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INTRODUZIONE
Wir sind auf einer Mission. Zur Bildung der Erde sind wir berufen.
(2,IV,32)
Siamo in missione. Siamo chiamati a dar forma alla terra.
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Quel senso caldo e pieno del vivere umano, che riesce ad abbracciare ogni
incomprensione, ogni conflitto, ogni differenza con l’altro, quel senso che si
posa sui giochi dei bambini e che gli adulti rammemorano nelle rincorse degli
innamorati, nei silenziosi canti dei poeti e nei semplici istanti di fraternità,
quel senso che pare scolpito a caratteri incancellabili, come un destino, nel
cuore di ogni uomo, deve restare perennemente un miraggio così inafferrabile
e struggente ? E ancor più oggi, che queste figure e questi momenti sembrano
estinti, lo si deve lasciar dimenticato come un’altra illusoria utopia della
storia? O non potrebbe darsi, viceversa, che nella nostra epoca oscurata, che
sembra aver perduto irreversibilmente il desiderio della felicità, fossimo
proprio per questo più che mai vicini a riscoprirlo come irrinunciabile e a
ricondurlo nel modo più autentico sulla terra ?
Nella filosofia occidentale, i romantici più degli altri, hanno sentito il bisogno
di porsi simili domande e hanno tentato di rispondervi, ciascuno a suo modo,
con restaurazioni di età mitiche, dove la vita quotidiana degli uomini e i loro
più intimi sogni si avvolgevano in un’unica musica. Ma mancò qualcosa,
quasi tutti rimasero astratti idealisti senza contatto con il reale, o peggio,
conclusero funestamente i loro promettenti inizi. In entrambi i casi fallirono
l’impresa di unire la vita e il sogno in una superiore felice realtà.
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La contraddizione fra vita e sogno, sinonimo di quella fra vita e morte, è considerata in questa tesi la
contraddizione fondamentale, la fonte da cui scaturiscono tutte le sofferenze dell’uomo. Perciò è da vedere
come il problema esistenziale per eccellenza, prima ancora che socio-politico. Per la linea esistenzialista mi
rifaccio all’interpretazione magistrale di Kierkegaard e al suo sviluppo in Heidegger, per quella socio-
politica, che ritengo non esclusa ma compresa nella prima, all’interpretazione marxista, specialmente della
Scuola di Francoforte (Adorno e Horkheimer in primis), secondo i quali tale contraddizione è il risultato della
scissione nella società borghese fra il dovere (vita) e il piacere (sogno).
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Ma appunto, quasi tutti : Georg Philipp Friedrich von Hardenberg (1772-
1801) detto ‘Novalis’ (dal latino novalis = novàle, nuova terra), pseudonimo
con cui si rese noto, nell’arco di ventinove anni, divenne il mèntore spirituale
del vasto movimento del Romanticismo e, come spesso accade in tali casi,
anche il più originale e travisato fra i suoi rappresentanti.
Questo cavaliere fanciullo dagli occhi spiritati,
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ritratto ora simile al fedele
evangelista Giovanni,
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ora al delicato e gentile Orfeo,
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ora anche a un
semplice malato di tisi,
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riuscì a incarnare, pur nella sua breve e malata
esistenza, in direzione opposta al suo spirituale confratello Hölderlin, il felice
incontro tra la vita e il sogno.
I due poeti, così affini e lontani, simboli l’uno,
dell’anima incompresa offesa e autodistrutta dall’ordinaria violenza del
profitto materiale e morale del mondo, l’altro dell’anima straordinaria che con
grazia divina si erge sopra tutta la sua ingiustizia, rappresentano ancor oggi,
così bene, la tragica irrisolta contraddizione di vita e sogno e la loro
comunione nel sigillo della fede.
Es giebt gewisse Dichtungen in uns, die einen ganz andern Karacter, als die Übrigen zu
haben scheinen, denn sie sind vom Gefühle der Nothwendigkeit begleitet, und doch ist
schlechterdings kein äußrer Grund yu ihnen vorhanden. Es dünckt dem Menschen, als sey
er in einem Gespräch begriffen, und irgend ein unbekanntes , geistiges Wesen veranlasse
2
Cfr. H. Hesse, Novalis. Dokumente seines Lebens und Sterbens, 3
a
ed. 1982 , p. 171.
3
W. Nigg, Heimliche Weisheit. Mystisches Leben in der evangelischen Christenheit, 2
a
ed. 1987, p. 363.
4
Cfr. J. Aulich, Orphische Weltanschauung der Antike und ihr Erbe bei den Dichtern Nietzsche, Hölderlin,
Novalis und Rilke,1998, p. 132.
5
Cfr. H. Heine, Sur l’Allemagne in «Europe Littéraire» 1833-36, tr.it. La Germania in La scuola romantica,
1972.
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ihn auf eine wunderbare Weise zur Entwickelung der evidentesten Gedancken. Dieses
Wesen muß ein Höheres Wesen seyn, weil es sich mit ihm auf eine Art in Beziehung sezt,,
die keinem an Erscheinungen gebundenen Wesen möglich ist – Es muß ein homogenes
Wesen seyn, weil es ihn, wie ein geistiges Wesen behandelt und ihn nur zur seltensten
Selbstthätigkeit auffordert. Dieses Ich höherer Art verhält sich zum Menschen, wie der
Weise zum Kinde. Der Mensch sehnt sich ihm gleich zu werden, wie er das N[icht]I[ch]
sich gleich zu machen sucht. Darthun läßt sich dieses Factum nicht. Jeder muß es selbst
erfahren. Es ist ein Factum höherer Art, das nur der höhere Mensch antreffen wird. Die
Menschen sollen aber streben es in sich zu veranlassen. (2, VI, 21)
- Ci sono determinati poemi in noi che sembrano possedere un carattere completamente
diverso da quelli usuali,perché sono accompagnati dal sentimento della necessità anche se
non si trova per essi nessun motivo esterno. L’uomo si sente come preso in un colloquio e
miracolosamente indotto da un’ignota entità spirituale a sviluppare i pensieri più evidenti.
Dev’essere un’entità superiore, perché si pone con lui in una relazione impossibile per
creature legate ai fenomeni – Dev’essere un’entità omogenea, perché lo tratta come una
creatura spirituale e lo esorta soltanto alla spontaneità più singolare. Quest’Io superiore si
comporta come l’uomo con la natura, o come il sapiente con il bambino. L’uomo desidera
divenirgli uguale, come cerca di rendersi eguale il N[on] I[o]. Questo fatto è
indimostrabile. Ognuno lo deve sperimentare in prima persona. E’ un fatto superiore, che
soltanto l’uomo superiore troverà.Gli uomini devono però tendere a provocarlo
interiormente. -
Nel fondo delle lacrime degli uomini più sensibili, che soli, portano il dramma
di essere veri, che conoscono a pieno la mortificazione della propria anima su
questa terra, e quindi quell’eterna reale scissione fra la vita com’è e come
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dovrebbe essere, pure può accadere, non sempre, ma alcune volte, un evento
miracoloso che li salva. Esso può a prima vista sembrare nient’altro che un
sogno, poiché accade anch’esso nell’‘irreale’ regione dell’interiorità, ma i
suoi caratteri di assoluta libertà e necessità insieme, di richiamo dal nulla e di
effettiva inspiegabile elevazione dell’intera persona sopra se stessa, ci
lasciano la convinzione che si tratti di tutt’altro, qualcosa di ‘sui generis’, che
non può essere né una mèra azione quotidiana, né una fantasia della mente,
ma assomiglia piuttosto a un atto di fede, un contatto divino. Esso per un
momento ci riindica la via perduta che va verso la ricongiunzione dell’anello
spezzato di vita e sogno. Su questa via, Novalis, dal fondo di disperazione
vissuto dopo la morte dall’amata, sbocciò a una più profonda, superiore
visione della realtà che non perdette più, caratterizzata da una religiosa
serenità oltre ogni contrasto esistenziale, primo fra tutti, quello fra vita e
sogno; a conferma di ciò, poche settimane prima di morire consunto dalla tisi,
tutt’altro che rinunciatario all’attività terrena, formulava anzi progetti per
romanzi e canti ancor più meravigliosi
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.
Egli fu salvato e scelse di costruire su questo poema interiore tutta la sua
esistenza.
Die Welt muß romantisirt werden. So findet man den urspr[ünglichen] Sinn wieder.
Romantisiren ist nichts, als eine qualit[ative] Potenzirung. Das niedre Selbst wird mit
einem bessern Selbst in dieser Operation identificirt. So wie wir selbst eine solche
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Schriften, Einleitung in Vol. 4: Tagebücher,Briefwechsel,Zeitgenössische Zeugnisse, 1975
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qualit[ative] Potenzenreihe sind. Diese Operation ist noch ganz unbekannt. Indem ich dem
Gemeinem einen hohen Sinn, dem Gewöhnlichen ein geheimnißvolles Ansehn, dem
Bekannten die Würde des Unbekannten, dem Endlichen einen unendlichen Schein gebe so
romantisire ich es. (2,VI,105)
- Il mondo deve essere romanticizzato. Così si ritrova il senso originario. Romanticizzare
non è altro che un potenziamento qualitativo. In tale operazione il Sé inferiore viene
identificato con un Sé migliore. Noi stessi siamo dunque una tale serie qualitativa di
potenze. Questa operazione è ancora del tutto sconosciuta. Nel momento in cui do a ciò
che è comune un senso elevato, a ciò che è consueto un’ aspetto pieno di mistero, al noto la
dignità dell’ignoto, al finito un’apparenza infinita io lo rendo romantico. -
Questa tesi dunque, che è il frutto di un lungo viaggio interiore nel mare delle
filosofie occidentali, vuole presentarsi come un contributo al genuino
sviluppo dell’uomo.
La filosofia di Novalis e specialmente il suo nucleo centrale, il progetto
esistenziale di romanticizzare il mondo, che per più di due secoli sono rimasti
quasi del tutto sconosciuti, e laddove conosciuti, etichettati come ingenue
‘esaltazioni del sentimento’ o ‘concezioni irrazionali’, in realtà sono state
trovate, trasposte in forma attuale, come valide risposte al problema della
contraddizione di vita e sogno, sorgente prima di ogni disperazione, e un
passo oltre il limite dell’odierno nichilismo.
Perciò, compito del presente lavoro sarà definire questo cammino del
romantisiren - per usare il termine originale - e insieme, dimostrarlo come
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attuale e felice scelta esistenziale. Più dettagliatamente esso consisterà,
tramite attenta estrapolazione dagli scritti dell’autore e appoggio sulle
adeguate fonti seconde, nell’analisi del cammino nelle sue tre manifestazioni
principali : nella vita da una parte (cap. I), nel sogno dalla parte opposta (cap.
II), nella fede come sintesi dei due opposti (cap. III) in un riepilogo dell’intero
cammino (cap. IV) e infine nella presentazione di esso come superamento del
nichilismo dei nostri giorni (cap. V).
Prima dello svolgimento della tesi, ritengo però indispensabili alla
comprensione, una sintesi della filosofia di Novalis, una chiarificazione
epistemologica e una metodologica. Nel secondo caso, in particolare, ho
stilato un compendio dei principi più importanti della teoria della conoscenza
novalisiana, che sarà essenziale riferimento nel corso della lettura.