4
Giunto sul posto a fine Giugno, ebbi da subito modo di scambiare
le mie idee con un po’ tutti i vicini e conoscenti, i quali mi
consigliarono altri documentari da vedere o articoli e libri da
leggere, così cominciò la mia piccola ricerca. Durante quei 90
giorni sono anche stato così fortunato da essere ospite per 2
settimane presso una famiglia di Kingman – Arizona, nella quale il
signor Bruce Bollinger è intento a studiare per diventare pastore e
la moglie Dotty è impegnata come teacher in programmi di home-
schooling. Sfruttai quella particolare situazione per raccogliere il
maggior numero di informazioni e per farmi un’idea sempre più
precisa di cosa significasse per loro la fede e immancabilmente si
finiva a parlare di politica. Religione e politica parevano
inscindibili. La mia curiosità aumentava.
Tornato definitivamente in Italia ho continuato la mia ricerca
focalizzandomi principalmente sui vari documentari che sono
riuscito a procurarmi grazie alle potenzialità della rete.
Proseguendo nella lettura risalteranno le molte note di rimando a
concetti già espressi e links a pagine internet di riferimento. I
numerosi rimandi sono dovuti alla complessità di alcuni temi
trattati, specialmente quelli con riferimenti teologici, per dar modo
al lettore di riprendere la rotta se dovesse perdersi nei numerosi
argomenti trattati che sono tra loro intrecciati. La presenza di
numerosi links invece è da imputare al mio desiderio (o
presunzione) di poter aver modo un giorno di continuare questo
lavoro, magari con un dottorato di ricerca, ed avere così alcuni
punti dai quali trarre altre informazioni e spunti. Più
realisticamente, forse questo lavoro potrebbe essere utile a chi
volesse approfondirlo e potrebbe trovare dei validi appigli proprio
nei collegamenti internet.
Per quanto riguarda i contenuti del testo, il mio desiderio è stato di
suddividere il lavoro in due macro aree che sono la parte prima e la
parte seconda.
5
Nella prima sezione il lettore potrà avere una panoramica dello
spettro religioso americano e si imbatterà in un percorso che lo
farà avvicinare ai tempi contemporanei, analizzando dapprima il
ruolo della religione nella nascita degli Stati Uniti e seguendone poi
le evoluzioni all’interno del contesto culturale del Paese. In questa
parte verranno infatti trattati alcuni dei fondamenti della religiosità
americana e verranno esposti dei concetti di base come religione
civile, fondamentalismo cristiano o il ruolo di telepredicatori
famosi, per citare alcuni dei temi principali, i quali saranno poi
fondamentali per comprendere l’evoluzione che ha avuto la
religione durante la prima amministrazione Bush Jr. e i suoi
legami con il mondo politico.
Proprio questo preciso periodo che va dal 2000 al 2004 è quello che
interessa la parte seconda, anche se non mancano alcuni escursus
per la storia, che si rivelano utili per spiegare determinati fenomeni
che hanno legato la Destra cristiana a movimenti politici molto
influenti di questa amministrazione dando un ruolo importante
alla religione all’interno della politica adottata da Bush Jr.
In questa seconda sezione vengono analizzati gli aspetti personali
della vita del Presidente, che lo hanno portato a legarsi in maniera
molto intensa agli ambienti evangelici. Inoltre, verrà studiata la
Destra cristiana e il suo legame con il neoconservatorismo, in
particolare a seguito degli attentati terroristici dell’11 Settembre
2001. Infine, verrà toccato l’ambito a mio avviso più interessante,
quello delle relazioni tra i gruppi di cristiano-sionisti vicini alla
corrente evangelical e lo Stato di Israele. Affronteremo quindi le
tematiche che legano la politica estera americana alle profezie
bibliche sulla fine dei tempi, per poi concludere con una veloce
disamina della campagna elettorale del 2004.
La nostra analisi si concluderà appunto a fine 2004, anche se ci
affacceremo leggermente in avanti. Tuttavia, ho voluto limitare
l’analisi alla prima amministrazione Bush Jr. per poter delimitare
6
in maniera precisa l’ambito di ricerca, soprattutto in termini
temporali e poiché risulta anche più semplice analizzare aspetti già
in parte storicizzati piuttosto che avventurarsi in un contesto
troppo vicino al momento in cui si scrive.
Spero che il testo risulti di piacevole lettura e che possa suscitare
al lettore perlomeno qualche curiosità, vista la passione che ho
messo nel lavoro.
Concludo chiedendo scusa a quanti potessero sentirsi offesi da
alcune mie affermazioni, le quali possono risultare poco rispettose
per la fede personale. Vista la sensibilità dell’argomento religioso
ho cercato di mantenere un tono il più discreto possibile. Allo
stesso tempo mi auguro di non aver commesso troppe imprecisioni
teologiche.
Buona lettura,
Daniele Saolini
Torino, Giugno 2007.
7
Parte Prima
8
Capitolo primo
Alle origini della religione civile americana
La Nuova Gerusalemme, “land of opportunity”
Era il Maggio del 1610 quando tre piccole imbarcazioni giunsero
sulle coste di quella che sarebbe diventata la colonia del Virginia1.
Si trattava di un’impresa preparata a lungo e di tipo prettamente
commerciale.
Un secondo nucleo di colonizzazione britannica, invece, ebbe
caratteristiche eccezionali, che avrebbero costituito il DNA della
futura nazione Americana, ed è, per il nostro studio, il più
interessante dei due. Nel 1620, infatti, la nave May Flower
approdava nei pressi dell’odierno Massachusetts. Del centinaio di
persone a bordo, una trentina furono quelle che passeranno alla
Storia come i Padri Pellegrini, coloro che sarebbero stati in seguito
canonizzati come gli antenati del popolo (bianco) Americano.
L’eccezionalità di questo gruppo di colonizzazione risiedeva nella
volontà dei Pilgrim Fathers di creare una comunità religiosa
separata dalla corrotta Chiesa Cristiana della madre patria.
Costoro già prima di giungere in America avevano firmato il
cosiddetto «Patto del May Flower», nel quale si proclamarono un
corpo civile e politico in grado di autogovernarsi.
A partire dal 1630, giunsero ulteriori imbarcazioni sulla costa del
Massachusetts a rinvigorire il secondo nucleo di colonizzazione.
Alcune persone erano migrate per sfuggire alla povertà e alle guerre
1
Il territorio della futura colonia del Virginia è stato così battezzato dai coloni ancor prima di
toccare il suolo Americano. Il nome fu scelto in onore della regina vergine Elisabetta.
9
allora dilaganti in Europa, altre perchè perseguitate per il proprio
credo e desiderose di costruire una comunità sanamente cristiana
proprio nel Nuovo Mondo. Questi ultimi erano i cosiddetti puritani,
credenti appartenenti ad una corrente radicale del
Protestantesimo, che erano giunti in America perchè intenzionati a
costruire lì quella nuova società che loro definirono: la «Nuova
Gerusalemme». Questa nuova patria aveva tra i propri motivi di
essere, anche il compito di fungere da modello di integrità morale e
spirituale per il resto del mondo. Doveva essere «Il faro
dell’umanità».
Prima di approdare sulle coste del Nord America, il puritanesimo si
era sviluppato all’interno delle stesse Chiese della Riforma in
Inghilterra tra il VI e il VII secolo. L’obbiettivo originario dei
puritani era quello di «purificare la Chiesa dalle sovrastrutture non
bibliche che la condizionavano»2.
Intransigenti, sia ideologicamente che culturalmente, i puritani
d’America costituirono un gruppo fiducioso in se stesso,
aggressivo, militante e ben organizzato. Per i puritani giunti in
America, la «libertà religiosa era il diritto di formare un governo
civile che fosse conforme alla loro idea della volontà di Dio»3. Il
volere di Dio secondo costoro consisteva nel frequentare le chiese
costituite e sostentarle economicamente. Pena: la morte o l’esilio
per «chi professava troppo pubblicamente una diversa
interpretazione del volere divino»4. Il Nuovo Mondo divenne per i
puritani una vocazione da attuare, forti delle grandi risorse che “la
Terra Promessa” destinava loro. Questi coloni vedevano infatti
nell’abbondanza di risorse una delle principali manifestazioni della
Provvidenza Divina, la quale aveva messo nelle loro mani quella
“buona terra”. I puritani, dopo l’Esodo dal Vecchio Mondo corrotto,
2
Paolo Naso, God bless America, Roma, Laterza, 2002, cit. p. 24.
3
R. Laurence Moore, L’intreccio di sacro e profano nella storia americana,Torino, Claudiana,
2005, cit. p. 21.
4
Ivi p. 22.
10
avevano nella costruzione della Nuova Gerusalemme il proprio
obiettivo, per se stessi e per il mondo, ritenendosi l’avanguardia di
un processo globale di santificazione.
La filosofia puritana esaltava «il lavoro concepito come cosa
razionale, il controllo sessuale, lo spirito repubblicano, l’idea di un
compito da svolgere nella vita, la spinta filantropica, la volontà di
personalizzare il rapporto con i figli e con la moglie, l’attesa che
dalla predicazione venga sempre qualcosa di nuovo, l’amore per la
scienza e il senso di responsabilità collettiva»5. Questi sono tutti
elementi ancora ben radicati nella cultura contemporanea
statunitense.
Per opera dei puritani, negli insediamenti del Massachusetts si
fusero elementi di teocrazia ad elementi di partecipazione politica
in senso stretto. In queste comunità, infatti, vennero ad affermarsi
l’autorità dei pastori, il controllo dei costumi secondo le norme di
comportamento dettate dalla Bibbia e delle vere e proprie
assemblee aperte alla partecipazione dei maschi adulti, destinate
ad avere grande sviluppo e ad essere il centro della Rivoluzione che
avrebbe portato all’indipendenza.
Il carattere egualitario, l’assenza di una Chiesa organizzata
detentrice di diritti acquisiti, l’enorme disponibilità di terreni, il
forte spirito capitalistico e la capacità logistica di gestire da subito
un discreto livello di autogoverno andarono ad erigere le colonne
portanti del Mito Americano della “Città sulla collina”, la land of
opportunity. Nella realtà, il mito dell’America come luogo di
possibile rinascita e successo personale fu costruito ad arte proprio
dalla madre patria Inglese per attirare nelle proprie colonie
oltreoceano numerosi investimenti e coloni.
5
Paolo Naso, op. cit. p. 26.
11
Il peccato originale dell’America
L’espressione di Paolo Naso «il peccato originale dell’America»6 è
molto indicata per dare la ragionevole collocazione che merita
l’ideologia puritana nell’ambito della distruzione delle popolazioni
native d’America.
I devoti cristiani che popolarono i primi insediamenti nel Seicento,
infatti, non superarono la tentazione di ricorrere alla violenza,
caratteristica del Vecchio Mondo dal quale erano fuggiti, pur di dar
seguito alla «loro missione di fondare una comunità di assoluta
purezza cristiana»7. Gli Indiani d’America vennero visti come
«l’incarnazione del demonio»8 a causa dei loro rituali e credenze.
Per i coloni americani era la prima volta che il nemico vestiva i
panni del Male. Questo dualismo Bene-Male, mai come oggi
attuale, fece la sua apparizione nel Seicento e avrebbe
caratterizzato fortemente la Storia statunitense, venendo riproposto
ogni qualvolta il Paese si troverà coinvolto in un conflitto di vaste
proporzioni o di notevole impatto per i cittadini.
Tutto il XVII secolo, infatti, fu segnato da sanguinose guerre che
eliminarono la presenza degli Indiani dagli Allegheni fino alla costa
est del Nord America. Unica eccezione a questo clima generalizzato
di intransigenza razziale e sterminio, fu la condotta tenuta dalla
colonia della Pennsylvania, che nel 1681 venne affidata ai
Quaccheri, forse la corrente più spiccatamente pacifica del
protestantesimo, i quali furono in grado di cercare, e spesso di
trovare, un equilibrio con la popolazione nativa. Anche questa
colonia, però, non riuscì a sottrarsi all’uso della schiavitù,
rendendo vani tutti i propri successi in campo di integrazione.
6
Paolo Naso, op. cit. p. 31.
7
Oliviero Bergamini, Storia degli Stati Uniti,Roma, Editori Laterza, 2002, cit. p. 12.
8
Ibid.
12
Il Grande Risveglio
Durante il Seicento e il Settecento, le colonie inglesi si
svilupparono notevolmente, aumentando nel numero ed attraendo
sempre più migranti. Basti pensare che alla vigilia della
Rivoluzione le colonie Americane contavano 2,5 milioni di persone9.
Questo intenso sviluppo avvenne però in maniera distinta al Sud
dal Nord. Nelle colonie del Sud gli insediamenti erano sparsi, vi era
una piccola élite di piantatori a detenere l’egemonia socio-politica e
scarsa era l’influenza dell’etica protestante, con la propria
esaltazione del ruolo del lavoro e della rettitudine morale. Al Nord
invece, le differenti condizioni ambientali rendevano possibile la
realizzazione di ottimi porti in grado di far sviluppare nel tempo un
fiorente commercio. Inoltre, al contrario che negli insediamenti
meridionali, l’etica protestante era molto influente ed era costante
l’enfasi sull’appartenenza ad una comunità locale, sull’attivismo
personale e sul rigore morale. Non a caso le attività agricole erano
basate su possedimenti medio-piccoli gestiti individualmente o da
famiglie. In un contesto come quello delle colonie del Nord, la
schiavitù era piuttosto inutile.
In tutto il territorio coloniale, il grado di autogoverno era elevato
seppure una grande parte della popolazione (ovvero donne, schiavi
e nativi) era esclusa dal voto. Particolare rilevante, però, è che in
taluni Stati anche coloro che professavano una religione diversa da
quella protestante erano esclusi dal voto, sebbene fossero maschi
adulti e anglosassoni.
Ad ogni modo, la società che si stava sviluppando in America era
realmente differente da quella europea: le poche istituzioni
consolidate, il movimento continuo della colonizzazione, il relativo
perenne stato di guerra e il dinamismo economico, avevano creato
9
Horst Dippel, Storia degli Stati Uniti, Roma, Carrocci editore, 2002.
13
una società più egualitaria e fluida. La religione protestante, specie
nelle sue forme più radicali, contribuì a plasmare tale collettività
con la sua esaltazione del valore dell’individuo nel suo rapporto con
Dio e con un’aspra critica ai privilegi costituiti.
Questi temi furono ben presenti e servirono a rinvigorire lo spirito
religioso delle colonie durante gli anni Trenta del Settecento, gli
anni definiti del “Grande Risveglio”. Si tennero in quegli anni
numerosi raduni collettivi ai quali parteciparono migliaia di fedeli
richiamati ad una religiosità più autentica da numerosi predicatori
itineranti. Il Grande Risveglio rinforzò lo spirito egualitario tra i
coloni, specie nei territori di frontiera, teatro delle French-Indian
wars, e pose solide basi per la Rivoluzione.
La Dichiarazione d’Indipendenza
Il 1763 fu l’anno del Trattato di Parigi e della fine delle guerre
franco-indiane. Di lì a tredici anni il futuro popolo Statunitense si
sarebbe reso partecipe della propria indipendenza. Ai rinomati
motivi politici di discordia con la madre patria riguardanti la
tassazione e la rappresentanza, durante la Rivoluzione fece da
sfondo un contesto culturale e religioso che era maturato nei
decenni precedenti, creando nei coloni americani uno spirito di
superiorità e di originalità morale tale da dare un connotato
rivoluzionario all’individualismo e al carattere antigerarchico
caratteristici del protestantesimo. La causa Americana, secondo
autori come Thomas Paine, era pertanto «la causa di tutto il genere
umano», nell’idea del Nuovo Mondo come luogo di rinascita
dell’umanità intera.
La Rivoluzione fu la nascita di un Novus ordo seculorum, come
verrà impresso sul Grande Sigillo degli Stati Uniti, e la Declaration
14
of Independence, stilata quasi interamente da Thomas Jefferson, è
la sintesi di questo nuovo corso. La Dichiarazione d’Indipendenza,
infatti, si apre con un’universale aspirazione ad alcuni diritti
inalienabili donati dal Creatore: «vita, libertà, perseguimento della
felicità» come «verità di per sé evidenti»10. Così, «l’intera struttura
delle relazioni umane venne a collocarsi su una nuova base e il
rapporto tra il valore dell’individuo e il benessere della collettività
era ridefinito a favore del singolo»11. Tale impostazione riflette sia
l’etica protestante riguardo alle qualità del singolo, ma anche e
soprattutto un’opinione teologica di tipo deista quando invoca i
diritti inalienabili donati dal Creatore. I deisti, e tra loro figurava
Thomas Jefferson, ma anche Benjamin Franklin e James Madison,
«consideravano Gesù un gran maestro morale, ma non un Dio»12.
Per i deisti la prova dell’esistenza divina non risiedeva nella Bibbia,
ma nella perfezione dell’ordine naturale.
Il pluralismo religioso venne consacrato dalla Dichiarazione di
Indipendenza dal momento in cui questa si proponeva di difendere
i diritti inalienabili degli uomini d’America. Paradossalmente,
furono proprio i puritani a porre le premesse del pluralismo
religioso in America con la loro intransigenza nel voler tener fede
ad una Chiesa libera dal potere istituzionale. In circa un secolo e
10
Il testo del preambolo della Declaration of Independence sancisce:
“IN CONGRESS, July 4, 1776.
The unanimous Declaration of the thirteen united States of America,
When in the course of human events, it becomes for one people to dissolve the political bands
which have connected them with another, and to assume among the powers of the earth, the
separate and equal station to which the Laws of Nature and of Nature’s God entitle them, a decent
respect to the opinions of mankind requires that they should declare the causes which impel them
to separation.
When hold these truths to be self-evident, that all men are created equal, that they are endowed by
their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty and the pursuit of
happiness [...]”
Rod Gragg, The Declaration of Independence, Nashville, Tennessee, Rutledge Hill Press, 2005.
11
Horst Dippel, op. cit. p. 31.
12
R. Laurence Moore, op. cit. p. 31.
15
mezzo prese forma giuridica quello che Thomas Jefferson avrebbe
definito come: «il muro di separazione tra Stato e Chiesa» che
sarebbe stato edificato definitivamente con la Costituzione del
1787.
La Costituzione
Terminata la Rivoluzione, dal 1776 i singoli Stati cominciarono a
darsi delle proprie Costituzioni, frutto di lunghi dibattiti tra i leader
nazionali. A garanzia delle libertà dei cittadini, si prevedeva
l’esistenza di tre poteri distinti e sottoposti a vicendevole controllo,
il cosiddetto balance of power. Inoltre, la futura Costituzione
Federale non doveva essere aperta, ma doveva costituire una legge
superiore nel quadro della quale far aderire le venture norme
nazionali. Fondamento di tali Costituzioni era la ricerca di un
equilibrio dei poteri nel desiderio di tutelare le libertà dell’individuo
dagli abusi statali. Ne nacque un nuovo modello liberale che creò i
presupposti al costituzionalismo moderno.
Ai fini del nostro studio, è da rilevare la particolarità della
Costituzione della Virginia del 1779 che, elaborata dallo stesso
Thomas Jefferson, dava per prima a tutti i cittadini il diritto di
espressione della propria fede. Essa statuiva che «tutti gli uomini
(sono) liberi di professare [...] e di mantenere le loro opinioni in
materia di religione» dichiarando l’illegittimità di norme future che
«diminuiscano, rafforzino o condizionino le loro attività civili»13.
Questa impostazione “separatista” delle attività delle chiese da
quelle dello Stato assunse sempre più un senso propriamente
politico e all’atto della stesura della Costituzione Federale non si
potè non tenerne conto. Infatti, la Costituzione Americana del
13
Paolo Naso, op. cit. p. 35.
16
1787, con il suo Articolo 6 pone l’accento sul principio secondo cui
non è imposta alcuna professione di fede per ricoprire un ufficio o
una carica pubblica. Con tale norma si definì il carattere privato
della fede religiosa e il connotato positivo per le società che
permettevano l’esistenza e lo sviluppo di un reale pluralismo
religioso. Quest’ultimo aspetto è di grande importanza in quanto la
Costituzione Americana fu il primo documento politico occidentale
a rilevarne e ad incentivarne l’importanza sociale. L’accettazione
della diversità religiosa diede modo agli americani di apprezzare il
valore delle molteplici identità nel costruire la propria libertà e la
propria identità di statunitensi.
L’attenzione sul piano del pluralismo religioso e alla libertà
individuale non deve indurre a credere che nelle menti dei Padri
Fondatori il tema religioso avesse perso importanza, anzi. A
prescindere dal credo dei singoli partecipanti alla Convenzione di
Philadelphia che stese la Costituzione del 1787, è certo che per i
Padri Fondatori la religione fosse il fondamento della società civile,
proprio perchè la religione era comunemente considerata «la base
di ogni virtù»14. Fu proprio la commistione tra uno stato laico e, per
la propria sopravvivenza, allo stesso tempo dipendente dalle
istituzioni religiose a determinare la fisionomia degli Stati Uniti
come nazione e come civiltà. Nacque in questi anni la cosiddetta
“religione civile americana”, ovvero quella base comune della
cittadinanza statunitense fondata sul retto comportamento etico, a
prescindere dalla propria confessione religiosa, che restava di
pertinenza personale.
Il quadro divenne completo quando nel 1791 vennero promulgati i
dieci emendamenti costituzionali, perlopiù elaborati da James
Madison, che formarono il Bill of Rights. Il primo di questi sancì
14
R. Laurence Moore, op. cit. p. 31.
17
formalmente che era fatto divieto al Congresso degli Stati Uniti di
stabilire una religione o proibirne il libero culto.
George Washington e Thomas Jefferson
Il 4 Febbraio 1789, George Washington venne eletto all’unanimità
primo Presidente degli Stati Uniti d’America. Alzandosi per prestare
giuramento decise di aggiungere alla formula laica prevista
dall’articolo 2 della Costituzione15 le parole «in nome di Dio»;
Washington, inoltre, prestò giuramento con la mano destra sulla
Bibbia alla presenza di un pastore. Allo stesso tempo, però, il
Presidente non si assunse l’impegno di agire in nome di Dio. Data
ormai per assodata la divisione tra Stato e Chiese, il Presidente
Washington voleva dare un chiaro segnale alla religione civile
americana, che da quel momento avrebbe avuto il formale
incoraggiamento del governo. La fede entrò così a far parte dei
rituali più importanti della vita politica degli Stati Uniti dando a
questi un aspetto sacro. Il rito al quale ha dato avvio il Presidente
Washington sarebbe sempre stato ripetuto, fino ai giorni nostri, e
riveste un’importanza enorme nell’immaginario collettivo
americano.
Abbiamo già incontrato Thomas Jefferson durante questo
resoconto sulle origini della religione civile in America.
15
L’ultimo comma della sezione I del II articolo della Costituzione degli Stati Uniti d’America
stabilisce che: «[…]Before he enter on the execution of his office, he shall take the following oath
or affirmation:--"I do solemnly swear (or affirm) that I will faithfully execute the office of
President of the United States, and will to the best of my ability, preserve, protect and defend the
Constitution of the United States"».
La Costituzione degli Stati Uniti d’America:
http://usinfo.state.gov/usa/infousa/facts/funddocs/consteng.htm 11/Dicembre/2006.