8
Nella prima parte verranno descritte le iniziative “protosperimentali”, ossia
le primissime esperienze private di didattica delle lingue per bambini; sono corsi
di breve durata, orientati da intuito e sensibilità, spesso supportati da un certo
senso critico, ma privi di valide basi teoriche e che producono una
documentazione alquanto scarsa. A queste seguono delle vere e proprie
sperimentazioni, articolate ed organiche, che costituiscono l’indispensabile
premessa per il primo tentativo da parte della struttura ufficiale di sperimentare la
lingua straniera su vasta scala: l’ILSSE. Dopo avere presentato i postulati
scientifici, la metodologia e le varie tappe di realizzazione di questo progetto di
ricerca, intervento e verifica, si passerà ad una serie di ulteriori esperienze
autonome che preparano il terreno alla grande svolta del 1985: l’emanazione dei
Nuovi Programmi per la scuola primaria.
Con questo argomento si apre la seconda parte del lavoro. Si seguirà passo
passo la stesura del D.P.R., che prevede per la prima volta l’inserimento
obbligatorio della lingua nella scuola elementare, e tutte le possibili implicazioni
didattiche e pedagogiche derivanti dalla sua entrata in vigore. Subito dopo verrà
illustrata la legislazione che ne consente l’immediata attuazione, lungo gli anni
‘90, delineando parallelamente un’iniziativa di supporto particolarmente
significativa quale quella attivata dall’IRRSAE Veneto: il “Progetto Ianua
Linguarum”. Infine, tenendo presente che l’insegnamento della lingua nella scuola
primaria è in continua evoluzione, si illustreranno le probabili prospettive che si
profilano all’orizzonte, anche in vista dell’imminente riforma Berlinguer.
9
Oltre che alla prof. Cambiaghi, un sentito ringraziamento va a tutti coloro
che hanno contribuito al reperimento di prezioso materiale: l’Ispettore tecnico del
Ministero della P.I. presso la Sovrintendenza scolastica della Lombardia dott.
Fulvio Ceffa, il prof. Gianfranco Porcelli, la dott. Francesca Bertè e la
documentalista del CDE di Piacenza dott. Michela Riboni.
10
PARTE I :
LA FASE SPERIMENTALE
11
1. LE SPERIMENTAZIONI LOCALI
1.1. La protosperimentazione degli anni ‘50
In un Paese su cui gravano miseria e disoccupazione, non pare certo
fondamentale la questione della lingua straniera, insegnata esclusivamente nelle
scuole secondarie, eppure il fermento glottodidattico comincia a farsi strada
proprio durante il dopoguerra con questa primissima fase antecedente le
sperimentazioni più famose, di cui ci si occuperà nei capitoli successivi.
1.1.1 La situazione generale
Negli anni Cinquanta i problemi scolastici principali sono quelli
dell’edilizia, dell’estensione dell’obbligo e della riforma dell’istruzione
secondaria, oltre che della formazione degli insegnanti e dell’assistenza agli
alunni: problemi così molteplici e complessi al punto che, per affrontarli in modo
sistematico, il Governo vara il “Piano decennale di Sviluppo della Scuola” (1959-
1969).
L’evento principale che riguarda l’ambito della scuola elementare é
indubbiamente rappresentato dai Programmi del 1955. Questi sono caratterizzati
da una concezione personologica del bambino, “tutto intuizione, fantasia,
sentimento”, mentre si considera la dottrina cristiana “fondamento e
coronamento”
1
dell’educazione.
1
Programmi Ministeriali - D.P.R. 14 giugno 1955, n. 503.
12
Nel campo linguistico l’obiettivo maggiore del Ministero è il
raggiungimento di un sufficiente grado di padronanza dell’italiano da parte di
tutti. La lingua straniera non viene nemmeno menzionata dai Programmi, dove ci
si limita a specificare che nel secondo ciclo, all’interno dell’ambito storico-
geografico, “l’insegnante avvierà ad una prima conoscenza episodica ed
occasionale degli altri Paesi europei ed extra-europei”
2
. Ciò si verifica soprattutto
perchè manca ancora una dimensione culturale europea: l’istituzione del MEC
(Mercato Comune Europeo) e della CE avverrà solo nel 1957. L’espressione
“educazione linguistica”
3
fa quindi esclusivo riferimento all’alfabetizzazione
nell’idioma nazionale; continuerà ad essere così ancora per molto tempo.
1.1.2. La glottodidattica pionieristica
Il 1957 viene considerato dagli studiosi
4
l’anno di nascita della
glottodidattica scientifica in Italia, con la comparsa dei primi scritti sistematici e di
numerose associazioni, centri e movimenti glottodidattici, molti dei quali tuttora
attivi
5
. Questi, oltre ad occuparsi di formazione ed aggiornamento dei docenti di
lingue, si fanno carico di promuovere studi ed esperienze di ricerca nel settore.
Ciò può spiegare come mai, nonostante il disinteresse della scuola
“ufficiale”, già a partire da questo decennio compaiano le primissime esperienze
2
Ibidem.
3
Espressione coniata nel 1912 da G.Lombardo Radice.
4
TITONE R., Didattica delle lingue straniere in Italia 1957-77, Milano, Oxford Institutes italiani,
1978.
5
Si tratta dell’ANILS (Associazione Nazionale Insegnanti di Lingue Straniere), del CILA (Centro
Italiano di Linguistica Applicata), del CLADIL (Centro di Linguistica Applicata e Didattica delle
Lingue) e del LEND (Lingua e Nuova Didattica).
13
d’insegnamento delle lingue straniere in alcune scuole elementari pilota, munite
di debita autorizzazione da parte delle autorità scolastiche.
La principale fonte per le notizie riguardanti i corsi è costituita dal
“Seminario di ricerca sulla situazione dell’insegnamento linguistico in Italia”,
organizzato a Villa Falconieri (Frascati) da ANILS e CEDE
6
dall’8 all’11 maggio
1968. La relazione conclusiva del seminario, pur non soffermandosi in modo
dettagliato, ne indica 3 differenti tipologie, attuatesi proprio a partire dal 1950:
• corsi gratuiti finanziati da Comuni o altri enti
• corsi gratuiti gestiti da enti privati, con contribuzioni volontarie da parte delle
famiglie
• corsi a pagamento organizzati da associazioni private, italiane o straniere
A conclusione dei corsi, si rivelano migliori quei docenti dotati di un buon livello
di conoscenza della lingua straniera insegnata, abbinato ad un’adeguata
preparazione pedagogica e didattica, e maggiormente in quei casi in cui
l’insegnante elementare è risultato anche laureato nello specifico settore. Inoltre i
risultati incoraggianti suggeriscono agli sperimentatori di proseguire nel loro
lavoro, in vista di una futura integrazione della L2 nel normale curricolo
scolastico.
Un progetto di questo tipo viene realizzato a partire dal 1955-56 ad Arezzo
(e in un secondo tempo anche a Pisa e Pistoia) sotto la guida della Prof. Elsa
Sardini. Condotta applicando il metodo attivo su piccoli gruppi, prima nella scuola
materna, poi in quella elementare, la sperimentazione riguarda inizialmente solo la
lingua francese, in seguito anche quella inglese.
14
Sebbene caratterizzati da un avvio in sordina, i corsi di lingue alle
elementari aumentano quindi parallelamente alla formazione di una coscienza
europeista.
1.1.3. I congressi veronesi
7
Nella primavera del 1959 si svolge a Verona il VII Congresso Internazionale
della FIPLV
8
, seguito qualche giorno dopo dal VI Congresso Nazionale
dell’ANILS. Il merito di entrambi i convegni è di costituire per moltissimi
insegnanti italiani una prima presa di coscienza del problema delle lingue alle
elementari, rispettivamente per la lingua francese e per quella inglese.
Durante il congresso della FIPLV sono oggetto di studio le sperimentazioni
attivate nelle scuole elementari di Paesi stranieri quali Olanda, Francia, Svezia,
Germania, U.S.A.. Inoltre viene reso noto che i Ministri della CE hanno
raccomandato ai singoli Stati membri di rafforzare i programmi di lingua straniera
negli istituti magistrali, dato che proprio una lingua straniera sarebbe prevista nei
programmi delle scuole elementari della CE, in un futuro non lontanissimo.
Nelle due giornate gestite invece dall’ANILS vengono citate alcune
iniziative condotte da scuole private in diverse grandi città, sottolineando come
questo fenomeno, positivo per certi versi, lo sia invece meno per altri. Infatti, per
quanto l’interesse dei privati venga riconosciuto come fondamentale per la
creazione di progetti che, se fosse stato per la burocrazia statale, non sarebbero
6
Centro Europeo dell’Educazione, che ha proprio sede a Villa Falconieri.
7
BONDI A., Storia dell’insegnamento delle lingue nella scuola elementare, in AA.VV.,
L’insegnante di lingue nella scuola elementare, Atti del congresso del 26-27-28/10/89, Brescia, La
Scuola, 1993, pp. 35-49.
8
Fédération Internationale des Professeurs de Langues Vivantes.
15
mai sorti, si sottolinea come questo tipo di intervento abbia essenzialmente scopi
commerciali. Viene così auspicata dai partecipanti al congresso la creazione di
sperimentazioni controllate dall’amministrazione scolastica o da gruppi di
insegnanti, in collaborazione con detta amministrazione.
1.2. Il Veneto
La caratteristica del cosiddetto “modello veneto”
9
è la mancanza nella
regione di un polo aggregatore dal punto di vista culturale. Questo fatto è
confermato dalla nascita di distinti progetti glottodidattici in diversi momenti e in
altrettanti centri, senza un raccordo tra loro. Si ha quindi l’impressione di una
forte dispersione delle varie iniziative scaturite sul territorio per l’insegnamento
delle lingue alle elementari, al punto che l’eclettismo glottodidattico ne
rappresenta l’unico punto in comune.
A dimostrazione di questa estrema diffusione e disorganicità, si comincerà
presentando in questo capitolo due modelli veneti di natura privata:
“Sperimentazione e Didattica” e la “Mutualità Scolastica Padovana”. In
particolare nel sottoparagrafo seguente verrà illustrata quest’ultima esperienza. Le
altre iniziative regionali (Progetto ILSSE a Vicenza e Belluno, Provveditorato di
Verona, Comune di Venezia) verranno analizzate in un secondo tempo, in base al
loro ordine cronologico di comparsa.
9
BALBONI P.E., ELLERO P., Esperienze e sperimentazioni di insegnamento della lingua
straniera nella scuola elementare, in AA.VV., op. cit., pp. 63-81.
16
1.2.1. La Mutualità Scolastica Padovana
La Mutualità Scolastica
10
è un’associazione privata con scopi educativo-
assistenziali sorta nel 1959 e divenuta libera associazione di genitori e docenti nel
1978. Essa vanta un’attività trentennale, iniziata proprio nel ‘59 con la
promozione a Padova e dintorni dei “Corsi di amicizia con le lingue estere” per
bambini di scuola elementare e materna. I suddetti corsi vengono poi autorizzati
dalle sottoelencate autorità scolastiche competenti:
• Ministero della Pubblica Istruzione, con decreto 4143 del 1962
• Provveditorato agli Studi di Padova, con circolari annuali
• Consigli di Istituto, con delibere di conferma annuale per utilizzazione dei
locali scolastici
Vittoria Arslan è la responsabile dei corsi. A questi, estesi all’intera
provincia, possono prendere parte tutti i bambini che ne facciano richiesta, sia
nella città che nei plessi scolastici decentrati, dove sono istituite apposite sedi per
consentire di dare a tutti gli interessati la possibilità di usufruire del servizio. Le
lezioni si svolgono due volte la settimana, durante le ore pomeridiane nelle scuole
a tempo normale, oppure in orario scolastico nelle classi a tempo pieno. Al
termine di un corso completo, verso i 10-11 anni d’età degli alunni, viene
rilasciato un attestato equiparato a frequenza presso scuola straniera, previo
superamento di un test di verifica, a cura di una commissione formata da dirigenti
di scuole straniere che collaborano con la Mutualità.
10
ARSLAN V., L’esperienza della Mutualità Padovana, in CIGADA S. (a cura di), Le lingue
straniere nella scuola elementare, Atti del congresso di Brescia del 18-21/10/1979, Brescia, La
Scuola, 1980, pp. 283-293.
17
I corsi, gratuiti per i meno abbienti, sono economicamente sostenuti da
alcuni comuni della provincia e dalle famiglie degli alunni, attraverso la
sottoscrizione di una quota associativa.
L’associazione è retta da:
• un Consiglio di Amministrazione
• una Direzione Generale
• un coordinatore esterno per ogni sede
• un Centro Didattico
La Direzione Generale ha innanzitutto il compito di coordinare e
programmare le principali attività didattiche: formazione delle sezioni,
reperimento e scelta dei docenti, indirizzo generale, problemi di gestione
quotidiana, contatti con l’estero. Inoltre si occupa del controllo e coordinamento
esterno, attraverso visite alle sezioni e mantenendo il collegamento delle stesse
con la sede centrale. Infine interviene nella preparazione dei sussidi, nel controllo
di programmi particolari e nella gestione di colloqui individuali con gli insegnanti
e di gruppi di studio e lavoro.
Il coordinatore esterno è un insegnante elementare, designato da ogni
singola direzione didattica, che collabora con l’associazione su modesto
compenso, facendo osservare le direttive da essa emanate, ma anche
rappresentando gli interessi delle componenti scolastiche del proprio plesso.
Molteplici sono le iniziative attivate dal Centro Didattico, come il potenziamento
continuo di una biblioteca internazionale per ragazzi e insegnanti. Un ruolo
importante viene svolto anche nell’organizzazione di viaggi e soggiorni linguistici
all’estero. L’obiettivo di tali viaggi è consentire agli alunni di seguire corsi presso
18
affermate scuole, con la presenza di accompagnatori scelti fra lo stesso personale
docente della Mutualità. Ciò avviene col supporto del British Council, del Goethe
Institut e del CEDE. Per quanto riguarda la formazione in itinere del personale
docente, il Centro Didattico prepara seminari annuali di aggiornamento e
organizza gruppi di studio bimestrali, tenuti dagli insegnanti stessi sotto la
direzione di colleghi più anziani ed esperti, con le seguenti finalità: scambio di
opinioni, verifica dei programmi, formulazione di nuove proposte e creazione di
nuovi sussidi.
A questo proposito, è bene sottolineare che tutti i materiali didattici utilizzati
dalla Mutualità sono il frutto di un’elaborazione autonoma da parte
dell’associazione stessa, anche perchè negli anni iniziali del progetto gli editori
non avevano ancora immesso sul mercato valido materiale sulla lingua straniera
per le elementari. Tra i sussidi redatti, spiccano particolarmente i libri di testo per
le varie lingue
11
:
• per il francese: Le français de mon enfance, di Tatiana Orsaria, edizione del
1967
• per l’inglese: Playing with English n.1, di Vittoria Arslan, e Playing with
English n.2, di Vittoria Arslan, Antoinette Campbell e Luciano Chiesa,
rispettivamente per il primo ed il secondo ciclo, entrambi editi dalla Mutualità
nel 1968 e successivamente da La Scuola di Brescia
11
La lingua insegnata è dapprima solo il francese, a cui poi si aggiungono inglese e tedesco.
Malgrado l’associazione cerchi con ogni mezzo di propagandare le ultime due lingue, i suoi sforzi
non sono coronati da grande successo, visto lo strapotere della lingua inglese nella società di oggi.
A dimostrazione di quanto affermato, basta osservare la percentuale di distribuzione delle tre
lingue nei corsi del 1984:
85% inglese 10% tedesco 5% francese
19
• per il tedesco: Fröliches Kinderdeutsch, di Gabriella Gazzabin, del 1967,
curato direttamente dalla Mutualità e poi da La Scuola, Brescia
Nelle edizioni successive gli originali vengono continuamente rielaborati ed
aggiornati.
Ma il materiale prodotto non si riduce ai testi; a questi si aggiungono infatti:
• schede ciclostilate in sede, facilmente aggiornabili a seconda delle esigenze di
insegnanti e allievi
• storielle illustrate, spesso accompagnate da cartellone e nastro inciso da
insegnante madrelingua
• disegni vari per incitare gli alunni a esprimersi su argomenti noti
• materiale per lavagna di feltro, collegato ai libri di testo
• una dispensa che raccoglie giochi didattici in funzione delle quattro abilità
linguistiche fondamentali; essa è frutto di un lavoro d’équipe, effettuato in
occasione di un corso di aggiornamento tenuto a Passo Mendola dal Prof.
Renzo Titone.
Nonostante si predichi il rispetto della libertà d’insegnamento, nella prassi
viene caldamente raccomandato ai docenti di fare uso del suddetto materiale
predisposto. Infatti l’impostazione metodologica dei corsi è di tipo situazionale e
strutturo-globale. Il programma dev’essere il più possibile rigoroso, vario ed
interessante, procedendo a piccoli passi e secondo il tradizionale criterio “dal noto
al nuovo”.
Seguire le indicazioni di metodo dell’associazione è presupposto necessario,
ma non sufficiente, per diventare insegnanti dei corsi: occorre anche superare una
seria selezione. I candidati vengono reclutati fra i laureati, i diplomati e gli esperti
20
di madrelingua, a cui viene poi richiesta una domanda corredata di curriculum.
Una volta valutato il profilo degli aspiranti, questi possono accedere a un
colloquio nella lingua prescelta, di fronte ad una commissione presieduta da un
prof. di lingua di scuola superiore. Un training iniziale, completato da corsi
d’aggiornamento annuali, arricchisce le competenze possedute dal docente
prescelto, il cui rendimento è sottoposto ad un continuo controllo.
Il successo della proposta della Mutualità è confermato dai numeri: nel giro
di vent’anni, le adesioni sono quasi raddoppiate, per cui si va dai 1674 iscritti del
1969 ai 3000 del 1989, dislocati in 150 sezioni; addirittura, nell’anno scolastico
1985/86 è registrato un tetto massimo di ben 202 sezioni
12
.
Questi lusinghieri risultati sono giunti anche grazie alla costante capacità di
rinnovamento dell’associazione. A questo proposito, essa vanta una stretta
collaborazione col CILA di Titone e con altri illustri linguisti quali Antonio
Amato dell’Università di Roma, Mary Finocchiaro dell’Hunter College di New
York, Franca De Angelis, J.Louis Frérot, Johanne Jackson della Queensway
School di Londra. La consulenza fornita da questi esperti permette alla Mutualità
di tenersi al corrente sull’evoluzione degli studi di settore e di elaborare un
contributo personale, basato sulla lunga attività sperimentale.
I detrattori dell’esperienza lamentano invece una scarsa possibilità di
esportazione del modello padovano al di fuori della specifica rete locale.
12
Dati rilevati dal seminario nazionale di Jesolo del 15/9/1986 e dal congresso di Brescia su
“L’insegnante di lingue nella scuola elementare” del 26-28/10/1989.