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Della Fallaci, certo, avevo già sentito parlare prima di allora e in
diverse circostanze, ma solo in senso dispregiativo, come di una
pazza xenofoba, razzista, intollerante che se la prendeva con i
musulmani e blaterava insulti senza senso contro la religione di
Maometto. Non mi ero però mai presa la briga di approfondire tali
considerazioni né tanto meno di verificarle di persona. Della Fallaci
non avevo mai letto niente, sapevo che aveva scritto diversi
romanzi, e che in particolare ce n’era uno (Lettera a un bambino
mai nato) che aveva avuto un successo mondiale. Conoscevo i pezzi
e i libri da lei scritti dopo l’11 settembre, ma solo per le polemiche
che avevano suscitato in tutto il mondo. Il giorno della sua morte
però ho scoperto che c’era anche molto altro nella sua produzione
letteraria e giornalistica e che la Fallaci non si riduceva a quella
“post 11 settembre” di cui avevo sempre sentito parlar male.
C’era una Oriana nascosta, quasi oscurata dalle polemiche degli
ultimi anni e che forse valeva la pena di recuperare. Mi sono messa
allora alla ricerca e ho pensato di costruire intorno a questa ricerca
una tesi di laurea. Volevo concludere il mio percorso universitario
con un argomento che fosse attinente a quanto studiato in questi
due anni, un tema che si ponesse a cavallo fra letteratura,
giornalismo ed editoria e al contempo abbracciasse tutti e tre gli
ambiti. Oriana Fallaci ha rispecchiato appieno il mio desiderio,
perchè autrice che incarna compiutamente l’immagine di scrittrice,
di giornalista e di presenza preponderante e spesso ingombrante nel
campo dell’editoria. Ciascun libro della scrittrice fiorentina è stato un
successo, un evento editoriale della letteratura italiana moderna e
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contemporanea, proprio come il titolo della disciplina accademica
nella quale questa tesi si inserisce.
I libri più famosi nel mondo sono Lettera a un bambino mai nato e
Un uomo, ma ogni romanzo della Fallaci, è stato tradotto in varie
lingue e ha raggiunto tantissimi Paesi. Da I sette Peccati di
Hollywood sino a Oriana Fallaci intervista sé stessa-L’Apocalisse
sono milioni le copie vendute in tutto il pianeta dalla giornalista.
Un caso editoriale, un vero e proprio fenomeno nel campo della
comunicazione hanno rappresentato tutti gli scritti successivi all’11
settembre, dai libri della Trilogia (La Rabbia e l’Orgoglio, La Forza
della Ragione e Oriana Fallaci intervista sé stessa-L’Apocalisse), agli
articoli sull’argomento comparsi sui quotidiani italiani e
internazionali. Ciascun pezzo della Fallaci, esplosivo e senza
compromessi, è scoppiato come una bomba nel panorama culturale
mondiale innescando una serie di reazioni a catena che hanno posto
la scrittrice italiana al centro di polemiche infinite.
Processi, condanne, indignazioni, isolamento: Oriana ha pagato a
caro prezzo la sua battaglia contro l’Islam e la strenua difesa
dell’Occidente, ma ha anche ottenuto, grazie al successo mondiale
dei suoi libri, una notorietà mai raggiunta da nessun altra donna
prima di lei.
Oggi Oriana Fallaci è la giornalista italiana più famosa nel mondo. Il
suo nome è legato soprattutto all’Oriana successiva all’11 settembre,
ma non bisogna dimenticare tutto quello che la scrittrice fiorentina è
stata prima: la reporter di guerra, l’inviata al fronte che ha
raccontato i conflitti dalla prima linea, in trincea a fianco ai soldati, e
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l’intervistatrice eccellente che davanti al suo microfono ha messo a
nudo i potenti della Terra. In questi due campi la giornalista Fallaci
si è distinta facendo scuola, diventando un modello per le
generazioni di giornalisti, e di giornaliste soprattutto, a lei
successive.
È stata una pioniera: la prima donna italiana ad essere inviata in
guerra in un conflitto (a Saigon, in Vietnam) dove donne non ce
n’erano e in un periodo in cui per una giornalista non era facile
entrare nelle redazioni dei giornali e guadagnare credito tra i
colleghi uomini. E’ stata la prima – e anche l’unica – a riunire intorno
al suo magnetofono i più grandi del mondo, raccontando la storia
contemporanea attraverso le parole dei protagonisti del tempo.
Ma Oriana Fallaci è stata anche una scrittrice, anzi uno scrittore,
come lei stessa ha chiesto di essere ricordata. Ha sempre voluto
infatti che fosse messo tra parentesi il suo lavoro di giornalista e che
ai posteri invece passasse l’immagine di una donna che al mestiere
di scrivere, alla solitudine della letteratura, ha dedicato tutta la vita,
diventando famosa come e più di molti uomini. Per questo sulla sua
tomba ha voluto che fosse incisa solo la frase “Oriana Fallaci,
scrittore”. E per questo come titolo per la mia tesi di laurea ho
scelto tale scritta. L’epitaffio tombale infatti ben si presta a
riassumere quello che rappresenta questo lavoro di ricerca
incentrato sulla scrittrice fiorentina.
È una tesi di laurea monografica, dedicata cioè esclusivamente ad
Oriana Fallaci, con uno sguardo però, necessario e imprescindibile,
al contesto giornalistico e letterario in cui lei ha operato in 77 anni di
11
vita. E’ un ritratto a tutto tondo che analizza Oriana Fallaci in quanto
giornalista e in quanto scrittrice, ponendo sempre in stretto rapporto
i due ambiti, che per lei, giornalista versata alla letteratura e
scrittrice ispirata al giornalismo, hanno sempre rappresentato due
facce di una stessa medaglia.
La tesi è strutturata in cinque capitoli che attraversano l’intera
carriera e tutta l’opera della Fallaci cronologicamente e
tematicamente.
Il primo capitolo è dedicato alla vita della giornalista-scrittrice
ripercorsa attraverso le tappe fondamentali: la nascita nella Firenze
mussoliniana, il secondo conflitto mondiale (fondamentale per
comprendere la posizione successiva assunta dalla Fallaci nei
confronti della politica e della guerra), l’ingresso nel mondo del
giornalismo, l’approdo alla letteratura, il trasferimento a New York,
la battaglia contro l’Islam, il ritorno in Italia per morire nella sua
Firenze. Il capitolo si sofferma anche sul dibattito che gli scritti della
Fallaci hanno scatenato in tutto il mondo, sui processi e sulle
condanne per istigazione all’odio razziale, ma anche sui numerosi
riconoscimenti che la scrittrice ha ottenuto a livello internazionale,
con uno sguardo alle reazioni che la sua morte ha provocato sui
giornali di ogni parte del pianeta, per dare l’idea della portata
universale della notorietà della giornalista italiana.
Il secondo capitolo è dedicato alla Oriana Fallaci reporter di
guerra, con un’analisi linguistica e formale degli articoli scritti sui
campi di battaglia del Vietnam e di quelli incentrati sul conflitto nel
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Golfo, con un occhio anche al racconto letterario della guerra nei
due romanzi dedicati all’argomento: Niente e così sia e Insciallah.
L’analisi degli articoli si sofferma in particolar modo sulla novità e
sull’originalità di un’impostazione giornalistica che per la prima volta
applica in Italia i criteri e i canoni del New Journalism inventato da
Tom Wolfe, e che si distingue per il modo di rappresentare e
presentare la guerra, i soldati, gli orrori di uomini, che combattono e
che muoiono sotto le bombe, e di giornalisti che diventano testimoni
partecipi e non solo cronisti imperturbabili.
Il terzo capitolo invece si sofferma sul settore prediletto dalla
giornalista Fallaci: l’intervista. La ricerca parte dalla storia e dalle
tecniche del genere e si concentra per contrasto sul taglio innovativo
e quasi rivoluzionario che Oriana dà a ciascuna delle sue interviste,
le cosiddette “interviste alla Fallaci”, da quelle politiche e storiche
raccolte in Intervista con la Storia a quelle con i personaggi del
mondo dello spettacolo de Gli Antipatici, passando per il genere
dell’inchiesta de Il Sesso inutile e i pezzi di costume che
compongono I sette Peccati di Hollywood, fino all’autointervista di
Oriana Fallaci intervista sé stessa-L’Apocalisse, una sorta di
testamento spirituale e di congedo dai lettori e dal mondo.
Il quarto capitolo invece è quello più propriamente letterario di
tutta la tesi di laurea. Contiene infatti un’analisi dei maggiori
successi editoriali della scrittrice, in particolare Lettera a un bambino
mai nato e Un uomo, ma si sofferma sulla citazione di tutti i più noti
romanzi della Fallaci per dare l’avvio ad una riflessione sui temi che
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percorrono la sua opera: la guerra, Dio, l’uomo, la morte e la vita, la
libertà, la luna.
Il quinto capitolo infine è dedicato all’ultima Oriana: quella cioè
successiva all’11 settembre 2001, la Fallaci anti-islamica, paladina
dell’Occidente contro l’invasione culturale araba. Il capitolo parte
dalle opere della Trilogia, senza perdere d’occhio i numerosi articoli
scritti sul medesimo tema, per insistere sulle posizioni favorevoli e
sulle voci contrarie che si sono alzate contro la scrittrice e che hanno
dato vita ad una vera e propria industria editoriale di libri e di scritti
in risposta alla Fallaci.
Chiude la tesi, in appendice, un’intervista da me realizzata a
Riccardo Mazzoni, direttore de “Il giornale della Toscana”, amico
della Fallaci e autore del volume Grazie Oriana. Vita, battaglie e
morte dopo l’11 settembre, principale testo di riferimento nel quinto
capitolo del mio lavoro. Le dichiarazioni di Mazzoni, che la Fallaci la
conosceva bene, sono un’interessante testimonianza di quello che la
scrittrice fiorentina ha rappresentato e rappresenta oggi nel
panorama giornalistico e letterario internazionale, oltre che un
appassionato racconto di un sodalizio umano e ideologico.
Questa tesi di laurea si presenta dunque come una ricerca
sull’opera complessiva di Oriana Fallaci, che indaga la produzione
giornalistica e narrativa dell’autrice quasi parallelamente. È forse
però un lavoro sbilanciato verso il primo aspetto, ossia la Fallaci
giornalista, con l’intento di portare alla luce l’Oriana dei primi anni,
pioniera di un modo di fare giornalismo innovativo e in un certo
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senso sovversivo rispetto alle regole imposte dal genere. Ma la tesi
non dimentica e non vuole trascurare nemmeno la Fallaci scrittrice,
e si sforza di integrare continuamente i due aspetti dell’attività e
dell’opera di Oriana, per tentare di dare l’idea di un lavoro unitario
che ha sempre congiunto in maniera stretta giornalismo e
letteratura, facendo della Fallaci quello che lei voleva essere: uno
scrittore appunto.
La tesi di laurea è stata costruita a partire da un approccio diretto ai
testi di Oriana Fallaci: tutti i romanzi e gli articoli più significativi. Il
principale serbatoio di notizie sulla vita e sul pensiero della scrittrice
è costituito infatti dai suoi stessi scritti. Nei romanzi e nei pezzi di
giornale la Fallaci parla tanto di sé, disseminando i testi di riferimenti
biografici molto interessanti per ricostruirne il percorso giornalistico
e letterario.
Non è stato però facile reperire il materiale necessario: molti articoli
risultano oggi introvabili, così come i primissimi romanzi della
scrittrice (I sette Peccati di Hollywood, Il sesso inutile, Gli Antipatici,
Quel giorno sulla luna), pezzi rari e molto preziosi, scomparsi da
anni dagli scaffali delle librerie, perchè fuori catalogo per volontà
della stessa Fallaci. Per rintracciarli è stato necessario fare richiesta
di prestito interbibliotecario alle Biblioteche Nazionali Centrali di
Firenze e di Roma. Indispensabile per inquadrare l’autrice nel
contesto storico e culturale dei suoi 77 anni di vita è stato l’uso di
manuali di riferimento generale legati al mondo del giornalismo, in
alcuni dei quali (pochi per la verità) la Fallaci compare anche come
15
modello di reporter di guerra e di intervistatrice, oltre che come
esempio di un binomio molto forte tra giornalismo e letteratura.
Una sezione della bibliografia è composta poi dagli studi e dagli
interventi critici su Oriana Fallaci: sia i libri e gli scritti contro la
scrittrice pubblicati in risposta alla Trilogia sull’11 settembre, sia
qualche sporadica pubblicazione dedicata ad un’analisi dell’opera e
del pensiero della Fallaci, contenuta soprattutto in articoli di
giornale, più che in libri di testo, e nelle rare interviste rilasciate
dalla giornalista, che non amava rispondere alle domande dei
colleghi.
Una webgrafia inoltre elenca tutti i siti internet che è stato
essenziale consultare per reperire gli articoli di Oriana Fallaci,
nonché notizie biografiche, polemiche, critiche, commenti.
Ci tengo a precisare che questa tesi di laurea non vuole essere
un omaggio alla memoria di Oriana Fallaci e non è stata scritta sulla
scia dell’onda emotiva che la sua morte ha provocato in tutto il
mondo. Il lavoro è scevro da intenti celebrativi e apologetici, ma è
anche libero dai pregiudizi culturali nei confronti della scrittrice
fiorentina determinati dalle sue posizioni anti-islamiche. Il mio
intento, attraverso questa tesi di laurea, non è di dare un giudizio
morale sul pensiero di Oriana Fallaci, ma di offrire un’analisi, che si
sforza di essere quanto più oggettiva e quanto più obiettiva
possibile, sull’opera di una donna che, fuor di dubbio e a
prescindere da ogni polemica, ha avuto un ruolo determinante nella
vita giornalistica e letteraria del nostro Paese.
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Di Oriana Fallaci si può non approvare la crociata contro il mondo
arabo, si può non essere d’accordo con i toni e i modi usati negli
ultimi anni, si può non condividere il pensiero, ma non si deve
oscurare o dimenticare quello che ha rappresentato nella storia del
giornalismo italiano: la pioniera delle donne reporter di guerra, la
giornalista italiana più conosciuta in tutto il pianeta, un’intervistatrice
eccellente, una scrittrice coraggiosa. E una penna straordinaria e
forse ineguagliabile.
Patrizia Nettis
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Capitolo I
UNA VITA IN TRINCEA
“Ho sempre amato la vita.
Chi ama la vita
non riesce mai ad adeguarsi,
subire, farsi comandare.
Chi ama la vita
è sempre con il fucile alla finestra
per difendere la vita…
Un essere umano che si adegua,
che subisce, che si fa comandare,
non è un essere umano”
1
.
1.1 Firenze, la Seconda Guerra Mondiale e la Lotta
per la Resistenza
Giornalista, scrittrice, prima donna italiana ad essere inviata al
fronte come reporter di guerra. Milioni e milioni di copie vendute nel
mondo con i suoi romanzi, tradotti in oltre trenta lingue.
La giornalista italiana più nota all’estero, ma anche la scrittrice più
discussa, più chiacchierata, più odiata per le posizioni nette,
violente, intolleranti nei confronti della religione musulmana, per gli
attacchi contro il mondo arabo, le parole a difesa dell’Occidente, che
come strali lanciati dalla sua penna hanno fatto il giro del pianeta.
Settantasette anni vissuti sempre in prima linea e in primo piano
sulla scena della cronaca, dell’attualità, della politica internazionale
sino all’ultimo, prima che “un alieno”, come lei diceva, il cancro che
l’ha divorata per anni, se la portasse via.
1
Da un’intervista del 1979 rilasciata da Oriana Fallaci a Luciano Simonelli
18
Oriana Fallaci nasce a Firenze il 29 giugno 1929. Dalla Grande
Guerra sono passati 11 anni. Dal 1922 Mussolini è al potere. L’Italia
è stretta nella morsa del regime fascista. Un nuovo conflitto
mondiale è alle porte. Lo stato politico e sociale del Paese hanno un
notevole influsso sulla vita della giovane Oriana così come la figura
del padre Edoardo, artigiano con la passione per la politica, liberale
contrario alla corsa al potere del duce, attivo antifascista per tutto il
ventennio mussoliniano.
Quando l’Italia decide di entrare in guerra a fianco alla Germania di
Hitler, Oriana ha poco più di 10 anni. E’ solo una bambina, ma il
padre la coinvolge nella lotta contro il Regime: insieme a lui entra
nel Movimento Clandestino di Resistenza e diventa membro del
Corpo dei Volontari per la Libertà contro il Nazismo. Nascosta dietro
i colli di Firenze insieme ai partigiani, in trincea a fianco agli Italiani
che sparano sui tedeschi, con i messaggi nascosti nelle trecce, la
piccola Oriana vive in prima persona il dramma della guerra. Diventa
infatti una partigiana chiamata Emilia che trasporta esplosivi,
consegna messaggi, distribuisce la stampa clandestina del Partito
d’Azione (il foglio “Non mollare”), scorta verso le montagne i
fuggiaschi inglesi e americani.
Suo padre Edoardo le aveva insegnato a sparare per difendersi,
come ricorderà molti anni dopo:
[…]Andavo a caccia, mi ci portava mio padre. Avevo nove, dieci anni
quando, al capanno, il babbo m’insegnò a sparare. E continuai fino verso
i venticinque anni, trenta. Poi un giorno mi accorsi che il fucile era
sporco. Sai, lo sporco che impolvera l’interno delle canne quando non lo
19
si usa. E mi chiesi da quanto tempo non l’adoperavo. E scoprii che era un
tempo lunghissimo […]
2
.
La sua infanzia la trascorre sotto il pericolo costante delle bombe, le
case che bruciano, la sua Firenze assediata dai nemici.
Il ricordo lucidissimo di quei giorni e in particolare della prima visita
di Hitler in Toscana alla vigilia dello scoppio della guerra mondiale è
impresso nelle pagine del suo ultimo libro Oriana Fallaci intervista sé
stessa- L’Apocalisse:
Oh sebbene fossi una bambina di 9 anni lo ricordo bene il 1938. Ricordo
bene la sera di fine settembre in cui il babbo tornò a casa ansimando:
<Quel mentecatto di Chamberlain e quel traditore di Daladier hanno
venduto il territorio dei Saudeti ad Hitler!>. E quando gli chiesi chi
fossero i Saudeti rispose: <Un popolo che ora finisce come presto
finiremo noi>. Ricordo ancora la sera di novembre in cui prese a parlare
con la mamma di una certa Notte dei Cristalli. Cosa che mi lasciò
smarrita perché per me i cristalli erano bicchieri buoni e non capivo
perché i Nazisti oltre a prendersi il territorio dei Saudeti si fossero messi
a rompere i bicchieri buoni. Ma poi il babbo mi spiegò che non si erano
messi a rompere i bicchieri buoni. S’eran messi a spaccare le vetrine dei
negozi appartenenti agli ebrei, a picchiare gli ebrei, a bruciarli i libri, ad
arrestarli. Sicché mi sentii piegare le gambe[…]
3
E ancora nelle stesse pagine:
Se la ricordo! [la visita di Hitler a Firenze nel 1938, n.d.r.]. Era maggio,
faceva un caldo da Ferragosto, e la zia Febe m’aveva portato in centro a
mangiare il gelato. Di lì in Piazza Santissima Annunziata. Una delle piazze
in cui doveva passare il corteo. D’un tratto nel sole accecante si profilò
un’automobile nera con due individui in piedi. Quello grosso sembrava
una maschera di Carnevale. Sulla testa portava un grande elmo
sovrastato da piume bianche e sullo stomaco tante medaglie. Era
Mussolini. L’altro era un omino con strani baffetti neri. E, al contrario di
Mussolini che sotto le piume ostentava un broncio quasi cagnesco,
sorrideva con molta benevolenza […] e tornando a casa strillai tutta
contenta: < Mamma! Ho visto Hitler! Ha un’aria proprio gentile!>. Ma la
2
Dall’intervista rilasciata nel 1979 da Oriana Fallaci a Luciano Simonelli
3
Oriana Fallaci, Oriana Fallaci intervista sé stessa-L’Apocalisse, Rizzoli International, New York
2004, pp. 35-36
20
mamma mi fulminò con un’occhiata e puntando il mestolo mi disse:
<Cretina, idiota> […]
4
.
Proprio nel corso dell’occupazione della sua città natale da parte
delle truppe naziste, il padre Edoardo viene catturato e torturato a
Villa Trieste prima di essere rilasciato vivo. A conclusione del
conflitto, l’attivismo in guerra e l’impegno in battaglia a fianco al
padre e agli altri partigiani, valgono alla Fallaci, all’età di 14 anni, un
riconoscimento di onore da parte dell’Esercito Italiano.
1.2 L’esordio nel mondo del giornalismo:
“L’Europeo”, il “Corriere della Sera” e gli articoli dal
fronte
Tre anni dopo, a soli 17 anni, Oriana si avvicina al giornalismo
esortata dallo zio Bruno Fallaci, grande penna e direttore di
settimanali, che al mestiere di scrivere avvierà in seguito anche le
due sorelle minori della Fallaci, Neera e Paola. È il 1946, la guerra è
finita da poco, ma i segni della distruzione sono ben visibili nell’Italia
del tempo che a fatica avvia la fase della ricostruzione. Il conflitto
mondiale, i giorni passati nel Movimento di Resistenza, la cattura del
padre hanno lasciato un segno indelebile nella mente di Oriana,
bambina diventata donna per forza e troppo presto, che ha già
maturato la tempra di ferro, la durezza, il coraggio, la temerarietà
che l’accompagneranno per tutta la vita: “Perché una bambina non
4
Ivi, pp. 36-37
21
deve mai piangere”, le aveva ordinato il padre durante i giorni della
Resistenza.
Oriana Fallaci ha le idee chiare: vuole fare la scrittrice, anzi lo
scrittore, come ama dire per evitare il femminile riduzionista del
termine, diventare come London e Kipling, i suoi autori preferiti, di
cui all’età di 9 anni aveva già letto tutti i libri. Ad iniziarla alla lettura
sin da bambina era stata sua madre Tosca che le ripeteva sempre
l’importanza dello studio: “Perchè se sei ignorante ti fanno le
prepotenze”. Soldi in casa Fallaci ce ne erano pochi, ma i libri non
mancavano mai: oltre a London e a Kipling, la piccola Oriana si
forma sui pilastri della letteratura mondiale: Guerra e Pace, La
Divina Commedia, l’Iliade e l’Odissea. Bravissima a scuola in tutte le
materie (tranne in matematica), salta due classi e si diploma a soli
16 anni. Uscita dal Liceo “Galilei”, dove era considerata una delle
migliori alunne della storia della scuola, decide di inseguire il sogno
di scrivere. Ma lo zio Bruno Fallaci la riporta alla realtà: diventare
scrittore non è cosa semplice, i libri non garantiscono la
sopravvivenza, prima bisogna guadagnarsi il pane: “Prima vivi e poi
scrivi”. Questo il primo e più importante consiglio che rivolge alla
giovane nipote. Lei per assecondarlo si iscrive alla Facoltà di
Medicina senza mai però ottenere la laurea. L’esperienza
universitaria non è felice per l’appena sedicenne Oriana. Gli studenti
anziani la prendono di mira, vogliono soldi per lasciarla in pace.