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Art. 1 - La scuola è luogo di formazione e di educazione informata ai valori democratici ed è volta
alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni.Essa opera per garantire la formazione del
cittadino, la realizzazione del diritto allo studio, lo sviluppo della personalità e delle potenzialità di
ciascun alunno, oltre che il recupero delle situazioni di svantaggio, attraverso la valorizzazione
dell'identità, della responsabilità ed autonomia della persona, consentendo la libertà di espressione,
di pensiero, di coscienza e di religione.
Inoltre, conforme agli artt. 1.2 e 3.2 del Dpr 275 del 1999, è la constatazione che la
collocazione periferica della scuola e le condizioni di disagio di molti abitanti del quartiere
portino inevitabilmente a investire la struttura scolastica di quel ruolo aggregante necessario
alla crescita e al miglioramento delle condizioni generali della vita dei giovani della zona. A
tal proposito, il Pof precisa che “Il quartiere offre servizi sociali insufficienti a soddisfare il
bisogno di aggregazione extrascolastica ed extrafamiliare degli adolescenti”.
A tale scopo come è precisato nella Carta per la qualità allegata al Pof, la scuola secondaria
di 1° grado, in attuazione dell’art. 34 della Costituzione italiana:
a. mira alla crescita delle capacità autonome di studio e al rafforzamento delle attitudini
all’interazione sociale;
b. sviluppa progressivamente le competenze e le capacità di scelta corrispondenti alle
attitudini e alle vocazioni degli allievi;
c. fornisce strumenti adeguati alla prosecuzione del percorso di istruzione e di
formazione;
d. aiuta ad orientarsi per la successiva scelta di istruzione e formazione.
In effetti anche il Comune, come si legge nel Dpr 165/ 2001, collabora con la scuola per
supportarla nel suo ruolo di sostegno e recupero dei giovani. Infatti, la scuola aderisce al
progetto del Comune “Attivazione consulenza psicologica” consistente in visite agli alunni
segnalati dai docenti, dialogo con le famiglie interessate e corsi inerenti le tematiche
preadolescenziali. Proprio nella classe da me osservata è stato richiesto l’intervento di una
psicologa che ha messo in luce una tematica quale quella del “bullismo” a suo parere presente
nella classe in questione ma negato assolutamente dai docenti.
Accanto a questo progetto, esiste un protocollo d’intesa vigente, in comunione col Comune,
per aiutare e seguire nello studio e nelle attività extrascolastiche offerte dalla scuola, , una
collaborazione delle scuole con i Servizi sociali del Comune e con l’Associazione territoriale
“Ragazzi in cammino”.
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Tutti questi interventi appaiono pienamente rispondenti a quel principio di Sussidiarietà
descritto nella legge 3/2001. Anche l’On. Giuliano Amato, ex Presidente del Consiglio dei
Ministri, nel convegno dal titolo
”Più società fa bene allo Stato: la sussidiarietà per le riforme del Paese” ha affermato:
“La sussidiarietà di cui c’era e c’è bisogno è la sussidiarietà espressiva della solidarietà e
della responsabilità, per ciascuno di noi, di farsi carico degli altri prima ancora che di se
stesso, in fondo allo scopo di essere responsabile di se stesso.
Man mano che lo Stato riduce i propri spazi di influenza, si allarga la sfera delle
individualità, che però non possono essere lasciate a se stesse.
Perciò deve essere incoraggiata, promossa e non certo soffocata quella rete di fenomeni
collettivi, di comunità intermedie che realizzano forme concrete di solidarietà e che, grazie a
questo, sono in grado di entrare in rapporto con i singoli”.
Sempre in ottemperanza con l’art. 8 della legge 104/1992, la scuola prevede dei programmi di
integrazione e assistenza per i diversamente abili (attraverso insegnanti di sostegno, colloqui
con psicologi infantili, e trasporto casa-scuola con bus-navetta del Comune).
Il diritto all’istruzione e alla integrazione scolastica dei disabili si fonda sugli articoli 3 e 34
della Costituzione. L’alunno disabile si inserisce già nella scuola dell’infanzia, può
frequentare la scuola dell’obbligo fino a diciotto anni.
La sentenza della Corte costituzionale n° 215 del 1998 estende il diritto alla frequenza anche
alle scuole di secondo grado.
Nella normativa ricchissima è la parte concernente l’integrazione del disabile: la costituzione
di gruppi di studio e di lavoro a livello provinciale e d’istituto, l’attenzione al passaggio da
una scuola all’altra, le modalità specifiche di valutazione nella scuola dell’obbligo e nella
superiore, le prove d’esame, la contitolarità dei docenti di sostegno che partecipano con diritto
di voto alla valutazione di tutti gli alunni della classe, il numero massimo degli alunni per
classe in presenza di un handicappato, la qualificazione professionale del personale docente
con corsi di specializzazione polivalente, norme specifiche per le nomine degli insegnanti di
sostegno nelle supplenze annuali e temporanee.
Come sottolineato poc’anzi, sta molto a cuore dell’istituzione scolastica, specie in presenza di
situazioni di disagio sociale e familiare, la presenza di programmi di prevenzione della
dispersione scolastica attraverso il controllo sistematico delle assenze, corsi di recupero
pomeridiano per gruppi ristretti di alunni, nonché i progetti “Continuità” e “Orientamento”,
allegati al documento del Pof, che accompagnano i ragazzi nel passaggio rispettivamente dalla
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scuola primaria alla scuola secondaria inferiore e da quest’ultima alla scuola secondaria
superiore attraverso i consueti incontri di orientamento con i docenti delle varie scuole del
territorio.
La scuola per parte sua ha combattuto la dispersione scolastica, almeno fino all’inizio degli
anni ’90, sostanzialmente con due strumenti, uno ufficiale e l’altro no: lo strumento dei
progetti attraverso il quale si sono create competenze e sviluppate esperienze interessanti,
convogliando su di essi fondi e risorse, ma anche con qualche rischio di creare burocrazie e
sovrastrutture professionali.
Ma la dispersione scolastica, l’abbandono, l’insuccesso scolastico, portano drammaticamente
il discorso dell’esclusione all’interno della scuola. La scuola, da agente contro la dispersione,
è essa stessa spesso causa di dispersione se affronta queste problematiche in modo rigido,
convenzionale, autoritario, falsamente egualitario, e ha in sé - insomma- tutte quelle negatività
presenti nella società che quelle persone in difficoltà ha già escluso.
A tal proposito, Giambattista Amenta, docente di Psicologia speciale presso la facoltà di
Scienze della Formazione primaria di Palermo, nel libro dal titolo “ Gestire il disagio a
scuola” ritiene che una difficoltà sempre più frequente negli insegnanti sia, oggi, quella di
non sapere come gestire situazioni nelle quali bambini o adolescenti aggrediscono, giocano o
disturbano, impedendo agli altri di lavorare. Ciò su cui bisogna puntare a suo parere è
l’ascolto per individuare tempestivamente o in medias res effettivi disagi.
Accanto a queste ricerche si deve considerare la normativa vigente sulla dispersione scolastica
e sull’operato in contesti difficili del 2004/05 che prevede anche introiti maggiorati per quei
docenti che si trovano ad operare in questo genere di contesti e che tutelano anche il docente e
non solo lo studente.
Nell’ambito dell’autonomia didattica, in rispondenza all’art. 3 del Dpr 275/1999, si legge
l’esplicitazione della progettazione scolastica divisa in curricolare ed extracurricolare,
educativa e formativa. La scuola, quindi, cerca di definire i suoi “percorsi didattici in modo
funzionale al successo formativo degli alunni” e cerca di adottare una certa “flessibilità” di
orari e di organizzazione. A proposito di ciò si può osservare che nella scuola le due classi
terze (3^ D e 3 ^E) che seguono il bilinguismo e la 3^A che sin dalla 1^ ha introdotto
l’insegnamento aggiuntivo del francese, svolgono 33 ore settimanali entrando ogni giorno alle
ore 8.00 e uscendo alle 13.30, a differenza delle altre terze a tempo normale che entrano
mezz’ora dopo ogni giorno e raggiungono un monte ore settimanale di 30 ore.
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Il Pof, inoltre, ci tiene a precisare che, in ottemperanza alla Legge 53/2003, le classi prime e
seconde implicate nel processo di riforma scolastica, hanno un totale di 33 h settimanali
ripartite però in 27 ore di insegnamento base e 6 ore di attività facoltative opzionali.
Prima di giungere alle attività extracurricolari il Pof dedica un paragrafo alle attività
laboratoriali che vengono svolte nelle ore diurne dei mesi di novembre e febbraio secondo
quanto è previsto dalla norma vigente che prevede di poter gestire in vario modo e
flessibilmente il 15% dell’orario annuale (art. 4 del dpr. 275/1999). Durante queste due
settimane, le attività didattiche normali vengono sospese e ci si è accordati in modo tale da far
sì che la maggior parte dei docenti articoli il suo orario settimanale in 9+9 ore concentrate in
sole due classi.
Le attività svolte in queste ore quest’anno andranno a convergere secondo le direttive del
Collegio dei Docenti, nel progetto dal titolo: “Territorio, risorse e tradizioni”.
La classe 3^B nella quale ho svolto il mio intervento didattico, ad esempio, svolge i seguenti
laboratori:
1) La rappresentazione delle informazioni
2) Emigrazione e sfruttamento dei minori nel lavoro
3) Biotecnologie per tutti
Nel paragrafo sulle attività extracurricolari, è interessante notare il riferimento alle “equipe
pedagogiche” responsabili della loro organizzazione. Accanto alle equipe pedagogiche, si
occupano della progettazione delle attività extracurricolari anche “gruppi di docenti o docenti
singoli” senza ulteriori specificazioni.
Queste attività sono state concentrate tutte nelle ore pomeridiane e si tripartiscono in attività
di arricchimento, ampliamento e miglioramento dell’offerta formativa. Nella postilla c’è
anche un ulteriore richiamo al concetto di “unione del fare e sapere” che si propongono di
raggiungere queste attività fondendo teoria e pratica attiva.
Le attività extracurriculari di arricchimento, deliberate del Collegio dei docenti e dal
Consiglio d’istituto, riguardano:
1) Le lingue straniere (nello specifico la lingua inglese attraverso insegnanti di
madrelingua che fanno capo a una scuola d’inglese presente nel territorio di Molfetta; oltre
alle 80 ore previste di insegnamento aggiuntivo di francese per la classe 3^A);
2) Informatica ed utilizzo del computer per le classi terze che ne sono totalmente a
digiuno e per quelle che avevano già aderito negli anni precedenti.
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3) Attività sportiva aggiuntiva di pallavolo, atletica leggera, minivolley, ginnastica
ritmica.
All’interno delle attività di arricchimento e miglioramento troviamo, invece, i progetti
SALOS e AMOF che si svolgono a discrezione dei docenti e possono venire attuati in classi
singole o aperte. In tali progetti si inscrivono: Il presepe a scuola; Primo incontro con il
latino; Laboratorio di ceramica; Canto di Natale; Musical: La Divina Commedia; Dolci
Melodie Molfettesi; I figli dei Salinari; Natale in musica; Recupero matematica; Il giornale a
scuola; Recupero Italiano; Miglioriamo il nostro inglese (Recupero); Settimana Santa a
Molfetta; Perfezioniamoci (Recupero francese); Veglioncino di Carnevale.
Come si può vedere tutte queste attività sono mescolate ai laboratori e alle forme di
potenziamento in un unico elenco senza una definita differenziazione. Questo può far pensare
ad un assetto più flessibile e autonomo della scuola sulla normativa della riforma all’interno
della denominazione e suddivisione delle attività svolte.
Nella scuola, inoltre, sono presenti, accanto ai progetti AMOF e SALOS, ulteriori progetti
quali:
Progetto Orientamento (orientamento per le classi terze svolto dai docenti delle scuole
superiori)
Progetto Continuità educativa (orientamento svolto dai docenti della scuola verso le
scuole elementari)
Visite guidate e viaggi d’Istruzione (per le classi terze la gita non è giornaliera ma
della durata di 3-4 giorni e quest’anno vedrà come destinazione Roma)
Sicurezza e protezione Civile (partecipazione della scuola ad iniziative della Lega
Italiana per la lotta contro i tumori e per la trattazione di problemi inerenti la salute;
dell’AVIS, del SER, e della Croce Rossa per la realizzazione di corsi di primo
soccorso; dell’UNICEF Italia, della ASL BA/2 per il programma di educazione alla
salute respiratoria e prevenzione del tabagismo).
L’ultima sezione del Pof in esame riguarda le verifiche e le forme di valutazione adottate dalla
scuola. Ovviamente, considerando il fatto che solo le classi prime e seconde seguono la
riforma, per queste ultime è stato previsto un portfolio delle competenze individuali per ogni
studente nel quale raccogliere quei compiti o elaborati che meglio rappresentino l’alunno,
selezionati dallo stesso studente, dal docente e dai genitori. Su questo punto una certa
confusione si è originata nel Consiglio di classe e nel dirigente scolastico sulle modalità di
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utilizzo del portfolio. Essi infatti, non a torto a mio parere, sottolineavano il fatto che il
portfolio, secondo quanto previsto dalla normativa, dovrebbe essere consegnato in copia alle
famiglie mentre l’originale resterebbe all’istituto.
Il Dirigente scolastico era giustamente contrariato dal fatto che in tal modo nell’istituto si
sarebbero accumulate caterve di portfolii che sarebbero andati ad intasare col passare degli
anni gli archivi. Inoltre, un altro aspetto interessante messo in evidenza dal Dirigente
scolastico è stato il seguente: alla fine della scuola media il portfolio dovrebbe passare in
teoria alle scuole superiori per essere ulteriormente arricchito ma se le scuole superiori non ne
fanno esplicita richiesta come ci si comporta? Sicuramente le scuole medie non possono
consegnarli se non sono stati richiesti né possono essere consegnate le copie date alle famiglie
perché, per l’appunto, quelle sono esclusivamente di loro proprietà.
Questa questione a mio parere trova in parte una soluzione e chiarificazione nella lettura del
Codice in materia di trattamento dei dati personali (n. 196/2003). Infatti, quest’ultimo a
proposito del portfolio parla di una “breve conservazione dei dati” da parte dell’istituzione
pubblica e più precisamente all’art. 11 comma 1 lett. E, leggiamo:
Breve conservazione dei dati
Occorre individuare brevi periodi di eventuale conservazione dei dati personali
raccolti nel Portfolio, in modo tale che gli stessi siano conservati solo in una forma che
consenta di identificare gli interessati per un periodo di tempo non superiore a quello
necessario agli scopi per i quali essi sono stati raccolti e successivamente trattati.
Mentre, riguardo il problema di chi debba consegnare il portfolio alla scuola di ordine
successivo, una soluzione si potrebbe trovare negli allegati B e C del d.lg 59/2004 nonché
nella prosecuzione del suddetto articolo:
Rilascio all'interessato
Il Portfolio (alla stregua di quanto indicato negli allegati B e C al citato d.lg. n.
59/2004, secondo cui, nel passaggio al ciclo scolastico successivo, il Portfolio "si
innesta su quello portato" dall'alunno) deve essere rilasciato allo studente alla fine del
corso degli studi, affinché lo stesso lo consegni, solo ove ciò sia previsto, al nuovo
istituto scolastico.
Da tali articoli si evince, quindi che la scuola come un qualsiasi altro ente ha diritto allo
smaltimento dei dati raccolti dopo un breve periodo e che non è tenuta in prima persona a
consegnare i portfolii né volontariamente né su richiesta perché essi a differenza di come si
pensava nel consiglio di classe a cui ho assistito, devono essere portati nella scuola superiore
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che ne fa richiesta, dagli studenti. A tal proposito viene in aiuto l’art. 16 comma 1, del Codice
in materia di trattamento dei dati personali che attesta:
Art. 16
(Cessazione del trattamento)
1. In caso di cessazione, per qualsiasi causa, di un trattamento i dati sono:
a) distrutti;
b) ceduti ad altro titolare, purche' destinati ad un trattamento in termini compatibili
agli scopi per i quali i dati sono raccolti;
c) conservati per fini esclusivamente personali e non destinati ad una comunicazione
sistematica o alla diffusione;
d) conservati o ceduti ad altro titolare, per scopi storici, statistici o scientifici, in
conformita' alla legge, ai regolamenti, alla normativa comunitaria e ai codici di
deontologia e di buona condotta sottoscritti ai sensi dell'articolo 12.
Tornando all’osservazione delle verifiche presenti nel Pof, fra i documenti di valutazione, per
le classi prime e seconde, questa scuola ha progettato e strutturato un portfolio delle
competenze individuali, attenendosi alla legge 53, cm 84/2005, avente una funzione valutativa
e orientativa.
La funzione valutativa del portfolio progettato viene esercitata in tre diverse modalità fra loro
complementari:
accertamento e valutazione del prodotto finale (la formazione), mediante misurazione e
valutazione delle conoscenze, abilità e competenze acquisite dall’alunno (valutazione
sommativa);
controllo e valutazione del processo d’insegnamento/apprendimento, mediante
l’osservazione dell’alunno e delle sue prestazioni scolastiche per sostenerlo durante il
processo di apprendimento e migliorare quello d’insegnamento (valutazione formativa,
orientativa, continua);
esplorazione e valutazione mediante l’autoriflessione dell’alunno, il racconto di sé,
l’autobiografia personale, culturale e umana.
La funzione orientativa del portfolio viene assicurata dando all’alunno la possibilità di
tracciare la propria biografia cognitiva e non cognitiva, per esplorarsi, conoscersi, interrogarsi
e rispondere alle tipiche domande: “chi sono”, “dove sono”, “dove vado” (auto-orientamento).
Per la valutazione complessiva sono predisposti strumenti di rilevazione riguardanti una
prima valutazione dell'efficacia dell’azione didattica effettuata dal singolo docente,
successivamente dai singoli consigli di classe e dal collegio dei docenti.