Introduzione
4
economico, culturale e giuridico del Paese di accoglienza (l Italia), sia in quello della
regione di provenienza (lo Zhejiang).
Il primo capitolo presenta l immigrazione cinese inquadrandola nel complesso
panorama legislativo che tutela, limita e/o favorisce qualsiasi forma di immigrazione,
delineando le leggi che hanno accompagnato l immigrazione in Italia negli ultimi
vent anni e approfondendo i temi del ricongiungimento familiare e della clandestinit .
La seconda parte del capitolo analizza il fenomeno migratorio cinese nei comuni della
Valle Po e in quelli della Valle Infernotto. Questo capitolo permette di leggere il
fenomeno migratorio in Valle Po attraverso la consultazione di tabelle di dati
riportanti le percentuali degli stranieri residenti nei singoli comuni dal 1992 al 2006
sia in rapporto al totale della popolazione locale residente, sia in rapporto al totale
della popolazione straniera residente.
Il secondo capitolo esamina il contesto nel quale i cittadini stranieri hanno
deciso di stabilirsi. L analisi propone uno studio dell andamento demografico della
popolazione locale, dal 1860 al 2006, mettendo in rilievo il forte flusso migratorio
che ha caratterizzato i paesi della vallata, con particolare attenzione all emigrazione
della popolazione locale verso le zone d oltrealpe, le citt e la pianura e
all immigrazione dei cittadini provenienti dall Eur opa dell Est, dall Africa del Nord e
dalla Cina. L analisi del contesto socio-economico comporta lo studio
dell evoluzione dei settori industriale ed agricolo nelle zone dell alta e della bassa
Valle Po, cercando di rilevare come le terre della vallata, in seguito al forte sviluppo
industriale, siano diventante un importante risorsa economica per la provincia di
Cuneo.
Nel terzo capitolo ho analizzato la comunit cinese , presentandola dapprima
inserita nel contesto d origine attraverso lo studio sociale ed economico della
provincia dello Zhejiang e poi nel nuovo tessuto sociale del Paese ospite. In questa
fase, del mio lavoro, ho posto attenzione alle trasformazioni sociali, culturali,
economiche, linguistiche, che gli individui immigrati subiscono al momento del
trasferimento in un nuovo paese. L ultima parte del capitolo Ł dedicata allo studio
delle diverse tipologie occupazionali ed all inserimento lavorativo dei cittadini cinesi
nei comuni della Valle Po. Ho analizzato sia coloro che sono riusciti a sviluppare
Introduzione
5
delle attivit imprenditoriali nei settori specific i dell economia locale e sia coloro che
lavorano come dipendenti nelle aziende locali dedite alla conservazione della frutta o
alla lavorazione della pietra.
Nel quarto capitolo ho cercato di ricostruire, attraverso i dati rilasciati dagli
istituti scolastici della Valle Po, dalle agenzie formative e dal Centro Territoriale
Permanente di Saluzzo, la presenza cinese nei settori dell istruzione e della
formazione della vallata e di comprendere quale fosse il grado effettivo di
integrazione dei cinesi nel tessuto sociale locale, attraverso le testimonianze degli
operatori del settore. In particolar modo ho tentato di capire se questi enti pubblici e
privati propongono progetti e attivit didattiche v olti all apprendimento della lingua
italiana, all integrazione fra i cittadini stranieri e quelli autoctoni ed all inserimento
nel mondo del lavoro.
L analisi dei dati nel primo e nel secondo capitolo si Ł basata sia sui dati
raccolti dai vari enti pubblici, Camera di Commercio, Comuni, sia attraverso la
consultazione di banche dati in internet messe a disposizione dall ISTAT e dalla
Regione Piemonte. Nel terzo e nel quarto capitolo ho utilizzato l intervista libera per i
soggetti adulti e capaci di comunicare in buon italiano e l intervista semi-strutturata
per i bambini, per i ragazzi degli istituti secondari superiori e per coloro che
dimostravano maggiori difficolt nell uso della lin gua italiana. Il primo tipo di
intervista, detta anche autobiografica, mi ha permesso di ricostruire aspetti della storia
di vita dei soggetti intervistati, rilevando le motivazioni, le intenzioni, i vissuti, i
sentimenti, le credenze dei singoli individui. In questo tipo di intervista i soggetti
erano liberi di narrare come desideravano la propria vicenda, di scegliere le
esperienze che sembravano loro piø significative e gli eventi che, a loro avviso,
caratterizzavano maggiormente il proprio percorso personale. Il secondo tipo di
intervista prevedeva, invece, la somministrazioni di domande gi prestabilite con la
possibilit di risposte chiuse o semi-aperte, con l intento di facilitare i soggetti che
mostravano maggiori carenze nell esposizione sia orale che scritta. La raccolta delle
diverse testimonianze mi ha consentito di ricostruire la storia della collettivit alla
quale loro stessi appartenevano e di individuare i processi sociali sottesi al gruppo
stesso, sempre privilegiando un punto di vista soggettivo. Il materiale ottenuto Ł stato
Introduzione
6
poi integrato e confrontato con altre testimonianze e narrazioni e con fonti e
documenti diversi, perchØ come afferma Paolo Sibilla: la descrizione etnografica
non si pu ridurre ad un semplice esercizio di tras crizione o di decifrazione ma
dev essere il risultato di una ben piø complessa attivit di costruzione, traduzione ed
interpretazione nel corso della quale vien fatta prevalere la produzione rispetto alla
semplice riproduzione. L opera del descrivere si lega intimamente a colui che la
compie ed Ł il risultato di un confronto, dell interazione che si instaura sul terreno
tra il ricercatore e coloro che vengono studiati ( P. Sibilla, 2004, p.255).
Nel concludere questa introduzione mi sento in dovere di ringraziare le
persone che mi hanno accompagnato e sostenuta nella stesura di questa tesi di laurea.
La prima espressione di riconoscenza Ł rivolta al professor Paolo Sibilla ed alla
dottoressa Valentina Porcellana, che nel corso di questi mesi hanno saputo
trasformare un mio personale interesse in realt , p ermettendomi di integrare,
migliorare ed ampliare le conoscenze da me possedute nell ambito della comunit
cinese e nello stesso tempo di effettuare uno studio sulla mia terra d origine: una
vallata che non deve essere dimenticata.
Un particolare ringraziamento alla mia cara nonna Luisa che con i suoi ricordi,
le sue parole e le sue poesie in piemontese mi ha insegnato ad apprezzare giorno dopo
giorno i posti nei quali vivo e mi ha permesso di guardare, attraverso i suoi occhi
immagini di una vita ormai passata, ma che tuttora vivono nella sua memoria colma
ancora di tante esperienze e tanti insegnamenti da offrirmi.
Un affettuoso grazie alla mia famiglia, che in questi anni ha vissuto la mia vita
universitaria con partecipazione, aiutandomi a realizzare il mio futuro ed a credere
sempre e costantemente nelle mie capacit . Una fami glia capace di valorizzarmi, di
guidarmi e di motivarmi nella vita di ogni giorno, senza di lei probabilmente tutto
sarebbe stato piø difficile e forse non avrei mai raggiunto questo traguardo.
Infine, un affettuoso grazie agli operatori degli uffici anagrafe degli undici
comuni della Valle Po, ai dirigenti scolastici Maria Teresa Frandino, Patrizia Revello,
Leda Zocchi, al coordinatore del CTP di Saluzzo Ezio Rinaudo, al mediatore
culturale Roberto Pecorale, agli insegnanti Paolo Bonetto, Carla Campanella e
Introduzione
7
Adriana Rocchia, ai miei cari amici Emanuele Dossetto, Federica Dossetto, Serena
Dossetto, Claudia Morino, Gabriele Rubiolo, al mio adorato fratello Emanuele ed a
tutti i cittadini cinesi intervistati e incontrati, che grazie alla loro disponibilit mi
hanno permesso di conoscere caratteristiche del fenomeno migratorio cinese in questa
vallata.
8
Capitolo I
IL FENOMENO MIGRATORIO
1. Le leggi dell immigrazione, il ricongiungimento familiare e il
traffico degli esseri umani
1.1 L immigrazione nel panorama legislativo italiano
Inquadrare il fenomeno migratorio, all interno del panorama legislativo
italiano, permette di comprendere le caratteristiche dell evoluzione dei flussi dei
cittadini stranieri verso l Italia e di capire per quale ragione le cifre relative ai
residenti stranieri aumentino dal 1990 in poi, tanto da rendere necessario
l introduzione di statistiche comunali con il compito di rilevare il numero di stranieri
presenti in ogni paese.
Dall analisi dei dati si rileva che il numero dei residenti stranieri in Valle Po,
prima degli anni Novanta, era relativamente basso, al di sotto delle 100 unit , ma in
meno di sedici anni questo Ł aumentato sino a toccare le 1699 presenze.
Le cause dell incremento della popolazione straniera residente in Italia devono
essere ricercate, non soltanto nelle misure restrittive adottate da alcuni paesi europei
(Francia, Germania, Olanda) e nella prossimit geog rafica delle terre d emigrazione,
ma anche all interno del panorama legislativo italiano, che dagli anni Ottanta in poi
ha introdotto norme, leggi e circolari per la tutela dell immigrato (A. Cirignotta,
2004). Prima del 1980 non esisteva una disciplina specifica che regolamentasse i
processi di immigrazione e lo Stato italiano aveva provveduto a superare l ostacolo
attraverso l emanazione di circolari, con l obietti vo di integrare uno scarno corpo
legislativo adattandolo ai bisogni sociali in mutamento. Le uniche norme, che
trattavano argomenti relativi all immigrazione, erano quelle adottate da pochi articoli
Capitolo I Il fenomeno migratorio
9
del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza del 1931 e dal Regolamento di
esecuzione del 1940, che riflettevano lo spirito di un epoca storica caratterizzata dalla
forte diffidenza per lo straniero. Con il passare degli anni, il flusso migratorio inizi
ad evolversi cosicchØ la prassi amministrativa non riusc a gestire il fenomeno ed
ottenne risultati inadeguati: sia sotto il profilo dell efficienza, sia sotto quello
giuridico (A. Dei, 2002).
Le prime restrizioni normative si hanno con l’adozione dei provvedimenti legislativi
943/86 e 39/90. La legge n. 943 del 30 dicembre 19861 rappresenta una tappa
fondamentale della legislazione sull immigrazione; nasce inseguito ad un alternarsi di
proposte parlamentari e governative, afferma la parit di opportunit e di trattamento
dei lavoratori stranieri e italiani, senza modificare le disposizioni concernenti
l ingresso ed il soggiorno degli stranieri in Italia. Con questa legge compare anche la
prima regolarizzazione legislativa di cui possono usufruire gli immigrati inseritisi
irregolarmente nel mercato del lavoro, tanto che nei successivi due anni quasi
120.000 persone emergono da una situazione irregolare. Il provvedimento tuttavia
non Ł riuscito a far fronte alla reale entit delle presenze, poichØ Ł stato unicamente
applicato al settore del lavoro subordinato (A. Minnella, 2000).
La necessit di un disegno di legge organico porta alla legge del 28 febbraio
1990 la n. 392, meglio conosciuta come legge Martelli, che si pone come
anticipazione di una disciplina completa in tema di asilo, soggiorno, assistenza
sanitaria, lavoro autonomo e istruzione3 e che riusc a sanare 230.000 posizioni in un
anno. Questa riconosce a coloro che vivono in Italia, in modo regolare, numerose
possibilit occupazionali, che prevedono il lavoro in cooperativa, il lavoro autonomo4
e l’inserimento nelle liste ordinarie di collocamento; introduce delle misure sui
1
Cfr. Legge n 943 del 30 dicembre 1986, Norme in materia di collocamento e di trattamento dei
lavoratori extracomunitari immigrati e contro le immigrazioni clandestine , in Gazzetta Ufficiale , n .
008, 12 gennaio 1987.
2
Cfr. Legge n 39 del 28 febbraio 1990, Conversion e in legge, con modificazioni, del decreto-legge
30 dicembre 1989 n.416 recante norme urgenti in materia di asilo politico, di ingresso e soggiorno dei
cittadini extracomunitari e di regolarizzazione dei cittadini extracomunitari ed apolidi gi presenti nel
territorio dello stato disposizioni in materia di asilo , in Gazzetta Ufficiale , n.49 del 28 febbraio
1990.
3
Cfr. Legge n. 39 del 28 febbraio 1990, Art. 4 comma 13, Art. 10 comma 3,4.
4
Cfr. Legge n. 39 del 28 febbraio 1990, Art. 10.
Capitolo I Il fenomeno migratorio
10
richiedenti asilo e sui rifugiati5 e cerca di affrontare in maniera organica la normativa
relativa ai permessi di soggiorno. Contemporaneamente, rafforza le disposizioni di
controllo sull’ingresso e il soggiorno dei cittadini stranieri6, in accordo con le
politiche adottate da altri Paesi europei, ed amplia le possibilit di espulsione, cui
viene data immediata attuazione. Con questa legge si inizia anche a parlare di
programmazione dei flussi : ogni anno vengono defi niti limiti per l’ingresso di
cittadini immigrati nel nostro Paese. Il governo emana dei decreti che indicano quali
categorie di stranieri ammettere in Italia ed elabora dei programmi di inserimento
socio-culturale da attuare nei confronti di quest’ultimi.
Ai cittadini extracomunitari e agli apolidi presenti in Italia al 31.12.897 fu
prescritto l obbligo di regolarizzare la propria posizione di soggiorno, richiedendo
alla Questura di domicilio un permesso di durata biennale, per motivi di lavoro
subordinato, di lavoro autonomo o di iscrizione alle liste di collocamento e studio. La
regolarizzazione non comportava alcuna punibilit , nØ per lo straniero, nØ per il
datore di lavoro che denunciasse la sussistenza di rapporti di lavoro irregolari,
pregressi o in atto.
A questa segu il decreto-legge n. 489 del 18 novembre 19958, detto anche
Decreto Dini, che ha introdotto norme relative all’espulsione9, alla regolarizzazione
del lavoro, ai ricongiungimenti familiari e all’assistenza medica. Il segnale positivo e
innovatore di questa sanatoria fu riscontrabile nella possibilit , data allo straniero, di
regolarizzarsi per motivi di ricongiungimento familiare10. Invece, per la
regolarizzazione per lavoro11 il decreto legge fu limitante; poichØ emerse che
l immigrato straniero non aveva possibilit di acce sso al lavoro autonomo, e come
ben si pu immaginare questa restrizione procur nu merosi problemi soprattutto a
5
Cfr. Legge n. 39 del 28 febbraio 1990, Art. 1.
6
Cfr. Legge n. 39 del 28 febbraio 1990, Art. 4.
7
Il Decreto legge 416/89 stabiliva come data di presenza il 1.12.1989, mentre la legge 39/90 spost
tale termine al 31.12.1989.
8
Cfr. Decreto Legge n. 489 del 18 novembre 1995, Di sposizioni urgenti in materia di politica
dell’immigrazione e per la regolamentazione dell’ingresso e soggiorno nel territorio nazionale dei
cittadini dei Paesi non appartenenti all’Unione europea , in Gazzetta Ufficiale , n.270 del 18
novembre 1995.
9
Cfr. Art. 7 del decreto-legge n. 489 del 18 novembre 1995.
10
Cfr. Art. 10 del decreto-legge n. 489 del 18 novembre 1995.
11
Cfr. Art. 12 del decreto-legge n. 489 del 18 novembre 1995.
Capitolo I Il fenomeno migratorio
11
coloro che intendevano legittimare la propria posizione, per esempio moltissimi
cinesi. Il decreto introdusse anche norme inerenti la regolarizzazione nel settore del
lavoro subordinato, lo straniero doveva dimostrare la propria presenza sul territorio
italiano mediante carta di identit e attraverso il pagamento di oneri che, il piø delle
volte, ricadevano sul richiedente. Con questo decreto legislativo, le cui norme
vennero applicate immediatamente, il governo mostr di aver preso coscienza
dell immigrazione come fenomeno strutturale dimostrando l abilit nel gestire i
processi di trasformazione che lo caratterizzavano.
La legge n. 40 del 6 marzo 199812, detta anche legge Turco-Napolitano, cerc
di riformare complessivamente il sistema giuridico in materia di controllo e
trattamento dei flussi migratori13: il documento di programmazione divent triennale
e venne applicato con decreti annuali ad opera del Governo, che era tenuto a definire,
alla fine di ogni anno, l’entit e la composizione dei flussi di immigrazione per lavoro,
per l’anno successivo. Nei tre anni trascorsi dall emanazione di questa legge si vide
privilegiare soprattutto l aspetto repressivo rispetto a percorsi di integrazione
accentuando il carattere proibizionista della politica migratoria e la riproduzione
continua della precariet dei regolari. Uno degli o biettivi centrali della legge fu la
realizzazione di una puntuale politica di ingressi legali limitati, programmati e
regolati. Fu prevista inoltre una piø stretta collaborazione del Governo italiano sia con
i Paesi di emigrazione, attraverso la stipula di accordi bilaterali, sia con gli altri Paesi
europei. Con la legge n. 40 venne introdotta la carta di soggiorno14 come garanzia di
inserimento stabile: il titolare di carta di soggiorno aveva diritto all’ingresso in Italia,
senza munirsi di visto, a svolgere qualunque attivit non vietata allo straniero o
riservata all’italiano e ad accedere alle prestazioni ed ai servizi erogati dalla pubblica
amministrazione. I titolari della carta di soggiorno e gli stranieri che esercitavano
regolarmente attivit di lavoro subordinato o auton omo avevano accesso, in
condizioni di parit con il cittadino italiano, agl i alloggi di edilizia residenziale
pubblica e alle altre facilitazioni per l’acquisto o la locazione della prima casa.
12
Cfr. Legge n.40 del 6 marzo 1998, Disciplina dell immigrazione e norme sulla condizione dello
straniero , in Gazzetta Ufficiale , n.59 del 12 ma rzo 1998.
13
Cfr. Art. 3 legge n. 40 del 6 marzo 1998.
14Cfr. Art. 5 legge n. 40 del 6 marzo 1998.
Capitolo I Il fenomeno migratorio
12
Particolarmente innovativa risult la disciplina de l ricongiungimento
familiare15, che mise in primo piano il rispetto della famiglia e la tutela del minore: il
diritto di mantenere o ricostituire l’unit familiare con parenti stranieri fu garantito al
titolare di carta di soggiorno o di permesso di soggiorno, per lavoro subordinato o
autonomo, di durata non inferiore a un anno. La legge 40/1998 si interess anche di
promuovere politiche per l inserimento sociale16 attraverso l’uso di supporti finanziari
concreti per evitare che l intervento assistenziale venisse gestito unicamente da
associazioni private e dal volontariato che caratterizzavano gli esiti delle precedenti
normative in materia di immigrazione.
La legge del 30 luglio 2002 n.18917, legge Bossi-Fini; sostituisce ed integra la
precedente legge n.40 del 1998. Il provvedimento amplia ed arricchisce di nuovi
contenuti la normativa relativa agli stranieri non appartenenti all Unione Europea:
consente l ingresso e la permanenza sul territorio nazionale del cittadino immigrato
per soggiorni duraturi soltanto se svolge un attivit lavorativa sicura e lecita, di
carattere temporaneo o d elevata durata. Una novit rispetto alla precedente
normativa Ł rappresentata dall introduzione del contratto di soggiorno per lavoro: il
datore di lavoro garantisce all immigrato un adegua ta sistemazione alloggiativa e il
pagamento delle spese del rientro del lavoratore medesimo. Tale contratto diviene
requisito essenziale per il rilascio del permesso di soggiorno per motivi di lavoro18.
Infatti, il permesso di soggiorno19 viene concesso soltanto allo straniero che ha gi un
contratto di lavoro che dura da almeno due anni; se nel frattempo lo straniero ha perso
il lavoro deve tornare in patria. Il rientro dello straniero nel proprio Paese prevede
l’espulsione emessa in via amministrativa20 dal Prefetto della Provincia con
l’accompagnamento alla frontiera da parte della forza pubblica. Per quanto riguarda i
clandestini, ossia coloro che non hanno documenti di identit , vengono condotti in
centri di permanenza fino a 60 giorni, durante i quali si cerca di scoprire l identit
dopo di che si procede al loro rientro in patria.
15
Cfr. Art. 26, 27, 28, 29, 30, 31 legge n. 40 del 6 marzo 1998.
16
Cfr. art. 35, 36, 37 legge n.40 del 6 marzo 1998
17
Cfr. Legge n.189 del 30 luglio 2002, Modifica alla normativa in materia di immigrazione e di asilo,
in Gazzetta Ufficiale , n.199, 26 agosto 2002.
18
Cfr. art. 6, 18, 20, 21, 33 della legge n. 189 del 30 luglio 2002
19
Cfr. art. 5 della legge n. 189 del 30 luglio 2002
20
Cfr. art. 12, 13, 14 della legge n. 189 del 30 luglio 2002
Capitolo I Il fenomeno migratorio
13
Il provvedimento legislativo introduce una nuova razionalizzazione dei
ricongiungimenti familiari, in particolare, elimina la possibilit per lo straniero di
ricorrere all istituto del ricongiungimento familiare per i parenti entro il terzo grado21.
L attuale legge 189/2002 definisce le scadenze temporali, la frequenza di
pubblicazione dei Decreti di Programmazione dei flussi e stabilisce che la
programmazione dei flussi corrisponda alle effettive esigenze espresse da Regione e
Province22. In funzione di questo dispositivo, il Governo italiano Ł impegnato
annualmente nella determinazione e definizione dei flussi di lavoratori neo ed extra-
comunitari da mettere a disposizione delle esigenze del mercato23. Inoltre Ł necessario
sottolineare che in Italia la forza lavoro immigrata sta progressivamente assumendo
un peso considerevole, in particolare in quei settori del mercato definiti deboli :
lavoro domestico, lavoro di manovalanza nell edilizia, commercio ambulante e
nell ambito della manifattura. Altro fattore di grande importanza Ł che proprio in
questi ultimi anni, anche le cosiddette seconde generazioni iniziano ad affacciarsi
all interno del mercato del lavoro. Infine, a fianco di una maggioranza di stranieri
impegnati nei settori a bassa qualificazione, per i quali risulta poco agevole
intraprendere percorsi interni di mobilit professi onale, inizia a costituirsi un
segmento tutt altro che trascurabile di imprenditori da un lato e di professionisti ad
alta qualificazione dall altro. Una programmazione dei flussi di ingresso attenta alle
effettive esigenze di mercato, sia quantitative sia qualitative, si pone come un asse
basilare per una corretta ed efficace politica migratoria24.
21
Cfr. Legge n. 189 del 30 luglio 2002, Art. 23, 24 e 25.
22
Cfr. Legge n. 189 del 30 luglio 2002, Art. 17.
23
Cfr. Legge n. 189 del 30 luglio 2002, Art. 19.
24
Cfr. INPS, L inserimento socio economico culturale. Programmazione dei flussi di ingresso. La
politica dei flussi di ingresso, in 2 Rapporto sull immigrazione in Provincia di Cuneo ,
TipolitoEuropa, Cuneo 2006, pp. 47-49.
Capitolo I Il fenomeno migratorio
14
1.2. Il ricongiungimento familiare
Gli studi e le ricerche sugli immigrati stranieri, condotti nel panorama attuale
italiano, hanno privilegiato gli aspetti quantitativi del fenomeno per la necessit di
conoscere e di controllare l emergenza. Questa lettura della vicenda migratoria ha
posto al centro dell attenzione gli uomini immigrati, lasciando spesso in una
situazione di invisibilit le donne e considerando poco i bambini e gli adolescenti
(G.Favaro, 1992, pp.6-8). Questi ultimi, per quanto riguarda i cittadini cinesi, sono
comparsi sulla scena dell immigrazione straniera in Italia in tempi recenti, nei comuni
della Valle Po intorno al 2000, alcuni sono nati nel nostro Paese, altri sono giunti per
riunirsi ai genitori precedentemente immigrati, altri sono figli di coppie miste ed
hanno un genitore italiano. Le testimonianze raccolte, presso gli istituti secondari di
primo e di secondo grado delle scuole del saluzzese e del revellese e nei luoghi di
lavoro, mettono in evidenza come gran parte dei cittadini cinesi di et compresa fra i
13 e i 25 anni sia giunta in Italia in tempi recenti, con la motivazione di riunirsi con la
propria famiglia, quindi per effetto del ricongiungimento familiare. Tutto ci va a
motivare il rapido incremento della linea di tendenza dei grafici relativi alla
popolazione straniera cinese residente nei comuni della Valle Po, nel periodo 2000-
2006. La popolazione cinese dal 2000 al 2006 ha segnato un aumento percentuale del
10,83% passando dai 29 residenti cinesi nel 2000 ai 676 residenti cinesi nel 2006.
Yun Qiao, 17 anni, racconta:
Sono arrivato in Italia nel 2004, ho deciso di venire in Italia per vivere con la mia famiglia.
Shuang Tong, 17 anni:
Sono arrivato in Italia il 18 dicembre 2002. In Italia c Ł mio padre,in Cina sono rimasti zii e
nonni.
Jindan, 17 anni:
Sono in Italia da 2 anni e 3 mesi, in Italia c era il mio padre, la mia madre e il mio fratello
siamo arrivati dopo. Lo zio, la zia e la cugina sono rimasti in Cina.
Yan Xinchun, 27 anni:
Capitolo I Il fenomeno migratorio
15
Sono arrivato a Cuneo 13 anni fa, prima Ł venuto su mio padre poi sono arrivato io con mia
madre e miei fratelli.
Xu Qiong Ying, 16 anni:
Arrivata a Envie il 29 marzo 2005, pap era gi qui .
Zhou Suiping, 36 anni:
Sono arrivata Paesana gennaio 2006 con mia bambina per stare insieme a mio marito.
Hu Lifei:
Sono arrivato in Italia senza la mia famiglia nel 1999.
Qualsiasi ciclo migratorio si pu dividere in fasi diversi: un primo momento Ł
caratterizzato dall arrivo della popolazione immigrata maschile (padri di famiglia),
giunta nella quasi totalit per ragioni di lavoro, un secondo momento da donne e
bambini, che giungono nel nostro Paese con l intento di ricongiungersi ai padri e ai
mariti, arrivati in epoche precedenti alla loro, determinando cos un processo di
equilibrio e di stabilizzazione ed, una terza fase Ł caratterizzata dalla seconda
generazione che inizia ad inserirsi nel tessuto sociale del paese ospite, frequentando le
istituzioni scolastiche o avviando attivit lavorat ive25.
In Italia, si inizia a parlare di ricongiungimento familiare nel 1995 con il
decreto-legge n. 489 il quale consent allo straniero la possibilit di regolarizzarsi per
motivi di ricongiungimento familiare e con la legge 40 del 1998 che ridefin questa
modalit , con lo scopo soprattutto di favorire la c oesione della famiglia immigrata. La
legge di fatti garantisce il diritto a mantenere l’unit familiare tra coloro che vivono in
Italia a diverso titolo. Si tratta di coesione familiare quando, oltre alla sussistenza del
vincolo familiare previsto dalla legge, esiste anche la contemporanea presenza sul
territorio italiano (L. Zanetti, 2004).
Sempre di piø, il ricongiungimento familiare degli stranieri sta diventando una
fenomeno concreto, soprattutto dal punto di vista numerico, visibile nelle grandi citt ,
ma anche nei piccoli comuni come quelli della Valle Po, dove l analisi dei dati
dimostra un incremento sostanziale del numero dei residenti stranieri a partire dal
25
Cfr. INPS, Caratteristiche socio-demografiche dei soggiornanti, in 2 Rapporto sull immigrazione
in Provincia di Cuneo, TipolitoEuropa, Cuneo 2006, p.16.
Capitolo I Il fenomeno migratorio
16
1998, quando fu sancito il diritto a mantenere o a riacquistare l unit familiare nei
confronti dei membri stranieri. Nella vallata usufruirono di questa possibilit
moltissimi cittadini albanesi e marocchini, mentre i cittadini cinesi iniziarono a
rivendicare questo diritto intorno al 2000. La stessa situazione si osserv a livello
nazionale: nel 1998 ben 48.492 persone entrarono in Italia con il permesso di
ricongiungimento familiare, nel 1999 furono 44.669 e nel periodo gennaio-agosto
2000 furono 30.082. Primeggiano per tale richiesta Marocco e Albania, a cui segue la
Cina (con 2620 visti di ingresso per ricongiungimento nel 1999) e con numeri minori:
Romania, Sri Lanka, India, etc.
Il ricongiungimento familiare Ł caratterizzato da una pluralit di forme e di
pratiche, che variano a seconda dei gruppi geo-culturali interessati. A definirne le
caratteristiche non interviene soltanto l apparato legislativo, ma anche l insieme dei
progetti individuali e del nucleo, le condizioni di vita e di contesto sia di chi effettua
il ricongiungimento sia di chi Ł ricongiunto (M. Tognetti Bordogna, 2000).
Le richieste di ricongiungimento familiare vengono presentate dai membri
delle famiglie straniere, che per primi sono giunti in Italia e che durante la loro
permanenza nel paese ospite sono riusciti a creare condizioni economiche adeguate
per accogliere la propria famiglia. Questo Ł il caso dei cittadini cinesi residenti nei
comuni della Valle Po prima del 2000: molti padri di famiglia hanno lasciato la Cina
per trasferirsi in Italia, una volta stabilizzatisi sul territorio, con un lavoro e una casa,
hanno presentato la domanda di ricongiungimento familiare, affinchŁ mogli e figli
potessero trasferirsi in Italia e unirsi a loro. Gli studiosi sostengono che questa pu
essere considerata la vera modalit di ricongiungim ento familiare, poichØ Ł quella
utilizzata con maggior frequenza dagli immigrati.
Il ricongiungimento pu essere maschile se colui ch e ricongiunge Ł un uomo
(ci Ł tipico soprattutto dei paesi del Nord Africa e della Cina) o femminile se chi
ricongiunge Ł donna, come Ł avvenuto intorno agli anni Ottanta per molte donne
provenienti dalle Filippine, dal Perø e dal Salvador; prima migravano le donne e dopo
aver creato le giuste condizioni si facevano raggiungere dai mariti, dai figli o,
soltanto dai figli.
Capitolo I Il fenomeno migratorio
17
Durante la mia ricerca all interno della comunit c inese ho incontrato soltanto
una donna originaria di Pechino che aveva attuato una migrazione al femminile e che
prevedeva un ricongiungimento familiare. All et di 37 anni lasci il proprio Paese e
la famiglia per trasferirsi in Italia, dopo vari lavori si stabil nel comune di Saluzzo,
ora attende l arrivo dei suoi figli. Racconta:
Mia famiglia arrivare dopo. Io stata prima poi arrivare i miei figli.
Queste forme di ricomposizione familiare determinano sia una ridefinizione
dei ruoli sia di reticolo sociale che era stato costruito prima dell arrivo dei membri
della famiglia: moglie e marito devono ristabilire la relazione di coppia perchŁ dopo
anni di separazione le due persone possono essere divenute estranee. Moltissimi
bambini e adolescenti cinesi hanno vissuto lontani dal proprio padre anche per piø di
dieci anni, alcuni addirittura non l hanno mai conosciuto perchØ al momento della
migrazione erano troppo piccoli, molti iniziano a vivere una vita familiare con
entrambi i genitori soltanto in Italia. I piø giovani si trovano a dover affrontare una
grande quantit di sfide, per esempio trovare dentr o di sØ risorse e motivazioni
importanti e consolidate per potersi inserire nella nuova scuola, imparare una nuova
lingua sia per comunicare nel quotidiano, sia per studiare ed apprendere. Al momento
dell arrivo nel nuovo paese vi possono essere inoltre altre emozioni e vissuti che
accompagnano la prima fase dopo il ricongiungimento, quali la scomparsa delle
illusioni e delle aspettative precedenti, o la perdita di stima nei confronti
dell immagine paterna, ritenuta fino a quel momento potente e prestigiosa, o ancora,
il confronto improvviso con relazioni e legami (della madre, ad esempio) inaspettati e
fonte di disagio. Graziella Favaro sostiene che: Spesso i ragazzi ri congiunti hanno
subito la decisione dei genitori o del genitore e si trovano a partire all improvviso,
senza averlo scelto o negoziato . L arrivo nel nuo vo paese comporta inizialmente
forme di dipendenza, perdita dei legami, dei riferimenti e dell immagine di sØ,
blocchi in un percorso di autonomia che sono difficili da accettare. L inserimento
scolastico in situazione di svantaggio linguistico, di ritardo rispetto alla classe, di
distanza nei confronti dei pari, acuisce inoltre il vissuto di isolamento e di perdita
(G.Favaro, 2000, p.105).