Se i concetti filosofici di A Sand County Almanac sono velati nella prima e
nella seconda parte dell'opera, diventano espliciti nella terza parte. Nell'ambito della
terza parte la prosa dall'autore cambia diventando più filosofica e scientifica. Nella
terza parte viene descritto un uomo nuovo che vive in un certo modo il suo rapporto
con la natura. Si descrive, cioè, la coscienza di un uomo che non esiste ancora, di una
figura umana che si staglia completamente nella dimensione del futuro. Quest'uomo è
colui che avrà preso coscienza e avrà interiorizzato determinati insegnamenti, che gli
permetteranno di "guardare" con occhi diversi la natura. Egli non considererà più la
natura come una realtà da sfruttare a suo piacimento, ma la considererà come una
realtà da rispettare proprio come il suo simile. Questo sembra essere l'insegnamento
fondamentale di A Sand County Almanac.
Vista questa conclusione non meraviglia affatto lo sconcerto che poteva
provare il lettore del 1949, al quale era stato insegnato tutto il contrario. Per di più
questi insegnamenti gli provenivano dalla stessa fonte, dallo stesso autore. Possiamo
immaginarlo, mentre richiude A Sand County Almanac dopo aver letto l'ultima
pagina, e ricontrolla il frontespizio del testo per vedere se si tratta dello stesso autore
da lui conosciuto. Possiamo immaginare anche la sua meraviglia, nell'appurare che il
professore di Game Management dell'Università del Wisconsin si fosse messo a fare,
oltre al guardaboschi, anche il filosofo. Possiamo ancora immaginarlo, questo lettore
del 1949 figlio del suo tempo, mentre alzando le spalle ripone nella sua libreria
questo "strano" libro, senza sapere di aver appena posato la "bibbia" del moderno
Movimento Ambientalista, scritta lettera per lettera dal suo "profeta": Aldo Leopold.
II . Rand Aldo Starker Leopold
2
nasce l'11 gennaio 1887 a Burlington nello
stato dell'Iowa, primo dei quattro figli di Carl Leopold e Clara Starker. Frequenta la
Prospect Hill School di Burlington fino al 1903 eccellendo in modo particolare nello
studio dei classici, della storia e della letteratura inglese. Dal gennaio del 1904 al
maggio 1905 frequenta la Lawernceville School nel New Jersey per poi passare alla
Sheffield Scientific School di Yale. Dal 1906 frequenta i corsi della Yale Forest
School che gli frutteranno la laurea in selvicoltura nel 1909.
La Yale Forest School era una istituzione creata nel 1900 con i contributi della
famiglia Pinchot. Negli anni a venire questa scuola sarebbe stata riconosciuta come
l'istituto più importante di studi sulla produttività naturale. In questo istituto si
sviluppò il cosiddetto "movimento di conservazione della natura" ad opera di Gifford
Pinchot, personaggio alquanto significativo nella politica ambientale degli U.S.A.
Sotto l'amministrazione Roosevelt, Pinchot lavorò come capo della Guardia Forestale
organizzando nel 1905 il servizio forestale americano. Secondo Pinchot, la politica
fondamentale della civiltà umana ha come oggetto lo sviluppo e l'uso della terra e
delle sue risorse per il benessere duraturo dell'uomo. L'idea fondamentale di questa
politica era che la natura deve essere diretta dall'uomo che, grazie alla scienza, ha la
possibilità di rendere i processi naturali più produttivi e i raccolti più abbondanti. Le
risorse naturali quali, ad esempio, foreste e animali, devono essere trattate come
raccolti da seminare, raccogliere e coltivare da "mani" scientificamente esperte. La
formazione di Leopold deve dunque essere "inquadrata" in un siffatto clima culturale.
Nel 1909 Leopold inizia la sua carriera presso l'U.S. Forest Service che gli
assegna il controllo delle foreste dell'Arizona sudorientale. Nel 1911 viene trasferito
nella Foresta Nazionale di Carson nel New Mexico settentrionale in qualità di
supervisore aggiunto e, in un secondo momento, di supervisore. In questo periodo
Leopold compila un bollettino informativo - irrilevante dal punto di vista filosofico -
sul numero e sullo stato di salute dei pini della foresta di Carson.
Il 9 ottobre 1912 Leopold sposa a Santa Fè Estella Bergere che gli darà cinque
figli: Starker, 1913; Luna, 1915; Nina, 1917; Carl, 1919 ed Estella, 1927. L'anno
successivo Leopold viene assegnato all'ufficio pascoli della sede centrale del U.S.
Forest Service nel distretto di Albuquerque in New Mexico. Nel 1915 compone un
piccolo saggio sulla ricreazione all'aperto e la caccia. Nel 1918, dopo l'entrata degli
Stati Uniti nella Prima Guerra Mondiale, Leopold abbandona il servizio all'U.S.
Forest Service per occupare la carica di segretario presso la Camera di Commercio di
Albuquerque. Nel 1919 riprende il suo servizio all'U.S. Forest Service come
guardaboschi di distretto, le sue mansioni vanno dall'organizzazione del bussiness al
controllo degli incendi.
Nel 1922 Leopold presenta una proposta formale all'U.S. Forest Service per
amministrare la foresta di Gila come un'area selvaggia; i programmi di questa
proposta furono attuati il 3 giugno del 1924. Nel 1923 Leopold completa il suo
2
Per quanto riguarda le notizie biografiche su Leopold ci siamo basati principalmente su Susan L. Flader, Thinking like
a Mountain. Aldo Leopold and the Evolution of an Ecological Attitude toward Deer, Wolves and Forests, The
University of Wisconsin Press, Columbia 1974 e su Curt Meine, Aldo Leopold's Early Years, contenuto in J. Baird
Callicott, Companion to A Sand County Almanac, cit., pp. 17 - 39, ed ancora sulla biografia contenuta nel sito internet
della Aldo Leopold Foundation: www.aldoleopold.org .
Watershed Handbook, un manuale sugli spartiacque denso di osservazioni e
riflessioni maturate durante i numerosi giri d'ispezione nelle foreste sudoccidentali.
Nel 1924 Leopold viene nominato Direttore associato del Forest Products Laboratory
a Madison, carica che lascerà nel 1928 per condurre una serie di esami sulle foreste
degli stati del Midwest. I risultati di questi esami furono pubblicati in un sommario
nel 1931. Nel dicembre del 1929 viene nominato Presidente nella Conferenza sulla
cacciagione in America del Game Policy Institute.
Nel luglio del 1933, Leopold accetta la cattedra di Game Management presso
l'Università del Wisconsin. In quello stesso anno pubblica l'opera Game Management
dove sostiene l'idea che la produttività e l'efficienza sono i valori decisivi nella
relazione che l'uomo ha con la natura. In sostanza, ripercorrendo le idee che erano già
state di Pinchot, Leopold sostiene in quest'opera che la gestione "scientifica" deve
abbracciare non solo la natura, ma anche la selvaggina. Animali come, ad esempio, i
cervi e le quaglie, secondo i principi espressi in quest'opera, dovrebbero essere
considerati e gestiti come il grano: si dovrebbe, cioè, programmare il loro sviluppo,
manipolazione e raccolta. Ben presto Game Management sarebbe diventato il testo di
riferimento principale per la professione del Wild-life Manager.
Nel 1935 Leopold contribuisce a fondare la Wilderness Society, mentre ad
aprile dello stesso anno acquista, nei pressi di Baraboo in Wisconsin, una fattoria
("the Shack") vicina al Wisconsin River. Leopold ripete l'esperienza già fatta da
uomini come Thoreau e White, di ritirarsi in una zona selvaggia allo scopo di
ristabilire un contatto diretto ed intimo con la natura. Tuttavia, in autunno Leopold si
reca in Germania per studiare selvicoltura insieme all'amico Carl Schurz.
Nel 1936 contribuisce a fondare una società di specialisti di animali e piante
selvatiche; l'anno successivo la società avrebbe assunto il nome di Wildlife Society.
Nel settembre del 1936, Leopold fa due viaggi al Rio Gavilan in Chihuahua nel
Messico. A questo periodo risale la "svolta ecologista" del suo pensiero. Osservando
l'intatta e selvatica bellezza di quei luoghi, Leopold si rese conto che fino a quel
momento aveva visto solo terra "ammalata". La "malattia" della terra, secondo
Leopold, era dovuta alla sua gestione unicamente economica che produceva
conseguenze ecologiche estremamente negative. Queste conclusioni spingono
Leopold a rielaborare l'idea della terra; si passa così dall'idea della terra come
"risorsa" all'idea della terra come "comunità biotica". L'idea della "comunità biotica",
che avremmo modo di analizzare - insieme ai seguenti concetti espressi tra virgolette
- all'interno del presente lavoro, spinge l'uomo a riconoscere a tutte le specie -
predatori compresi - una sorta di "diritto biotico" alla sopravvivenza deducibile dal
ruolo svolto dall'ente non umano all'interno della comunità. Questa idea, infine,
spinge l'uomo ad abbandonare l'ideologia agronomica dello "sviluppo" della terra per
abbracciare la nuova "coscienza ecologica".
Nel 1939 Leopold viene eletto Presidente del nuovo Dipartimento di Wildlife
Management dell'Università del Wisconsin. Nel 1941 sviluppa i bozzetti di un saggio
sull'ecologia, mentre nel 1943 è designato dal Governatore di Wisconsin a presiedere
una commissione per la conservazione, ove si stava svolgendo un acceso dibattito
inerente la politica da adottare intorno alla gestione dei cervi.
Nel mentre, Leopold stava elaborando e componendo un nuovo libro che
sottopose al giudizio degli organi competenti dell'Università di Oxford nel 1947; la
notifica di accettazione dell'opera fu emanata il 14 aprile 1948. L'opera in questione
era titolata Great Possessions. Leopold muore il 21 aprile 1948, colpito da un infarto
mentre aiutava un vicino a spegnere un fuoco scoppiato nella sua fattoria. Nel 1949 la
redazione finale di Great Possessions curata da Luna B. Leopold fu pubblicata
dall'Università di Oxford con il titolo di A Sand County Almanac and Sketches Here
and There, per evitare che l'opera fosse confusa con un testo di Charles Dickens.
III . Da quanto detto poc'anzi si può facilmente notare che le posizioni
fondamentali assunte da Leopold per quanto riguarda l'interazione uomo - ambiente
sono essenzialmente due. La prima, contenuta nell'opera Game Management del
1933, aderisce con le idee di Pinchot; la seconda, contenuta in A Sand County
Almanac del 1949, prospetta una soluzione radicalmente ecocentrica. In questa sede
ci soffermeremo brevemente sulla prima posizione di Leopold.
Il problema fondamentale che Game Management intende risolvere è quello di
rendere illegittima una certa interazione tra l'uomo e la terra. All'interazione uomo -
terra che promuove un uso incontrollato di quest'ultima, si deve sostituire
un'interazione modellata su un utilizzo "scientifico" della natura. L'idea fondamentale
che sottende a questa concezione è la natura intesa come «risorsa» o come complesso
di «risorse». L'utilizzo "scientifico" di queste risorse concerne una loro
amministrazione, manipolazione e riorganizzazione razionale. Ciò è necessario,
secondo Leopold, giacché uno sfruttamento maldestro e incontrollato limita o -
peggio ancora - distrugge irrimediabilmente e in modo permanente l'utilità delle
risorse.
Le risorse naturali, come vedremo meglio nel primo capitolo del presente
lavoro, sono dunque intese come mezzi che, in quanto tali, servono per il
conseguimento di un fine. Questo fine è il soddisfacimento delle necessità umane.
Queste argomentazioni interessano la filosofia poiché, per la prima volta nella storia
del pensiero, si riconosce alla natura un più spiccato valore strumentale. Si affaccia
per la prima volta l'idea che la natura, lungi dall'essere un insieme di risorse illimitate
e inesauribili, sia un insieme di risorse limitate e finite. Questa nuova concezione
nasce dal fatto che l'uomo, grazie allo sviluppo della tecnologia, possiede un potere
nei confronti della natura che prima non aveva. Questo potere mette l'uomo nelle
condizioni di intaccare - se la sua interazione con la natura è di un certo tipo - i
processi naturali che regolano il funzionamento dell'ambiente.
E' evidente allora che, in virtù di questo enorme potere, l'uomo non può - o
meglio, non deve - sfruttare in modo sregolato queste risorse. Un siffatto uso di
queste ultime, infatti, intaccherebbe in modo permanente la loro utilità, determinando
una notevole quantità di ripercussioni negative sulla qualità della vita umana. A
queste pratiche dissennate di uso della terra, deve essere sostituito un uso saggio e
responsabile di queste risorse, allo scopo di evitare quelle ripercussioni negative. E'
evidente, allora, che l'uso responsabile della terra deve essere promosso non perché in
caso contrario si distruggono queste risorse, bensì perché la distruzione di queste
risorse compromette la qualità della vita umana. Detto in altri termini, il Leopold di
Game Management non riconosce ancora alla natura un valore morale intrinseco, ma
al contrario le riconosce un valore strumentale. Secondo questa concezione, dunque,
l'ente che possiede un valore morale intrinseco è unicamente l'uomo, mentre tutto ciò
che è diverso dall'uomo - ossia l'ente non umano: animali, piante, acque, terra etc. - è
provvisto unicamente di un valore strumentale.
Dall'ottica di Game Management il comportamento immorale dell'uomo
consiste proprio in quest'uso sregolato delle risorse naturali. L'immoralità di questo
particolare uso della natura, però, non risiede nel comportamento in se stesso, bensì
nelle conseguenze di questo comportamento. Le conseguenze rilevanti dal punto di
vista morale non sono le distruzioni delle varie risorse naturali, quanto piuttosto
quelle che compromettono la qualità della vita umana. Usare la natura in modo
sregolato, cioè, danneggia in ultima istanza quell'ente che solo possiede un valore
morale intrinseco; ossia l'uomo. Non importa, dunque, che si distruggano le risorse
naturali per la natura in se stessa, ma importa che si distruggano perché la qualità
della vita umana risente di questa distruzione.
Per evitare queste spiacevoli conseguenze, Game Management proponeva
un'etica ambientale tesa a legittimare un uso razionale della terra che avrebbe
restaurato la sua efficienza e la sua produttività originaria. Una siffatta etica
ambientale, allora, doveva "trattare" le acque, le piante, gli animali etc. così come un
agricoltore "tratta" il suo campo di grano. Nel Leopold di Game Management
prevale, dunque, l'idea che la scienza sia in grado di controllare e di regolare i
processi produttivi della natura.
Le conseguenze di questa ideologia - allora prevalente negli Stati Uniti grazie
anche all'influenza politica di Pinchot - portarono ad una lotta sfrenata contro tutti
quegli animali che erano ritenuti delle non risorse, e che con la loro azione
minacciavano la sopravvivenza di quegli altri animali che, al contrario, erano ritenuti
delle risorse da proteggere. La lotta contro i predatori era divenuta una priorità
governativa, tanto che sotto l'amministrazione Roosevelt era stato varato un
programma per sterminare i predatori - in particolare il coyote - delle praterie allo
scopo di proteggere i cervi. Il libro Game Management fu quindi considerato il
momento culminante dell'approccio filosofico ambientalista di matrice progressista. I
risultati di questa politica furono ben presto evidenti: nella foresta di Kaibab
nell'Arizona settentrionale, ad esempio, la popolazione di cervi muli - liberata dai
suoi predatori naturali - passò dai 4000 esemplari nel 1906 ai circa 100.000 esemplari
nel 1924. L'anno successivo, però, morirono migliaia di cervi, giacché la loro
esplosione demografica aveva incrementato a dismisura gli animali al pascolo fino a
provocare un forte degrado della vegetazione. Durante gli inverni 1924 - 25 e 1925 -
26 era morta il 60% della popolazione di cervi che, nel 1939, si erano ridotti a soli
10.000 esemplari.
Questi eventi, tuttavia, non modificarono la fiducia di Leopold nella capacità
della scienza di organizzare e controllare i processi naturali. Secondo Susan Flader,
che scrisse una mirabile biografia di Leopold nel 1974 titolata Thinking Like a
Mountain, egli modificò le posizioni assunte in Game Management dopo una serie di
esperienze concrete. Queste esperienze furono il viaggio in Germania del 1935 e la
visita a Chihuahaua in Messico nel 1936.
IV . Da secoli in Germania veniva promosso un approccio con la natura teso
allo sviluppo dei boschi e della popolazione di cervi. La crescita dei boschi era gestita
e organizzata secondo gli standard che la scienza metteva a disposizione. Gli alberi si
ergevano in fila gli uni a fianco agli altri in completa assenza di sottobosco. Erano gli
stessi standard gestionali ad imporre l'eliminazione del sottobosco, base
dell'alimentazione dei cervi. Il cibo per questi animali veniva portato nei boschi
dell'uomo stesso
3
.
Così come aveva fatto il governo americano, i gestori di boschi tedeschi
avevano promosso un programma teso ad eliminare quegli elementi naturali che non
erano considerati alla stregua di risorse. Ciò che mancava ai boschi tedeschi era,
sostanzialmente, la bio-diversità.
A dare il "colpo di grazia" alle convinzioni nutrite da Leopold in Game
Management fu la visita del 36 a Rio Gavilan, dove si "respirava" una tangibile
armonia tra ciò che era considerato una risorsa e ciò che, invece, non era considerato
tale. In quell'area l'uomo non era ancora intervenuto con il suo progetto di gestione
scientifica, e la natura poteva ancora regolare da se stessa le proprie situazioni. In
questo territorio, contrariamente ai boschi tedeschi, erano presenti sia ciò che
Leopold più tardi chiamerà categorie economiche - ossia le risorse, - sia le categorie
non economiche - ossia ciò che era considerato una non risorsa - in uno stato di
perfetta armonia. Così si esprimeva Leopold in una conferenza tenuta al Beloit
College sul tema Mezzi e fini nella gestione della vita selvatica:
la gestione della vita selvatica (…) ha già riconosciuto la propria incapacità di
sostituire gli equilibri naturali con altri artificiali e la propria indisponibilità a
farlo anche se potesse
4
.
La nuova convinzione di Leopold riconosceva l'incapacità dell'uomo di
mantenere la stabilità degli ecosistemi attraverso una manipolazione attiva degli
stessi. Per questa ragione, secondo il filosofo Eugene Hargrove
5
, Leopold modificò la
sua posizione per promuovere un rapporto passivo da parte dell'uomo nell'interazione
con la natura. Questa nuova convinzione riposava sulla fiducia che la natura sia in
grado di autoregolarsi da se stessa. L'autoregolazione ideale della terra avviene in
condizioni di completa assenza dell'intervento umano su di essa. Ciò avveniva
indubbiamente in passato, quando l'uomo non era provvisto del suo enorme potere
tecnologico; adesso, invece, poiché l'uomo è provvisto di un simile potere, una simile
autoregolazione è impensabile in termini ideali. In una certa misura, però, è possibile
stabilire un certo grado di salute della natura proprio sulla base della sua
autoregolazione. La salute della terra, secondo Leopold, è data dalla capacità di
quest'ultima di autorigenerare i suoi elementi. Ed è proprio questa "rigenerazione"
3
Cfr. Nina Leopold, Good for the Soil, Good for the Soul, www.wilderness.org/ethic/nina.htm .
4
Cfr. A. Leopold, Almanacco di un mondo semplice, Red edizioni, Como 1997, prefazione di Gianfranco Bologna, p.
10.
5
Per quanto riguarda la posizione di Hargrove cfr. A. Leopold, Almanacco di un mondo semplice, Red edizioni, Como
1997, prefazione di Gianfranco Bologna, p. 10.
degli elementi naturali che non riesce all'intervento scientifico manipolativo umano.
L'unico ente in grado di attuare questa "rigenerazione" è l'ecosistema in quanto tale.
Come abbiamo detto, però, l'uomo è diventato tanto "potente" da
compromettere questo processo autorigenerativo della terra. Questo riconoscimento
fa maturare in Leopold l'idea che nelle interazioni uomo - ambiente debbano
"regnare" non solo le categorie di efficace e inefficace, ma anche e soprattutto quelle
di giusto e ingiusto. Affinché l'applicazione di queste ultime categorie alla natura sia
legittima dal punto di vista metodologico, però, è necessario ridefinire lo status
ontologico dell'ente non umano e dell'ente umano. E' necessario, cioè, giustificare
l'idea che la natura, al pari dell'uomo, sia provvista di un valore morale intrinseco.
Questo è, in ultima istanza, lo scopo che si propone Leopold in A Sand County
Almanac.
V . Come abbiamo detto precedentemente, il titolo che Leopold avrebbe voluto
dare ad A Sand County Almanac era, appunto, Great Possession. Questo titolo,
scartato dall'Università di Oxford, resta tuttavia a denominare una sezione dell'opera.
In questo luogo Leopold esprime, con la prosa semplice di cui abbiamo parlato,
quello che è un concetto fondamentale della scienza ecologica: il concetto di
comunità.
La scienza ecologica, come vedremo meglio all'interno del presente lavoro,
serve a Leopold per giustificare l'idea della natura come provvista di un valore morale
intrinseco. E' evidente, però, che l'ecologia propone delle istanze che sono
essenzialmente descrittive, mentre l'etica che Leopold ha in mente, così come tutte le
etiche, deve essere provvista di istanze normative. Questo è il più grande problema di
A Sand County Almanac: quello, cioè, di derivare da una scorta di fatti tutta una serie
di valori o norme di comportamento. Non affronteremo il problema nell'ambito di
questa introduzione: esso sarà ampiamente trattato all'interno di questo lavoro;
diremo solamente che per la sua risoluzione Leopold ridefinisce lo status ontologico
dell'uomo, ed il posto che questo ente occupa all'interno della natura. E questa nuova
posizione dell'uomo è espressa, a nostro avviso, molto bene nell'ambito della sezione
Great Possession.
In questa sezione, a mo’ di racconto, Leopold dice che secondo l'impiegato
della contea i suoi possedimenti mondani, ossia quelli che il nostro autore acquistò
nella regione di Baraboo, hanno un'estensione di cinquanta ettari. Per lo stato del
Wisconsin Leopold era l'unico proprietario di quelle terre. Eppure, secondo Leopold,
alle tre e trentacinque di ogni mattina le cose non stavano proprio in questi termini. A
quell'ora, con la loro "voce tenorile", tutti i passeri presenti si proclamavano
proprietari dei rispettivi pini. Lo zigolo indaco rivendicava il possesso del suo ramo
di quercia, mentre un numero imprecisato di scriccioli, e di altri animali,
rivendicavano a loro volta le rispettive potestà. Tutte queste rivendicazioni andavano
avanti fino alla tarda mattinata, quando:
Il coro degli uccelli [rimane] senza fiato; il suono metallico dei campanacci delle
vacche annuncia una mandria che si avvia lentamente al pascolo; il rombo di un
trattore avverte che il mio vicino è al lavoro. Il mondo si è ristretto a quelle volgari
dimensioni che l'impiegato della contea conosce
6
.
Sotto le righe di questa "storiella" - così come appare chiaramente nella terza
parte di A Sand County Almanac - si cela, appunto, il concetto fondamentale di
comunità biotica. Secondo Leopold, l'uomo e tutti gli esseri non umani sono cittadini
di questa comunità. L'uomo, cioè, non è superiore agli altri esseri ma, al pari di
questi, è provvisto dello stesso valore morale intrinseco. Questa tesi non traspare
chiaramente nelle prime due parti dell'almanacco, che come abbiamo detto sono
espresse in forma di "racconto", ma diventa del tutto evidente nella terza parte. Nella
terza parte di A Sand County Almanac, infatti, è contenuta una sezione molto
importante per la storia della filosofia; questa sezione è titolata The Land Ethic.
6
A. Leopold, A Sand County Almanac and Sketches Here and There, Oxford University Press, New York 1989, p. 44.
In virtù di questo saggio, secondo lo storico William Cronon
7
, A Sand County
Almanac è considerato uno dei tre testi più importanti della "conservazione"
americana. Solo altre due opere, a suo avviso, hanno un impatto comparabile: la
prima è Uomo e Natura di George Perkins, pubblicata nel 1864; la seconda è
Primavera Silenziosa di Rachel Carson pubblicata nel 1962. Queste due opere, però,
furono intese dai loro autori come scritti schiettamente politici che avevano lo scopo
dichiarato di cambiare il corso della storia del loro tempo. A Sand County Almanac,
al contrario, cambiava la storia in un modo più profondo, giacché avvertiva
dell'esistenza di un nuovo senso che investe l'uomo di una responsabilità morale nei
confronti della natura.
Per spiegare e giustificare il carattere di questa responsabilità umana, Leopold
riconsidera la posizione dell'uomo nella natura. Egli non concepisce più l'uomo come
ente a parte dalla natura, bensì come un ente che - al pari degli esseri non umani - è
parte integrante dell'ecosistema. Ciò fa sì che l'uomo non possa in alcun modo
trascendere la natura perché egli è, a tutti gli effetti, un essere naturale. Grazie alla
scienza ecologica e, per quanto riguarda questo particolare aspetto, alla teoria
evoluzionistica di Darwin, Leopold costruisce una vera e propria teoria filosofica che
pretende di spiegare - in termini "naturali" - quelle attività intellettive che sembrano
sancire una diversità netta tra l'uomo e gli enti non umani. In altri termini, Leopold ci
dimostra, come avremo modo di vedere meglio, che la razionalità umana deve la sua
genesi all'ente non umano. Se, cioè, non esistesse qualcosa come la natura - e quindi
qualcosa come animali, piante, corsi d'acqua, rocce e montagne, - la razionalità
umana, così come la conosciamo oggi, non sarebbe mai nata. Ciò però non significa
che la razionalità umana non sarebbe mai nata perché, in quel caso, l'uomo non
sarebbe mai esistito, piuttosto essa non sarebbe mai nata perché l'uomo non avrebbe
occupato nessun posto nella natura. Il punto culminante di The Land Ethic è appunto
questa tesi: ossia, che l'uomo è ciò che è in virtù della posizione che occupa
all'interno della comunità biotica.
Ci riserviamo di dimostrare questa tesi nel corso della trattazione, ma già da
questa prima formulazione si può intravedere che tutte le manifestazioni dell'attività
umana - e quindi anche la razionalità - sono in qualche modo determinate dall'ente
non umano. Questa conoscenza - che ci è fornita dalla scienza ecologica e dalla teoria
evoluzionistica, - a parere di Leopold rivoluziona profondamente il modo che l'uomo
ha di pensare la terra; il fatto, cioè, che l'uomo sia interdipendente con e dagli altri
esseri animati e inanimati investe la nostra specie di una responsabilità morale nei
confronti dell'intero ecosistema. Lo status ontologico di quest'ultimo, come vedremo
meglio più avanti, si identifica con lo status ontologico dell'uomo, e ciò fa sì che la
natura possieda in se stessa un valore morale intrinseco.
Da queste prime considerazioni si può facilmente notare che l'etica della terra
di Leopold è una teoria morale nuova. Essa, cioè, non si rifà a nessuna teoria etica del
passato, ma al contrario costruisce ex novo una nuova struttura di categorie etiche.
Questa costruzione è possibile giacché le istanze ecologiche ed evoluzionistiche
7
W. Cronon, A Voice in the Wilderness, www.wilderness.org/ethic/cronon.htm .
hanno mutato radicalmente la concezione che l'uomo ha intorno al proprio essere.
Siamo di fronte, cioè, ad una teoria etica che costruisce le sue fondamenta su una
nuova concezione ontologica dell'uomo. Il problema fondamentale di A Sand County
Almanac è, appunto, quello di costruire innanzi tutto questa nuova struttura
ontologica.
Le prime due parti dell'opera cercano di tessere questa costruzione mostrando
come esista una concreta interdipendenza tra l'uomo e l'ambiente. I "racconti" che
Leopold ci propone in quelle pagine hanno lo scopo di instillare nell'uomo la
coscienza di questo dato di fatto. Man mano che si procede nella lettura, il linguaggio
di Leopold, come abbiamo detto, diventa più teorico fino all'apice raggiunto nella
sezione The Land Ethic. In questo luogo il linguaggio di Leopold diventa filosofico.
La ragione di questo cambiamento consiste nella necessità di mostrare all'uomo
occidentale, che come vedremo "guarda" la terra in un certo modo, l'interdipendenza
uomo - terra prospettata dall'ecologia. Questa interdipendenza, poiché investe l'essere
stesso dell'uomo, determina in qualche modo tutte le manifestazioni della sua attività.
La razionalità - che secondo la tradizione occidentale è ciò che differenzia l'uomo dal
resto della natura - non è immune da questa influenza; per queste ragioni l'uomo,
secondo Leopold, è chiamato a modificare il suo atteggiamento nei confronti della
natura. L'uomo occidentale, detto in altri termini, è chiamato a modificare l'immagine
del mondo della sua cultura.
Secondo la formula che vedremo meglio più avanti l'uomo sa quindi deve.
Secondo la teoria di Leopold, cioè, il sapere cognitivo determina in un modo che
vedremo il sapere normativo. Detto in altri termini, il fatto determina la norma di
comportamento. Questo, appunto, è il "cuore" della teoria etica di Leopold. La
difficoltà di cogliere questa inferenza sta tutta nel considerare le categorie in gioco
secondo gli schemi della filosofia tradizionale. All'interno dell'immagine del mondo
occidentale, cioè, tra fatto e valore sussiste un abisso incolmabile. Le categorie che
servono per cogliere e comprendere un fatto, cioè, non possono essere utilizzate per
definire un valore. Leopold, però, come cercheremo di dimostrare, non si sta
muovendo all'interno di una siffatta immagine del mondo, bensì sta operando
all'interno di un'immagine del mondo che l'ecologia e l'evoluzionismo hanno
consentito di fondare. All'interno di questa immagine, che potremo definire
ecologica, l'abisso tra fatto e valore è totalmente "riempito" da una "sfera" irrazionale
che, come vedremo, è commensurabile con la razionalità cognitiva capace di
comprendere il fatto da un lato, e con la razionalità normativa capace di definire il
valore dall'altro lato; ciò consente - o dovrebbe consentire - l'inferenza di cui
abbiamo parlato.
Queste brevi considerazioni ci consentono di isolare il caso Leopold dalle
opere di Thoreau e di Muir. L'etica di Leopold, contrariamente alle teorie di questi
due autori, fondate in ultima istanza su un certo misticismo trascendentale, è costruita
sulla scienza ecologica ed evoluzionistica. Essa, cioè, come avremo modo di
appurare, è fondata sui risultati dell'attività di una razionalità che possiamo definire
cognitiva. Poiché la razionalità cognitiva è stata ipostatizzata nella cultura
occidentale, il "valore" dell'etica di Leopold - dal punto di vista di questa
ipostatizzazione - è senz'altro superiore alle teorie dei suoi illustri predecessori.
Ciò che a prima vista può essere considerato come un "punto di forza"
dell'etica della terra, ad uno sguardo più approfondito può rivelarsi come la sua più
grande debolezza. Infatti, come vedremo meglio più avanti, l'etica della terra è
fondata sul concetto di comunità biotica che, secondo le conoscenze ecologiche
all'epoca di Leopold, raggiungeva una certa stabilità in virtù dell'autoregolazione
dell'ecosistema. Questa stabilità, come vedremo, è uno dei pilastri che regge l'intero
edificio teorico dell'etica della terra. Recentissimi sviluppi dell'ecologia, però, sembra
abbiano dimostrato la necessità di abbandonare il concetto di stabilità in favore del
concetto di caos. Pare, in sostanza, che l'ecosistema autoregolandosi non raggiunga
mai la stabilità ma sia in balia di un permanente stato caotico che, a rigor di termini,
vanifica e rende impossibile non solo l'autoregolazione, ma anche il concetto che la
esprime. Come fa notare il filosofo americano John Baird Callicott, nel suo ultimo
libro pubblicato nel 1999 dal titolo Beyond the Land Ethic. More Essays in
Environmental Philosophy, i risultati della cosiddetta "ecologia decostruttiva" sono
estremamente dannosi per l'etica di Leopold. In ciò consiste la "debolezza" dell'etica
della terra: gli sviluppi scientifici dell'ecologia potrebbero ridefinire le stesse basi
concettuali di questa scienza, sulle quali si fonda la teoria di Leopold, in virtù di
nuove basi concettuali, che potrebbero minare fin dalle fondamenta questo edificio
teorico.
Comunque stiano le cose, i precetti morali che Leopold propone nel suo The
Land Ethic non possono essere ignorati: sia che si concordi pienamente con le istanze
dell'etica della terra, sia che non si condivida nulla di questa teoria. E' la stessa crisi
ambientale a richiamare l'attenzione di ogni singolo uomo sulla necessità di ridefinire
un giusto rapporto con la natura. L'etica della terra si propone proprio questo
obbiettivo, seppure in termini diversi da come noi abbiamo adesso definito questa
necessità. L'etica della terra, cioè, vuole definire un giusto rapporto uomo - natura,
non perché è in atto una crisi ambientale, bensì perché la natura - a prescindere da
questa crisi - è provvista come l'uomo di un valore morale intrinseco.
VI . Ciò detto, ci preme descrivere a grandi linee la procedura espositiva che
abbiamo seguito nel presente lavoro. In particolare, abbiamo cercato di far "scaturire"
l'etica delle terra dagli stessi problemi concreti che essa intende risolvere, allo scopo
di rendere più evidente il fatto che essa sia la conseguenza della "crescita" culturale
del mondo occidentale. L'etica della terra, cioè, non può essere intesa come un'etica
primitivistica che tende a rilegittimare l'idea della sacralità ed inviolabilità della
natura
8
. L'etica della terra è presentata da Leopold come una «necessità» imposta dai
recenti sviluppi delle scienze ecologiche. Le scienze ecologiche, d'altro canto, non
sono altro che uno dei particolari risultati dell'esplicazione della razionalità cognitiva,
che nella civiltà occidentale è stata ipostatizzata. L'etica della terra, allora, è per un
certo verso "figlia" della razionalità cognitiva; ossia, è questo tipo di razionalità che,
elaborando una scienza come l'ecologia, rende possibile l'etica della terra. Da ciò
segue che in altre culture ove la razionalità cognitiva non ha le connotazioni che
assume in quella occidentale, non è possibile lo sviluppo di una scienza ecologica con
certe caratteristiche, e di conseguenza non è possibile l'etica della terra. Affinché sia
possibile un'etica della terra, dunque, è necessario che si sia già percorso - come nella
cultura occidentale, - o che si debba percorrere, - come in altre culture, - tutto quel
"cammino intellettuale" che partendo dai greci, passando per i filosofi medievali, per
Descartes e Kant, è arrivato a fissare una netta differenziazione tra ciò che oggi si
intende per razionalità cognitiva, razionalità normativa e razionalità estetico -
espressiva. La netta differenziazione tra questi tre tipi di razionalità, come vedremo
meglio più avanti, è ciò che rende possibile la scienza - nel nostro caso la scienza
ecologica, - e quindi l'etica della terra.
Nondimeno, però, questa netta differenziazione tra le tre razionalità sopracitate
produce nell'uomo occidentale un certo modo di pensare la natura; quest'ultima,
secondo Leopold, è intesa dall'uomo occidentale come una sua proprietà. Il problema
della natura intesa come proprietà dell'uomo è il tema del primo capitolo del presente
lavoro. Questa idea, secondo Leopold, è in tutto simile alla concezione che il divino
Odisseo aveva delle sue ancelle, che non esitò ad uccidere per essergli state infedeli.
L'uomo occidentale, secondo Leopold, concepisce la terra proprio come Odisseo
concepiva le sue schiave; ossia, come una proprietà. E' evidente che nei confronti
delle sue proprietà, il proprietario non è sottoposto a nessun obbligo; le sue azioni nei
confronti delle sue proprietà, detto in altri termini, sono moralmente neutre; ossia ne
giuste, ne ingiuste. In quest'idea, però, si cela secondo Leopold una fondamentale
contraddizione, giacché non si capisce bene cosa in natura debba essere considerato
come una proprietà, e cosa invece debba essere considerato come una non proprietà.
Nel primo capitolo cercheremo di sciogliere questa contraddizione, analizzando la
struttura di ciò che deve essere inteso come una proprietà. La conclusione cui
arriveremo mostrerà che non è lecito, dal punto di vista logico e ontologico,
considerare la natura in questi termini.
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A questo proposito cfr. anche S. Bartolommei, Etica e ambiente, Guerini e Associati, Milano 1990, p. 51.