6
Questa tesi nasce proprio da qui, dalla consapevolezza che l’impiego dei
nuovi mezzi multimediali e della Rete, può portare a una profonda
trasformazione delle condizioni in cui avviene l'apprendimento. Si è scelto poi
come area specifica di analisi il sistema universitario italiano in quanto è
quello che io ritengo possa godere maggiormente dei benefici apportati dalle
nuove tecnologie.
Quello che comunque è certo è che l’Università italiana del futuro non
deve sfuggire al confronto con le tecnologie, in primo luogo perché sarebbe
qualcosa di anacronistico in una società tecnologica quale è la nostra, in
secondo luogo perché proprio grazie a queste tecnologie si può rilanciare il
sistema universitario in termini di qualità dell’insegnamento.
La prima parte della tesi è dedicata alla descrizione dello scenario odierno
e delle implicazioni che ha l’introduzione delle nuove tecnologie (NT) nel
campo dell’educazione, successivamente ho concentrato il mio lavoro sul
mondo delle tecnologie e sui possibili utilizzi in campo della didattica; in
questa seconda parte si è sottolineato come l’impiego della teledidattica
(ovvero la telematica impiegata nei processi di apprendimento e di
insegnamento) presenti rispetto alla didattica tradizionale parecchi vantaggi
per l’apprendimento del soggetto, soprattutto in termini di vincoli spazio-
temporali ma anche a livello di partecipazione e di coinvolgimento, grazie al
fatto che la telematica, oltre a svolgere funzione di amplificazione di tipo
informativo, per cui in Rete i materiali utili alla didattica sono numerosi,
provvede anche ad un’amplificazione di tipo cooperativo, cioè porta alla
creazione di comunità virtuali di apprendimento, in cui si permette a studenti
distanti tra loro di intraprendere assieme un certo percorso cognitivo.
Non vi è dubbio che la diffusione di Internet apra all'educazione a distanza
strade che non sono state ancora del tutto definite. Innanzitutto, rende
possibile la formazione di vere e proprie comunità didattiche, mentre tutti gli
altri strumenti impiegati in passato per l’istruzione a distanza quali dispense,
audio e videocassette, trasmissioni radio e televisive, riuscivano al più a
stabilire un canale di comunicazione (ad esempio postale o telefonica) fra
7
docenti e discenti, ma lasciavano in genere questi ultimi nell'impossibilità
pratica di comunicare fra loro, condividere e discutere problemi ed esperienze.
In sostanza, la didattica a distanza attraverso la Rete rende possibile forme
di apprendimento collaborativo, che è un aspetto fondamentale della didattica in
presenza.
La didattica a distanza dell’ultima generazione (la teledidattica) diventa
didattica distribuita, perché sfrutta le infrastrutture delle reti locali e della rete
Internet ma anche didattica attiva, in quanto realizza un forte coinvolgimento
degli studenti grazie all'uso delle tecnologie informatiche e multimediali.
L'uso degli strumenti informatici a fini didattici facilita la creazione di
itinerari di studio personalizzati, rendendo lo studente molto più autonomo
nella scelta, nella graduazione e nel controllo del proprio percorso di
apprendimento.
La telematica allarga ulteriormente questa possibilità, dato che gli itinerari
didattici proposti possono essere collegati direttamente a risorse e materiali
esterni.
Così, ad esempio, la scelta della rete Internet come strumento privilegiato
per la comunicazione didattica a distanza permette, fra gli altri vantaggi, di
inserire i contenuti didattici all'interno di un ambiente informativo aperto: in
ogni momento lo studente ha la possibilità di affiancare e integrare ai
contenuti specifici del corso che sta seguendo altre informazioni tratte dalla
Rete.
Proprio partendo da queste funzioni di amplificazione svolte dalle nuove
tecnologie ho poi impostato la terza parte di tesi, quella dedicata alla ricerca.
Gli obiettivi che mi sono prefissato sono stati essenzialmente due: il primo
obiettivo ha riguardato l’individuazione dei soggetti che attualmente in Italia
si occupano di insegnamento universitario a distanza; dopo aver condotto una
ricerca in Rete è stata infine elaborata una tipologia riguardante i soggetti che
realizzano progetti di didattica on line.
Con questa prima fase di ricerca sono stati individuati e poi analizzati i tre
principali soggetti che attualmente occupano una posizione di rilievo nel
8
panorama italiano dell’istruzione universitaria a distanza: consorzi
universitari, società private e singole Università.
Il secondo obiettivo che mi sono prefissato è stato quello di concentrare il
resto della ricerca solo sulla realtà delle singole università, per cui sono stati
analizzati dal punto di vista del contenuto e della valutazione, per mezzo di
una griglia, venti siti che si occupano di didattica on line e qui si è verificato
fino a che punto e in che modo erano state sfruttate le potenzialità educative,
cioè potenzialità di tipo informativo e cooperativo, presenti nello strumento
telematico.
Alla fine di questa tesi spero di avere raggiunto l’obiettivo minimo di avere
dato visibilità a questo nuovo campo di studio, che è quello della teledidattica
universitaria, presentando nei primi due capitoli i più importanti temi di
discussione circa l’impiego delle tecnologie (vecchie e nuove) nel sistema
dell’istruzione e poi cercando con la ricerca (capitolo terzo) di illustrare la
situazione della didattica universitaria on line in Italia, nella convinzione che
queste nuove tecnologie della comunicazione e dell'informazione possono
diventare formidabili strumenti di cambiamento nel mondo dell'università, in
quanto intervengono in modo "rivoluzionario" nella organizzazione didattica
e nella trasmissione del sapere.
9
1. Le sfide poste dalle Nuove Tecnologie alla
società odierna
Introduzione al primo capitolo
Tra le tante sfide che il sistema educativo, al cui interno si trova anche il
sistema universitario, dovrà affrontare, una delle più impegnative e delle più
affascinanti è di sicuro quella rappresentata dall’introduzione delle Nuove
Tecnologie (NT) nella didattica: esperti, ricercatori, educatori convergono sul
fatto che oggi più che mai la Scuola deve approfittare delle possibilità
rivoluzionarie che le NT offrono all’insegnamento.
1
Le esigenze di tale rinnovamento nascono in gran parte dal fatto che il
sistema sociale, a cui il sistema educativo è in costante relazione, si sta
modificando in maniera radicale e con tempi tali da obbligare inevitabilmente
il sistema formativo a fare altrettanto, pena la obsolescenza di tutto l’impianto
didattico.
2
1
Nel corso di questa esposizione sull’istruzione universitaria a distanza si utilizzerà spesso il
termine scuola; lo si utilizzerà nell’accezione che fa Maragliano secondo cui per scuola si intende
qualcosa di più del “complesso delle strutture istituzionali che ne regolamentano il funzionamento
(gli ordinamenti, i programmi, i materiali didattici)”; col termine scuola si intende il suo tessuto
culturale e quindi epistemologico, ma anche la idea di individuo da formare che le fa da base. E’ in
questo concetto di “scuola in senso lato” che poi rientra l'azione dell'Università (Maragliano 1998).
2
A proposito del cambiamento dell’Università Capano si esprime in questi termini:
“insomma, l'università ha un rapporto particolare con la storia e con il tempo e, quindi, con la
società. Da una parte, le università possono apparire come istituzioni profondamente conservatrici,
legate a valori e principi di libertà e autonomia e a modi di funzionamento consolidati e difficili da
modificare. L'università tende quindi a resistere al cambiamento, soprattutto se esso ha origine
dalle pressioni del mondo esterno. Spesso questa resistenza è pienamente motivata […]. È anche
vero però che altre volte la dura resistenza delle università al cambiamento appare più come una
difesa di privilegi consolidati e una dimostrazione di scarsa attenzione per le esigenze della
collettività. Dall'altra parte, il mondo esterno, la società e il sistema socioeconomico premono
continuamente sull'università, affinché essa si adatti e modifichi il proprio comportamento e le
proprie funzioni seguendo le loro esigenze. A volte queste pressioni sono legate a motivazioni poco
nobili, oppure a “mode” passeggere; altre volte, invece, esse rappresentano una imprescindibile
10
Come verrà più volte sottolineato, i mutamenti del sistema formativo
risentono di quelli, a più vasta portata, che si presntano all’interno del sistema
sociale, per cui, ad esempio, una diffusione sempre più capillare delle nuove
tecnologie all’interno della società avrà un’inevitabile, seppur non immediata
e non generalizzata, ripercussione sulle strutture, i processi ed i contenuti
della formazione.
1
Veniamo ora a specificare meglio quali sono questi processi di cui si è
accennato poco sopra; si tratta principalmente di fenomeni che riguardano sia
il sistema sociale che il sistema formativo stesso.
Con riferimento al momento storico attuale, i mutamenti in atto nella
società, tra l’altro, evidenziano una indubbia crescita di flessibilità, il che si
ripercuote in vari modi sulla vita collettiva ed individuale.
2
Tra i cambiamenti più evidenti registriamo il passaggio da una
pluricollocazione rigida a una relativamente più flessibile nella collocazione
strutturale degli individui; diversamente dal passato c’è ragione di ritenere che
in futuro uno stesso individuo occuperà contemporaneamente sempre più
numerose posizioni in differenti strutture sociali ma con sempre maggior
possibilità di conciliarle tra loro e di cambiarle nel tempo.
3
Si sta dunque passando da un “monocentrismo esistenziale” a un
“policentrismo esistenziale”, nel senso che gli individui sono sempre più in
esigenza del sistema-paese, una doverosa richiesta di collaborazione adattiva rivolta a quelle
istituzioni, le università appunto, che dovrebbero costituire le strutture portanti per l'avanzamento
della ricerca scientifica e della formazione superiore”
(Capano 2000, p. 10).
1
Ricorda che ogni mutamento quasi mai si configura come un processo unilaterale che
penetra uniformemente e gradualmente nel sistema formativo, si deve parlare piuttosto di un
movimento che produce un effetto a pelle di leopardo, infatti gli “agenti d’innovazione sociale”
(istituzioni, persone e gruppi) sono disseminati territorialmente secondo criteri che sfuggono alle
classificazioni finora utilizzate (ad esempio città-campagna, Nord-Sud)” (Cesareo 1998).
2
Con riferimento all’Università si può dire che” dagli anni
Sessanta a oggi il ruolo
dell'istituzione universitaria e i suoi rapporti con la società si sono profondamente modificati.
L'università si trova attualmente a dover assolvere funzioni (esplicite e latenti) anche
contraddittorie, ed è costretta a fare i conti con il processo di globalizzazione che ormai coinvolge i
diversi Paesi, in un mondo dominato dal rapido evolversi delle tecnologie informatiche e
comunicative che richiedono sempre più a ciascuno capacità di adattamento e di trasformazione”
(Callari Galli e Frabboni 1999, pp. 123-124).
3
Nel passato pre-industriale i soggetti erano sostanzialmente monocollocati mentre nella
società industriale tradizionale erano pluricollocati in modo rigido (Cesareo 1998, p. 14).
11
condizione di privilegiare non un unico ambito della propria esistenza
(monocentrismo) ma contemporaneamente più ambiti.
1
Assistiamo poi ad una crescita dei tempi di autoregolazione per cui
aumenta la discrezionalità nella gestione del tempo della vita da parte
dell’individuo (Cesareo 1985) che, a sua volta, si collega alla tendenza a
ridurre la rigidità della segmentazione unidirezionale della vita umana (che si
basava sulla scansione formazione-lavoro-pensionamento).
In questo scenario spiccano anche i mutamenti che riguardano la vita
lavorativa e quotidiana che si sono prodotti con gli strumenti tecnologici, i cui
caratteri di “pervasività, irreversibilità e discontinuità” (Cesareo 1998)
introducono elementi di flessibilità crescenti.
Venendo al rapporto educazione-società si registra una crescente rilevanza
del fattore umano e, quindi, della essenzialità della sua formazione; questa
indicazione è più importante se poi la si lega al fatto che questa crescita del
“fabbisogno di informazione” porta a considerare il momento della
formazione come esperienza necessaria, seppur non sufficiente, per non
rimanere emarginati socialmente e relegati nella sotto-occupazione in un
mercato del lavoro che si muove in un contesto internazionale, globale
2
(cfr.
par. 1.6).
Lo scenario fin qui delineato fa emergere alcune aree tematiche, precise
sfide che il sistema educativo e, di conseguenza, la sociologia dell’educazione
deve affrontare.
3
Una prima area tematiche riguarda la gestione da parte del sistema
scolastico di un contesto educativo policentrico, in cui cioè sono attivi più
poli formativi (tradizionali e non) ed in cui le nuove tecnologie (NT) stanno
occupando un posto di rilievo (cfr. par. 1.1.1).
1
Questo cambiamento implica che, alla logica dell’aut-aut, si sostituisce quella dell’et-et, la
quale consente la compresenza di una molteplicità di dimensioni del vivere sociale (le quali tendono
poi ad essere tra loro più compatibili) (Cesareo 1998).
2
Una conseguenza di questo fatto è la nascita di un nuovo tipo di povertà: la povertà legata
al mancato accesso al mondo dell’informazione.
3
Per un’interessante analisi delle linee lungo le quali si è venuta sviluppando la sociologia
dell’educazione, con riferimenti soprattutto all’Italia, si legga il saggio di Roberto Moscati (Moscati
1989, pp. XI-XIX).
12
Anticipando ciò che si vedrà più avanti, storicamente da un sistema
formativo fondato sulla famiglia, prevalente nella società pre-industriale, si è
passati col consolidarsi della società industriale a un sistema scuolacentrico
centrato sull’istituzione scolastica, il cui monopolio educativo dura fino agli
anni Settanta quando verrà messo in crisi dai mutamenti avvenuti in seno alla
società (economia più globale, appartenenze multiple dei soggetti, mutamento
del concetto di identità, maggiore incidenza delle tecnologie).
Altro aspetto emergente è quello di una dinamica dell’offerta e della
domanda di formazione in cui, da un lato, la domanda si sta facendo più
esigente (per cui si cercano percorsi formativi più soddisfacenti e quindi
sempre più personalizzati), e dall’altro, si registra un’offerta formativa più
ampia (ovvero i soggetti che offrono opportunità formative sono sempre più
numerosi).
Si registrano così due spinte convergenti: per un verso, crescita economica
e sociale richiedono appropriate politiche formative, per l’altro un nuovo
pubblico dell’educazione (formato da adulti, donne, immigrati, lavoratori,
disoccupati) preme per ottenere maggiori competenze e qualificazioni
professionali.
1
A questa situazione si aggiunge il fatto che cambia anche il rapporto tra
sistema scolastico e mercato del lavoro, ora più dinamico, meno immediato
ma anche meno unidirezionale (cfr. par. 1.6).
Infine si deve tener conto di un mutamento culturale che porta alla
affermazione all’interno dei processi formativi e di apprendimento di una
maggiore attenzione nei confronti della soggettività.
Questa è una esigenza emergente colta in modo lucido in campo
pedagogico dal costruttivismo (cfr. par. 1.5.1) e in campo sociologico dal
modello comunicativo (cfr. par. 1.5.2).
1
Questa convergenza porta verso la formazione di una società con una capacità di iniziativa
diffusa fra tutti i cittadini; a queste domande di formazione si può rispondere anche attraverso
l’introduzione delle Nuove Tecnologie, le quali costituiscono una fra le diverse occasioni formative.
13
1.1. Cambiamenti all’interno del sistema
formativo
Il compito di formare i soggetti, di educarli alle esigenze ed ai valori
portanti della società in cui vivono è stato affrontato più o meno
consapevolmente, più o meno sistematicamente, in ogni tempo.
Le generazioni adulte hanno dovuto rapportarsi con quelle più giovani, alle
quali trasmettere conoscenze, saperi, abilità pratiche, per far sì che queste, una
volta mature, se ne facessero carico in prima persona.
In parallelo, come conseguenza al verificarsi di cambiamenti significativi
(economici, politici, demografici, tecnologici, ecc.), le modalità di
socializzazione delle giovani generazioni sono andate a loro volta
modificandosi, per rispondere a mutate esigenze. Questa considerazione
rimane valida anche quando si parla del nuovo modello di società, flessibile,
avanzata, complessa di cui oggi tutti parlano.
Un elemento caratterizzante la società odierna riguarda il soggetto al quale
viene riconosciuto non solo una capacità di condivisione ma anche di
rielaborazione e trasformazione della realtà.
Il soggetto torna al centro dell’attenzione, così come tutti i processi sociali
che lo vedono coinvolto; particolare attenzione negli ultimi decenni è stata
infatti rivolta a quel particolare processo sociale che è la socializzazione.
1
La prospettiva che si è iniziato ad assumere è quella di una socializzazione
continua. Non c'è più il dominio degli adulti sui giovani ma vi sono continui
incroci fra le età, aumenta così la parità tra i soggetti della relazione
(Meyrowitz 1986).
1
In genere si definisce socializzazione quel processo attraverso il quale l'individuo viene
progressivamente coinvolto nella vita sociale, attraverso l'integrazione di ruolo. Fin dalla nascita
ciascuno è inserito nella società, ma nel corso della vita aumentano, grazie all'influenza di diversi
fattori intenzionali e non, il livello di partecipazione all'organizzazione sociale e di adesione al suo
sistema normativo e valoriale. L’obiettivo della socializzazione implica l’esistenza di soggetti
socializzatori, le cosiddette agenzie di socializzazione, che mediano tra l’individuo e il sistema
sociale e che svolgono compiti e ambiti di interventi specifici; famiglia e scuola costituiscono le due
principali agenzie di socializzazione, accanto al gruppo dei pari, dei colleghi e quello dei media.
14
Viene meno perciò la definizione per cui solo gli adulti sono socializzatori,
ma anche il giovane influenza l'adulto. Si perde così l'ottica di educazione in
fasi gerarchicamente strutturate per arrivare ad una pluralità di stili conoscitivi
e di modi di comprendere.
Si passa da un modello rigido ad un modello “ad onde”, all'interno del
quale l'educazione non occupa solo un determinato periodo della vita, ma
diventa un'educazione per tutta la vita, in cui anche il luogo di lavoro è un
potenziale luogo di socializzazione e apprendimento.
In questo nuovo scenario ci si interroga con sempre maggiore impegno su
quale sarà il destino della Scuola, agenzia di socializzazione per eccellenza.
L'idea che il sistema Scuola, non sia più in fase con i nuovi assetti sociali e
culturali e che abbia perso la sua ragion d'essere è oggi condivisa da molti. Si
avverte, infatti, la necessità di riesaminare e ridistribuire le funzioni, di
riorganizzare i contenuti e i modi della formazione.
"La scuola, però, non può più assistere immobile alla rivoluzione in atto, né può
continuare a rifugiarsi dentro ad un immagine di conoscenza e d'esperienza che appartiene ad
un'altra epoca. Anch'essa è spinta a muoversi. Bisogna riuscire non solo ad ammodernare
l'apparato delle risorse tecniche per la didattica ma soprattutto di accogliere e legittimare gli
stili di pensiero e d'azione che sono propri della modernità. In caso contrario, tra scuola e
società il contrasto diverrà sempre più insanabile e sempre maggiore il conflitto fra le
conoscenze dei giovani e di chi provvede alla loro formazione” (Maragliano 1994, p. IX-X).
Proprio partendo da questa osservazione si inserisce il discorso sulle Nuove
Tecnologie, infatti le NT oggi costituiscono uno dei possibili rimedi da
adottare per evitare quel progressivo distacco tra il sistema Scuola e sistema
sociale di cui parla Maragliano. E' quindi necessario conoscere le potenzialità
delle nuove tecnologie e utilizzarle nel campo dell'insegnamento; in una
parola, aprirsi alla cultura multimediale.
1
1
La cultura multimediale implica convivenza tra pagina stampata e schermo del computer.
Al libro si affiancano il computer, il Cd Rom e la rete telematica: l'informazione viaggia sulle onde
elettromagnetiche, in un processo velocissimo di scambio, d'interconnessione senza limiti apparenti,
e un esile supporto può ospitare e trasmettere a chiunque il contenuto d'intere biblioteche. A
differenza del libro, la Rete tende per sua natura alla globalizzazione, ad operare in tempo reale,
vanificando il tempo e le distanze. I processi d'apprendimento sociale diventano così
immediatamente fruibili da ognuno, in quanto chiunque può accedere alle informazioni e ai saperi.
15
Le tecnologie informatiche e telematiche hanno fatto entrare l'umanità
nell'era della comunicazione universale: eliminando le distanze, esse
concorrono a modellare le società di domani (cfr. 2.4).
L'informazione più accurata e aggiornata può essere resa disponibile a
chiunque, in qualsiasi parte del mondo, spesso in tempo reale e raggiungere le
regioni più remote. Il nostro tempo può quindi essere descritto utilizzando
una sola parola: velocità. La rivoluzione della telematica che stiamo vivendo
si misura in primo luogo in relazione alla velocità che essa ha saputo
imprimere ai nostri processi di scambio e di trasferimento nello spazio-tempo.
Non è più il corpo a muoversi ma l'informazione.
L'effetto che produce è l'abbattimento dei tempi, la contrazione dei
processi. Il libero flusso di immagini e di parole su scala mondiale, che
prefigura il mondo di domani, ha trasformato non solo le relazioni
internazionali, ma anche la comprensione del mondo da parte degli individui
(cfr. par. 2.4).
Possiamo quindi individuare un secondo descrittore del nostro tempo che è
la demassificazione. Lo sviluppo delle tecnologie della comunicazione ha
descritto una transizione del modello di comunicazione "uno-a-uno" delle
civiltà orali, al modello "uno-a-molti" delle società di massa al modello attuale
"molti-a-molti" in cui gli individui e i gruppi si scambiano e condividono tra
loro infiniti messaggi (Rivoltella 1999).
Tra le tante rivoluzioni che le nuove tecnologie stanno generando
1
, che
hanno sempre più una concreta ricaduta sulla vita quotidiana
2
, ci si
soffermerà principalmente sul campo dell’educazione e ci si domanderà in che
modo le nuove tecnologie, vero e proprio paradigma di organizzazione del
reale, incidono sul sistema educativo (cfr. par. 2.3 e par. 2.4).
1
Si è passati da un'idea di flusso ad un'idea di rete, ovvero da un unico emittente che
trasmette il proprio messaggio a tanti ascoltatori ad un sistema in cui tutti possono interagire e
scambiarsi reciprocamente idee e informazioni. Infine le NT, abolendo le distanze, trasformano il
senso dello spazio e del tempo. Esse sostituiscono il luogo fisico con un nuovo tipo di luogo sociale
(quello della rete in cui gli individui agiscono pur senza trovarsi fisicamente) (cfr. par 1.3.6.1).
2
Le NT influiscono infatti sugli individui e sulla loro capacità di fare esperienza della realtà.
Il risultato è che al mondo reale va affiancandosi o sovrapponendosi un vero e proprio mondo
mediato, in cui la realtà è sempre meno fatta di cose e sempre più costituita da segni. Questo è
quel processo che Ivo Germano chiama di “mediatizzazione del reale” (Germano 1998).
16
1.1.1. Verso un modello formativo policentrico
Parlare di sistema formativo significa considerare “l’insieme dei mezzi che
una società storicamente determinata utilizza per riprodursi” (Fisher 1989) in
cui si possono distinguere analiticamente tre funzioni, a seconda del livello a
cui ci si pone: la funzione economica, la funzione sociale e quella culturale-
ideologica.
1
Ogni sistema educativo assume poi diverse configurazioni a in base
all’ambito sociale in cui si è sviluppato
2
, mentre sono tre le possibili situazioni
in cui si può trasformare un sistema formativo: il cambiamento può provenire
dall’interno del sistema educativo stesso (iniziazione interna), il mutamento
avviene grazie a gruppi esterni al sistema educativo che negoziano con quelli
interni affinché lo sviluppo formativo si muova in una certa direzione
(transazione esterna), infine si può produrre un cambiamento utilizzando la
manipolazione politica, principale risorsa che i gruppi che non riescono a
vedere soddisfatte le loro esigenze educative hanno a disposizione per poterle
vederle realizzate (Archer 1984).
Il mutamento che si può registrare in un sistema formativo dipende anche
dal tipo di sistema educativo che ci si trova innanzi.
All’interno di un sistema educativo centralizzato (quale quello italiano) il
mutamento non può essere fluido e costante in quanto ogni decisione deve
essere presa dall’élite politica al governo, che controlla lo sviluppo educativo
in relazione ai propri scopi ed al mutare delle circostanze.
Inoltre ogni mutamento risulterà molto costoso (in quanto la pianificazione
comporta forti spese) quindi il modello di cambiamento che si andrà
1
Un’analisi a livello economico porta a sostenere l’esistenza di una connessione tra
sistema formativo ed economia (si veda ciò nella teoria della corrispondenza di Bowles e Gintis e
nel credenzialismo di Collins), fermarsi a livello sociale vuol dire invece pensare il sistema
formativo come elemento di riproduzione dei rapporti sociali (Bourdieu, Passeron, Althusser,
Baudelot, Establet, Poulantzas), infine la funzione culturale-ideologica pone la necessità di
analizzare il sistema formativo a livello degli effetti prodotti sulle personalità concrete degli
individui.
2
Come abbiamo già avuto modo di capire, ogni sistema educativo rappresenta una struttura
attiva che si modella su quelle che sono le esigenze di una collettività, (le domande formative) e poi
cerca di tradurre queste esigenze formative in pratiche educative.
17
diffondendosi procederà più per scatti (modello stop-go) che per costanti micro
aggiustamenti (come accade invece in un sistema educativo decentralizzato),
in cui si alternano periodi di stasi a periodi di riforme legislative a carattere
nazionale.
La scuola è da sempre stata riconosciuta come istituzione educante per
eccellenza, in quanto destinata in modo specifico ed intenzionale alla
trasmissione della cultura e quindi all'educazione delle nuove generazioni.
1
Essa non solo viene definita come ambito privilegiato e particolare, ma viene
addirittura elevata a luogo pressoché unico nel quale realizzare la formazione,
per cui “i primi tre quarti del ventesimo secolo sono caratterizzati dal
prevalere di un sistema formativo scuolacentrico, in cui il fulcro è per
l'appunto costituito dalle istituzioni scolastiche" (Cesareo 1974).
La socializzazione che si realizza in ambito scolastico è quindi
"socialmente sanzionata, istituzionalizzata e orientata a obiettivi specifici"
(Bonani 1973), ciò significa che la scuola, come istituzione formale
specializzata per l'educazione, propone, all'interno della nostra società, un
apprendimento suddiviso per età (gli alunni sono suddivisi in classi) e
omogeneo (agli studenti verranno trasmesse nozioni e richieste conoscenze su
materie specifiche e secondo programmi prefissati, lo strumento privilegiato
nel quale sono contenute le informazioni d'apprendere è il libro).
Nella seconda metà degli anni Sessanta si manifesta una crisi all'interno dei
sistemi di istruzione e che porta a mettere in discussione il modello
scuolacentrico e la funzione delle scuola all'interno della società.
Si diffonde un modo nuovo di vedere il ruolo educativo della scuola, il
cosiddetto policentrismo formativo, che evidenzia come esistano una
molteplicità di agenzie e occasioni formative (e quindi molti spazi educativi);
da qui l’affermazione di Cesareo "l'educazione non si può circoscrivere in uno
1
Avvalendoci dei contributi dell’approccio integrazionista (che meglio possono mostrare i
caratteri di un sistema scuolacentrico), i compiti fondamentali di cui la scuola è stata investita sono
principalmente due: funzione di alfabetizzazione della popolazione (imparare a leggere, scrivere e
far di conto) e funzione di socializzazione. La scuola si inserisce tra famiglia e mondo del lavoro e
ha il compito di formare il cittadino (Durkheim) inoltre il compito della scuola consiste nella
costruzione della personalità fondamentale e nella acquisizione delle competenze e degli
orientamenti necessari ad un agire per ruolo (Parsons).
18
solo o anche in più spazi, poiché al limite ogni "spazio sociale" possiede una
propria valenza educativa" (Cesareo 1972).
La discussione sulla crisi dei sistemi formativi arriva fino ai nostri giorni,
tuttavia, di fronte alle nuove esigenze formative emerse con la “società
flessibile”, si diffonde tra i sociologi la consapevolezza della inadeguatezza
del modello formativo scuolacentrico; si parla quindi sempre più diffusamente
di un sistema educativo policentrico, dove la centralità dell’istituzione
scolastica per quanto riguarda la trasmissione culturale viene ripensata.
1
La scuola non si trova più da sola a provvedere alla socializzazione degli
individui, in quanto viene affiancata in questo compito da altre agenzie di
socializzazione.
2
Allo stesso tempo emerge la necessità di considerare i processi educativi in
un’ottica di socializzazione continua (ad un livello formale si parlerebbe
invece di educazione permanente)
3
che rompono il modello di una
socializzazione divisa per età; la questione educativa non si ferma alle prime
fasi di vita ma continua a rappresentare una risorsa “vitale e discontinua” a
1
Tra i tanti teorici che hanno analizzato il problema di come superare la crisi del modello
scolastico, è importante ricordare la posizione di Ivan Illich, esponente più noto della corrente
cosiddetta di "descolarizzazione", che non si limita a mettere in discussione il vecchio modello
scuolacentrico, ma propone una alternativa forte. Il suo assunto di partenza è che la scuola crei dei
consumatori di un sapere predeterminato, rendendo gli studenti passivi e acritici. La scuola non è
che un contenitore predefinito che prepara gli individui alla società del consumo in quanto gli
spinge a cercare all'esterno la soluzione dei propri problemi. Per Illich tutti sono in grado e hanno il
diritto di apprendere con cognizione, ma possono perfino diventare loro stessi insegnanti. Il suo
motto difatti è "l'educazione per tutti è l'educazione da parte di tutti": il professionalismo
pedagogico deve scomparire per lasciare spazio ad un'educazione diffusa, in cui chi trasmette le
conoscenze sono gli educatori competenti, indipendentemente dal titolo di studio o dall'età. Come
alternativa al modello scuolacentrico, egli propone un potenziamento dei media elettrico-elettronici,
consistente soprattutto nella creazione di reti informatiche "alternative".
2
Le agenzie di socializzazione sono i contesti, luoghi attraverso i quali passano i
processi di socializzazione, le relazioni educative formali e non. Famiglia, scuola, associazionismo,
sono istituzioni nei quali c'è continuità di relazione ed evidente finalità di tipo educativo. Scuola e
famiglia rappresentano le istituzioni socialmente riconosciute a realizzare questo obiettivo, con
differenti valutazioni a seconda degli approcci; gruppo di pari e mass media sono i luoghi in cui
avviene la socializzazione informale. Con l'avvento e la diffusione delle NT, il tipo di socializzazione
che essi producono è diventata sempre più argomento attuale di discussione.
3
Ritengo che la differenza tra socializzazione continua ed educazione permanente si
possa cogliere alla luce della differenza che passa tra socializzazione ed educazione (anche se per
altri studiosi l’educazione permanente significa educazione informale e formale insieme). Se col
primo termine si fa riferimento a quel processo reale in cui si acquisiscono norme, valori,
atteggiamenti e comportamenti condivisi dal gruppo sociale di appartenenza, con l’altro termine si
indica l’insieme degli aspetti formalizzati, istituzionalizzati presenti in un processo di
socializzazione. A livello informale proprio dei processi di socializzazione risponde quello formale
proprio dei processi educativi (Besozzi 1993, pp. 73-76).
19
cui attingere nel corso di tutta l’esistenza, a seconda delle nostre esigenze o
del contesto in cui ci si trova.
Anche la divisione tradizionale della vita in distinti periodi non
corrisponde più alla realtà della società contemporanea e ancor meno
corrisponde alle esigenze del futuro.
Oggi nessuno può sperare di ammassare durante la sua giovinezza un
bagaglio di conoscenze che gli serviranno per il corso dell'esistenza. I rapidi
cambiamenti che si verificano nel mondo richiedono che le conoscenze siano
continuamente aggiornate, e, allo stesso tempo, che l'educazione iniziale dei
giovani tenda a venire prolungata.
Questo processo di continuità formativa viene favorito dallo sviluppo delle
Nuove Tecnologie: Internet, ipertesti
1
, cooperazione in Rete, e-mail sono
diventati strumenti utilizzati quotidianamente da un’utenza crescente. Essi
offrono una quantità enorme di notizie ed informazioni accessibili a tutti, da
qualunque parte ed in qualsiasi momento, proponendo perciò un nuovo modo
di comunicare e di apprendere (cfr. par. 2.4).
Si assiste all’affermazione di un nuovo modo di organizzare gli spazi
didattici in cui l’apprendimento può essere decentrato in situazioni diverse ed
in momenti diversi della vita ed in cui l’individuo non deve fare più
riferimento ad un’unica istruzione formativa (scuola o impresa non fa
differenza) ma fare affidamento su una rete di agenzie formative (famiglia,
gruppo dei pari, Nuove Tecnologie, associazioni, ecc.).
L’affermazione del policentrismo formativo non deve però far pensare ad
un processo di “diffusione non gerarchizzata e senza centro delle
responsabilità formative” per cui tutte le agenzie di socializzazione hanno la
stessa rilevanza, perché inevitabilmente si giungerebbe a “un iter di
socializzazione che non dà come risultato la costruzione di una solida identità
personale e sociale” (Giovannini 1987).
1
Un ipertesto è una particolare organizzazione del testo che, a differenza di quella lineare
che caratterizza il supporto cartaceo, si caratterizza per la sua struttura reticolare; un ipertesto è
costituito da un insieme di blocchi informativi (i nodi della Rete) e da un insieme di link che
permettono il passaggio da un blocco all’altro. Se le informazioni sono veicolate da media differenti
(non solo testo dunque ma anche audio, video, immagini) l’ipertesto diviene multimediale e viene
definito ipermedia.