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La letteratura è sempre stata lo specchio della società. Cosi’ autori
di tutti i tempi, si sono fatti i portavoce dei popoli, rappresentando
una realtà dipinta secondo la loro immaginazione. L’obiettivo
comune è la denuncia, la critica o semplicemente fare del lettore
un testimone della Storia che si rivela diversa da quella segnata dai
libri perché si tratta di una realtà vissuta.
In realtà, gli argomenti politici sono stati spesso presenti nella
letteratura italiana vista la storia movimentata dell'Italia, con le
diverse dominazioni che ha subito e l'Unità avvenuta tardivamente.
Nella letteratura siciliana, in modo particolare, si è notata la
predominanza di un argomento: il fallimento del Risorgimento e i
problemi del periodo post-unitario.
Il Risorgimento è un evento storico significativo per l'Italia,
portatore dell'Unità e dell'Indipendenza nazionali, che viene
presentato nella Letteratura Siciliana come un inganno che si è
rivelato un fallimento. Infatti, la Sicilia è stata quella che ha
sofferto di più per la crisi del processo del Risorgimento nonostante
i suoi enormi sacrifici e quelli del suo popolo.
L'interesse verso quest'argomento è nato con l'opera di Leonardo
Sciascia "Gli zii di Sicilia", e in particolare tramite uno dei racconti
del romanzo intitolato "Il Quarantotto".
Il Quarantotto è il racconto di un ragazzo che cresce nell'ambito
pre-risorgimentale e si nutre fin dall'infanzia degli ideali
risorgimentali e il sogno dell'Unità. Un sogno che pur realizzandosi
non cambierà la realtà del protagonista. Infatti, quest'ultimo informa
il lettore che mentre scrive i suoi ricordi d’infanzia è rifugiato per
sfuggire l'arresto dei carabinieri avendo partecipato ai moti
rivoluzionari.
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Lo studio di tale racconto ha svelato l’esistenza di altri autori
siciliani cha hanno trattato tale argoento come: De Roberto,
Tommasi De Lampedusa, Pirandello ed altri. Ciascuno a suo modo,
ma tutti sono d'accordo sulla sofferenza del popolo siciliano,
sofferenza che si perpetua anche dopo l'unità.
Proponiamo, dunque, di approfondire tale argomento, che viene solo
accennato nell'opera di Sciascia,tramite lo studio di un romanzo di
un altro autore siciliano: "I Vecchi e i giovani" di Luigi Pirandello.
Questa ricerca è stata arricchita grazie all'occasione offerta da
parte del Centro Nazionale di Studi Pirandelliani di assistere al “43°
Convegno Internazionale di Studi pirandelliani” che ha avuto come
tema:"I vecchi e i giovani: Storia, Romanzo, Film" e la visita dei
luoghi che hanno ispirato l'autore ma soprattutto la scena dove si è
svolta tutta la storia del romanzo: Agrigento (Girgenti).
Luigi Pirandello si è sempre fatto portavoce del popolo siciliano,
dipingendo in fondo di ciascuna delle sue opere la sofferenza della
sua isola, ma focalizzandosi in primo piano sull'esistenza umana.
In "I Vecchi e i giovani", invece, il tema principale del romanzo è
la crisi del processo del Risorgimento e il suo impatto sulla società
italiana in generale e quella siciliana in particolare.
Tale romanzo non ha avuto una grandissima fama perché è stato
classificato come un romanzo storico: un genere considerato già
desueto.
Il proposito di questo lavoro sarà di individuare l'aspetto sotto cui
viene presentato il Risorgimento nell'opera "I vecchi e i giovani" e
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di verificare la particolarità di questo romanzo nella produzione
pirandelliana.
Per raggiungere tale scopo, è necessario, in un primo tempo,
conoscere il periodo storico politico che descrive il romanzo, così
come il periodo storico politico della sua elaborazione. Poi, ci
interesseremo all'analisi della vita dell'autore e il suo rapporto con
la politica in generale e con il Risorgimento in particolare. Lo scopo
finale sarà quello di ricavare dalla lotta di generazione fra "i
vecchi" e "i giovani", su cui si basa l'opera, le ideologie politiche
che rappresenta ciascun gruppo.
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Luigi Pirandello
Agrigento 1867-Roma 1936
B. Pirandello e il Risorgimento
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I. Autoritratto:
1. Vita :
Luigi Pirandello, secondo di sei figli, nacque la sera del 28 giugno
1867 ad Agrigento (l’antica colonia greca di Akragas che si
chiamerà Girgenti fino al 1927) da Stefano Pirandello e da Caterina
Ricci-Gramitto, sposata nel 1863, in una casa colonica non ancora
ben rifinita che si trovava nella tenuta paterna denominata “Caos”,
qualche chilometro fuori dalla città, sulla strada che conduce verso
Porto Empedocle.
Nel “Caos”, la madre si era trasferita per sfuggire all’imperversare
di una terribile epidemia di colera che a fasi alterne affliggerà la
Sicilia per alcuni anni fino al 1868, angosciata dalla malattia che il
marito aveva contratto dovendo rimanere in città per lavoro.
La famiglia di Stefano affondava le sue lontane origini nella Liguria
e godeva di un tenore di vita elevato grazie al ricco commercio di
zolfo e al possesso di alcune solfatare della zona.
Caterina imparerà presto a sopportare il carattere impetuoso e
istintivo del marito e le sue infedeltà (ha perfino una figlia da
un’altra donna).
La scoperta di queste infedeltà rese, fin da bambino, Luigi
consapevole del dolore che quelle offese arrecavano alla madre,
sentendola vicina. Percio’, egli provava un certo distacco verso un
uomo che si mostrava più padrone che padre e che dimostrava il
possesso di una notevole forza fisica che agli occhi del bambino
appariva mostruosa e perciò impressionante.
1
1
M. Luisa Aguirre D’Amico in Album Pirandello, Mondadori 1992, p. 22
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La sua fu una giovinezza solitaria e fu questa solitudine a spingerlo
verso la Letteratura, come mezzo di espressione. Il suo desiderio di
scoprire nuove esperienze e di uscire dalla miseria della sua
provincia, furono dietro il suo sbarco a Roma. Infatti, egli inizio’
gli studi universitari alla Facoltà di Lettere di Palermo per passare
a quella di Roma, ma la Roma scoperta da Pirandello non si rivelo’
quella immaginata e i sogni del giovane autore crollarono.
"Venni a Roma la prima volta nel 1886 e vi stetti due anni.
Nell'ottobre del 1888 partii per la Germania e vi rimasi due anni e
mezzo. Mi laureai là, all'Università di Bonn, in lettere e filosofia."
Un grave dissesto economico lo costrinse a trasferirsi, di nuovo, a
Roma, dove Pirandello insegnava letteratura italiana all'Istituto
Superiore di Magistero per far fronte alle spese familiari.
"Nel 1891 ritornai a Roma, e non me ne son più mosso. Insegno,
purtroppo, da 15 anni Stilistica nell'Istituto Superiore di Magistero
Femminile. Dico purtroppo, non solo perché l'insegnamento mi pesa
enormemente, ma anche perché la mia più viva aspirazione sarebbe
quella di ritirarmi in campagna a lavorare".
2
Pirandello fu un gran drammaturgo e conobbe una grande fama
anche nel teatro italiano ed europeo. Alla vita prima che all'arte
Pirandello riconduce nel suo discorso accademico le sue più
profonde motivazioni di scrittore:
"Sono stato un buon allievo; un buon allievo non alla
scuola, ma nella vita; un buon allievo che ha
cominciato con un'intera buona fede tutto ciò che
apprendeva… L'attenzione continua, e l'intima serietà
con le quali seguii questo insegnamento, sono
testimonianza di un umile e amoroso rispetto,
2
A.Camilleri, Biografia del figlio cambiato, Rizzoli, Milano 2000, p150.
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assolutamente necessario per accumulare amare
illusioni, esperienze crudeli, ferite terribili, e tutti
questi errori dell'innocenza hanno finito per fare di
me un essere, come è giusto che sia, un artista, del
tutto inadatto alla vita, e soltanto adatto a pensare e
sentire ".
3
• Il matrimonio :
Nel 1893, Pirandello sposo’ Antonietta Portulano, una bella e
ricca compaesana.Le prove dure e amare furono in agguato
per i due coniugi.
Breve la vita felice dei due. Nel 1903, il “maledetto” 1903,
Don Stefano Pirandello, il padre, aveva ottenuto la gestione
di un'importante miniera di zolfo a pochi chilometri da
Girgenti. Nei primi tempi, la miniera rese abbastanza bene:
Don Stefano aveva fatto corposi investimenti, aveva
rinnovato tutti i macchinari e le attrezzature. Ma un giorno,
di colpo, la miniera s'allagò. La stima del danno superò le
quattrocentomila lire.
In questo progetto, sono stati investiti sia i capitali di suo
padre che la dote di sua moglie, la quale, già sofferente di
nervi, si ammalo’ gravemente, cominciando a manifestare i
primi segni di uno squilibrio psichico che la condurrà poi in
m a n i c o m i o . P i r a n d e l l o r e a g i ’ a q u e s t a s i t u a z i o n e
conducendo a Roma vita ritirata e lavorando intensamente,
anche per far fronte alle difficoltà economiche.
4
3
G. Giudice, Luigi Pirandello, Torino 1963,p531-532
4
"Pirandello, almeno fino all'internamento di Antonietta (nel 1919) ha
scelto di lasciarsi alienare, giorno per giorno, dal delirio paranoico di sua
moglie. Egli si è sempre rifiutato di considerare la sua follia come uno stato
di fatto e ha sempre negato alla malattia il minimo potere di decidere tra
ragione e sragionevolezza. E come nei confronti di sé stesso, non ha voluto
riconoscere alla 'follia', secondo un compiacente paradosso, il privilegio
della verità. In definitiva, egli ha lasciato in sospeso, per il più lungo tempo
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Negli anni, la pazzia di Antonietta peggiorava e si acuisceva
alla morte del padre, Calogero Portulano, e si riversava sulla
povera figlia Lietta. Luigi fu costretto ad acconsentire
all'internamento della moglie, nel 1919.
"Nel suo rapporto con Antonietta, Pirandello è vittima
del discorso infinitamente scaltro della 'follia':
rifiutare d'internare Antonietta è darle ragione,
confessarsi colpevole; ricoverarla, significa
consacrare irreversibilmente la verità delle sue
parole, nel momento stesso in cui si pretende di
considerarle false."
5
In clinica, Antonietta era più che mai intrattabile, non voleva
ricevere nessuno: si lasciava andare, si trascurava, indossava sempre
lo stesso logoro vestito. Muori’ il 20 dicembre 1959.
• La produzione pirandelliana :
È importante ricordare che la formazione giovanile di Pirandello si
fece in una sfera limitata ridotta alla sua provincia e all'ambiente
familiare.
"Pirandello non respira, nei primi anni della sua formazione,
un'atmosfera culturale e letteraria nella quale gli sia possibile
conoscere stimoli e modelli, occasioni congeniali"
6
Saranno la sua volontà conoscitiva e il suo bisogno di esprimersi a
spingerlo verso la letteratura.
possibile, il problema stesso della follia di Antonietta."Op.cit,
Camilleri,”“Biografia del figlio cambiato”....,p 200.
5
Jean-Michel Gardair, “Pirandello e il suo doppio”, Abete, Roma 1977, p.40
6
L.De Castris, « Storia di Pirandello », Ed .Laterza, Bari 1992, p. 25.