differenti.
4
Le forme contemporanee di revisione del giudizio sulla
responsabilità e del giudizio di determinazione della pena appartengono
a questa vasta categoria. L’appello, la revisione, così come il perdono e
la commutazione di pena, sono tutte emerse come una variazione di
una singola istanza di riconsiderazione del caso da parte di una autorità
superiore.
5
Le forme di riconsiderazione di cui si parla possono essere al
giorno d’oggi classificate in base alla summa divisio tra rimedi
giudiziali e stragiudiziali. Per quanto riguarda i rimedi giudiziali, si può
dire che sono generalmente quelli esperiti in tribunale dinanzi ad un
giudice terzo ed imparziale, nel contraddittorio delle parti, seguendo
precise regole di procedura, il loro esito è usualmente un giudizio che
conferma, riforma o annulla la decisione impugnata. Ciascuno di questi
rimedi comporta una pronuncia sulla colpevolezza, o sull’applicazione
della legge nel processo. Dall’altro lato, i rimedi stragiudiziali, sono
generalmente non azionabili in tribunale, spesso sono regolamentati
sommariamente e soprattutto non sono volti a modificare il giudizio
che ha concluso il processo. I rimedi stragiudiziali di cui si parla, sono
azionabili nel sistema della giustizia penale internazionale nella forma
del perdono o della commutazione della pena, e sono concessi dalle
competenti autorità statali (sotto la supervisione del Tribunale) durante
la fase di esecuzione.
In questo lavoro la discussione sarà incentrata sulle due forme
principali di rimedio giudiziale approntato dal sistema della giustizia
penale internazionale: il diritto all’appello e il diritto alla revisione. Il
4
In questo senso si può notare che nei sistemi di common law un compiuto strumento d’appello è
stato introdotto più di recente rispetto ai paesi di civil law. In particolare ci si può riferire all’entrata
in vigore del Criminal appeal act del 1907 con il quale venne approntato un rimedio satisfattorio di
appello e revisione in Inghilterra; vd WAINE R. LA FAVE, Appeal, in SANFORD KADISH (ed. gen.)
Encyclopaedia of Crime and Justice, cit, 62.
5
Vd. SALVATORE ZAPPALÀ, Human Rights in International Criminal Proceedings, Oxford, Oxford
University Press, 2003, 153 e s.
2
primo di questi rimedi è anche denominato “rimedio ordinario”contro
una decisione,
6
mentre il secondo ha carattere straordinario.
7
Questo
aspetto dei procedimenti di appello e revisione non è stato
propriamente tenuto da conto nei modelli processuali degli ad hoc
Tribunals, e, di conseguenza, gli Statuti e i Regolamenti non
chiariscono né le reciproche relazioni dei rimedi né le finalità di questi
procedimenti.
8
Vedremo anche, nel prosieguo dell’indagine,
9
che la tesi
per cui il dibattimento e l’appello siano due fasi di un singolo
procedimento penale,
10
non è pienamente condivisa da tutti i
compilatori degli Statuti e dei Regolamenti degli ad hoc Tribunals. Il
modello remediale che si evince da un così descritto quadro
confusionale è qualcosa che si sostanzia in una contraddizione, i
procedimenti d’appello infatti oscillano da un modello che mira ad una
revisio prioris istantiae ed un altro che rivede il solo punto di diritto del
giudizio di prime cure.
Il diritto d’appello (vd. sub Cap II §.2) era una figura piuttosto
evanescente nei modelli processuali approntati per i tribunali di Tokio e
Norimberga. Solo successivamente questo è assurto a vero e proprio
diritto umano di caratura internazionale ed è stato considerato come
una regola di carattere imperativo,
11
e, come tale, è stato inserito nelle
regole processuali degli ad hoc Tribunals e della Corte Penale
Internazionale. E’, ad ogni modo, difficile sostenere che il diritto
6
GASTON STEFANI, GEORGE LEVASSEUR, BERNARD BOULOC, Procédure Pénale, 14ma ed., Parigi,
Dalloz ,1990, 937.
7
MICHÈLE-LAURE RASSAT, Procédure Pénale, Parigi, PUF, 1990, 644 e ss. e, in particolare, 660.
8
Come sottolinea GIULIANO VASSALLI, Il tribunale internazionale per i crimini commessi nei
territori dell’ex Jugoslavia, in La legislazione penale, 1994, 355 e ss.
9
Vd. Sub Cap V, §§ 2 e ss.
10
Cfr. MARCEL LEMONDE, L’appel en matière criminelle, in Justices, vol. 4, 1996, 85 e ss.
11
Si veda il giudizio della Appeals Chamber nel procedimento di disprezzo della corte (contempt
proceeding) contro uno degli avvocati difensori di Duško Tadić, Mr. Milan Vujin IT-94-1-A-AR77,
27 Febbraio 2001, quarto Considerando. Nel giudizio si legge: “considerando inoltre l’articolo 14
della Convenzione Internazionale questo riflette una norma imperativa di diritto internazionale alla
quale il Tribunale deve aderire”.
3
d’appello sia garantito da una regola di jus cogens.
12
Ciononostante, sta
di fatto che il diritto d’appello è una componente essenziale delle
garanzie del due process of law e, proprio per questo, è stato inserito
nel sistema processuale dei Tribunali ad hoc e della Corte Penale
Internazionale. (ICC)
I procedimenti d’appello comportano sia un accertamento dei
fatti di causa, così come fissati dal giudizio in primo grado (Trial
Chamber), che una valutazione sulla interpretazione e applicazione del
diritto.
13
Si vedrà, nella parte successiva del lavoro,
14
che le differenze
che intercorrono tra i principi che governano i modelli impugnatori nei
sistemi di civil law e di common law non sono chiarite sufficientemente
negli statuti (Statutes) dei Tribunali ad hoc. Nei sistemi continentali le
regole processuali approntano un giudizio di secondo grado di portata
ampia, che include il riesame della questione di fatto. Il modello
Anglo-Americano, invece, è tradizionalmente più restrittivo e la
revisione dei fatti è particolarmente limitata nei confronti della Accusa
(prosecution). Nella procedura penale Internazionale l’approccio della
civil law è decisamente prevalso,
15
assegnando alle Appeals chamber
12
Una simile conclusione avrebbe richiesto una più approfondita analisi da parte della Appeals
Chamber. Con buona probabilità la Camera ha in qualche modo enfatizzato troppo l’importanza del
diritto d’appello, così come ha ritenuto inappropriato licenziare la mozione per il solo fatto che i
regolamenti tacevano in materia. Si confronti, in riferimento, la dissenting opinion del Giudice
Wald, note 10 e ss. Successivamente il Regolamento 77 è stato emendato, Luglio 2002, ed ora
questo appronta espressamente il diritto d’appello avverso i giudizi di contempt della Appeals
Chamber. Regolamento 77, (k), ICTY RPE.
13
Nei paesi di civil law questo fenomeno è denominato principe de l’effet dèvolutif,o principio
dell’effetto devolutivo, cfr. MICHÈLE-LAURE RASSAT , Procédure Pénale, cit. 639 e s. e FRANCO
CORDERO, Procedura Penale, Milano, Giuffrè, 1998, 1016 e s.
14
Vd. sub, Cap. V §§ 6 e ss.
15
E’ interessante sottolineare, ad ogni modo, che non tutti i sistemi di civil law predispongono il
diritto all’appello perfino in casi particolarmente gravi. Questo è il caso della Francia, per esempio,
dove non sussiste la possibilità di appellare i Giudizi delle Cour d’Assises. Questo, per due
principali motivi: la Corte ha un’unica composizione (giudici togati assistiti da una giuria popolare)
e il diritto d’appello è garantito nella fase preliminare avverso le decisioni del juge d’instruciìtion.
GASTON STEFANI, GEORGE LEVASSEUR AND BERNARD BOULOC, Procédure Pénale, nell’op. cit
supra, descrivono le suddette ragioni come segue: l’impossibilitè d’interjeter appel contre un arrệt
d’assises s’explique par des considérations particulières à cette juridiction. Elle résulte tout
4
un ampio potere cognitorio sulle questioni di fatto e conferendo
all’organo dell’accusa (prosecutor) la facoltà di instaurare l’appello
vuoi per errori di fatto, vuoi per errori di diritto. Ma tutto ciò sarà
oggetto di ulteriore e più approfondita disanima.
Per quanto riguarda il diritto alla revisione (revision),
16
le
statuizioni dei due Tribunals dovrebbero fornirci le linee guida per
l’interpretazione delle disposizioni degli Statuti. Invece, la prima
applicazione del procedimento di revisione da parte del Tribunale
Penale Internazionale per il Rwanda (ICTR), nel caso Barayagwiza, ha
sollevato alcuni dubbi sulla ragionevolezza di un simile precedente, in
particolare alla luce degli sviluppi della procedura penale
internazionale quali, ad esempio, quelli di cui lo Statuto della
International Criminal Court si fa custode.
La facoltà [rectius il potere n.d.a.] dell’organo d’accusa di
appellare o chiedere la revisione appare in conflitto con il principio del
ne bis in idem (protection against double jeopardy). Questo principio
dovrebbe condurre ad una limitazione del potere del prosecutor di
instaurare un procedimento di secondo grado, invece la facoltà
d’abord de la composition de celle-ci […] et de sa plénitude de juridiction. Elle tient aussi à ce que
la Cour d’assises n’est saisie et ne statue qu’après une instruction à deux degrès, fait
successivement par le juge d’instruction et par la Chambre d’accusation’, 30. La stessa spiegazione
è addotta da JOHN HATCHARD, BARBARA HUBER E RICHARD VOGLER, Comparative Criminal
Procedure, Londra, British Institute of Comparative and International Law, 1996, 237. dove si
legge: la completezza delle indagini preliminari è vista come una giustificazione adatta a limitare
l’ambito degli appelli nelle Cour d’assises.
16
N.d.A. da non confondere con il diverso mezzo di impugnazione della review, sebbene a volte
sono gli stessi rapporteur a confondere le terminologie, non di certo aiutati dalle diverse traduzioni
degli Statuti. Infatti con il termine si indica il procedimento, previsto dall’Art. 19, 10° co, Statuto
ICC, volto ad ottenere il riesame della decisione di irricevibilità adottata dalla Camera Preliminare
del Tribunale Penale Internazionale nel caso in cui questa non dia il suo placet, ex art. 17, alla
continuazione delle indagini da parte del prosecutor. Ma, mentre il testo in inglese dello Statuto ICC
differenzia i due termini in review (art. 19) e revision (art. 84), quello in Francese utilizza in
entrambi gli articoli il termine revision. Cfr. PAOLA MORI, L’istituzionalizzazione della
giurisdizione penale internazionale, Torino, Giappichelli, 2001, 246. E’ importante aggiungere, che
passato il vaglio della Camera Preliminare della ICC, lo stato [il nomen] dell’imputato passa da
“sospettato” ad “accusato”.
5
d’appello è troppo generosamente conferita alla pubblica accusa nel
sistema processuale dei Tribunali ad hoc. Considerando che gli Statuti
e i Regolamenti affidano all’organo dell’accusa già un’ampia
discrezionalità sulla scelta dei casi da condurre in processo - da cui si
evince che il Prosecutor non ha un obbligo legale di esercitare l’azione
penale nei confronti di un accusato – ancor di più appare irragionevole
il motivo per cui concedere ulteriori poteri discrezionali al Procuratore
nelle successive fasi del procedimento. Un miglioramento in tal senso,
vedremo nel Capitolo VI, è stato introdotto nello Statuto di Roma, il
quale attribuisce all’accusato maggiori diritti rispetto alla
Prosecution.
17
Per fare un esempio, il diritto alla revisione è concesso
solo al condannato, mentre l’avvocato dell’accusa può chiedere siffatto
procedimento esclusivamente in favore del condannato.
17
LEILA NADYA SADAT, The International Criminal Court and The Transformation of International
Law, Justice for the New Millennium, New York, Transnational, 2002, 240.
6
CAPITOLO II
IL DIRITTO DELL’ACCUSATO ALL’APPELLO: DA
NORIMBERGA A TOKIO ALLE PREVISIONI DELLE
CONVENZIONI PER I DIRITTI DELL’UOMO
1 I Tribunali Militari Internazionali
L’Articolo 26 della Carta di Norimberga chiaramente afferma che il
giudizio del Tribunale Militare è definitivo e non soggetto a
revisione.
18
In altre parole, la Carta di Norimberga non prevede il
diritto al doppio grado di giurisdizione in favore dell’accusato.
19
La
Carta del tribunale militare di Tokio, invece, contiene una norma che
attribuisce il potere di revisione della sentenza e della determinazione
della pena al Comandante Supremo delle Forze Alleate in Giappone
(Articolo 17 Carta IMTFE).
20
Al tempo, vigente questa disposizione,
tutti i condannati dal Tribunale di Tokyo inoltrarono istanza di riesame
al Comandante Supremo, nella persona del Generale MacArthur. Tali
richieste sollevarono diverse questioni concernenti l’applicazione e
l’interpretazione delle regole processuali, come anche la congruità delle
18
Cionostante una revisione della sentenza da parte del Control Council era possibile, ma tale forma
di revisione era connessa al potere generale di controllare la fase esecutiva della sentenza. In tal
senso, cfr. ANTONIO CASSESE, Opinion: The International Criminal Tribunal for the Former
Yugoslavia and Human Rights, in 2 EHRLR, 1997, 329 e ss.
19
Cfr. ANTONIO CASSESE, Lineamenti di diritto internazionale penale, II Diritto Processuale, cit.
143.
20
L’articolo 17 cita così:“ la registrazione del processo sarà trasmessa direttamente al Comandante
Supremo delle Forze Alleate affinché prenda provvedimenti a riguardo. Una sentenza sarà eseguita
conformemente all’ordine del Comandante Supremo delle Forze Alleate, il quale può in ogni
momento ridurre o modificare la sua portata tranne che al fine di aggravarne la pena”. Tale
provvedimento comprende anche il potere del Comandante Supremo di accordare il perdono
giudiziale (pardon) o la commutazione della pena.
7
sentenze emanate dal tribunale. Il generale MacArthur, prendendo in
considerazione le consultazioni diplomatiche, decise di confermare i
verdetti e le sentenze del tribunale di Tokio. I motivi di diritto sollevati
dagli appellanti, non vennero neppure presi in considerazione.
Successivamente, gli stessi imputati esperirono il proprio appello
presso la Corte Suprema,
21
la quale, sebbene ammise la trattazione
delle suddette questioni, alla fine declinò la propria giurisdizione nel
merito.
22
Quindi, fatta salva questa mera eccezione, i sistemi
processuali approntati dai Tribunali di Tokio e Norimberga non
prevedono alcuna forma di diritto d’appello, senza dubbio non nel
modo in cui lo si contempla odiernamente come diritto autonomo, e
neppure nelle forme conosciute al tempo dalle leggi
processualpenalistiche nazionali.
Già durante quei processi, e successivamente, la dottrina che
strenuamente propugnava in favore del rispetto degli human rights,
sosteneva a sua volta le garanzie del giusto processo incluse quelle del
diritto ad un appello.
23
Questo diritto è oggi specificatamente tutelato
da diverse previsioni contenute nei trattati per i diritti umani,
24
è stato
inoltre introdotto nelle clausole degli Statuti degli ad hoc Tribunals
delle Nazioni Unite
25
nonché nello Statuto della Corte Penale
21
E’ interessante notare che il giudice Robert Jackson, che precedentemente era Avvocato della
Pubblica Accusa nel processo di Norimberga, nella sua nuova carica di membro della Corte
Suprema degli Stati Uniti votò a favore delle argomentazioni addotte nella udienza preliminare di
cui ivi si tratta.
22
Per un approfondito esame di questo processo, si cfr. RICHARD H. MINEAR, Victor’s Justice – The
Tokyo War Crimes Trial, Princeton, NJ, Princeton University Press, 1971, 166 e ss.
23
Si vedano in questo senso: H.N.A. NOOR MUHAMMAD, Due process of Law for Persons Accused
of Crime, in LOUIS HENKIN (ed.) The International Bill of Rights: The Covenant on Civil and
Political Rights, New York, Columbia University Press, 1981, 155 e s, e MANFRED NOVAK, UN
Covenant on Civil and Political Rights, Kehl, Engel, 1993, 266 e ss.
24
Si vdn. Articolo 14.5 ICCPR; Protocollo Addizionale 7 Art. 2 ECHR; e Articolo 8.2 ACHR.
25
Gli Statuti dei Tribunali ad hoc prevedono il diritto all’appello sia a favore dell’accusato che a
favore del Prosecutor.Gli Articoli 25 St. ICTY e 24 St. ICTR. stabiliscono: 1 la Camera d’Appello
può ammettere appelli da parte di persone condannate in primo grado o da parte della Pubblica
Accusa nelle seguenti materie: a) errore su questione di diritto che invalida la decisione b)
aberrazione di fatto la quale ha dato luogo a errore giudiziario (miscarriage of justice).
8
Internazionale.
26
Il diritto dell’accusato al doppio grado di giurisdizione
è pacificamente previsto in quanto costituisce uno dei principi
fondamentali della moderna procedura penale. Il Segretario Generale
dell’ONU ha esplicitato in modo chiaro questa prospettiva esegetica nel
suo resoconto sulla istituzione del Tribunale Internazione Penale della
ex – Yugoslavia,
27
e la Appeals Chamber dell’ ICTY ha confermato la
stessa interpretazione nella decisione sulla giurisdizione del caso
Tadić.
28
2 L’appello quale rimedio protetto dalle Norme
Internazionali sui Diritti dell’Uomo
Il complesso normativo sui diritti umani ha compiuto due fondamentali
conquiste in materia di diritto d’appello. Una di queste è l’effettivo
riconoscimento di siffatto diritto. L’altra è che la legge abbia a
determinare puntualmente le condizioni e le procedure per
l’esperimento di tale rimedio, il quale, a contrario, non costituisce più
retaggio esclusivo della discrezionalità dell’autorità statale.
29
26
L’appello, quale indispensabile condizione del “due process” e così come incorporato nella Legge
Internazionale sui Diritti Umani, ha conosciuto nuovo vigore dall’adozione della previsione degli
Articoli 81 e 82 dello Statuto della ICC in materia di appello. Questi Articoli, che non peccano in
quanto a completezza rispetto ai loro equivalenti del sistema degli ad hoc Tribunals predispongono
puntualmente il diritto d’appello e determinano le procedure atte all’esperimento di questo, vuoi
contro sentenze, provvedimenti definitivi e interlocutori. Ci .torneremo sub Cap. VI
27
Il resoconto del Segretario Generale, 5/25074, 3 Maggio 1993, enuncia che il diritto all’appello è
un elemento fondamentale dei diritti individuali civili e politici ed è stato, inter alia, incorporato
nell’International Covenant on Civil and Political Rights. Per questo motivo il Segretario generale
ha proposto che debba istituirsi una Camera d’Appello, § 116.
28
Cfr. la decisione della Camera d’Appello dello ICTY, Tadić IT– 95–1–AR72, 2 Ottobre 1995, §
25.
29
Cfr. supra, in questo capitolo, Paragrafo 1.
9
L’articolo 14, 7° co. del Patto Internazionale per i Diritti Civili e
Politici [ICCPR] proibisce processi doppi o pene multiple dopo una
condanna o una assoluzione definitiva, ma prevede che ciascuno stato
possa stabilire in cosa consista “l’essere definitivamente assolto o
condannato”.
30
L’Articolo è una delle poche norme contenute
nell’ICCPR che si riferisce espressamente alle limitazioni che possono
essere poste dalle normative nazionali all’appello. Così ogni stato può
prevedere (e molti lo fanno) che una condanna o una assoluzione non
siano definitive se l’accusa esperisce l’appello per una questione di
diritto. Inoltre, l’articolo 14, 7° co. proibisce solo una ripetizione del
dibattimento (trial) o della pena (punishment) per lo stesso reato, un
divieto che probabilmente non concerne l’appello, che non è un retrial
sul merito ma un riesame dei documenti del processo di primo grado.
La CEDU, oggi,
31
si allinea, generalmente,
32
con quanto appena visto e
regolamentato dall’ICCPR, se non nell’offrire un diverso requisito,
quello della “nuova prova” idonea a giustificare la riapertura del
processo, ma anche questa locuzione è deferita nelle sue specifiche alle
30
Vd. L’Art 14 dell’ICCPR: “No one shall be liable to be tried or punished again for an offence
which he has already been finally convicted or acquitted in accordance with the law and penal
procedure of each country”.
31
La Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo originariamente non conteneva il suddetto diritto,
successivamente è stato inserito nel sistema processuale Europeo con l’entrata in vigore
dell’Articolo 2 Protocollo Addizionale no. 7. Questo articolo stabilisce che: “ogni persona
condannata per un reato penale debba avere il diritto di far riesaminare la sua colpevolezza e la
sentenza da parte di un tribunale di seconda istanza”. Le Spiegazioni al Protocollo Add. No. 7
precisano che non è necessario, per il diritto d’appello, riconoscerlo sia nei confronti della sentenza
che della pena. E’ sufficiente che sia ammesso o avverso la sentenza o avverso l’irrogazione della
pena. In questo senso, cfr. FRANCIS G. JACOBS E ROBIN C. A. WHITE, The European Convention on
Human Rights, (2ª ed.), Oxford, Clarendon Press, 1996, 170. Inoltre la Carta di Banjul
[Convenzione Africana per i Diritti dell’Uomo e del Popolo] tutela il diritto d’appello fino ad un
livello paragonabile a quello delle altre previsioni internazionali. [una particolare forma di
supersussidiarietà? N.d.A.] A differenza di queste carte fondamentali la Dichiarazione Universale
dei Diritti dell’Uomo non prevede il diritto al doppio grado di giurisdizione.
32
Contra: MARK C. FLEMING, Appellate Review, in the International Criminal Tribunals, in TILJ
vol. 37, 2002, 126.
10
Alte Parti Contraenti.
33
Il diritto a non essere processato due volte per
lo stesso reato è divenuto, anche in questa Carta Fondamentale, littera
legis, e non manca neppure chi ritiene questo diritto inderogabile,
nemmeno in circostanze eccezionali.
34
In modo sensibilmente
divergente si propone invece la Convenzione Americana per i Diritti
Umani (patto di San José) che in riguardo alla questione parla di non
procedibilità avverso le assoluzioni inappellabili.
35
La stessa regola è
approntata negli atti di normazione regionali sebbene spesso con forme
sensibilmente dissimili.
36
Due eccezioni sono generalmente permesse al diritto d’appello:
nel caso di reati minori o nel caso in cui il processo si svolga in grado
unico presso un tribunale di ultima istanza.
37
Ad ogni modo l’appello è
riconosciuto a livello nazionale in molti sistemi processuali ed è stato
finanche introdotto in diverse carte costituzionali.
38
33
Cfr. Prot. Add. No. 7 Cedu, Art. 4, 1° e 2° co: 1.Nessuno potrà essere perseguito o condannato
penalmente dalla giurisdizione dello stesso Stato per un reato per il quale è già stato scagionato o
condannato a seguito di una sentenza definitiva conforme alla legge ed alla procedura penale di tale
Stato. 2: Le disposizioni del paragrafo precedente non impediranno la riapertura del processo,
conformemente alla legge ed alla procedura penale dello Stato interessato, se dei fatti nuovi o degli
elementi nuovi o un vizio fondamentale nella procedura antecedente avrebbero potuto condizionare
l’esito del caso. Riprodotto in http://conventions.coe.int/Treaty/ita/Treaties/Html/117.htm .
34
MIREILLE DELMAS-MARTY, Raisonner la raison d’Etat, Parigi, P.U.F., 1989, 12; MARIO
CHIAVARIO, European Criminal Procedures, a cura di MIREILLE DELMAS-MARTY e J.R. Spencer,
Cambridge, Cambridge University Press, 2002, 573.
35
Vd. Art. 8, 4° Co. della American Convention on Human Rights: “An accused person acquitted
by a nonappealable judgment shall not be subjected to a new trial for the same cause”. Riprodotto
in http://www.oas.org/juridico/english/treaties/b-32.html. Pare opportuno sottolineare che solo 25
Stati Americani hanno ratificato la convenzione, tra cui non compaiono gli Stati Uniti [N.d.A.].
36
Vd. Articolo 8 § 2 h), della Convenzione Americana, la quale predispone il diritto d’appello
dinnanzi ad un tribunale di seconde cure.
37
Vd. Art. 2 § 2, Protocollo Addizionale 7 della CEDU, il quale dispone esplicitamente le due
eccezioni al principio dell’appello, queste possono essere considerate vigenti, ma implicite negli
altri testi.
38
Cfr. M. CHERIF BASSIOUNI, Human Rights in the Context of Criminal Justice: Identifying
International Procedural Protections and Equivalent Protections in National Constitutions, DJICL,
vol 3, 1993, 235 e ss.
11