL)
[2]
1963 1995 Variazione %
Sviluppo linee elettriche [km] 360000 >1000000 178
Energia Fatturata [TWh] 50 229 385
Quota Energia Mezzogiorno [TWh] 10 72 620
Potenza efficiente netta [MW] 13000 54000 316
Produzione Lorda [TWh] 48 191 298
Rendimento netto Termoelettriche [%] 32,8 37,7 15
Perdite in rete [% su P richiesta] 11,1 6,8 -39
Popolazione non servita [Mpersone] 1,7 0,1 -94
Utenti/Dipendenti 192 296 54
Costo kWh venduto (indice) 100 62 -38
Tabella 1.2 – Indici di risultato per l’ENEL 1963-1995 (fonte ENEL)
[2]
Solo dopo 13 anni la situazione di monopolio dell'Ente statale cominciò ad attenuarsi. L'aggravarsi del
problema del conferimento dei Rifiuti Solidi Urbani nelle discariche e la contemporanea crescita della
domanda di energia elettrica (che ENEL, da sola, non sarebbe mai riuscita a soddisfare) furono le
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principali cause dell'approvazione della Legge n. 393/75: essa prevedeva che Comuni e Province
potessero produrre energia elettrica tramite 1'incenerimento di rifiuti urbani.
Negli anni seguenti fu approvato un secondo provvedimento, atto a favorire un tipo di produzione che
fosse maggiormente efficiente e "pulita", senza però fornire incentivi: la Legge n. 308/82 liberalizzò la
produzione da fonti rinnovabili e con cogenerazione per impianti di potenza non superiore a 3 MW.
Nei primi anni '90 cominciavano a farsi strada nell'opinione pubblica i concetti di ecologia,
ecocompatibilità, sviluppo sostenibile, "effetto serra". A partire dal 9 gennaio 1991, con la Legge n.
9/91 avvenne 1'eliminazione di ogni vincolo di autoconsumo sulla produzione di energia elettrica,
consentendo la produzione anche al solo scopo di venderla ad ENEL; e, relativamente alla produzione
di energia elettrica da fonte rinnovabile od assimilata:
- venne estesa la liberalizzazione disposta dalla Legge n. 308/82 a tutti gli impianti, prescindendo da
qualsiasi limite di potenza;
- venne confermato 1'obbligo di cedere ad ENEL tutta l’energia prodotta o comunque quella
eccedente i fabbisogni degli autoproduttori.
La Legge diede un notevole impulso all'autoproduzione d'energia elettrica, concedendo anche
finanziamenti a fondo perduto per la costruzione di nuovi impianti di generazione alimentati da fonti
rinnovabili o assimilate pari al 30% della spesa totale. Tali meccanismi, previsti dal provvedimento
attuativo del CIP n. 6/92, verranno descritti nel Cap. 5.
1.3 IL PROCESSO DI LIBERALIZZAZIONE E PRIVATIZZAZIONE
(1991 – 2005)
[3] [4]
Il Decreto Legge 11 luglio 1992, n. 333, convertito poi in Legge 8 agosto 1992, n. 359, sancì la fine del
monopolio ENEL che durava dal 1962. L'Ente Nazionale per 1'Energia Elettrica venne trasformato in
Società per Azioni, denominata ENEL S.p.A. e passò dalla posizione di riservatario a quella di
concessionario del servizio elettrico.
Nell'opera di liberalizzazione del mercato, si decise il collocamento azionario di una prima tranche di
ENEL S.p.A. pari al 35,5% del capitale e di costringere ad una suddivisione della società in tante altre
quante sono le macro-attività che caratterizzano la filiera, cioè produzione, trasmissione, distribuzione
e vendita. L'intento era quello di rendere indipendenti le diverse aziende, in modo da evitare vantaggi
reciproci derivanti dall'appartenenza alla stessa proprietà, favorendo il passaggio al libero mercato.
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Con la legge n. 481 del 14 novembre 1995 viene istituita l'Autorità per 1'Energia Elettrica ed il Gas
(AEEG), organo preposto alla regolamentazione e il controllo del mercato elettrico italiano.
Figura 1.2 – Assetto del mercato elettrico 1991-1999
[1]
Il recepimento della Direttiva comunitaria 92/96/CE nell’ordinamento giuridico italiano avviene con
l’approvazione del Decreto legislativo 76/99, meglio conosciuto come “Decreto Bersani”, il quale si
propone di liberalizzare e ristrutturare il mercato elettrico italiano. La liberalizzazione, cioè l’apertura
del mercato alla concorrenza, interessa le sole attività di produzione e vendita, mentre trasmissione e
dispacciamento sono riservate allo Stato ed attribuite in concessione al Gestore della Rete di
Trasmissione Nazionale (GRTN) e la distribuzione attribuita su concessione dal Ministero
dell’Industria Commercio ed Artigianato (MICA).
La ristrutturazione prevede invece: dal lato della domanda, la creazione di una distinzione fra clienti
“vincolati” e clienti “idonei” (destinata progressivamente a sparire): i primi non ammessi ad operare sul
libero mercato ma soggetti a tariffe regolamentate, i secondi (fra cui sono ricompresi i consorzi) liberi
di scegliersi sul mercato il proprio fornitore; dal lato dell’offerta: la disintegrazione verticale delle fasi
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della filiera elettrica, precedentemente gestita dall’ENEL; la ristrutturazione orizzontale delle fasi di
produzione, trasmissione e distribuzione. la creazione di tre nuovi soggetti istituzionali cioè :
- Il Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale (GRTN ora GSE), concessionario delle attività di
trasmissione e dispacciamento, a cui è affidato il compito di provvedere alla gestione unificata della
rete di trasmissione nazionale, indipendentemente dalla proprietà della rete stessa, al fine di garantire la
sicurezza del sistema elettrico stesso e la parità di trattamento per tutti gli operatori elettrici.
- Il Gestore del Mercato Elettrico (GME), a cui è affidata la gestione economica del mercato elettrico
ovvero l’organizzazione del mercato stesso secondo criteri di neutralità, trasparenza, obiettività, nonché
di concorrenza tra produttori, assicurando altresì la gestione economica di un’adeguata riserva di
potenza.
- L’Acquirente Unico (AU), società che stipula e gestisce contratti di fornitura al fine di garantire ai
clienti vincolati la disponibilità della capacità produttiva di energia elettrica necessaria e la fornitura di
energia elettrica in condizioni di continuità, sicurezza ed efficienza del servizio nonché di parità del
trattamento, anche tariffario; l’organizzazione degli scambi sul mercato: con la previsione che ad esso
partecipino: produttori, distributori, clienti finali, clienti grossisti, clienti vincolati, clienti idonei, GME
ed AU; attraverso la creazione di una Borsa Elettrica.
Nel 1999, in linea con il processo di liberalizzazione, ENEL, oltre ad essere societarizzata e
privatizzata, inizia la predisposizione dei piani per la cessione al mercato di impianti di generazione per
circa 15.000 MW, come previsto dal Decreto Bersani.
Enel S.p.A. si scorpora costituendo cinque società separate:
- E.R.G.A. S.p.A.(Energie Rinnovabili Geotermiche ed Alternative S.p.A.),
- ENEL Distribuzione S.p.A. (per la distribuzione e vendita ai clienti vincolati),
- ENEL Trade S.p.A. (per la vendita di energia elettrica ai clienti idonei),
- S.O.G.I.N. S.p.A. (Società Gestione Impianti Nucleari per Azioni, per lo smaltimento delle centrali
elettronucleari dismesse, la chiusura del ciclo del combustibile e le attività connesse e conseguenti),
- T.E.R.N.A. S.p.A.(Trasmissione Elettricità Rete Nazionale S.p.A. per l’esercizio dei diritti di
proprietà della Rete di Trasmissione e per la manutenzione e sviluppo della rete di sua proprietà in base
alle decisioni in merito assunte dal Gestore della Rete).
9
Figura 1.3 – Assetto provvisorio del mercato elettrico 1999-2003
[1]
L’assetto previsto dal Decreto Bersani era ovviamente destinato ad essere modificato al fine di
risolvere le difficoltà che inevitabilmente si sarebbero presentate nell’attuazione di una
riorganizzazione di tale importanza e portata.
Con la L.n. 55/02 di conversione del cosiddetto “Decreto Sblocca Centrali”, per favorire la
liberalizzazione, si cerca di semplificare l’iter autorizzativo per la costruzione di centrali, i cui progetti
siano già approvati dal Ministero dell’Ambiente. Con questa norma si stabilisce che le centrali di
potenza superiore a 300 MW, dichiarate opere di utilità pubblica, siano soggette ad un'unica
approvazione del Ministero delle Attività Produttive, anziché ad approvazioni diverse da parte dei
singoli comuni interessati. I comuni devono essere comunque consultati durante l'iter, ridotto a 180
giorni, dopodichè l'autorizzazione del MAP è sufficiente per procedere alla costruzione della centrale.
Il 2003 è l’anno della Direttiva 2003/54/CE , che abrogando la Direttiva 96/92/CE, pone come
obiettivo agli Stati membri quello di realizzare un mercato dell’energia elettrica concorrenziale, sicuro
e dal punto di vista ambientale sostenibile. Sempre nel 2003, l’Italia resta al buio per ben due volte: il
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27 giugno (non è stato un black out, ma una riduzione mirata dell’alimentazione) ed il 28 settembre;
viene quindi varato il Decreto Legge n. 239/03, il quale adotta disposizioni urgenti per la sicurezza del
sistema elettrico nazionale e per il recupero della potenza di energia elettrica. Il decreto infatti ammette
deroghe ai limiti delle temperature allo scarico in acqua disposti a tutela dell’ambiente dai D.Lgs. n.
152/99 e D.Lgs. n.258/00 (con l’eccezione di Venezia); e alle emissioni in atmosfera di biossido di
zolfo e azoto, particelle sospese (stabiliti in attuazione di ben quattro Direttive comunitarie) e di ossidi
d’azoto e particelle sospese (stabiliti in recepimento della Direttiva 1999/30/CE concernente i valori
limite della qualità dell’aria). Il decreto quindi, ammettendo anche l’utilizzo di combustibili non
ambientalizzati al posto dell’STZ, rimette in funzione impianti obsoleti ad olio non policombustibili e
non trasformabili a gas. Il decreto viene convertito in legge, la L.n. 290/03, la quale prevedeva inoltre
deleghe al Governo in materia di remunerazione della capacità produttiva di energia elettrica (capacity
payment ora D. lgs. n.379/03) e di espropriazione per pubblica utilità.
La riunificazione di proprietà e gestione della rete di trasmissione viene effettuata affinché il sistema
elettrico sia più efficiente, sicuro ed affidabile nonché per assicurare la terziaretà della rete stessa. La
riunificazione viene vista come necessaria per sviluppare la rete sia per risolvere il problema delle
congestioni sia per far fronte alle esigenze dettate dalla costruzione di nuovi impianti di generazione sia
nell’ottica del rafforzamento delle interconnessioni con l’estero.
Con la L.n. 239/2004 ovvero la “Legge Marzano”, si è inteso riordinare il sistema energetico italiano,
dando delega al Governo per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di energia. I contenuti
della legge sono i seguenti: rafforzamento della direzione Energia del MAP (Ministero delle Attività
Produttive), con la possibilità di nominare esperti e di procedere ad assunzioni nel prossimo triennio;
realizzazione di un piano di educazione e informazione sull'energia; riordino entro due anni della
normativa sull'energia (norma poi stralciata); riordino del rapporto Stato-Regioni e dei poteri
dell'AEEG; introduzione e rafforzamento delle norme in materia di autorizzazione unica per la
realizzazione e l'esercizio degli elettrodotti sulla Rete di Trasmissione e delle interconnessioni con
l'estero; delega per il trattamento e la gestione dei rifiuti radioattivi alla luce di quanto disposto da una
precedente legge (n. 368/03), con rafforzamento tra l'altro di alcuni compiti della So.g.i.n. (Società
gestione impianti nucleari, incaricata della dismissione degli ex impianti nucleari italiani e della
gestione dei rifiuti).
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Figura 1.4 – Assetto definitivo del mercato elettrico 2004
[1]
RIFERIMENTI BIBILIOGRAFICI:
[1] “La rivoluzione elettrica” (R. Lazzarin), Dario Flaccovio Editore, Palermo, settembre 2005
[2] “La liberalizzazione del mercato elettrico” (C. Lencioni), Tesi di Laurea, Università degli Studi
di Udine, 2004-2005
[3] “Il mercato elettrico dal monopolio alla concorrenza” (G.B. Zorzoli), Franco Muzzio Editore,
2005
[4] “Appunti del corso di economia dei servizi e delle reti” (Prof. L. Grilli)
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