X
stabilito dall’art. 230 bis del Codice Civile, introdotto con la riforma del diritto di
famiglia del 1975.
Questa definizione restringe il campo di indagine solo alle imprese di
piccole e medie dimensioni, nelle quali il lavoro è svolto principalmente dal
nucleo familiare dell’imprenditore.
Tuttavia la realtà ci mostra una ben diversa situazione. Le aziende familiari
sono presenti, specialmente nel nostro Paese, anche nella categoria delle imprese
di grandi dimensioni; esempi, quindi, della capacità di sopravvivenza di questa
categoria di impresa, e motore di sviluppo per l’economia di tutto il Paese.
Nel sistema economico italiano, dunque, le imprese familiari, sia grandi che
piccole, continuano a rivestire un ruolo particolarmente importante, facendo leva
soprattutto su creatività, flessibilità e capacità tecniche, che rappresentano i punti
di forza sui quali poggia il successo della loro formula imprenditoriale.
Le difficoltà che le imprese a conduzione familiare devono affrontare sono
principalmente riconducibili al cosiddetto fenomeno della sovrapposizione
istituzionale, ossia agli effetti della commistione tra sfera aziendale e sfera
familiare. I pericoli nei quali possono incorrere tali categorie di imprese sono
quindi riconducibili al fatto che l’istituto-azienda venga sottomesso alle logiche
tipicamente familiari, o viceversa che la famiglia sottenda a logiche prettamente
aziendali. Per affrontare al meglio tale tipologia di problemi si rende necessario
operare una netta separazione tra la gestione familiare e la gestione aziendale,
evitando così i pericoli insiti nel predetto fenomeno.
Il presente lavoro è articolato in tre capitoli.
Il capitolo 1 è interamente dedicato ad inquadrare l’oggetto di studio,
andando ad analizzare le caratteristiche proprie dell’azienda a conduzione
familiare e dando risalto all’assetto istituzionale e al problema della corporate
governance, inteso come insieme di regole disciplinanti la struttura ed il
funzionamento delle funzioni aziendali di governo, presentando i punti di forza e i
punti di debolezza di tale categoria di impresa, con particolare riferimento al
succitato fenomeno della sovrapposizione istituzionale.
Saranno analizzati inoltre i vari contributi della dottrina allo studio del
fenomeno in questione e verranno approfondite le caratteristiche degli assetti
XI
proprietari e di controllo, presentando anche una ricerca empirica, condotta dalla
Banca d’Italia nel 2005, che mette in evidenza le differenze riscontrate a tal
proposito nel decennio 1993-2003.
Largo spazio, infine, verrà dato agli aspetti giuridici di tale istituto, alla luce
della riforma del diritto di famiglia del 1975, e soprattutto al processo di ricambio
generazionale, situazione a cui inevitabilmente tutte le imprese familiari prima o
poi andranno incontro. Verranno quindi esposte le difficoltà riscontrate nella
realtà dalle imprese nell’affrontare tale processo e le modalità mediante le quali
tale processo potrebbe essere affrontato e superato al meglio, sia per l’azienda che
per la famiglia.
Il capitolo 2 è dedicato all’analisi del valore della formula imprenditoriale,
che caratterizza ogni tipo di azienda. L’impresa familiare, al pari di ogni altra
azienda, ha un determinato assetto istituzionale, una determinata struttura, opera
in un particolare contesto di mercato con una particolare strategia, e offre una
distinta proposta progettuale ad un insieme di stakeholders, i quali, a vario titolo
sono interessati alle vicende dell’impresa.
Il modello imprenditoriale si caratterizza, poi, per un particolare
orientamento strategico di fondo, ovvero quell’insieme di valori, atteggiamenti,
idee e convinzioni che sono il risultato della storia passata dell’impresa, la
denotano nel presente e la aiutano a sopravvivere nel futuro.
In particolare, sarà data una definizione di valore economico del capitale, e
saranno analizzate sia le modalità con le quali è possibile misurarlo, sia i fattori
che influiscono sulla misurazione dello stesso.
Verrà poi analizzato il comportamento finanziario delle imprese familiari,
concentrando l’attenzione sulle varie scelte delle fonti di finanziamento e le
modalità di remunerazione del capitale, dando anche uno sguardo alle variabili
che incidono sul costo complessivo del capitale.
Si darà evidenza anche alla gestione dei patrimoni, sia aziendali che della
famiglia, anche facendo riferimento all’utilizzo o alla creazione dei cosiddetti
Family Office, che si occupano appunto di amministrare e preservare la ricchezza
che le imprese familiari creano.
XII
Un ultimo sguardo andrà al rapporto banca-impresa, di come questo
rapporto si è evoluto e come continuerà a cambiare nel futuro alla luce del Nuovo
Accordo di Basilea, entrato ormai in vigore dall’inizio di quest’anno, analizzando
quindi vantaggi e svantaggi del Relationship Banking.
Nel capitolo 3, infine, verranno presentate due indagini, condotte su diverse
imprese familiari italiane per indagare nella nostra realtà il comportamento
finanziario delle imprese e come si approcciano gli imprenditori alla valutazione
della propria azienda.
Nella prima indagine verranno quindi analizzate le principali modalità di
finanziamento degli investimenti, il peso che le garanzie hanno nel processo di
affidamento e le scelte riguardanti gli strumenti e i servizi finanziari del campione
di aziende selezionate. Verranno infine analizzate le conseguenze che gli
imprenditori sentono che deriveranno dal Nuovo Accordo di Basilea.
Nella seconda indagine, invece, l’attenzione è posta sull’atteggiamento degli
imprenditori verso la valutazione della propria azienda. Si cercherà quindi di
individuare i fattori che incidono su tale scelta e in quale misura.
1
Capitolo 1
L’impresa familiare
1.1 La famiglia nella storia e la storia delle imprese di famiglia
Molto è stato ed è tuttora scritto e detto sugli enormi mutamenti che hanno
segnato la famiglia negli ultimi decenni. Ci si occupa del fenomeno dalle
prospettive più diverse: dai mass media alla ricerca, dall’economia all’etica, dalla
psicologia alla sociologia, e così via.
La famiglia rappresenta forse il più popolare scenario dove è possibile
osservare il riflesso di tutta una serie di stravolgimenti tipici di ogni generazione,
di ogni fase trasformativa della nostra società. Possiamo immaginare la famiglia
come una miniatura che raffigura qualcosa di più grande, conservandone i
particolari più significativi.
Sono in molti a chiedersi se la famiglia rappresenti ancora oggi l’istituzione
cardine su cui poggia tutta la nostra società. E l’interrogativo ha ragione di
esistere, viste le profonde trasformazioni che ha subito il ruolo di questo
organismo e dei membri che lo compongono. In un arco di tempo più breve di un
secolo, si è passati da un modello di famiglia tipicamente patriarcale ad uno privo
di una struttura ben definita. Sempre più numerose diventano le famiglie
allargate, con un genitore biologico ed uno acquisito, che eventualmente
includerà nel nuovo nucleo familiare anche i figli nati da una relazione
precedente. Sono in aumento anche le coppie conviventi o quelle composte da un
solo genitore divorziato con uno o più figli. La famiglia capeggiata da un
silenzioso ma autorevole padre, con figli e nipoti, tutti sotto lo stesso tetto,
coinvolti per lo più nelle stesse attività lavorative, presso lo stesso podere o la
stessa impresa, uniti da un unico scopo lavorativo e produttivo, è ormai solo un
lontano ricordo, che fa capolino con nostalgia nelle narrazioni di qualche anziano.
2
Prima di focalizzare l’attenzione su un’analisi più puntuale della famiglia
imprenditoriale, è opportuno osservare più da vicino quali sono state le principali
trasformazioni dell’assetto familiare nel corso dei secoli.
Innanzitutto, occorre mettere in evidenza che le caratteristiche della struttura
familiare sono diverse per ogni epoca storica e appaiono strettamente connesse al
tipo di economia dominante.
Per struttura familiare si intende l’ampiezza e la composizione di una
famiglia, nonché le regole che essa si dà, come si sviluppa inizialmente e come si
divide in un secondo momento. La tipica famiglia rurale, ad esempio, doveva
essere necessariamente numerosa, in quanto la sussistenza economica era legata al
podere di proprietà o preso in affitto, la cui lavorazione richiedeva una quantità di
braccia il più possibile numerosa. Troviamo questa tipologia di famiglia molto
diffusa dal XVI al XIX secolo soprattutto nelle campagne.
Con l’avvento della rivoluzione industriale nel XVIII secolo e la
conseguente urbanizzazione, questa struttura subisce un radicale mutamento: si
assiste, infatti, ad una frantumazione del nucleo familiare esteso e complesso per
dar vita ad un nucleo di dimensioni ridotte e dai legami semplici. Nella famiglia
rurale era addirittura possibile trovare sotto le stesso tetto membri di tre
generazioni diverse, più famiglie collaterali ed eventualmente anche membri
esterni alla famiglia vera e propria. La terra era l’elemento portante di tutta la
famiglia, quello che ne assicurava l’unità e la solidità sociale, derivati dal
sostentamento economico che essa consentiva. Lasciare la terra era sinonimo di
lasciare la famiglia, e viceversa. Successivamente, nella famiglia nucleare, la
situazione è diventata completamente diversa, infatti, solitamente vivevano nella
stessa casa genitori e figli soltanto. Il motivo di tale mutamento è semplice: nelle
città, sia che si trovi impiego come artigiani che come operai o commercianti, non
è più necessaria la presenza di molti membri all’interno della famiglia, anzi. I
mezzi di sostentamento possono coprire le esigenze di pochi ed ognuno sarà
costretto a cercare la sua attività lavorativa in modo autonomo, indipendentemente
dal patrimonio familiare1.
1
Cfr. BALDANZA S., Rivista Family Office, anno II (2005), n. 2.
3
1.2 L’evoluzione degli studi sulle imprese familiari
L’interesse degli studiosi verso le imprese familiari subisce una forte
crescita alla fine degli anni settanta. La prova di tale interesse è rilevabile da
diversi scritti pubblicati da studiosi di economia, management e storia economica
sia nord-americani che italiani. All’epoca, la definizione prevalente di impresa
familiare era quella di un’impresa in cui una o poche famiglie, legate da legami di
parentela o affinità, svolgono un ruolo rilevante2.
Già a partire dagli anni trenta, una corrente importante di studi è quella
rappresentata da studiosi nord-americani, sostenitori della tesi della progressiva
separazione fra proprietà del capitale e gestione/controllo dell’impresa e
progressiva decadenza delle imprese familiari, almeno per quelle di grandi
dimensioni.
Secondo tali autori, l’impresa familiare rappresenta solo una fase di
passaggio nel processo di crescita e sviluppo di un’impresa, destinata ad essere
superata a causa sia della crescita dimensionale dell’impresa, sia dell’aumentare
della complessità della struttura aziendale3. Da un lato, infatti, la crescita
dimensionale impone alla famiglia proprietaria di allargare progressivamente la
partecipazione di soci non familiari al capitale di rischio, dato che le risorse della
famiglia diventano via via insufficienti rispetto al fabbisogno necessario per
mantenere competitiva l’impresa; dall’altro lato, l’aumento della complessità della
struttura aziendale impone alla famiglia proprietaria la progressiva delega dei
processi di governo e di direzione a professionisti della gestione esterni alla
famiglia.
Tali studiosi pongono l’attenzione sui limiti che un’impresa di tipo familiare
può presentare, trattandola come un modello di impresa in via di superamento, e
2
Cfr. BECKER B., TILLMAN F., The family-owned business, Chicago: Commerce Clearing House,
1978; GELINIER O., GUALTIER A., L’avenir des entreprises personnelles et familiales:
développement, capital, succession, structures, progrès social, Édition Hommes et Techniques,
1974; PITROU A., Le soutien familial dans la sociéte urbane, in “Revue Française de Sociologie”,
anno 1976, n. 177; ZAPPA G., L’economia delle azienda di consumo, Milano, Giuffrè, 1962.
3
Cfr. BERLE A. A., MEANS G. C., The modern corporation and private property, New York,
Macmillan, 1932 (tr. it. Società per azioni e proprietà privata, Torino, Einaudi, 1966); MARRIS R.,
Theory of managerial capitalism, New York, Macmillan, 1964; GALBRAITH J. K., The new
industrial state, Boston, Houghton Mifflin, 1971 e CHANDLER A. D., The visible hand, Cambridge,
Harvard University Press, 1971 (tr. it. La mano visibile, Milano, Franco Angeli, 1981).
4
tralasciando lo studio delle condizioni per la funzionalità duratura di questo
modello di impresa.
A partire dagli anni sessanta, è andata poi sviluppandosi una seconda
importante corrente di studi, sempre nord-americani, che a differenza dei
precedenti non mette in discussione la continuità dell’impresa familiare nelle
fasce dimensionali maggiori, anche se ne vengono evidenziati i limiti collegati al
contemporaneo esercizio di ruoli familiari e ruoli aziendali da parte dei familiari
impegnati nell’impresa.
Secondo tali studiosi, l’appartenenza alla famiglia viene interpretata come
un elemento di “disturbo” ad una efficace ed efficiente gestione dell’impresa, in
quanto introduce elementi di razionalità non economica nei processi decisionali.
Altra caratteristica di questo filone di pensiero è lo studio quasi esclusivo del tema
del ricambio generazionale all’interno della famiglia proprietaria. In questo modo,
le imprese familiari si distinguono dagli altri tipi di imprese soprattutto per gli
aspetti legati ai rapporti interpersonali tra padri e figli4.
Per quanto riguarda gli studi italiani, fino agli anni ottanta gli economisti di
impresa non sembrano aver dedicato attenzione specifica alle imprese familiari, e
le ragioni di questa mancanza sono da ricondurre sia alla tesi della non
sopravvivenza delle imprese familiari, propria degli studi nord-americani, sia alla
focalizzazione dell’attenzione sulle aziende di consumo (ossia l’ordine economico
dell’istituto famiglia), istituto economico che presenta, tuttavia, indubbie
contiguità con le imprese familiari. Per questo motivo, gli studi italiani
evidenziano parti dedicate a temi che riguardano le imprese familiari di piccole
dimensioni dove, più che nelle altre, si manifesta la sovrapposizione fra impresa e
famiglia5.
4
Cfr. CHRISTENSEN R., Management succession in small and growing enterprises, New York, The
Andover Press, 1953; BARNES L. B., HERSHON S. A., Transferring power in the family business, in
“Harvard Business Review”, luglio-agosto 1976 (tr. it. Se il vecchio padrone non molla le redini,
in “Harvard Espansione”, anno 1983, n. 20); DONNELLEY R. G., The family business, in “Harvard
Business Review”, luglio-agosto, 1964; BARRY B. B., The development of organization structure
in the family firm, in “Journal of General Management”, anno 1975, n. 1; MCGIVERN C., The
dynamics of management succession, in “Management decision”, anno 1978, n. 1 (tr. it. La
dinamica del processo di successione, in “Problemi di gestione”, anno 1979, n. 1).
5
Cfr. LANSBERG I. S., Managing human resources in Family Firms: the problem of Institutional
Overlap, in “Organizational Dynamics” Summer, 1983 (trad. it., La gestione delle risorse umane
5
A partire dagli inizi degli anni ottanta, il tema delle imprese familiari ha
cominciato ad assumere crescente rilievo negli studi economici. L’inizio di tali
studi monografici da parte di esperti di management nord-americani trova la
propria ragion d’essere in diversi moventi: prima di tutto il permanere di imprese
familiari di ogni dimensione e l’avvio dei processi di ricambio generazionale di
molte imprese nate subito dopo il secondo conflitto mondiale, e il progressivo
declino di molte imprese a proprietà diffusa, tipiche del panorama economico
americano, avvenuto tra gli anni settanta e ottanta e conseguente aumento
dell’interesse per le imprese di piccole e medie dimensioni.
In quegli anni si assiste al crescere delle pubblicazioni interamente dedicate
al tema, numeri speciali e forum su riviste e, infine, alla nascita della prima rivista
specializzata6. A seguire, nascono le prime associazioni di studiosi, consulenti,
imprenditori e manager, vengono istituite le prime cattedre in Family Business
presso molte Università, sia nel Nord-America che nell’Europa, e il tema trova
esplicito spazio in prestigiose Business School7.
Concentrando l’attenzione sui principali filoni di studio sulle imprese
familiari delineatisi durante gli anni ottanta, è possibile individuare tre diverse
correnti.
Una prima corrente di pensiero, in cui viene abbandonata la tesi della non
sopravvivenza delle imprese familiari, pone l’accento sulla comprensione delle
condizioni che ne possono rendere possibile la continuità8. Si considera la
famiglia anche come fattore di sviluppo dell’impresa e non più come fattore
ostacolante, cercando di individuare le condizioni ideali alle quali i due istituti,
nelle imprese familiari: il problema della sovrapposizione istituzionale, in “Problemi di Gestione”,
anno 1984, n. 15).
6
Cfr. il numero monografico della rivista “Organizational Dynamics” dell’estate del 1983 e il
forum tematico pubblicato sulla rivista “Sloan Management Review” nel numero della primavera
del 1983. La rivista monografica sulle imprese familiari “Family Business Review” ha iniziato le
proprie pubblicazioni nel 1988.
7
Per le associazioni si ricordano il Family Firm Institute fondato nel 1986 che raccoglie oltre 1400
membri in tutto il mondo e il Family Business Network fondato nel 1990 per l’Europa; tra le
Università e le business school particolarmente impegnate con centri o cattedre dedicate si
ricordano Harvard University, Northeastern University, Loyola University of Chicago, University
of Southern California e Yale University per gli USA e IMD di Losanna e IESE di Barcellona per
l’Europa.
8
Tra questi, ALCORN P. B., Success and survival in the family-owned business, New York,
McGraw-Hill, 1982, oltre a numerosi articoli compresi nel numero monografico dell’estate del
1983 della rivista “Organizational Dynamics”.
6
famiglia e impresa, possono convivere e svilupparsi e sulle potenzialità positive di
una stretta relazione tra gli stessi. Tuttavia, il perno centrale di tali studi risulta
essere ancora un unico accadimento: la successione all’imprenditore, in
particolare al fondatore. Sotto questo aspetto, quindi, non si rilevano particolari
novità rispetto ad alcuni studi degli anni settanta, anche per quanto riguarda le
imprese familiari di riferimento, che sono in prevalenza quelle di piccole e medie
dimensioni.
Una seconda corrente di pensiero, caratterizzata da un più ampio ventaglio
di imprese di riferimento, considera anche le imprese di grandi dimensioni. Questi
studi pongono l’attenzione oltre che sui rapporti tra i familiari di diverse
generazioni e sulle scelte del leader che deve affrontare il processo di successione,
anche e soprattutto sulla funzionalità economica duratura delle imprese familiari9.
Infine, la terza corrente di pensiero, che sta registrando sempre più numerosi
interventi negli ultimi anni, vede gli studiosi, per lo più economisti politici,
concentrare l’attenzione sulle relazioni tra presenza e peso delle imprese familiari
e sviluppo economico di un paese10. È un tema di grande rilievo, soprattutto in
Italia, in cui molte imprese di grandi dimensioni sono familiari.
Gli studi sui tre filoni procedono in modo parallelo, anche se si sta
registrando uno sviluppo crescente per quanto riguarda il secondo e il terzo. Ciò
porta a considerare superata la fase iniziale di studi sulle imprese familiari e ad
individuare alcuni punti fermi:
le imprese familiari non sono necessariamente destinate a scomparire
con il loro fondatore o con i suoi successori;
possono crescere e raggiungere anche grandi dimensioni;
fanno parte di una classe di imprese rilevante nei sistemi economici
evoluti e possono costituire una forza trainante per lo sviluppo degli
stessi;
9
Tra questi, DYER W. G., Cultural change in family firms, San Francisco, California, Jossey-Bass
Publishers, 1986; WARD J. L., Keeping the family business healthy, San Francisco, California,
Jossey-Bass Publishers, 1990.
10
Cfr. tra gli altri, DORE R., Bisogna prendere il Giappone sul serio, Bologna, Il Mulino, 1990;
CHANDLER A. D., Scale and scope. The dynamics of industrial capitalism, Cambridge, The
BelknapPress of Harvard University Press, 1990; PRODI R., C’è un posto per l’Italia fra i due
capitalismi, in “Il Mulino”, anno 1991, n. 1 e PORTER M. E., Il vantaggio competitivo delle
nazioni, Milano, Arnoldo Mondadori, 1991.
7
il problema del processo di successione rappresenta solo uno dei temi di
indagine per gli studiosi, al quale se ne affiancano molti altri, come lo
sviluppo di un’adeguata struttura manageriale, il mantenimento del
controllo, le politiche di remunerazione del capitale, e così via11.
1.3 Difesa e sviluppo dei valori tipici di un’impresa familiare
Attualmente, nel nostro Paese la maggior parte delle imprese è di tipo
familiare (v. par. 1.4). Tuttavia ad oggi in Italia nessuna organizzazione fonda la
propria ragione d’essere sulla difesa e lo sviluppo dei valori caratteristici di questa
particolare categoria di imprese, né si occupa dei loro problemi specifici.
A tal proposito, nel dicembre del 1997, l’imprenditore Alberto Falck fonda
l’AIdAF, Associazione Italiana delle Aziende Familiari, di cui ricopre la carica di
presidente, con il preciso scopo di svolgere la propria attività per le aziende
familiari piccole, medie e grandi, onde assicurarne la continuità nei processi di
transizione e lo sviluppo in un’epoca di cambiamenti e di allargamento dei
mercati di portata storica.
L’AIdAF è un’associazione senza scopo di lucro, che svolge la propria
missione per il benessere delle imprese e delle famiglie proprietarie e, data la
rilevanza economico-sociale dell’impresa familiare, a vantaggio dell’intero
sistema Paese. La missione dell’AIdAF consiste nel promuovere lo sviluppo delle
aziende familiari italiane riconoscendone come propri i valori guida.
L’attività di questa associazione fa leva su alcuni importanti punti di forza
propri delle imprese familiari, quali la stabilità della proprietà, l’orizzonte di
lungo periodo della famiglia proprietaria, la convergenza tra obiettivi della
proprietà e obiettivi del management, forte motivazione dei collaboratori. In virtù
di questi punti di forza, il corretto rapporto tra famiglia proprietaria e impresa
consente di suscitare un clima aziendale funzionale alla creazione di valore e di
conseguire ottimi risultati nel lungo periodo.
11
Cfr. CORBETTA G., Le imprese familiari. Caratteri originali, varietà e condizioni di sviluppo,
Milano, Egea, 1995.