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Come afferma Mantovani,in primo luogo ci si dovrà liberare da un gravoso bagaglio di
convinzioni tanto comode quanto pericolose:Etnocentrismo e Relativismo.
Infatti,da una parte si dovrà rifiutare quell’Etnocentrismo tipico del pensiero Occidentale
rapportato alle diverse culture,guardate con atteggiamento di superiorità e assoluta
convinzione che la nostra cultura sia la sola portatrice di verità indiscusse ed indiscutibili.
In secondo luogo,ci si dovrà guardare dal Relativismo,che considera ogni diversità priva di
valore,non permettendo così alcun confronto.
Solo attraverso la comprensione e la piena consapevolezza di ciò che sta accadendo è
possibile trovare quella strada Altra,appunto diversa,per avviarci,come genere umano sul
sentiero della pace,nel rispetto e nel riconoscimento delle differenze,che arricchiscono le
conoscenze e permettono il confronto,lo scambio,la crescita.
Entrando nel dettaglio,ho voluto chiamare la mia tesi<L’enigma del burqa:significato e
comunicazione>,in onore delle donne,specie quelle afgane,cercando di< svelare> un po’
dell’enigma di cui sono portatrici.
In particolare,cercherò di analizzare,partendo dalla loro storia culturale,cosa significa e
comunica il burqa,la versione estrema del velo.
Gli argomenti cercheranno di essere affrontati senza pregiudizi,con sensibilità e rispetto e
con un raggio a largo spettro,dando voce a visioni “diverse” del fenomeno.
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Dalla crisi alla catastrofe:gli accusatori cambino prospettiva
Le parole “crisi”e “catastrofe” non sono state messe a caso, come nulla lo sarà in questa
tesi.
“Crisi” deriva dal greco e vuol dire “decido”;<catastrofe>,sempre dal greco,significa
<cambiamento>.
La spiegazione è presto data:una volta che si riesce a prendere la decisione,vi sarà un
cambiamento di rotta.
Noi vorremmo approdare in un mondo dallo sguardo diverso,che utilizza il prezioso senso
della vista per andare in profondità,ma senza alcuna violenza,con l’unico scopo di
arricchirci vicendevolmente.
Finora,l’Occidente ha voluto suggerire all’Oriente un’immagine pateticamente simile allo
stesso Occidente,immagine riflessa in uno specchio deformante.
L’Oriente è stato considerato una splendida donna velata da un mistero celato pronto ad
essere invaso scopicamente ed in maniera indiscriminata,come sostiene lo stesso Massimo
Leone.Un’originale filosofo tedesco,l’inventore della “metaforologia”,Hans Blumemberg,
ha dedicato un capitolo del suo poderoso saggio “La legittimità della
modernità”all’evoluzione del concetto di curiosità nella filosofia occidentale. I dettami
odierni sembrano, così ,essere i seguenti:<E’ giusto strappare il velo dell’Oriente,anche con
la violenza>;<E’ giusto spargere sangue per spingere l’occhio dell’Occidente verso le zone
d’ombra che gli sono interdette>(poiché il desiderio islamico è quello di
impenetrabilità).Ad esempio,un non musulmano non può visitare la Mecca e Medina,di
conseguenza gli <esploratori occidentali >vi penetrano mentendo,travestendosi da ciò
che non sono,ostentando una religione in cui non credono e mostrando un’identità fasulla.
Vi sono poi anche troppi preconcetti e stereotipi verso l’Islam,che è in realtà un popolo
accogliente,pacifico, e che ha dato i natali a personalità talentuose e di rilevante prestigio.
Così, gli apologeti dell’Occidente,confondendo tra relativismo etico ed
antropologico,mostrano di ignorare la grande lezione lévistraussiana, secondo la quale
ciascuna civiltà va giudicata nel suo complesso,e non c’è nulla di più improponibile di
isolarne i singoli comportamenti per esaminarli alla luce di principi che non sono i suoi.
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Ne consegue che l’Occidente moderno è affetto dall’infezione totalitaria espressa dal suo
“pensiero unico”(mentre dovrebbe essere<duale>,ossia flessibile e che accetta di
“decentrarsi cognitivamente”),che lo induce a concepire un unico modello di sviluppo per
tutta l’umanità,come sostiene Franco Cardini. L’autore continua inoltre,sostenendo che
l’Occidente è anche vittima di una schizofrenia irremissibile fra la tolleranza e i diritti
dell’uomo,valori che ritiene fondanti della sua identità,venera a parole e sostiene di
difendere,il nucleo duro e profondo della sua realtà fondata sull’avere e sul fare anziché
sull’essere:la volontà di potenza(vedi la folle neoideologia dell’<esportazione della
democrazia> proposta dal gruppo dei neoconservative ispiratori della politica del
presidente George W.Bush Jr.).
Che poi questa sconfinata volontà di potenza,questa inesauribile ricerca del benessere,della
sicurezza della felicità,finisca in realtà col rendere chi cade in questo vortice eternamente
insicuro,infelice e inappagato,è un altro discorso;ma nasce proprio da qui il rischio di una <
guerra infinita >nella quale i cantori del nuovo Occidente rischiano di trascinarci.
Dinanzi a questo nuovo “Occidente”,l’Europa-conforme del resto anche alla realtà
geografica del globo-dovrebbe forse rintracciare la sua vocazione di civiltà nata e cresciuta
in stretto contatto col Mediterraneo, l’Asia e l’Africa(luoghi della
tradizione,dell’immobilità,del sogno,della magia,del favoloso – irrazionale),e alla luce di ciò
rivendicare un ruolo di cerniera degli “Orienti”,amandoli così come sono,anche nella loro
incomprensibilità.
…O…la nostra evoluzione finirà in un vicolo cieco.
Manganelli sostiene:<L’Oriente è un’ oscura,intensa congerie di immagini,messaggi, indizi
e segnali.
L’Oriente è una provocazione,è la nostra angoscia,il nostro sogno che “compensa”,
come dicono gli psicanalisti,il discorso estroverso e colto del nostro io.
L’Oriente è anche il nostro suicidio,ma a mio avviso è del tutto onesto e sano coltivare con
diligenza il nostro minuscolo suicidio.Ci ridimensiona.>
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Piccolo inciso strettamente personale
Io e la mia famiglia abitiamo a Massannunziata(frazione di Mascalucia), in provincia di
Catania, ma sono originaria di un paesino in provincia di Enna denominato Aidone.
Ivi le donne sentono ancora l’influenza del passaggio degli Arabi avvenuto nel passato,e
gran parte di loro portano la cosiddetta “veletta”,che cinge il capo,il collo e parte del petto.
Significativa e degna di essere rilevata è poi una scritta apparsa poco tempo fa sul muro di
una Chiesa del mio paese attuale:
“ Le donne devono portare il velo”.
Ritengo non sia un caso che tale scritta sia stata impressa su una parete della Chiesa;è
piuttosto un forte e manifesto richiamo al potere della Chiesa Cattolica(e in generale della
religione)per chiedere aiuto.
Secondo il mio parere personale è il grido di uomini disperati che desidererebbero-e a
modo loro chiedono-il ritorno di una donna più riservata,accuditrice e devota(il famoso
“angelo del focolare”)di contro a una donna divenuta più aggressiva e competitiva,oltre che
-a mio avviso – poco misteriosa,o direi meglio “portatrice di un’ ENIGMA che non è più
VELATO”….
Chiara
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La donna nella cultura islamica
Dal momento che le donne rappresentano la metà della società umana,il suo status,la sua
posizione e il suo ruolo in tale società,possono essere un valido criterio per valutare il
livello di ogni società e cultura.
Per comprendere il ruolo della donna nella cultura islamica occorre studiare quello che
l’Islam e le sue guide dicono a loro riguardo.
Cultura islamica e cultura musulmana non riflettono immancabilmente gli stessi
valori,poiché nel corso dei secoli svariate società musulmane hanno deviato dall’ originale
cultura islamica.
La vera cultura dell’Islam può essere valutata soltanto attraverso il Corano e le tradizioni
profetiche(hadith) e studiando la vita,il carattere e la condotta del Santo Profeta (Saw), degli
Imam(as) e della nobile Fatima (SA), così come, d’altro canto, la cultura musulmana va
valutata studiando le norme ed i modelli comportamentali dei musulmani e le opere
culturali dei loro scrittori, artisti e poeti .
La tradizione dello status femminile nella cultura islamica deve basarsi su tre principali
fonti: il Corano, i detti del Profeta e le sue tradizioni.
Quasi duecento versetti del Santo Corano ( da AL-QUR’AN, recitazione) si occupano di
status, ruolo e responsabilità della donna negli aspetti individuale,familiare e sociale.
Nel Corano si afferma che uomini e donne hanno uguali diritti, sono ugualmente “umani”,
e con lo stesso fine nella creazione,con specifiche e peculiari esigenze ed attitudini (vedi
Sura Al-Ahzab,33:35).
Secondo l’Islam, uomo e donna hanno ricevuto entrambi l’ordine da Allah di camminare
sulla retta via, ed entrambi sono vulnerabili a Satana (2:187).
Nella Sura Al-Imran,3:195, si legge che sia uomini che donne sono valutati ugualmente
nelle loro azioni.
In alcuni punti del Corano, Allah ha imposto agli uomini doveri specifici (distinti da
quelli delle donne), come quello di trattare le donne gentilmente (vedi Sura An-nisa,4:19).
Inoltre, uomini e donne hanno uguale diritto di stipulare alleanze, giurare, votare, eleggere
o stringere accordi (vedi Sura Al-Mumtahana, 60:12), e si intima pietà e purezza a entrambi.