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1. CONFLITTO E NEGOZIAZIONE
1.1. Importanza della negoziazione
Le pratiche negoziali sono talmente diffuse nelle nostre esperienze di vita quotidiana che
spesso non ne siamo pienamente consapevoli. Ci viene richiesto di mostrare la nostra
abilit� negoziale ogni qual volta si presenti una divergenza di interessi o di punti di vista e
si desideri ricercare un accordo. Non negoziano solo individui singoli in interazione, ma
anche intere comunit� di individui, portatrici di interessi potenzialmente conflittuali.
Bazerman e Neale (1992) elencano numerosi fenomeni socioeconomici che portano la
negoziazione a divenire un�attivit� via via pi� frequente, diffusa e fondamentale. Tra essi vi
sono: la crescente mobilit� professionale, i continui processi di ristrutturazione aziendale,
la transizione verso una societ� multietnica, l�esplosione del settore dei servizi e la
globalizzazione. Queste evoluzioni, creando le condizioni per potenziali conflitti, rendono
la negoziazione uno strumento cruciale per fronteggiare il futuro.
Anche nell�ambito del management, nel XXI secolo, la parola chiave � network.
Secondo Arnoud De Meyer, professore alla Judge Business School di Cambridge, il
leader di successo dovr� essere in grado di guidare la sua company senza esercitare
alcuna autorit� formale, ma facendo leva sulla capacit� di convincere i collaboratori, di
�sedurre� per �ottenere� collaborazione. Dirigere �network di pari� sar� sempre pi�
necessario nelle organizzazioni per coinvolgere gli esperti che probabilmente non
accetteranno la gerarchia e, operare all�interno di reti di societ� e gruppi interdipendenti
(tratto da intervista a Arnoud De Meyer, Corriere della Sera, 9 marzo 2007, p. 41).
1.2. Definizione di negoziazione
In letteratura sono riportate diverse definizioni del termine negoziazione. Dalla loro analisi
comparata � possibile isolare schematicamente alcuni elementi caratteristici.
Innanzitutto, in una negoziazione si hanno sempre due o pi� parti interdipendenti (Rubin e
Brown, 1975). Rumiati e Pietroni (2001) definiscono le parti negoziali come attori,
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individuali o collettivi, con una particolare configurazione di interessi riguardo al modo in
cui le risorse oggetto del confitto possono essere condivise. Gli attori devono essere
riconosciuti da tutte le altre parti e hanno il diritto di partecipare alla spartizione/scambio
delle risorse. La negoziazione viene quindi definita come una modalit� per risolvere
divergenze di interessi, attuabile quando ciascuna delle parti possiede, ed � disposta a
cedere qualcosa di valore per l'altra (Rumiati, 2001).
Tali parti sono tra loro in comunicazione (Pruitt, 1981), con lo scopo manifesto di risolvere
un conflitto di interessi, nel quale sono ravisabili spazi di utilit� individuale e condivisa
(Druckman, 1977). Bazerman (1983) sottolinea la dimensione di decision making sociale
dei processi negoziali, in quanto, durante l�interazione, si hanno in genere processi di
ricerca di soluzioni e i meccanismi decisionali sono bilaterali (Bazerman e Lewicki, 1983).
Tale dimensione risulta molto influenzata dall'interpretazione soggettiva che i negoziatori
danno della disputa e degli argomenti di questa (Deutsch 1973, Kelley e Thibaut 1978).
Il conflitto non � sempre un fenomeno tangibile ed obiettivo, spesso esso si cela nelle
menti di coloro che ne sono coinvolti. Non � quindi possibile analizzarlo e comprenderlo
senza essere consapevoli delle modalit� con cui viene percepito e interpretato dai suoi
attori. L�insieme delle dinamiche cognitive ed emotive in base alle quali viene elaborata, da
ciascuna delle parti, la rappresentazione mentale della situazione conflittuale, � chiamata
da Klar, Bar-Tal e Kruglanski (1987) �schema del conflitto�.
La negoziazione infatti, prima ancora che un incontro tra "posizioni", di
divergenze/convergenze sui dettagli, � un incontro/scontro tra modelli.
Ognuno percepisce la realt� in modo diverso a seconda degli schemi mentali utilizzati
(vedi paragrafo 1.2.3).
Gli obiettivi, in una negoziazione, sono in genere predefiniti, ma spesso sono noti soltanto
nelle menti degli attori, non sono esplicitati. Per questi motivi l�arena negoziale �
caratterizzata da incertezza, alternative d�azione non predefinite.
La negoziazione cos� descritta risulta perfettamente distinguibile da altri tipi di interazione
sociale, come ad esempio, la persuasione o la presa di decisione in gruppo (Donohue,
Diez e Stahle, 1983). La negoziazione infatti va oltre la persuasione, cio� il portare la
controparte a fare qualcosa che ordinariamente non avrebbe fatto (Nemeth e Brilmayer,
1987). Mentre, nelle situazioni di presa di decisione nei gruppi, i partecipanti non hanno
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necessariamente sviluppato una serie di preferenze predefinite (Morris, 1970; Zartman,
1977). La negoziazione fa uso per� sia della persuasione che dell�attivit� di problem
solving per raggiungere accordi reciprocamente vantaggiosi e accettabili.
La negoziazione � solo uno dei possibili strumenti utilizzabili per risolvere situazioni di
divergenza di interessi. Altri strumenti possono essere l'impegno (bellico, politico,�),
l'arbitrato, la coercizione, il procedere per strade separate (ossia la rinuncia alla
negoziazione e la ricerca di soluzioni diverse per ottenere l'obiettivo che avrebbe dovuto
essere il risultato della negoziazione (Carnevale e Pruitt 1992).
Dall�analisi delle definizioni riportate � emerso l�elemento del �conflitto di interessi� tra le
parti accanto al �processo di ricerca di soluzioni�. Non viene per� indicato, se le situazioni
negoziali siano caratterizzate pi� da un incentivo a cooperare piuttosto che a competere.
Tale aspetto � stato oggetto di trattazione degli studiosi a livello delle strategie negoziali
adottabili. Oltre alle strategie negoziali vi sono alcune questioni collegate che verranno
definite meglio: le situazioni in cui si applica la negoziazione; le dinamiche cognitive e la
gestione delle dinamiche interpersonali.
1.2.1. Situazioni in cui si applica la negoziazione
In generale, affinch� negoziare sia conveniente, � necessario che le relazioni di scambio o
cooperazione abbiano qualche vantaggio per tutte le parti, ovvero che esista una possibile
"zona di accordo". Inoltre, la scelta di negoziare o meno dipende dalla convenienza
relativa di tale meccanismo rispetto ad altri (es. l�arbitrato, la lotta,�) che possono risultare
pi� efficaci o meno costosi in termini di tempo e risorse.
In letteratura viene anche riportato come non tutte le personalit�, le mentalit� e le culture
siano ugualmente adatte alla negoziazione, mostrando, ad esempio, come le personalit�
autoritarie siano particolarmente in difficolt� e inefficaci nei contesti negoziali (Rubin e
Brown, 1975). Fattori che invece risultano favorire la cooperativit� negoziale sono il grado
di istruzione e lo status sociale, l�autostima e la sicurezza in s� e un atteggiamento
avverso al rischio piuttosto che propenso ad esso (Rubin e Brown, 1975).
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1.2.2. Le strategie negoziali
Pruitt e Carnevale (Pruitt, Carnevale, 1993) analizzano le possibili strategie messe in atto
nelle situazioni di conflitto classificandole in:
- strategia negoziale della �lotta� (contending), cercare di risolvere il conflitto secondo le
proprie condizioni, senza prestare alcuna attenzione agli interessi della controparte;
- approccio di problem solving, cercare di individuare una soluzione creativa che soddisfi
entrambe le parti;
- soluzione di �mero compromesso�, individuare un punto intermedio tra le proprie
richieste e quelle della controparte (soluzione tendenzialmente veloce e poco costosa
che non soddisfa pienamente nessuna delle parti);
- strategia di �resa� (yielding), cedere strategicamente alle richieste della controparte per
ottenere future concessioni su questioni ritenute pi� importanti;
- strategia del �non agire�, sospendere ogni decisione circa le modalit� con cui
affrontare il conflitto;
- strategia della �ritirata� (withdrawing), ritirarsi dal conflitto.
Si pu� innanzitutto osservare che in una situazione potenzialmente risolvibile con la
negoziazione le parti non conoscono i vincoli, le alternative e le preferenze delle altre parti,
per cui i primi passi sono sempre esplorativi e interlocutori per cercare di chiarire interessi
e posizioni, prima di trattare.
Razionalmente, appare essenziale che la fase esplorativa preceda quella della trattativa,
tuttavia la comunicazione/cessione di informazioni viene spesso vista come un rischio, non
essendo assicurata la reciprocit� dello scambio di informazioni. Da qui nasce il dilemma
�comunicare o non comunicare�, secondo la struttura del famoso dilemma del prigioniero
(Axelrod, 1984; Lax e Sebenius, 1986).
In letteratura diversi contributi sottolineano due possibili atteggiamenti di fondo nei
processi negoziali, definendoli con termini simili: "duro" e "morbido" (Fisher e Ury, 1981),
"competitivo" e "cooperativo" (Lax e Sebenius, 1986), "distributivo" e "integrativo" (Raiffa,
1982).
Approccio duro, distributivo o competitivo
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L�approccio duro, distributivo o competitivo � un approccio di contrattazione, in cui le parti
cercano di dividere l'oggetto negoziale con l'obiettivo di vincere il pi� possibile a discapito
della controparte. Pu� consentire notevoli guadagni, comportando, per�, anche un elevato
rischio di subire perdite, sia in termini di risorse sia in termini di qualit� della relazione,
nonch� di reputazione qualora si utilizzino tattiche ingannevoli. Per questi motivi, tale
approccio � presente pi� spesso nelle relazioni occasionali ed � meno utilizzato per i
rapporti pi� duraturi, in cui si preferisce l'impiego della strategia integrativa, basata sulla
collaborazione.
Approccio morbido, cooperativo o integrativo
L�approccio morbido, cooperativo o integrativo consiste in una strategia collaborativa,
caratterizzata da comunicazione e trasparenza. Le controparti valutano insieme la
possibilit� di trovare un accordo in cui si pu� aumentare il valore dell'accordo stesso prima
di dividerlo. Si tratta di situazioni in cui l'oggetto negoziale non � unico e indivisibile, gli
oggetti della trattative sono diversi e quindi si possono individuare elementi di scambio che
permettono a ciascuna delle controparti di trovare soddisfazione nella relazione.
In sostanza, cooperare nei processi negoziali significa essere aperti, creativi, condividere
le informazioni, comunicare in maniera chiara e focalizzare l'attenzione e gli sforzi sullo
sviluppo di interessi comuni.
Competere significa, invece, nascondere informazioni utili alla controparte, concedere
poco ed esagerare il valore di ogni concessione, accettare solo accordi altamente
favorevoli e sfruttare e cooptare il valore prodotto dalla controparte.
Lax e Sebenius (1986) suggeriscono che nella maggior parte dei processi negoziali sia
meglio utilizzare entrambi gli approcci, integrativo e distributivo, e definiscono "dilemma
del negoziatore" la difficolt� dello stabilire il momento di applicazione dell'uno e dell'altro
approccio. Ci si chiede infatti se comunicare certe informazioni alla controparte sia
conveniente. Per certi versi l'esito potrebbe essere migliore per entrambe le parti se si
comunicasse, ma ognuno, non sapendo cosa far� l'altro, e come l�altro vorr� utilizzare le
informazioni trasmesse con una comunicazione aperta, pu� essere indotto a scegliere di
non comunicare, lasciandosi guidare dalla sua visione del problema, prodotta a seguito del
suo solo investimento cognitivo.