II
La difficoltà maggiore è stata rappresentata dalla necessità di individuare forme di
regolazione che potessero essere recepite ed applicate da tutti gli Stati senza però generare eccessivi
danni o vantaggi ad alcuni di essi.
Il processo di liberalizzazione ha richiesto un lungo periodo di tempo per il suo compimento
ed è stato realizzato per gradi proprio nel tentativo di riuscire a contemperare esigenze, condizioni
delle singole industrie, ed interessi nazionali fortemente eterogenei.
Precursore della liberalizzazione era stata, già negli anni Ottanta, l’Inghilterra. Si tratta, di un
“Paese produttore” pressoché indipendente dall’approvvigionamento estero in cui l’industria del gas
naturale era caratterizzata dalla presenza di compagnie titolari delle infrastrutture di trasporto che,
grazie all’attività di negoziazione diretta con i produttori attraverso l’utilizzo esclusivo di contratti
di fornitura di lungo periodo, si erano garantite la pressoché totalità dei diritti di transito.
Ciò ha consentito loro, per molti anni, di godere di una situazione di monopolio di fatto nelle
attività di fornitura attraverso la predisposizione di “pacchetti completi” di gas e servizi di trasporto
correlati rivolti alle diverse tipologie di utenze.
Tuttavia, un sentimento di inadeguatezza circa la situazione in essere, caratterizzata da livelli
di costo del servizio inefficienti, dall’impossibilità per gli utenti di poter scegliere la propria
controparte fornitrice ed il proprio trasportatore e di poter negoziare direttamente tutte le condizioni
in merito alla fornitura, e conseguentemente dall’impossibilità per i nuovi entranti di affacciarsi
all’industria del gas naturale, ha indotto le Autorità ad intraprendere un radicale processo di
liberalizzazione del settore.
Questo processo è stato realizzato per gradi nel corso di diversi anni. E’ importante notare
inoltre come questo processo non sia stato certo immune da fallimenti, basti rammentare la cronica
scarsità di nuovi entranti nell’industria del gas a seguito delle prime dismissioni coattive operate
dall’operatore dominante inglese.
L’esperienza di questo Paese ha dimostrato come nel caso in cui vi sia una sola compagnia a
controllare l’accesso alle strutture di fornitura e di trasporto del gas naturale, lo sviluppo della
competizione venga di fatto inibito. Non è inoltre sufficiente eliminare semplicemente le barriere
amministrative all’entrata e deregolare i prezzi del gas per garantire l’esistenza ed il funzionamento
di mercati competitivi.
Un efficace passo in avanti, verso l’abbandono di forme di monopolio a vantaggio dello
sviluppo di mercati realmente competitivi, richiede cambiamenti strutturali e nella
regolamentazione in grado di proteggere i nuovi entranti dal potere di mercato dell’operatore
dominante. L’avvio di una competizione ha favorito in questo Paese lo sviluppo di nuove forme di
negoziazione di gas naturale, riflettendo in tal modo l’esigenza manifestata dai partecipanti al
III
mercato di poter usufruire di strumenti contrattuali standardizzati e maggiormente flessibili per la
realizzazione delle forniture di gas. Questa necessità, unitamente al contesto di una economia
prevalentemente “marketoriented”, ha favorito l’introduzione, presso i principali mercati finanziari
informatizzati di questo Paese, delle negoziazioni sul gas naturale.
Inizialmente si trattava quasi esclusivamente di negoziazioni di mercato secondario, aventi ad
oggetto scambi o cessioni di contratti di fornitura o di diritti di transito tra soggetti in surplus o in
deficit di capacità. Tuttavia, nel corso del tempo sono state sviluppate diverse forme contrattuali e
strumenti finanziari informatizzati finalizzati non esclusivamente all’acquisto o alla vendita di
volumi fisici di gas, ma anche alla realizzazione di vere e proprie strategie di hedging e di risk-
management.
Il gas naturale, dunque, è stato di fatto equiparato alle normali commodities già oggetto di
scambio all’interno dei mercati organizzati, delegando così il ruolo di determinazione dei prezzi
all’incontro tra domanda ed offerta. Le attività non monopolistiche, per ciò che riguarda le tariffe,
non sono sottoposte al controllo dei prezzi, anche se si deve sottolineare che questa libertà di
stabilire i prezzi è soggetta ad una serie di obblighi di protezione dei consumatori contenuti nelle
licenze. Le attività monopolistiche, invece, sono sottoposte a controllo dei prezzi, attraverso un
meccanismo di price cap, regolati ogni cinque anni dall’autorità competente, Ofgem, e non dei
profitti, così che le imprese sono incoraggiate a cercare profitti di efficienza. Tra le funzioni
principali dell’Autorità, infatti, vi sono la tutela dei consumatori attraverso la promozione della
concorrenza e la regolazione delle aree dell’industria del gas dove la concorrenza non è efficiente,
stabilendo un controllo di prezzi e norme per assicurare un servizio affidabile.
Ciò ha di fatto favorito non solo lo sviluppo di un mercato informatizzato del gas competitivo
ed efficiente, in grado di assicurare l’ingresso di nuovi operatori rappresentanti dei diversi livelli
della filiera che, fino a pochi anni fa, ne erano di fatto esclusi; ma soprattutto, ha favorito l’ingresso
di operatori completamente estranei al mondo del gas, quali ad esempio le istituzioni finanziarie e le
banche, fortemente attratte dalla possibilità di poter sfruttare le proficue opportunità d’investimento
offerte da questo nuovo mercato.
Si è poi scelto di analizzare anche l’esperienza spagnola in forza della similitudine, sia dal
punto di vista regolatorio che dal punto di vista strutturale, rispetto al modello italiano.
L’industria del gas spagnola, è stata a lungo caratterizzata da un’integrazione verticale
dell’impresa monopolistica. Il processo di liberalizzazione del mercato, si avvia con un primo
intervento del Regolatore nel 1998, volto a promuovere l’effettiva concorrenza a beneficio sia di
tutti i soggetti che operano nel sistema che dei consumatori.
IV
A seguito di tale intervento, si è giunti ad una completa liberalizzazione, e quindi ad
un’apertura totale della domanda, sin dal 2003, a fronte di una pressochè immutata concentrazione
dei contratti di importazione nelle mani dell’incumbent. Uno dei problemi caratterizzanti il mercato
del gas spagnolo è, peraltro, proprio la forte dipendenza delle importazioni dall’estero. A tal fine, il
Regolatore ha fissato tetti quantitativi che impongono agli agenti il rispetto di una clausola di
diversificazione dell’approvvigionamento.
In attuazione delle direttive comunitarie, inoltre, è stato previsto un modello di accesso alla
rete regolato sia per la distribuzione che per il trasporto, e un unbundling (separazione) per le
imprese verticalmente integrate, di tipo societario con riferimento all’attività di distribuzione, e
proprietario con riguardo alla gestione della rete di trasporto.
Il mercato spagnolo è caratterizzato da una buona implementazione delle direttive
comunitarie, ma permeato di problemi legati alla presenza di barriere all’entrata, all’integrazione
verticale del monopolista e al basso tasso di switching dei piccoli consumatori.
Un’apertura del mercato solo se combinata con adeguate misure strutturali in materia di
separazione e regolazione, può consentire a tutte le categorie di consumatori di usufruire dei
medesimi benefici.
L’analisi di questa esperienza ha mostrato come l’industria del gas spagnola, la sua storia e la
sua organizzazione, possiedano forti analogie con quella italiana.
In Italia, il percorso di liberalizzazione formale del mercato del gas viene avviato nel 2003,
quando tutti i clienti finali, compresi quelli civili, hanno avuto la possibilità di scegliere liberamente
il proprio fornitore. È stato altresì previsto un accesso dei terzi alla rete di trasporto di tipo regolato
e non meramente negoziato, come previsto dalla prima direttiva comunitaria, un unbundling di
carattere societario tra le attività di gestione infrastrutturale e quelle di produzione, importazione e
vendita del gas e la prescrizione del rispetto di determinate soglie di mercato, al fine di promuovere
la concorrenza dal lato dell’offerta. Poichè il mercato italiano è caratterizzato da una forte
dipendenza dalle importazioni, e che tali importazioni sono per la quasi totalità provenienti
dall’operatore dominante (Eni), in forza di contratti a lungo termine stipulati con i produttori
internazionali, per eludere il tetto antitrust fissato dal regolatore, Eni ha attuato vendite innovative
ai propri concorrenti prima della frontiera italiana, rimanendo così di fatto il principale importatore.
Il potere contrattuale di Eni è garantito non solo dalle vendite innovative ma anche dalla presenza
delle c.d. clausole di destinazione, che creano impedimenti ai concorrenti nell’approvvigionarsi dai
fornitori internazionali.
La persistente integrazione verticale ha consentito alla struttura produttiva di evolvere
seguendo obiettivi differenti rispetto all’effettiva apertura del mercato. A partire dall’avvio del
V
processo di liberalizzazione, è possibile individuare tre fasi temporali: nel passaggio dall’una
all’altra si nota gradualmente un cambiamento dell’impostazione iniziale da parte del regolatore.
L’esplosione del contenzioso sulla questione materia prima gas ad opera delle imprese di
vendita, legata sostanzialmente alla carenza di infrastrutture di approvvigionamento, è stata
aggravata dalla sottovalutazione degli effetti che la liberalizzazione del settore elettrico stava
producendo sulla domanda di gas e sui nuovi fabbisogni di flessibilità dei sistema.
Nel dettaglio, la prima fase abbraccia circa un quadriennio, dal 2000 al 2004. Questo periodo
vede l’Autorità impegnata a disegnare gli elementi in grado di: 1) garantire tariffe per la fase
regolata cost reflective; 2) garantire l’accesso non discriminatorio alle infrastrutture essenziali
introducendo in anticipo rispetto alle prescrizioni comunitarie i meccanismi che meglio si riteneva
avrebbero potuto agevolare lo sviluppo della competizione a molte; 3) favorire l’ingresso di nuovi
operatori fissando la tariffa di riferimento per il mercato delle piccole utenze ad un livello in grado
di lasciare buoni margini ai nuovi entranti; 4) creare il framework per lo sviluppo del mercato
all’ingrosso di gas, prevedendo una struttura tariffaria che in teoria avrebbe dovuto incentivare l’uso
dell’infrastruttura, creando il PSV e fissando le tappe per un futuro sviluppo della borsa del gas.
Parallelamente, anche in questo caso in anticipo rispetto a quanto successivamente recepito nella
seconda direttiva comunitaria, veniva introdotta l’esclusione al principio del TPA per la capacità
delle nuove infrastrutture GNL, in pratica considerando tali investimenti ad opera di investitori
diversi dall’incumbent non rientranti nella categoria delle essential facilities in quanto in principio
riproducibili. Tale impostazione è stata poi fatta propria dalla seconda Direttiva e successivamente
dalla legge Marzano sul finire del 2004 che ne estendeva l’esenzione e l’applicazione anche ai
nuovi siti di stoccaggio e prevede la deroga al TPA anche per i soggetti che, in possesso di contratti
take or pay, concorrono al finanziamento dell’espansione dei gasdotti.
La seconda fase si apre con l’impennata dei prezzi dei prodotti petroliferi e tenta di affrontare
le questioni emerse nell’indagine conoscitiva. La mancanza di una effettiva concorrenza nel
mercato a valle si accompagna all’emersione dei problemi di congestione delle infrastrutture
inizialmente solo contrattuale e successivamente fisica. Con l’obiettivo di contenere l’effetto sulla
piccola utenza dell’indicizzazione piena ai derivati del petrolio del prezzo del gas, l’Autorità
modifica la sua impostazione e riduce i margini lasciati nella vendita, margini che nelle intenzioni
avrebbero potuto essere recuperati con la ricontrattazione delle condizioni di acquisto all’ingrosso
da parte dei nuovi entranti, prevalentemente con l’incumbent, per allineare l’indicizzazione della
componente materia prima del prezzo di riferimento a valle a quella si riteneva fosse alla base dei
contratti di lungo periodo. Nasce quindi la contestata delibera la 248/04. Nel corso del 2005 trovano
inoltre corpo regole per l’accesso alle infrastrutture essenziali che superavano le norme transitorie
VI
fissate nel corso della prima fase ma che non trovano ancora traduzione concreta in Codici di
utilizzo del servizio essenziale, con riferimento in particolare allo stoccaggio e alla rigassificazione.
Le nuove regole dello stoccaggio si sono inoltre scontrate immediatamente con le difficoltà di far
fonte all’aumentato fabbisogno di flessibilità del sistema, sfociato poi nella prima crisi di scarsità di
gas nel corso dell’inverno 2004-2005.
La terza fase si apre invece verso la fine del 2005 ed è tuttora in corso. Nel corso dell’ultimo
anno si sono dovute affrontare le continue emergenze scaturite dal difficile confronto tra fabbisogno
crescente ed insufficienza di offerta di volumi e capacità, e sembra temporaneamente avere smarrito
il quadro di riferimento scelto dal regolatore per l’apertura alla competizione. Nel corso del periodo,
si susseguono una serie di provvedimenti “contingenti” resi necessari dal perdurante conflitto tra
Autorità ed imprese di vendita a seguito del cambio di rotta che ha comportato la 248/04,
complicate dal susseguirsi di sentenze contraddittorie e dalla gestione attraverso strumenti
amministrati delle scarsità emergenti di gas per il periodo invernale. Il tentativo di chiarire le
questioni aperte dal contenzioso lascia però aperta la questione di quale debba essere il prezzo di
riferimento della materia prima per il mercato domestico. Il superamento forse solo temporaneo
dell’emergenza per l’inverno 2006-2007 rende ora forse possibile che si ritorni su un percorso più
attento allo sviluppo del mercato del gas: ne sono il sintomo non solo il superamento dell’obbligo
della massimizzazione delle importazioni ma anche gli interventi del Ministero per lo Sviluppo
Economico di fine gennaio volti ad aumentare la liquidità al PVS.
Il nostro Paese quindi pur essendosi dotato di un quadro regolatorio relativamente avanzato
rispetto al resto d’Europa, non ha potuto contrastare le conseguenze di comportamenti distorti.
Nella difficile gestione del trade-off tra creazione d’incentivi per agevolare l’accesso di nuovi
operatori e regolazione che fosse incentivante per introdurre efficienza sul mercato ha finito per
creare condizioni d’irrigidimento, nel perdurare di una crescente rendita di posizione dell’operatore
dominante. Questi anni hanno rappresentato però un primo periodo una lunga transizione verso un
assetto che dovrebbe vedere una diversificazione dell’offerta in corrispondenza dell’aumento della
domanda. Un mercato all’ingrosso del gas liquido presuppone la disponibilità di infrastrutture in
eccesso rispetto alla domanda potenziale e con provenienze diversificate.
Seguendo l’impostazione sino ad ora delineata, si procederà nella prima parte a delineare
sinteticamente le caratteristiche fisiche e le fasi costituenti la filiera del gas, dall’esportazione agli
utilizzi finali; si effettueranno confronti tra i tre paesi considerati, Italia, Spagna e Inghilterra,
analizzando il ruolo che il gas naturale svolge tra le fonti energetiche primarie, sulla ripartizione dei
consumi, e sulle prospettive evolutive, al fine di svolgere un esame esaustivo sull’evoluzione della
disciplina comunitaria del settore.
VII
Nella seconda parte è volta a comprendere come la promozione della concorrenza sia stata
sviluppata dai regolatori di ciascun paese, e le modalità in cui ciascun ordinamento ha implementato
le direttive comunitarie, tracciando le caratteristiche e le funzioni fondamentali delle autorità
competenti nell’ambito del settore del gas naturale.
La parte finale del lavoro è volta ad evidenziare i fattori che determinano la persistenza di
forti differenziali di prezzo, partendo da un’analisi della struttura del prezzo del gas italiano per poi
poter confrontare i prezzi italiani con quelli spagnoli ed inglesi a fronte dell’aumento del prezzo del
petrolio e dei prodotti petroliferi, a cui il gas è indicizzato. Tali questioni aprono un importante
quesito sull’influenza della regolazione nella determinazione dei prezzi finali, tematica analizzata
attraverso un’indagine che mira a raffrontare la reazione dei Regolatori di ciascun paese a fronte
dell’aumento dei prezzi dei prodotti petroliferi.