2
Questo aspetto è invece a mio avviso di fondamentale
importanza per capire l’originalità e il successo di Slow
Food, un’associazione no profit che nell’arco di vent’anni
ha coinvolto oltre 80.000 persone nel mondo. Dal
momento della sua costituzione ad oggi non è cambiato né
il suo imprinting, né la sua missione non lucrativa
nonostante il mondo del cibo, inteso come business,
abbia risentito in modo significativo del contributo e
della propaganda di Slow Food.
Pur senza trascurare la forte personalità dei soggetti
che hanno generato la nascita e la crescita di Slow Food,
la mia analisi organizzativa, che passa dallo studio
dell’organizzazione interna allo studio del campo
organizzativo che Slow Food ha attivato, può fornire alle
riflessioni sullo sviluppo di questa Associazione una
chiave di lettura originale. Ho trovato i miei strumenti
analitici dapprima nei classici del pensiero sociologico e
successivamente nella Teoria dei Movimenti Collettivi e
delle Istituzioni di Alberoni. Nell’osservazione degli
innumerevoli fenomeni che l’autore ha osservato ho
individuato gli strumenti teorici che mi sono stati d’aiuto
per ricostruire la dialettica di Slow Food nel passaggio da
movimento a istituzione. Ricostruendo i momenti centrali
del suo processo di sviluppo ho cercato di individuare il
percorso che a partire dalla sua dimensione soggettiva di
stato nascente giunge alla sua attuale
istituzionalizzazione.Ho esaminato in particolare sia
l’organizzazione interna a Slow Food, sia le sue
conseguenze nel campo organizzativo in cui agisce.
A questo fine ho adottato una prospettiva
neoistituzionalista che tiene in considerazione i contributi
di numerosi autori quali Powell e Di Maggio, Meyer e
3
Rowan e Czarniawska . Questa scelta mi ha permesso di
spiegare la progressiva affermazione di Slow Food
nell’ambiente sociale circostante e osservare la
strutturazione del suo campo organizzativo, ossia i suoi
modelli di coordinamento, di influenza e di innovazione
interorganizzativi. L’ambiente con cui oggi Slow Food si
trova ad interagire coinvolge un fitto reticolo di
interlocutori che va ben aldilà della sua realtà
associativa. L’analisi di queste dinamiche legate al
concetto di isomorfismo istituzionale, contribuiscono
definitivamente a spiegare la mia decisione di adottare
un approccio sociologico allo studio di questa
organizzazione .
4
Premessa
Slow Food nel corso degli anni ha dimostrato di essere
un caso riuscito di organizzazione, ridisegnando il campo
degli interessi culturali e sociali, dando voce ad una
tematica a sostegno del cibo, del vino e della qualità
legata ad essi. Slow Food ha voluto promuovere il
tentativo di recuperare il valore della lentezza in
contrapposizione alla frenesia della società
contemporanea, di affermare valori come la convivialità,
la curiosità, lo sviluppo del gusto e rivolgere una nuova
attenzione all’ambiente e alla sua salvaguardia intesa
come senso di responsabilità verso il mondo e chi vi ci
vive.
Per raccontare la storia e i diversi passaggi cronologici
che hanno portato prima alla nascita e poi alla conclusiva
affermazione del Movimento ho intrapreso un arduo lavoro
di ricerca, di raccolta e assemblamento dati. Mi è stato
possibile reperire le informazioni dell’Associazione sul
sito internet, su altri siti ad essi correlati ( come il sito
Coop, Politiche Agricole, Federalalimentare, Fao, il Sole
24 ore), attraverso una serie di interessanti interviste con
i dipendenti Slow Food, riviste specializzate e
conferenze. Slow Food appare oggi come un’associazione
in crescita che di anno in anno vede aumentare la sua base
associativa intraprendendo nuovi e ambiziosi progetti e
portando avanti campagne divulgative e informative della
sua mission sul territorio nazionale e presso le sue sedi
internazionali.
5
1. La cronologia storica di una Associazione
Internazionale.
1.1 1949 – 1981: la storia del suo fondatore
La storia di Slow Food, un movimento destinato a
diventare in tutto il mondo sinonimo di un’autentica
nuova filosofia del gusto e dei valori della terra, è legata
a quella del suo carismatico leader, Carlo Petrini.
Carlo Petrini nacque a Bra ( CN ) il 22 giugno 1949.
Dopo essersi diplomato nel 1968, si iscrisse alla facoltà
di Sociologia all’Università di Trento, cominciando
contemporaneamente la sua attività di rappresentante di
prodotti alimentari. Animatore culturale e politico,
partecipò ai movimenti giovanili studenteschi del ‘68
prima di dedicarsi alla cultura materiale del cibo e della
convivialità.
Nel 1971 Petrini insieme a Pinuccio Bona, Azio Citi,
Giovanni Ravinale e Piero Sardo fondò il Circolo
Culturale Cocito da cui sono nati un giornale e una radio
privata i cui servizi di informazione erano tratti dal
Manifesto, l’Unità e Lotta Continua. Il loro scopo era
quello di provocare e ribellarsi al conformismo di
provincia e all’establishment locale.
Nel giugno del 1974 iniziarono i programmi di Radio
Bra Onde Rosse, ma non appena due mesi più tardi la
radio venne sequestrata. Nacque una solidarietà molto
ampia. La liberalizzazione dell’emittente privata avvenne
dopo la sentenza della Consulta il 28 luglio 1976. La
6
chiusura avverrà non appena un anno dopo nel 1978, in
seguito alla notizia del rapimento di Aldo Moro.
Nel 1976 Petrini entrò nel Consiglio comunale di Bra
nelle liste del Pdup e a giugno fondò ad Alba la
cooperativa libraria La Torre. La libreria diventò un luogo
di incontri e di dibattiti culturali tra scrittori importanti
come Carlo Cassola, Emilio Lussu, intellettuali come
Emma Bonino, Adele Faccio e il cantautore Francesco
Guccini, tutti futuri aderenti del movimento.
Nella primavera del 1979, a Bra, si svolse attraverso
l’Arci Langhe, la prima rassegna di canzoni popolari che
si ispirò alla tradizione del “cantar le uova”. Silvio
Destefanis, segretario regionale Arci del Piemonte, fece
entrare Petrini nel direttivo nazionale dell’organizzazione
presieduta allora da Enrico Menduni. L’idea fu di
organizzare una manifestazione che ripetesse quella
tradizione popolare facendo arrivare in città tanti gruppi
da tutta Europa. Si rivelò un gran successo di pubblico.
La seconda edizione fu nel 1980. Ci furono problemi con
ritardati pagamenti dalla Regione Piemonte e per questo
motivo i ragazzi di Arci Langhe decisero di lanciarsi
nell’attività commerciale per recuperare i fondi con cui
pagare i debiti accumulati. Nacque così lo spaccio di
Unità Popolare circolo Cica-Crass affiliato all’Arci e la
voglia di dedicarsi al cibo: da animatori culturali a
divulgatori della bontà enogastronomica di un territorio
con la fondazione della Libera e Benemerita Associazione
Amici del Barolo ( Petrini 2001 ).
7
1.2 . 1981 – 1986: le origini del Movimento
Alle origini del movimento Slow Food, che in origine
non si chiamava così, ci fu la fondazione della Libera e
Benemerita Associazione Amici del Barolo a Bra (CN), nel
basso Piemonte.
Nel settembre 1981, alla Festa Nazionale dell’Unità (a
Torino) incominciò il tesseramento dei soci per far
nascere questa prima unione organizzata con scopi a metà
tra il goliardico e il sociale. Essa era collegata al circolo
culturale della sinistra Arci Langhe e fu il primo nucleo
di quella che diventò nel 1986 Arcigola.
Il momento fondativo avvenne nel novembre 1981 nel
castello di Barolo (Cn). Slogan dell’associazione fu: “Il
Barolo è democratico, o quanto meno può diventarlo”. I
fondatori furono : Carlo Petrini, Bartolo Mascarello,
produttore di Barolo di fama internazionale, Azio Citi,
Giovanni Ravinale e Silvio Barbero, attuale segretario
nazionale di Slow Food. Ne entrarono a far parte anche
Francesco Guccini, Roberto Benigni, Ornella Vanoni,
Davide Riondino, l’animatore del Club Tenco Amilcare
Rambaldi, il presidente dell’Arci nazionale Enrico
Menduni e pochi altri.
Fu grazie all’Arci, l’associazione ricreativa culturale
italiana nata nel 1957 su volontà del PCI, che Petrini
riuscì a far decollare la sua prima Associazione
Nazionale.
In quegli anni l’Arci stava cambiando,
abbandonando sempre più la logica di un partito e dando
voce a tematiche culturali emergenti quali: Arcidonna,
Legambiente, Arcigay, ecc… La Libera e Benemerita
Associazione Amici del Barolo si distinse sin dai suoi
8
esordi da tutti gli altri circoli Arci, per la particolare
attenzione rivolta al discorso della ristorazione e del
mangiare sano, senza particolare impegno verso il politico
perché “le papille gustative non hanno colore politico”
(Petrini, 1982). La sua nascita rappresentò un momento
storicamente significativo poiché per la prima volta
l’associazionismo di sinistra si accostò a temi ritenuti di
scarso rilievo culturale come l’enogastronomia ed il
turismo ad essa legato e rivendicando quel “diritto al
piacere” che diventerà poi il cavallo di battaglia della
futura Arcigola. Principalmente, questa associazione si
ripropose una maggior diffusione di conoscenze e di
prodotti,elevando il livello di attenzione riservato al cibo
e vino, così importante per quel territorio.
I fondatori della Lega erano riusciti a coinvolgere nei
loro primi corsi di degustazione, momenti di assaggio e di
curiosità tra le persone. Inoltre avevano iniziato a
vendere vino e prodotti tipici langaroli per
corrispondenza. Il loro obiettivo fu dapprima quello di far
capire alla sinistra italiana che il gusto e la qualità del
cibo non potevano essere temi da ignorare o sottovalutare
per ragioni ideologiche.
“Si trattava di portare all’attenzione un aspetto spesso
trascurato della vita di tutti i giorni: il mangiare. Spesso
lo tralasciamo, spesso ci abbuffiamo senza peraltro
curarci del gusto del cibo. E’ questa una tendenza che
dobbiamo invertire affinché l’arte del mangiare e l’arte
culinaria,tornino a ricoprire l’importanza che meritano”
(Carlo Petrini: resoconto della giornata del bollettino del
PCI di Montalcino, 9 aprile 1983)
In quegli anni si svolsero i primi viaggi nella
Borgogna, le prime esperienze di laboratori del gusto a
9
Verbania, Mira, i corsi di avvicinamento al vino per gli
studenti dell’Itis Avogadro di Torino, la settimana del
Barolo e del Barbaresco promossa a Bra sull’esempio dei
corsi frequentati in Borgogna e i contatti intellettuali a
Milano con la rivista “La Gola”. Tutto questo interesse e
queste attività, volute nonostante le molte difficoltà
organizzative ed economiche, consentirono di stabilire
contatti con le persone insieme alle quali si sarebbe
costituito il nucleo dirigente di Arcigola e poi di Slow
Food.( Petrini 2001 )
10
1.3 1986 – 1989: da Arcigola a Slow Food
Nel 1986 Petrini fondò l’Arcigola. L’Arcigola dà piena
autonomia e legittimità di “ lega gastronomica” ad una
realtà già esistente ma solo parzialmente consolidata. Il
Congresso di Abano Terme dell’Arci, aveva ratificato una
federazione che lasciava piena indipendenza operativa
alle diverse realtà nate in quegli ultimi anni.
Come descrive Weber, la struttura interna in questa
fase nascente ( Alberoni 1977) è ancora rudimentale, non
è basata su un corpo di funzionari e tanto meno su
preparazione specializzata e su carriere definite.
L’apparato è formato da discepoli, uomini di fiducia che
sono a contatto diretto con il capo, gli sono stati vicini
nelle prove più ardue, hanno dato prova di dedizione e di
eroismo, e ricavano quindi un alone di carisma dalla loro
fedeltà e dalla conoscenza diretta del leader. Infatti come
afferma Stintchcombe (1965), una forma di organizzazione
più matura non può essere adottata prima di avere una
struttura sociale appropriata, in grado di farla propria.
Arcigola è un’Associazione giovane e dinamica che non ha
ancora a sua disposizione una base associativa e una rete
di contatti tali da darle un Imprinting più strutturato.
Il nuovo nome traeva spunto dalla rivista mensile
milanese “La Gola”, che uscì per la prima volta
nell’ottobre 1982
1
e di cui Petrini faceva parte come
consulente. Da questa collaborazione presero il via gli
1
“La Gola” era un mensile milanese del cibo e delle tecniche di vita materiale( come si definiva in
copertina), nato nel 1982 ed edito da Gianni Sassi ( noto esponente della corrente artistica
“Fluxus”) che cesserà la sua pubblicazione nel 1988. E’ rivolto ad un pubblico colto di scrittori,
poeti, artisti ed è il primo periodico in Europa a richiedere una loro collaborazione continua.
11
ormai famosi corsi di degustazione e i diversi incontri
conviviali, che caratterizzano ancora oggi Slow Food.
Come simbolo di Arcigola fu creato l’omino accanto al
pentolone.
L’obiettivo che si proponeva l’Associazione era la
diffusione di una nuova filosofia del gusto che coniugasse
conoscenza e piacere. In un’epoca in cui il discorso
sull’enogastronomia e sul turismo ad essa collegato non
era ancora considerato importante, venne l’idea di
sviluppare un progetto che si rivelerà uno strumento di
forte innovazione culturale, in grado di comprendere e di
far capire all’esterno il valore di un patrimonio
enologico, agricolo e commerciale. Con Petrini fu messo
in discussione l’entroterra culturale e sociale che per
secoli aveva rilegato la gastronomia da un lato in un
ambito folcloristico, della sagra di paese, privo di dignità
culturale colta; dall’altro in un contesto di consumo
alimentare gratificante ma ristretto ad una élite
rappresentata dall’Accademia Italiana della Cucina
fondata a Milano nel 1953. Petrini e il suo gruppo
intuirono la possibilità di sviluppare un discorso colto e
al tempo stesso di massa, che non voleva escludere
nessuno, dapprima utilizzando come strumento di
legittimazione l’Arci e poi in piena autonomia decisionale
e organizzativa. E’ in questo modo che si instaura un
nuovo tipo di solidarietà tra i partecipanti che intendono
realizzare un certo modo di vita e il vivere un certo tipo
di valori, nel tentativo di eliminare la separazione fittizia
che li aveva caratterizzati.
Questo periodo storico rappresenta il contesto in cui
si creano gli ideali e i valori che diverranno la base e il
fondamento dell’Associazione No Profit futura e a cui
12
essi faranno costantemente riferimento. A differenza di
cinque anni prima, nel 1986 iniziarono ad apparire i
primi elementi di quella che sarebbe stata una
teorizzazione del movimento negli anni successivi: la
salvaguardia del patrimonio agroalimentare, le tematiche
enogastronomiche e di tutela dell’ambiente, un mutamento
articolato e differenziato nell’ambito delle strutture
educative e soprattutto del mercato. Oggi, Carlo Petrini
( 2005) riflette:
“ Facemmo un passo in avanti importante, allora, dopo
il viaggio a Montalcino (evento che vedrà poi la nascita
dell’Arcigola,N.d.R.).Per la prima volta l’associazionismo
di sinistra si accostava ai temi della convivialità,
rivendicando anche il diritto al piacere il quale invece
sembrava riservato soltanto agli alto borghesi che fino a
quel momento lo avevano praticato: medici, avvocati o
giornalisti con la puzza sotto il naso, intenti soltanto a
dare una maschera nobile alla loro crapula”.
A differenza della precedente esperienza associativa,
Petrini e gli altri aderenti di Arcigola, decisero di
organizzare autonomamente l’attività e di gestire
direttamente le quote del tesseramento senza più lasciare
all’Arci questa funzione. All’interno di un ambiente più
dinamico ma non in grado di prevedere gli sviluppi futuri,
inizia ad essere esplorato un modello più strutturato di
organizzazione I primi passi mossi dall’organizzazione si
rivolsero a rilanciare prodotti tipici locali e metodi
agricoli dimenticati attraverso l’istituzione delle
Condotte per riportare l’attenzione sul principio della
convivialità e della qualità del cibo e del gusto
permettendo a tutti, anche ai ceti popolari, la possibilità
di accedere al piacere del cibo sano. Le Condotte o
13
Convivia sono da subito l’organizzazione fondamentale
del movimento, attraverso cui Arcigola vuole farsi
conoscere e diffondere la propria missione di educazione
al gusto, promuovendo il cibo come cultura, attraverso la
convivialità e il piacere. Le attività in questi primi anni
di vita tendevano a ricercare di volta in volta la sintesi
tra un corretto apprendimento alimentare e del gusto, in
opposizione alla crescente omologazione dei consumi
rappresentata dai Fast Food. L’intenzione è di nobilitare
la gastronomia, come tema degno di maggiore attenzione e
di dignità scientifica. Queste erano le prerogative di ogni
iniziativa portata avanti.
Per dare una risposta alla sfida culturale che si
propongono e per esplorare questa soluzione in proprio,
iniziano progressivamente a darsi una struttura, una
normazione e un’organizzazione a se stante, che vuole
esistere, espandersi libera dalla logica di partito
all’interno della quale hanno ricevuto la loro prima
legittimazione. Inizia un lento percorso di
istituzionalizzazione ( Powell - Di Maggio 1986), fatto di
esplorazioni, di svolte. E’ a questo livello che iniziano ad
intravedersi delle regolarità, delle linee di scelta
preferenziali. Emerge da subito l’esigenza di una
codificazione interna per poter meglio definire i ruoli
interni e così gestire il coordinamento territoriale. Fu
convocata un’assemblea costituente che si svolse il 26 e
27 luglio 1986 alla Tenuta Fontanafredda a Serralunga
d’Alba e al Castello di Barolo che si concluse con
l’elezione di Carlo Petrini come Presidente, affiancato dal
Silvio Barbero, attuale Segretario Nazionale, con un
Consiglio di Governatori composto da 10 Governatori che
nel complesso provenivano dalle Langhe come Petrini e
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che nella vita svolgevano mestieri collegati alla
gastronomia: produttori vinicoli, enologi, giornalisti.
Arcigola, in questo momento, può essere considerata come
un’organizzazione media, che “ pur avendo un numero di
membri abbastanza elevato da escludere che possa formare
un gruppo sociale primario, è tuttavia un’organizzazione
abbastanza piccola perché i singoli membri possano
conoscersi l’un l’altro. Per quanto manchino studi
empirici sull’argomento, il limite superiore di tale
categoria può porsi all’incirca tra i sessanta e i settanta
membri” ( Mortara 1989). I fondatori erano in tutto 62.
L’organizzazione associò diversi organismi e aziende
sparsi sul territorio nazionale, tra cui la Libera e
Benemerita Associazione degli Amici del Barolo, uniti da
un impegno comune e costante rivolto a creare un mercato
equo e solidale che si distinguesse per la qualità dei
prodotti offerti. Gli incontri di Arcigola si svolsero nel
corso di seminari, convegni, sagre e concerti ai quali si
unì sempre l’esperienza di una buona ristorazione
territoriale, vini di qualità e prezzi modesti che in un
secondo momento si coniugò con corsi di degustazione,
incontri con produttori, storia dei vini e visite in cantina.
Nel frattempo con la costituzione della Cooperativa i
Tarocchi e l’apertura delle osterie del Boccondivino a Bra
e dell’Unione a Treiso, si sviluppò un’attività
professionale che si propose come la messa in pratica di
precise convinzioni, in equilibrio tra elaborazione teorica
e iniziative concrete. Si cercò allora di riunire una buona
ristorazione e vini di qualità ad un prezzo modesto e
quindi accessibile ai più. Qualità, queste, che saranno poi
ricercate nelle svariate attività proposte da Slow Food nel
corso degli anni: l’accostamento del concetto di qualità
15
alimentare e quello del “giusto prezzo“. In questo periodo
fu assillante per l’Associazione, il problema dei fondi e,
infatti, il gruppo incominciò a vendere vino,
organizzando nel frattempo i soggiorni dei soci Arci in
agriturismi delle Langhe .
Nel luglio 1986 uscì il primo “house organ” di
Arcigola, “Il Rosmarino”, diretto da Elio Archimede, che
continuò le sue pubblicazioni fino al novembre 1987.
Sulla rivista “Barolo & Co”, che nacque nel dicembre
1984 , diretta da Gigi Padovani, incominciarono ad uscire
le recensioni di ristoranti e di osterie nella rubrica
“Piemonte in tavola” firmate da Carlo Petrini che
rispondeva anche ad alcune lettere inviate dai lettori.
In quello stesso anno incominciò la collaborazione con
l’inserto “Andata e ritorno” de l’Unità che continuò fino
al 1989. L’inserto fu curato dal giornalista Silvio
Trevisani e vi collaborano molte firme note. Nel primo
anno Carlo Petrini scrive una ventina di articoli: su cibo,
vino e anche recensioni di locali.
Dal 15 giugno al 15 settembre 1986 iniziò il concorso
per i migliori ristoranti interni ai Festival dell’Unità,
iniziativa che fu lanciata proprio all’interno delle pagine
dell’inserto
2
.
Nell’anno successivo alla sua fondazione, nel 1987,
Arcigola estese l’invito di programmare gite
enogastronomiche nel braidese a tutti i circoli Arci
d’Italia e furono molti coloro che divennero poi anche
soci fiduciari di Arcigola ( Padovani 2005 ). Questa
esperienza rappresentò il primo tentativo di quelle che
negli anni ‘90 sarebbero diventate grandi Convention e
saloni sui vini.
2
Inserto A/R dell’Unità del 23 aprile 1987 che esce ogni giovedì insieme al quotidiano