notte tra il 20 e il 21 agosto del 1968 invasero le strade di Praga. La
tendenza ad uscire dai luoghi chiusi, a riunirsi in gruppo, a parlare a
voce alta ,cantare o declamare3, tipica del periodo noto come "disgelo"
era ormai parte del passato. Le cucine e il circolo ristretto di persone
fidate sostituiscono gli spazi aperti e le folle; uno dei mezzi di
diffusione più utilizzato dalla letteratura libera diventa il samizdat4
(l'underground per antonomasia).
Dunque proprio quelle finestre, quegli spazi chiusi, quei piccoli
mondi diventano l'habitat naturale dell'homo sovieticus.
Non a caso nacque in quegli anni una nuova corrente letteraria, di
cui Makanin è uno degli esponenti di spicco, chiamata scuola di Mosca o
dei quarantenni5. Infatti, sulla scia del loro illustre precursore Jurij
Trifonov6, i moscoviti analizzavano con buon senso l'esistenza
quotidiana e tendevano ad una acuta analisi psicologica dei personaggi,
che a loro volta, erano portati più alla riflessione che all'azione7.
In quel periodo l'attenzione di Makanin è rivolta soprattutto alla
vita dell'intelligencija cittadina, ma con il passare del tempo le
3 In una delle scene iniziali dello stesso Mosca non crede alle lacrime, Katerina ed una
sua amica passeggiano con sullo sfondo una folla che, ai piedi del monumento a
Majakovskij, ascolta un poeta declamare versi (Piretto 1998:68). Poco dopo andranno
ad una rassegna di cinema francese: l'ennesimo simbolo del clima di apertura di quel
periodo.
4 Questa è una inevitabile generalizzazione, visto che la "fortuna" (compreso il canale
di diffusione) di un'opera letteraria era in certi casi affidata più al caso che ai contenuti
dell'opera stessa (Drawicz 1991:771).
5 Questa definizione forse è più accettabile visto che non tutti gli appartenenti erano
moscoviti (sia in senso "anagrafico" sia in quello "culturale"). Gli altri esponenti di
spicco erano Anatolij Kim, Anatolij Kurèatkin, Vladimir Orlov, Vladimir Krupin,
Ljudmila Petruševskaja e Anatolij Afanasev. Lo stesso Makanin era un moscovita
"adottivo" essendo nato nel 1937 ad Orsk, negli Urali.
6 Mi riferisco al suo ciclo moscovita che va da Obmën (Lo scambio, 1969) al suo
capolavoro Dom na naberežnoj (La casa sul lungofiume, 1976), fino a Starik (Il vecchio,
1978).Trifonov fu l'esponente di spicco della cosiddetta Moral'no-bytovja proza (Prosa di
costume e di ricerca morale) .
ambientazioni, lo stile e gli argomenti trattati ovviamente cambiano,
tanto da indurre la critica ad individuare nella sua opera diversi
"periodi" (due o tre, a seconda dei critici) che nel corso di questo lavoro
verranno individuati.
Ma ciò che, a mio avviso, rimane costante in tutta la produzione
dello scrittore è la tendenza ad inserire i propri personaggi e (come
accadrà nella sua produzione più tarda) le proprie storie in veri e propri
"compartimenti stagni", in dei mondi a parte (che a volte, come in un
gioco di scatole cinesi, a loro volta ne contengono altri) con regole
proprie a addirittura una vita propria. Molto spesso sono veri e propri
luoghi "fisici" ma non mancano i cosiddetti "luoghi della mente". Ciò
che li accomuna è quella sensazione di chiuso, di soffocamento, di
disagio che accompagna coloro che vi sono inseriti e, spesso, la totale
incapacità di liberarsi, di uscirne, dei personaggi stessi.
Lo scopo di questa tesi sarà di individuare i più significativi tra
questi mondi, di analizzarli e di provare a darne un'interpretazione; in
definitiva si cercherà di esaminare i vari aspetti che quella "finestra" ha
assunto con il passare del tempo nell'opera di Makanin.
La tesi sarà divisa in sei capitoli: ognuno di questi sarà dedicato ad
un'opera in particolare. Sono state scelte le opere, a mio avviso, più
significative per quanto riguarda l'ipotesi che sta alla base del presente
lavoro. Inoltre allo scopo di dare una maggiore "attendibilità" al tutto, si
è cercato di individuare dei lavori scritti in un periodo di tempo il più
ampio possibile: si va infatti da Polosa obmenov (Scambi, 1976) a Stol
pokrityj suknom i s grafinom poseredine (Il tavolo coperto di panno, con una
caraffa al centro, 1993). Naturalmente nello sviluppo della ricerca non
7 "In generale non si dà sufficiente importanza a questo elemento fondamentale della
prosa contemporanea, cioè all'abbandono del modello attivistico, un tempo
obbligatorio" (Drawicz 1991:764).
mancheranno ampi (e, possibilmente, utili ai fini del discorso)
riferimenti alle altre opere di Makanin, agli altri aspetti fondamentali
dell'opera dello scrittore di Orsk già ampiamente sviluppati dalla
critica, ed infine ad un quadro storico sociale e politico della Russia dai
primi anni settanta ai giorni nostri, dal quale (come è facilmente
intuibile, soprattutto quando si parla di scrittori russo-sovietici) non si
può assolutamente prescindere.
LEGENDA DELLE ABBREVIAZIONI:
Le abbreviazioni "Mak.Pubbl.", "Mak.Period." e "Mak.Traduz." si riferiscono
rispettivamente alle parti della bibliografia intitolate "Makanin: pubblicazioni e raccolte",
"Makanin: opere pubblicate su periodici" e "Makanin: traduzioni italiane".
NOTA SULLE TRADUZIONI:
Per quanto riguarda le traduzioni delle parti in russo, laddove non vi è specificato
l'autore, sono da considerarsi mie. Le parti in inglese non verranno tradotte.
RINGRAZIAMENTI:
Un grazie in particolare a Katja Caiani per i suoi preziosi suggerimenti sulla ricerca del
materiale; a Véronique Mangini per aver gentilmente messo a mia disposizione la sua
inarrivabile tesi di laurea; a tutti i bibliotecari con cui in questi mesi ho avuto a che fare, gentili
(come alla biblioteca di "Russia Cristiana" di Seriate) o tutt'altro (un "affettuoso ringraziamento"
lo meritano senza dubbio quelli della "British Library" di Londra); alla nostra Nadia Cicognini
per la disponibilità e la pazienza; ed infine a Francesca Stella per avermi prestato il suo libro di
racconti di Makanin (che, ovviamente, non ho la minima intenzione di restituirle!)
Capitolo Primo
UN PASSO AVANTI
Proprio così. Ha giocato al
gioco di disporre i mobili nei
rettangoli disegnati. Li disponeva
paziente e seria. Per quanto sia
grande la nostra sensibilità, non si
deve dimenticare di disporre il sofà e
il frigorifero: può darsi che anche
questo faccia parte del disegno
comune del genere umano.8
Scambi.
Come si è già accennato nell'introduzione al presente lavoro,
l'opera letteraria di Vladimir Makanin è generalmente divisa dalla
critica in diversi periodi9, in genere due o tre. I fattori in base ai quali
viene effettuata questa periodizzazione sono diversi: lo stile, il tono
della scrittura, gli argomenti trattati. A mio avviso, la divisione più
condivisibile è quella proposta da S. Dalton-Brown10, che divide la
8 Mak.Traduz. 1990b:199.
9 Si vedano in tal proposito, tra gli altri, gli articoli di E. Goscilo (1990) e M.A.
Szporluk (1995) e S.Dalton-Brown (1998).
10 Docente al "Department of Russian" della Exeter University (UK), ed autrice di
numerosi articoli su Vladimir Makanin.
produzione dello scrittore in due periodi: prima e dopo la metà degli
anni ottanta:
Makanin's early period spans the years 1965-86; during the mid 1980s he
discovered a more original voice.11
A partire dalla metà degli anni ottanta, infatti, si nota una svolta
che coinvolge praticamente tutti quei fattori a cui si è accennato in
precedenza. Il cambiamento in apparenza più percepibile è quello
relativo all'ambientazione delle sue opere, abbandona la città, la "sua"
Mosca, per allargare i suoi orizzonti ambientando le sue storie anche
nelle campagne, in quei piccoli villaggi che hanno fatto da sfondo alla
sua infanzia. La definizione con cui più spesso lo scrittore veniva
etichettato era "discepolo di Trifonov", proprio per la comunanza di
ambientazione (moscovita, appunto) e tono con quest'ultimo; ebbene, è
lo stesso Makanin che individua, in un intervista, il punto di svolta nel
suo rapporto con il suo presunto "maestro":
- Che legame c'è tra te e Trifonov?
- Con Gde schodilos' nebo s cholmami ho imboccato una strada decisamente
diversa ed autonoma.12
11 Dalton-Brown 1998:528.
12 Zappi 1990:30.
In questa intervista lo scrittore liquida la domanda con una risposta breve e
lapidaria. È interessante notare come nelle poche interviste a Makanin che
sono state pubblicate, appare evidente il vero e proprio fastidio dello scrittore,
quando si affronta l'argomento Trifonov. Nella famosa intervista a Peter
Rolberg (Rolberg 1985) lo scrittore si dilunga particolarmente su questo tema
sottolineando come tra i rapporti tra lui e lo scrittore scomparso nel 1981 (si
conobbero nel 1979 alla vigilia di un comune viaggio in Germania, e da allora
si incontrarono in altre due occasioni nella dacia di Trifonov) fossero ottimi, e
lasciando intendere di aver appreso molto da lui più come persona che come
artista. Cosa che invece, secondo lui, non si può dire di altri scrittori:
"V dejstvitel'nosti u Trifonova uèilis' drugie prozaiki, naprimer, Ruslan Kireev i
nekotorye drugie menee izvestnye avtory. Jurij Valentinoviè pisal dlja nich
Quella povest' è stata pubblicata nel 198413.
Oltre alla acquisita originalità (a mio avviso il fattore
discriminante più importante tra i due periodi), la Dalton-Brown
individua altri due elementi che dopo la metà degli anni ottanta
saranno sempre più presenti nella prosa di Makanin, l'abbandono del
realismo in senso stretto, e la violenza:
The theme of violence began to assume a greater prominence in his text,
as his style, labelled "strogaja" (severe) and "bednaja" (poor) for its
disciplined matter-of-factness, began to diversify from byt prose to works
infused with mythic and religious motifs, to dystopian texts (Excape
Hatch and Dolog nash put' [The Long Road Ahead]), to social commentary
(Kvazi [Quasi]).14
In realtà, per quanto riguarda il primo dei suoi due periodi,
Makanin non può non ammettere l'esistenza di una certa parentela con
Trifonov, ed è proprio lui a parlarne:
predislovija, otzyvy, pomogal opuklikovat' ich proizvedenija. Nièego
podobnogo ne imelo mesta v otnošenii menja. Dlja kritikov bylo namnogo
udobnee podavat' menja pod markoj yèenika Trifonova, nesmotrja na to, èto
ja ko vremeni našego znokomstva uže umel sobstvennuju posiciju i vystupal k
tomu vremeni vosem knig."(Rolberg 1985:262-263)
"In realtà altri prosatori hanno imparato da Trifonov, come ad esempio Ruslan
Kireev ed altri autori meno noti. Jurij Valentinoviè (Trifonov. n.d.t.) ha redatto
per loro introduzioni, recensioni, e li ha aiutati a pubblicare le loro opere.
Niente di simile ha avuto luogo con il sottoscritto. Per la critica è stato molto
più comodo presentarmi come un discepolo di Trifonov, nonostante che al
tempo del nostro primo incontro io avessi già una certa posizione ed avessi già
pubblicato otto libri."
13 Sul numero di gennaio della rivista "Novyj mir".
14 Dalton-Brown 1998:528.
Opredelennaja zavisimost', koneèno že, est', no ne stol' priamolinejnaja,
kak eto podèas chotelos' by videt krtikam. Eto možno nagljadno pojaznit'
na primere moego rasskaza «Polosa obmenov».15
Ed è proprio questo racconto del 1976 (tradotto in italiano con il
titolo Scambi16) l'oggetto di questo primo capitolo.
Lo spunto per la trama, Makanin lo trae proprio da una povest' di
Trifonov del 1969, Obmen' (Lo scambio), nel quale la vicenda ruota
intorno ad uno scambio di appartamenti, una prassi molto diffusa in
Unione Sovietica soprattutto negli anni sessanta e settanta, data la
cronica carenza di appartamenti. Secondo Makanin, non discutendo
l'indubbio valore artistico della povest', ne Lo scambio è troppo evidente,
troppo scoperto, il fine moralizzatore dello scrittore:
U menja bylo togda takoe ošèušèenie: kakaja byla by otliènaja povest', ne
bud' v nej morali! Kak izvestno, v nej reè' idet o kvartirom obmene, pri
etom vpolne soznatel'no v rasèet prinimaetsja smert' materi. V etom
Trifonovu videlos' neèto nedostoinoe, poroènoe.17
Il tema del cambiamento come un qualcosa di necessariamente
negativo spinge Makanin alla composizione di una "risposta", in cui si
affermasse l'idea del cambiamento come un "atto metafisico"18, un
qualcosa di insito nella natura umana, una conseguenza logica ai
15 Rolberg 1985:263.
"Una qualche dipendenza, indubbiamente c'è, ma non così tanto diretta,
come a volte è vista dalla critica. Ciò può essere chiaramente dimostrato con
il mio racconto «Polosa obmenov»".
16 Mak.Traduz. 1990b.
17 Rolberg 1985:263.
"Ho provato questa sensazione: che bella sarebbe stata questa povest', senza
una morale! Come è noto, vi si racconta di uno scambio di appartamenti, in
cui viene messa in conto la morte di una madre. In questo Trifonov, vede
qualcosa di indegno, di riprovevole.
18 Rolberg 1985:263.
rapporti tra gli esseri umani, e non necessariamente un "tradire ed
umiliare i propri ideali"19
La trama di Scambi è molto semplice: i coniugi Tkaèev, avendo
entrambi ottenuto una promozione sul lavoro e disponendo di una
certa somma di denaro, frutto dei loro risparmi, decidono di scambiare
il loro appartamento con uno più grande20.
In questo racconto, con una modalità tipica del primo Makanin, lo
scrittore riduce la sua presenza al minimo indispensabile lasciando ai
dialoghi tra i protagonisti il compito di portare avanti la storia, e ciò si
nota sin dall'inizio della storia:
- Choèu našu dvuchkomnatnuju,- govorit žena,- pomenjat' na
trechkomnatnuju.
Ona ulybaetsja. Ona prodalžaet:
- I ètob objazatel'no komnaty byli ne smežnye, kak u nas, a razdel'nye.
- Eto èto? - meèta?
- Pust' meèta… Kak-nikak nado dumat' o budušèem: Mašen'ka postaraet.
A gody znaeš' kak begut?21 (Mak.Pubbl. 1990:207)
Come si vede non si tratta di nulla di drammatico, è solo la
legittima aspirazione di una madre di famiglia (l'idea è partita da lei) di
vivere in un ambiente più comodo e ed accogliente, con una bella sala
19 Rolberg 1985:264.
20 Per questo tipo di scambi, come viene anche descritto nel racconto,
esistevano degli uffici appositi. Un altro metodo diffuso era l'affissione di
annunci alle fermate degli autobus ed in altri luoghi frequentati.
21 "- Voglio cambiare il nostro bilocale - dice la moglie - con un trilocale…
Sorride. E continua:
- Le camere inoltre non devono essere contigue, come le nostre, ma separate.
- Che cos'è, un sogno?
- Un sogno, se vuoi… In qualche modo bisogna pensare al futuro: Mašen'ka
cresce. Non lo sai che gli anni volano?"(Mak.Traduz. 1990b:183)
D'ora in avanti tutte le citazioni da Polosa obmenov sono da considerarsi tratte
da Mak.Pubbl.1990, così come le relative traduzioni sono da considerarsi tratte
da Mak.Traduz.1990b; verrà indicato a lato solamente il numero di pagina.
dove poter finalmente accogliere gli ospiti "po-èeloveèeski"22(pag.207) e
dove la figlia di quattordici anni potrà avere finalmente la sua privacy.
Le aspirazioni e i desideri di questa coppia sono tipiche del ceto medio-
borghese23cittadino e riguardano, come si vede, il bene per eccellenza:
la casa.
Si potrebbe superficialmente pensare che atteggiamenti e desideri
di questo tipo, in un paese come l'Unione Sovietica, fossero
stigmatizzati dal potere, invece la diffusione del concetto di
Kul'turnost'24 e lo stimolo, ovviamente entro certi limiti, al consumo è
stata una delle preoccupazioni del regime già verso la metà degli anni
venti, durante quella campagna intrapresa dal partito e dagli
intellettuali per la costruzione dell'uomo nuovo, del nuovo proletario che
avrebbe esercitato la sua dittatura in Unione Sovietica:
As Sheila Fitzpatrick puts it: 'One of the great advantages of the concept
of Kul'turnost', in a post-revolutionary society burdened by the
hangovers of revolutionary puritanism, was that it offered a way of
legitimizing what had once been thought of as "borgeois" concerns about
possessions and status: one treatened them as an aspect of Kul'tura'. The
policies of Kul'turnost' met at least two complementary objectives,
pragmatic and ideological: to discipline the new masses by shaping
everyday behaviour in accordance with uniform social, 'cultured' norms,
and to integrate the values of the lower strata with those of the elite. […]
Externally, this individual would conform to the normative pattern of
behaviour; internally, he would be committed to the values required by
the state.25
22 "In modo civile"(pag.183).
23 Classe che nel paese dei soviet in teoria non dovrebbe esistere! Ma su
questo argomento si rimanda il lettore al capitolo terzo del presente lavoro.
24 Uno dei tanti termini "intraducibili" in italiano. Grossomodo vuol dire "il vivere
e il comportarsi in modo civile ed educato"
25 Kelly,Volkov 1998:295.
Un ambiente domestico ben curato, così come l'igiene personale e
un comportamento educato, erano fattori si esteriori ma determinanti
per la rivoluzione del byt, uno dei passaggi obbligati nel lungo processo
che portava alla formazione dell'uomo nuovo:
In a 1924 dispute on "Art and Byt," the RAPP critic Lelevich invoked
Lenin's "grandiose cultural revolution" to call for a "revolution in
everyday life" (bytovaia revolutsiia) which would bring the heroism of the
Civil War era into a new front. Just as War Communist heroism
conquered the mundane - it was sverkh-bytovoi - "the construction of new
forms of life" would destroy the "beast of the old everyday life".26
Per i coniugi Tkaèev naturalmente l'appartamento più grande, più
che rappresentare una via per uniformarsi ai valori della collettività
rappresenta soprattutto un premio, una logica e meritata conseguenza
del loro duro e diligente lavoro:
- Nu razumeetsja, sobstvennik, i nièego tut skvernogo… Ja uže ee
gorbom zarabotal. Ja ž rabotal, ne much lovil.
I, spljunuv na asfal't, dobavljaet:
- Mne že ee ne djad'ka podaril.27(pag.209)
Come spesso accade, quando si fanno considerazioni sulla vita in Unione
Sovietica, si tende a guardare a quella realtà come ad un qualcosa di molto
lontano da "noi", quasi di esotico. Secondo me, le cose in certi casi non stanno
proprio così: infatti la campagna per la diffusione della Kul'turnost' in Unione
Sovietica, non è poi tanto dissimile dal continuo bombardamento dei mass-
media occidentali, che da anni propongono stili di vita e modelli di
comportamento studiati a tavolino, al solo scopo di influenzare i gusti, i
consumi e di conseguenza il "grado di malcontento" dell'opinione pubblica.
26 David-Fox 1999:192-193.
27 "- Proprietario, si, e non c'è proprio nulla di male… me lo sono guadagnato
con il sudore della fronte. Ho lavorato, mica sono stato li ad acchiappar
mosche.
E, sputato sull'asfalto, aggiunge:
- Mica me l'ha regalato mio nonno."(pag.185)
Naturalmente, trattandosi di scambio e non di acquisto, ci
dev'essere una controparte disposta a cedere il proprio appartamento.
Ed è proprio questo il punto cruciale della storia: chi è disposto a cedere
il proprio appartamento per uno più piccolo, se non qualcuno che sta
attraversando un momento difficile? Il termine che più ricorre nelle
riflessioni dei due è uno in particolare: obednevšie, gli impoveriti:
- Te, u kogo nesèast'e,- muž, skažem, u kogo-to umer. Ili pod sud ugodil.
Tkaèevym stanovitsja nemnogo ne po sebe, žizn' ich ticha, sil'nych emocij
net i ne bylo. A tut, skrebja iznutri sovestlivuju dušu, po ich komnatam
vdrug naèinajut chodit' ljudi v èernom (chotja nikogo poka net) […]
Vdovy i vdovci - oni chodjat, i chodjat, razgovarivaja zderžanno, skorbno
i ticho, kak i položeno im razgovarivat'.28(pagg. 211-212)
Tkaèev usa il termine proprietario, in realtà le cose non stanno proprio così: lui,
come si legge nel racconto, possiede un appartamento in cooperativa.
In URSS c'erano tre tipi di proprietà edilizia: statale, cooperativa e privata. La
proprietà privata, fenomeno poco rilevate, riguardava solo le piccole case di
campagna dei contadini o le dacie per il fine settimana e le vacanze. Le
cooperative erano associazioni di cittadini residenti e di età superiore ai
diciotto anni cui il soviet locale consentiva la costruzione di abitazioni di
proprietà individuale dietro pagamento anticipato del quaranta per cento del
valore dell'appartamento e di un mutuo, la cui durata variava da dieci a
vent'anni, con un interesse annuo dell'uno e mezzo per cento. I materiali da
costruzione, le imprese, e gli standard abitativi, erano gli stessi delle case di
proprietà dello stato, che decideva anche la zona in cui l'edificio doveva
essere costruito. Ovviamente per ciò che riguardava l'assegnazione dei
materiali e dei terreni e nei tempi di costruzione, alla case in cooperativa era
assegnata d'autorità una priorità inferiore a quella assegnata alle case statali.
L'appartamento in cooperativa poteva essere trasmesso in eredità, scambiato
appunto, ma non venduto a terzi.
28 "- Quelli che hanno avuto qualche disgrazia, qualcuna che ha perso il
marito. O qualcuno che è finito sotto processo.
A questo punto gli Tkaèëv si sentono un po' a disagio, fanno una vita
tranquilla, non hanno emozioni forti e non ne hanno mai avute. E adesso,
mordendo da dentro la scrupolosa coscienza, comincia all'improvviso a
camminare per le loro stanze gente in nero (anche se per il momento non c'è
nessuno) […] Vedove e vedovi, arrivano, arrivano, parlano con discrezione,
con dolore, come ci si aspetta che parlino."(pag.188; il corsivo è mio.)
Da notare come il "finire sotto processo" è tra le prime "disgrazie" che vengono
in mente al protagonista, come se in ciò non ci fosse nulla di straordinario. Non
Una semplicissima legge di compensazione quindi, pura
matematica29, ma lo stesso non è facile da accettare. L'idea di "salire un
gradino" a scapito di qualcun altro colpisce i due protagonisti, scuote le
loro coscienze. Questo tarlo perseguiterà i due per tutto il corso della
ricerca dell'appartamento, e proprio per quanto riguarda questo aspetto
della vicenda lo scrittore rivela quella che è la dote che più spesso gli
viene riconosciuta, l'abilità nel cogliere i moti interiori dei suoi
personaggi:
- Možet byt', snimem naši ob'javlenija? - govorit žena.
- Sorvem so stolbov?
- Da
- Poèemu?
- Nu tak… Nechorošo kak-to.
No eto uže jacno, èto ona ne vser'ez govorit, potomu èto ženšèiny tak
neopredelenno ne govorjat, a esli govorjat, znaèit, prosto-naprosto
chotjat, ètob ich lišnij raz ubedili. Ugovorili. Ubajukali.30(pag.212)
bisogna dimenticare che siamo in piena stagnazione, un periodo
particolarmente difficile per quanto riguarda la censura, eppure Makanin si
permette il lusso di inserire una frase del genere. Makanin ha sempre evitato,
tranne in rare occasioni, di avere a che fare con la censura questo perché
fino alla metà degli anni ottanta, la maggior parte dei suoi lavori (compreso
questo racconto) venivano pubblicati direttamente in raccolte, in forma di
libro, e non su rivista, il mezzo a cui la censura dedicava principalmente le sue
attenzioni, data l'enorme tiratura di queste ultime.
29 A questo proposito si veda anche la nota 14 del capitolo secondo.
30 "- Forse è meglio che togliamo gli annunci? - chiede la moglie.
- Li scolliamo dai pali?
- Si.
- E perché?
- Così… Non mi sembra una bella cosa.
Ma è chiaro in anticipo che non parla seriamente, perché le donne non
parlano in maniera così vaga, e se lo fanno vuol dire solo che vogliono
semplicemente essere convinte ancora una volta. Essere persuase. Essere
cullate."(pag.188)
Gli scrupoli affiorano in superficie per poi essere ricacciati giù
dalla consapevolezza che in fondo non si sta facendo nulla di male:
sicuramente non è una colpa fare bene il proprio lavoro, mettere da
parte un po' di soldi, costruire il proprio benessere:
I Tkaèev neožidanno dlja sebja vdrug delaetsja vnutrenne spokoen. On
poperežival neskol'ko dnej - chvatit, ckol'ko že možno. Da, on stroit svoe
blagopoluèie. Da, poluèaetsja, èto na èužoj bede stroit,- nu i ladno. Eto
ved' tol'ko vnešnij vid takoj. No eto sut'.31(pag.212)
Il problema, o meglio lo scrupolo, riaffiora più forte di prima
quando si passa "alla pratica", cioè quando cominciano i colloqui con i
potenziali acquirenti dell'appartamento.
Il primo "candidato" è un simpatico vecchietto il quale, nel trattare
l'affare non sembra per niente triste ed infelice come si immaginavano i
coniugi, anzi è spigliato e spiritoso. Ma costui è solo un espediente che
lo scrittore usa per illudere il lettore e i suoi due protagonisti sulla
questione degli "impoveriti": poco dopo infatti, si scoprirà che il
vecchietto non è altro che un perditempo che combatte la noia andando
in giro a trattare gli scambi di appartamento come hobby, per
racimolare qualche tazza di tè e qualche biscottino. La realtà è ben'altra.
E non tarderà a palesarsi:
A dnem posže prichodit ona - ona v temnom. Chotja skoree vsego eto
temno-sinij kostjum Aeroflota. […] Na golove goluben'kaja pilotka s
«orlom», i, kogda ee snimaet (a ona snjala ee srazu), okazyvaetsja, èto
31 "Poi però, inattesa anche per lui, arriva per Tkaèëv la tranquillità interiore. È
stato in pena qualche giorno, ora basta, di più non è possibile. Si, lui costruisce
il suo benessere. Va bene, lo costruisce sulle disgrazie altrui, e allora? È così solo
in apparenza, la sostanza non è questa."(pag.189)
prišla privlekatel'naja blondinka v temnom, èut' sklonnaja k
polnote.32(pag.217)
L'apparizione di quest'angelo (che non a caso lo scrittore chiama
Angelina) svelerà agli Tkaèev la verità che già conoscevano: ella vuole
cambiare appartamento perché, con due figli adolescenti, non riesce a
mantenere più il suo dopo la morte di suo marito, pilota dell'Aeroflot,
vittima di un incidente aereo.
Decidono di concludere lo scambio.
Non si sfugge alla realtà: la loro felicità si costruirà anche sulla
disgrazia di un'altra famiglia.
Come è giusto che sia per ogni affare che si rispetti, cominciano le
visite di Tkaèev all'appartamento di Angelina per stabilirne il valore. Il
protagonista, e con lui lo scrittore, mette a fuoco il piccolo mondo della
donna soffermandosi su tanti particolari: il pavimento, la cucina, la
disposizione dei mobili e cosi via,
Potomu èto ne uvidet' ženšèinu v ee dome - znaèit, ne uvidet ee
voobšèe.33(pag.219)
Se si esclude il riferimento particolare al sesso femminile, questa
affermazione potrebbe essere presa come un manifesto programmatico
di Makanin, che per tutto il corso della sua carriera, nonostante i vari
mutamenti a cui si è già accennato, ha sempre attribuito alla casa un
ruolo molto importante. Alle scarse informazioni che lo scrittore
32 "Quel giorno, più tardi, arriva lei, lei in abito scuro. Benché a ben guardare
sia la divisa azzurro scuro dell'Aeroflot. […] In capo la bustina azzurra con
l'aquila e, quando se la toglie (se la toglie quasi subito), risulta essere
un'affascinante biondina in scuro, appena incline alla pinguedine."(pag.193)
33 "Poiché non conoscere una donna nella sua casa, vuol dire non conoscerla
affatto."(pag.195)