2scadenza. L’altra importante classificazione è quella opzioni ordinarie
(normalmente chiamate vanilla) da quelle esotiche: le prime si
caratterizzano per avere sempre dei payoff standard e sono quelle
normalmente trattate nei mercati regolamentati, mentre le seconde si
caratterizzano per payoff più particolari, non standard, e vengono
solitamente trattate nei mercati OTC come risposta alle particolari
esigenze finanziarie di alcune fasce di investitori. In riferimento a tale
differenza, è sovente associato ad esse, la suddivisione tra opzioni di
prima e di seconda generazione. Un’ ulteriore suddivisione,
ortogonale alla precedente, è quella tra opzioni che non dipendono
dalla storia del titolo sottostante e opzioni che dipendono dalla storia
del titolo sottostante, chiamate più comunemente path-dependent. Per
queste ultime, il valore dell’opzione (o equivalentemente, il payoff a
scadenza) dipende non solo dal prezzo del sottostante alla scadenza,
ma anche dalla sua storia passata. La presente tesi è suddivisa in tre
parti fondamentali. Nella prima parte si cercherà di tracciare un breve
quadro riassuntivo riguardante lo sviluppo dei derivati, la loro utilità
nel mercato finanziario, il concetto di opzione, di put-call parity, e di
pricing descrivendo il modello di Black e Scholes, che risulta ancora
oggi il metodo di valutazione più utilizzato ed analizzato dagli studiosi
3del settore. Presenteremo inoltre, una breve panoramica delle più
conosciute opzioni esotiche, che si allacciano all’argomentazione
presentata nella seconda parte di questo lavoro: le opzioni asiatiche.
Sono un tipo di opzioni che appartengono alla famiglia path-
dependent, in quanto il loro profitto dipende da un valore medio
calcolato sulla base di prezzi che si riferiscono ad un predeterminato
insieme di osservazioni.
Tali tipi di opzioni sono state proposte e studiate per la prima volta da
Boyle ed Emanuel, negoziate per la prima volta a Tokyo alla fine
degli anni ’80 (da qui l’appellativo asiatiche), e da allora si sono
imposte nei mercati finanziari sia come attività finanziaria a sé stante,
sia come clausola inglobata nel regolamento di alcuni titoli
obbligazionari. Risultano molto più convenienti rispetto alle classiche
opzioni ordinarie, ma proprio per le loro caratteristiche strutturali, il
pricing di questi prodotti, presenta ancora oggi dei quesiti irrisolti.
La prima problematica che vogliamo sottolineare, è che per questo
tipo di opzioni, non è possibile applicare direttamente la formula di
Black e Scholes per la loro valutazione: in tale equazione il prezzo
dell’opzione non dipende in nessun modo dalla variabile essenziale
che caratterizza le opzioni asiatiche, cioè, la media dei prezzi del
4sottostante. Introducendo nell’equazione un elemento che sia
strettamente legato a questa media, abbiamo ricavato l’equazione
differenziale per le opzioni asiatiche.
La seconda problematica che vogliamo evidenziare è la valutazione
delle opzioni asiatiche in forma chiusa. Nel caso in cui il parametro di
riferimento sia la media aritmetica, non è stata ancora trovata una
formula di valutazione. Qualora la media di riferimento sia di tipo
geometrico, si può dimostrare che, sia nel caso discreto che continuo,
la media geometrica segue una distribuzione lognormale con media e
varianza che possono essere calcolate esplicitamente. Pur essendoci
notevoli difficoltà nel ricavare una formula chiusa per opzioni
asiatiche che prevedono medie aritmetiche, nella prassi operativa la
maggior parte delle opzioni asiatiche negoziate, presentano come
parametro di riferimento proprio medie di tale tipologia. La
considerazione di tale situazione, costituisce il punto di partenza dello
sviluppo del modello di Vorst, che utilizza la media geometrica come
approssimazione della media aritmetica delle rilevazioni di prezzo
dell’asset sottostante e tiene conto dell’effetto approssimazione
attraverso una rettifica dello strike price. Nella conclusione della
seconda parte, presenteremo il metodo MonteCarlo, e pur essendo
5maggiormente utilizzate tecniche di riduzione della varianza per
ridurre l’intervallo di confidenza, analizzeremo l’applicazione
proposta da Sabato e Panetta, basata sull’aumento del numero di
sequenze di numeri casuali, descrivendone poi i risultati ottenuti.
Nella terza ed ultima parte, tratteremo l’applicazione delle opzioni
asiatiche alle polizze Index-Linked. Quest’ultime, sono polizze
assicurative indicizzate e strutturate: "indicizzate" perché il loro
rendimento è strettamente legato all'andamento dell'indice preso a
riferimento, "strutturate" in quanto vengono costituite attraverso
l'utilizzo di diversi titoli, ed in particolare, attraverso l'utilizzo di
obbligazioni (zero coupon bond) e di strumenti derivati (opzioni).
L’offerta di questi due titoli così diversi tra loro permette all’impresa
di assicurazione di ottenere un rendimento certo che si vuole offrire al
contraente (lo zero coupon bond) senza doversi privare a priori dei
rendimenti connessi all’andamento dei mercati valutari ed azionari. In
questa parte quindi, attraverso un esempio Ras, cercheremo di
comprendere la divisione tra zero coupon bond e derivati,
descriveremo tale tipologia di polizze dal punto civilistico e fiscale, e
verrà sintetizzato il modello di Brennan e Schwartz per il calcolo del
premio unico puro e premio periodico. Nell’ultimo capitolo di questo
6lavoro, presenteremo il modello di Vannucci per la valutazione del
costo di opzioni asiatiche a media aritmetica di tipo americano,
inserite in prodotti Index-Linked ed utilizzante l’approccio con alberi
binomiali ricombinanti, con due obiettivi fondamentali:
1. proporre un metodo di valutazione di opzioni asiatiche con media
aritmetica e di tipo americano, che come tali, presentano ancora oggi
notevoli problematiche di pricing;
2. attraverso la valorizzazione sia di parametri finanziari che
assicurativi, dare un contributo alle scelte delle emittenti finanziarie,
che possono in questo modo aumentare il costo dell’opzione rispetto a
quanto prevederebbe uno scenario economico-finanziario ammissibile
al momento della valutazione.
7PRIMO CAPITOLO
NUOVE TIPOLOGIE DI DERIVATI FINANZIARI: LE
OPZIONI
A partire dagli anni 60, numerose sono state le innovazioni in campo
finanziario. Accanto ai prodotti definiti classici come azioni ed
obbligazioni, sono nati nei mercati mondiali, nuovi prodotti finanziari
e nuove strategìe dinamiche di compravendita che li utilizzano. Le
cause di queste innovazioni sono molteplici, tra i quali: l’aumentata
incertezza sull’andamento dei tassi d’interesse, dell’inflazione, dei
prezzi dei titoli azionari e dei tassi di cambio; la maggiore
specializzazione professionale tra gli operatori del mercato; la
maggiore competizione tra le diverse attività finanziarie, etc.. Proprio
per tali cause, con l’aumento della variabilità, è nata da parte degli
investitori un’esigenza di nuovi e più efficienti prodotti che
garantissero la ripartizione del rischio. In risposta a tale esigenza, è
stata introdotta nel mercato una nuova categoria di prodotti, che
mantengono fino ai giorni nostri un ruolo di assoluto primato:
parliamo dei cosiddetti prodotti finanziari derivati. Si tratta di
8particolari strumenti finanziari il cui valore dipende o deriva da quello
di altre attività, finanziarie o reali. Tra tutti i prodotti finanziari
derivati, le opzioni sono sicuramente gli strumenti più utilizzati dagli
investitori e quelli maggiormente studiati e analizzati dagli esperti.
Esse hanno una funzione finanziaria molto importante per le
operazioni svolte da banche e imprese: rappresentano lo strumento
per eccellenza su cui basare le strategie di gestione del rischio. In
questo capitolo, cercheremo di tracciare un breve quadro riassuntivo
riguardante lo sviluppo dei derivati, la loro utilità nel mercato
finanziario, la definizione di opzione, le classificazioni ed il pricing di
questi interessanti strumenti finanziari, soffermando la nostra
attenzione sul metodo di valutazione più utilizzato ed analizzato dagli
studiosi del settore: il modello di Black & Scholes.
91.1 I DERIVATI
Quello che vogliamo esporre in questo paragrafo è l’evoluzione dei
derivati, i loro campi di applicazione e i loro vantaggi e svantaggi dal
punto di vista commerciale. Per fare ciò, prendiamo in esame i
cosiddetti equity derivatives, che meglio si prestano ad una
generalizzazione del settore che c’interessa, e che spianano la strada
ad una più specifica definizione di opzione, argomento che
analizzeremo in modo dettagliato nei prossimi paragrafi.
1.1.1 DEFINIZIONE E SVILUPPO STORICO
Gli strumenti derivati sono attività finanziarie il cui valore deriva da
un fattore sottostante, sia esso tasso di interesse, di cambio, indice
azionario, prezzo di un bene, ecc. Le principali forme tecniche dei
derivati finanziari sono rappresentate da financial futures, swaps e
opzioni. Il loro sviluppo è stato uno degli elementi di maggiore
condizionamento del sistema finanziario negli ultimi 40 anni, e nel
giro di poco tempo ha raggiunto dimensioni considerevoli, anche
rispetto ai mercati già presenti e consolidati. La Banca dei
Regolamenti Internazionali (BRI) pubblica periodicamente
10
informazioni statistiche sull’attività in derivati che svolta sui principali
mercati mondiali
1
. L’indagine della stessa, mette in evidenza che
banche, imprese di assicurazione e società di investimento mobiliare
costituiscono i principali partecipanti a tale tipo di mercato.
Il volume delle negoziazioni è espresso attraverso il riferimento al
cosiddetto valore nozionale, che rappresenta il valore delle attività a
cui si riferiscono le operazioni; queste, senza essere scambiate,
fungono da base per il calcolo dei flussi di pagamento.
E’ difficile dare un’esatta datazione sulla nascita del fenomeno
derivati, poiché le testimonianze e le teorie in merito sono
numerossissime, ma quello che c’interessa è l’analisi degli elementi
che hanno condotto allo sviluppo di questi strumenti. La crescita della
volatilità dei prezzi e dei tassi rappresenta la prima grande fonte di
sviluppo dei derivati: negli anni ’50 e gran parte degli anni ’60 infatti,
i sistemi economici dei paesi industrializzati, presentavano condizioni
di relativa stabilità, sia per quanto riguarda il prezzo delle merci, sia
per i tassi d’interesse. Tale stabilità si esprimeva positivamente sui
flussi finanziari delle imprese e sulle condizioni di raccolta del
capitale di debito. Verso la fine degli anni ’60 però, tali equilibri
1
Si consulti a tal proposito: “I mercati degli strumenti derivati”, Rassegna trimestrale BRI, marzo
2007 e precedenti.
11
economici e finanziari tra i paesi industrializzati iniziarono a venire
meno: i tassi d’inflazione di Stati Uniti e Gran Bretagna iniziarono a
salire, mentre fra le varie nazioni iniziarono a registrarsi divergenze
sempre maggiori, sia in termini di politica fiscale e monetaria, sia per
le dinamiche inflazionistiche. Questi elementi hanno inevitabilmente
condotto all’abbandono, nel 1973, del sistema dei cambi fissi sancito
dagli accordi di Bretton Woods. Dai primi anni ’70, quindi, ciò che ha
inciso sullo scenario economico internazionale, sono stati i livelli
eccezionalmente alti di volatilità raggiunti dai prezzi e dai tassi
d’interesse e di cambio, introducendo un clima d’incertezza destinato
a permanere. Ciò ha fatto nascere il bisogno di strumenti e strategie
per la gestione dei rischi finanziari a cui i principali soggetti
economici si trovavano esposti: la nascita dei mercati organizzati di
futures, opzioni e swap su tassi d’interesse, su tassi di cambio e sui
prezzi delle materie prime, rappresenta quindi la risposta del sistema
finanziario al risk management.
1.1.2 MERCATI UFFICIALI ED OVER THE COUNTER
Negli ultimi anni tutte le principali borse, inclusa quella italiana,
hanno promosso gli scambi di uno o più tipi di equity derivatives,
12
dalle opzioni sulle singole azioni ai futures e opzioni su indici di
borsa, alle opzioni su futures: la caratteristica principale di questi
strumenti è quella di offrire opportunità di speculazione e di hedging
sul mercato azionario senza alcuna compravendita di azioni. Da ciò
deriva l’abbattimento dei costi di transazione e il superamento di varie
problematiche connesse.
Generalizzando, gli equity derivatives quotati presso i mercati ufficiali
presentano indubbi vantaggi per l'investitore:
x In quanto strumenti quotati, le opzioni e i futures su indici di
borsa sono titoli altamente standardizzati, quindi possiedono un
buon livello di liquidità. Quest’aspetto, consente di effettuare
speculazioni e coperture con maggiore rapidità e con un
impiego di capitale relativamente limitato;
x Il processo di formazione del prezzo è trasparente, poiché tutta
la domanda e l’offerta sul mercato si concentra in un unico
luogo, che sia fisico o virtuale;
x ll rischio di credito, come per gli altri mercati regolamentati, è
praticamente eliminato dalla presenza di una Clearing
Corporation che si pone come controparte diretta di ogni
13
operatore, procedendo alla compensazione centralizzata degli
scambi, garantendone il buon fine.
La standardizzazione dei prodotti, se da un lato costituisce un pregio,
dall’altro può rivelarsi un fattore limitante, infatti:
x Nella maggior parte dei casi, gli scambi di option e futures si
concentrano su titoli a breve termine; di conseguenza, gli
strumenti con scadenze più prolungate potrebbero essere
scarsamente liquidi o addirittura non disponibili sul mercato.
Per utilizzare ugualmente strategie speculative o di copertura a
lungo termine sarebbe necessario rinnovare periodicamente la
propria posizione ogni qual volta i titoli giungono a scadenza,
ma ciò comporterebbe l’esposizione al cosiddetto rollover risk
2
;
x Per quanto riguarda le opzioni, la varietà di strike price è
piuttosto limitata e concentrata attorno ai valori spot e forward,
pertanto è difficile reperire sul mercato opzioni deep in o deep
out of the money;
x Molto spesso, i portafogli azionari degli investitori interessati
agli equity derivatives presentano una composizione molto
2
Il rollover risk, è il rischio di subire una perdita o un costo opportunità derivante dal mispricing
di un contratto option o futures nel momento in cui una vecchia posizione viene chiusa per aprirne
una nuova.
14
diversa da quella degli indici di borsa e tendono a comportarsi
in modo difforme da questi ultimi.
In sintesi, l’offerta di derivati su indici presso i mercati organizzati è
incompleta, quindi incapace di soddisfare interamente le esigenze
degli investitori. Questa condizione assicura lo sviluppo dei mercati
non regolamentati o over the counter
3
(OTC). Al contrario di quelli
ufficiali, i mercati OTC non dispongono di una struttura per la
compensazione e la gestione multilaterale degli scambi: le operazioni
sono svolte bilateralmente, e non esiste alcuna garanzia “di sistema”
contro il rischio di credito. Ciò compromette la trasparenza dei prezzi
e il grado di liquidità degli strumenti. In altre parole, venendo a
mancare le norme e le strutture generalmente presenti sui mercati,
aumenta il rischio che le condizioni contrattuali offerte agli investitori
si allontanino dai livelli di equità, come pure il rischio che la
controparte si riveli inadempiente o che lo smobilizzo anticipato dei
titoli acquistati sia impossibile o troppo oneroso. Alla luce di queste
considerazioni, risulta evidente che, per operare proficuamente sui
mercati OTC, gli investitori devono investire risorse in strumenti e
3
Over The Counter, mercato senza intermediari in cui gli operatori concludono le negoziazioni
tramite contatto diretto, rendendo in questo modo possibile anche la contrattazione di prodotti
estremamente personalizzati.
15
modelli di valutazione avanzati, in modo da stimare autonomamente la
bontà delle varie proposte contrattuali insieme al grado di solvibilità
delle controparti.
Se ciò da un lato esclude i piccoli risparmiatori dal mercato, dall’altro
consente agli investitori istituzionali di concludere contratti
vantaggiosi perché modellati sulle loro specifiche esigenze; l’elevato
grado di personalizzazione dei prodotti rappresenta infatti il principale
punto di forza dei mercati OTC e consente di riempire gli spazi
lasciati scoperti dai mercati quotati. Questa flessibilità fa sì che spesso
i prodotti maggiormente innovativi e sofisticati nascano proprio “fuori
borsa”; del resto, l’industria finanziaria (costituita da banche
d’investimento, aziende d’assicurazione, etc..) è fortemente motivata
nell’offerta di strumenti complessi e personalizzati perché ottiene da
essi margini molto elevati e perché spesso trae vantaggio dall’opacità
dei prezzi. Naturalmente, anche i costi per la realizzazione di strutture
finanziarie “su misura” sono assai elevati, e ciò spiega come mai
l’offerta di prodotti OTC si concentra su contratti di notevoli
dimensioni. Il taglio minimo molto elevato degli strumenti in esame
rappresenta, insieme alla scarsa competenza, il principale ostacolo
all’ingresso degli investitori minori. Nei paragrafi seguenti,
16
concentreremo la nostra attenzione verso un tipo di strumento derivato
ormai abbondantemente utilizzato nei mercati OTC: le opzioni.