I trasporti marittimi: organizzazione e gestione dell’ attività
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Storia dei trasporti marittimi
Lo sviluppo dei commerci per mare nell’ età Antica
Il popolo dei Fenici fu uno dei primi a considerare il mare come strumento di trasporto. Grazie ad
esso esportavano ovunque i loro prodotti ( legname, stoffe purpuree, ceramiche, vetri ). Spesso
acquistavano merci diverse nei porti che visitano e le diffondono in Oriente: ad esempio, dall’
Africa importavano l’ avorio e dall’ Inghilterra lo stagno. Trascorrevano molti mesi in mare. Le
navi erano a vela e, quando il vento non era sufficiente, erano mosse dai remi.
I Fenici miglioravano la stabilità delle loro imbarcazioni con l’ invenzione della chiglia, una tavola
che corre verticalmente lungo tutto lo scafo. La grande esperienza consentiva loro di tracciare rotte
sicure attraverso il Mediterraneo e li spinse anche a tentare viaggi di esplorazione nell’ Atlantico.
Ai Fenici subentrarono successivamente i Cretesi, che per quasi tre secoli mantennero il controllo
sulle rotte commerciali dell’ Egeo.
I Micenei si sostituirono ai Cretesi nel controllo dei traffici marittimi. Il commercio è essenziale per
procurarsi materiali pregiati come ambra, avorio, pietre preziose ma soprattutto rame e stagno per
forgiare armi di bronzo. Spesso le merci percorrevano lunghi tratti via terra prima di arrivare alle
coste del Mediterraneo ed essere imbarcate su navi micenee. In molti luoghi lungo le coste essi
fondavano gli empóri, basi permanenti per il loro commercio.
Estendersi della colonizzazione fenicia nel Mediterraneo
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L’ isola di Creta e la sua collocazione nel Mediterraneo:
essa era il fulcro di un’ intensa attività commerciale.
Principali centri della civiltà micenea.
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I trasporti marittimi nell’ età medioevale
A partire dall’ XI secolo si assistette ad un lento e progressivo sviluppo delle attività commerciali.
Gli scambi seguivano le grandi vie fluviali e principalmente quelli marittimi. Si svolgevano per lo
più tra i vari paesi dell’ Europa o verso i grandi centri mussulma ni o bizantini. Si commerciava in
prodotti di lusso, come spezie e pellicce, ma ebbe anche una grande espansione il commercio delle
stoffe: si importavano sete e si esportavano panni dalla Fiandra e dalla Francia verso la zona
mediterranea e i paesi dell’ Europa orientale. Merci di prima necessità, come il sale o l’ allume
( usato per la tintura dei panni ), ma anche legno, ferro, armi, costituivano oggetto di traffici.
Il commercio degli schiavi, anche se in misura ridotta, era ancora praticato da parte di mercanti
ebrei e cristiani. Spesso le zone vicine ad un porto fluviale e marittimo si specializzava nella
produzione di alcuni generi particolari come il guado ( sostanza ricavata da una pianta per la tintura
in azzurro ), coltivato nella Catalogna, e soprattutto come il vino.
Lo sviluppo commerciale portò nuovamente alla circolazione monetaria ed a tutte quelle operazioni
di cambio e di credito ad essa connesse. Le operazioni di cambio erano praticate da mercanti
specializzati e si svolgevano su “ banchi ”, da cui il nome di banchieri per coloro che la praticavano.
Città come Bari, Taranto, Napoli, ma soprattutto Amalfi avevano relazioni commerciali con
Costantinopoli; dai loro porti partivano navi cariche di grano e di vino, e ne ritornavano con tessuti
pregiati, spezie e altri prodotti tipici dell’ Oriente. Amalfi estese la sua potenza marinara su gran
parte del Mediterraneo, arrivando a possedere colonie commerciali nella stessa Costantinopoli, in
Siria e in Palestina. Tuttavia la concorrenza di altre città come Pisa e Genova, offuscarono la
potenza della repubblica campana; anche Venezia, che assieme ad Amalfi godette delle stesse
agevolazioni commerciali e privilegi ottenuti da parte dell’ imperatore di Costantinopoli, divenne
ben presto una formidabile potenza commerciale.
All’ inizio dell’ XI la potenza di Venezia raggiunse l’ apice, mentre dalla metà del XII fu Pisa ad
avere il predominio sul Mediterraneo occidentale.
Tra il 1250 ed il 1350 furono numerosi gli esploratori che si spinsero in Africa ed in Asia; intensi
furono i rapporti commerciali fra l’ Europa e questi due continenti, merci pregiate, quali oro e
avorio arrivavano dall’ Africa attraverso la mediazione dei mercanti arabi.
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I trasporti marittimi e le scoperte geografiche nel Rinascimento
I progressi nella costruzione di navi robuste e adatte a lunghi percorsi, l’ uso delle carte nautiche
sempre più dettagliate ed il perfezionamento degli strumenti di navigazione costituirono un motivo
in più per osare viaggi lunghi e al di fuori di mari conosciuti da sempre. Dopo la caduta dell’ impero
bizantino nelle mani dei Turchi, entrò in crisi il commercio verso il Mediterraneo orientale, per cui
fu più che mai necessario individuare agevoli rotte verso le Indie, ricche di spezie e merci di lusso,
meta di mercanti occidentali. Nel 1488 il portoghese Bartolomeo Diaz raggiunse la punta dell’
Africa meridionale, che chiamò Capo di Nuova Speranza; nel 1497 Vasco de Gama doppiò il Capo
di Buona Speranza, giungendo a Calicut, sulle coste dell’ India.
La scoperta del continente americano avvenne per caso, ad opera del genovese Cristoforo Colombo,
il 12 ottobre 1492 toccò la terra ferma ma non giunse in Asia, come aveva erroneamente pensato,
bensì in una terra nuova, le Antille, di cui gli europei ignorano l’ esistenza.
Nel 1519 il portoghese Ferdinando Magellano intraprese una spedizione alla ricerca di un passaggio
per entrare nel Pacifico e di là arrivare in Asia; costeggiando le terre a sud dell’ America, scoprì uno
stretto che da lui prese il nome, risalì lungo le coste occidentali dell’ America e giunse alle isole
Filippine.
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Le grandi scoperte geografiche del XV e XVI
Cronologia delle principali scoperte geografiche grazie ai trasporti marittimi
984
L’ islandese Erik il Rosso arriva in Groenlandia
1000
Leif Erikson , figlio di Erik , sbarca nell’ America del Nord
1419
I portoghesi raggiungono l’ arcipelago di Madera
1431
I portoghesi si spingono fino alle Azzorre
1445
I portoghesi sbarcano nelle Isole del Capo Verde
1482
I portoghesi esplorano la foce del fiume Congo
1487
Il portoghese Bartolomeo Diaz doppia il Capo di Buona speranza
1492
Colombo sbarca a San Salvador
1492 / 1504
Colombo , nei sui viaggi , localizza Cuba , Haiti , Panama
1497 / 98
Giovanni Cabotto raggiunge le coste Atlantiche dell’ America del Nord
1498
Vasco de Gama raggiunge l’ India
1499 / 1502
Amerigo Vespucci esplora le coste atlantiche dell’ America del Sud
1500
Pedro Alvares Cabral arriva in Brasile
1513
Vasco Nu ez de Balboa attraversa l’ istmo di Panama e scopre l’ oceano
Pacifico
1519
Hernan Cortes inizia la conquista del Messico
1519 / 1521
Conquista dell’ impero degli Aztechi; Magellano compie la
circumnavigazione del globo
1531 / 1534
Francisco Pizarro conquista l’ impero degli Incas
1535 / 1538
Quesada conquista la Colombia
1540 / 1554
Valdivia scopre il Cile
1544
Orellana attraversa l’ America del Sud seguendo il Rio delle Amazzoni
1577 / 1580
Francis Drake compie la seconda circumnavigazione del globo
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I trasporti marittimi attraverso le espansioni coloniali dei paesi europei tra il
XVII e il XVIII secolo
Nel corso del secolo XVII, alcuni paesi europei istituirono su altri continenti delle colonie,
controllate economicamente e politicamente, o vi stabilirono degli scali commerciali. Spagna e
Portogallo costituirono un immenso impero coloniale nell’ America centro – meridionale.
Un vasto impero commerciale venne creato dagli inglesi in India con la potente East Indian
Company, che oltre a commerciare con le religioni indiane, ebbe anche poteri militari e politici.
Nel secolo XVII gli olandesi costituirono una fitta rete di traffici commerciali; i loro mercantili
erano presenti su tutte le rotte, trasportando le merci provenienti dalle colonie. Le loro navi
costituirono l’ 80 % della totalità delle navi mercantili europee.
Gli imperi coloniali nel XVIII secolo
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I trasporti marittimi all’ inizio dell’ XIX secolo
Pochi anni dopo l’ inizio ufficiale della storia della navigazione marittima a vapore in America
( 1807 ), a Napoli fu varato il “ Real Ferdinando ”, il primo piroscafo ( nave a vapore ) con bandiera
italiana ( 1818 ). Aveva una portata di 253T, si muoveva grazie ad una macchina di 12 Hp ed a due
ruote di propulsione in legno. Il regno borbonico favorì lo sviluppo dei cantieri navali e fu al primo
posto, tra gli Stati italiani, per ciò che riguardava la navigazione; le navi borboniche erano tra le più
belle e veloci tra quelle che solcavano il mar Mediterraneo.
Accordi tra governi ed armatori privati o compagnie assicuravano sui mari italiani un buon servizio
di merci, passeggeri e posta. Il governo sardo affidò alla società Rubattino il servizio postale tra
Genova, Sardegna e Tunisia; un accordo del governo borbonico con gli armatori Florio di Palermo
garantì i collegamenti con l’ isola siciliana. Grazie allo sviluppo della rete marittima aumentarono
gli scambi commerciali tra gli stati italiani. Un mercato nazionale delle merci cominciava a
configurarsi tanto da far prevedere anche un sistema doganale meno rigido tra Stato e Stato.
Le navi a vapore garantivano collegamenti regolari, non più dipendenti da venti favorevoli; esse
inoltre diventavano più robuste e sicure di quelle a vela perché incominciavano ad essere costruite
in ferro anziché in legno. Col tempo diventavano anche più veloci e le traversate transoceaniche
avvenivano in tempi sempre più brevi .
Con l’ introduzione delle navi a vapore si aprì la strada del commercio mondiale; dall’ Asia, dall’
Africa, dalle Americhe, le materie prime potevano esser trasportate con facilità e con poca spesa in
Europa. Questo favorì ulteriormente lo sviluppo delle industrie inglesi ed europee.
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Origini e sviluppi della nave
“ Fatti un’ arca di legno di Gofe , falla a stanze, ed impeciala, di fuori e di dentro con pece.
E questa è la forma della qual tu la farai: la lunghezza di essa sia di trecento cubiti, e la
larghezza di cinquanta cubiti, e l’ altezza di trenta cubiti.
E dà lume all’ arca; e fa il comignolo di essa di sopra di un cubito; e metti la porta dell’ arca al
lato di essa; falla a tre palchi, basso, secondo e terzo ”.
( Genesi, 6.14 – 16 )
Questa autorevole specifica tecnica risale all’ incirca al 40° secolo a. C. A circa 6000 anni fa
risalgono le più antiche rappresentazioni di imbarcazioni, in forma di graffiti o decorazioni su
vasellame. Le più numerose provengono dalla valle del Nilo; esse mostrano imbarcazioni
relativamente progredite, in genere lunghe e strette, con un remo di governo a poppa e rematori al
centro. Si può ancora presumere che l’ uomo si sia avventurato in acqua migliaia di anni prima,
benché non esista alcuna raffigurazione coeva.
La prima nave di cui si ha una reale conoscenza è quella funeraria del faraone Cheope, risalente a
circa 5000 anni fa. La nave più famosa dell’ antichità è la trireme greca;
Trireme greca
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si pensa che fosse lunga circa 40 m, larga 5 m e che in battaglia potesse sviluppare una velocità di 8
nodi. Era dotata a prora di un ariete, e possedeva un albero, che veniva abbattuto al momento dello
scontro. In epoca romana il Mediterraneo è sede di importanti traffici commerciali; di essi è artefice
la navis tonda, o oneraria; un’ unità a vela di forme relativamente tozze, che può raggiungere
dimensioni notevoli.
Navis tonda , oneraria Caravella portoghese
Protagonista delle grandi scoperte geografiche del XV e XVI secolo è la caravella portoghese:
è una nave panciuta, alta di bordo, pontata, con un castello prodiero ed un alto cassero poppiero;
porta generalmente tre alberi, con vele latine o quadrate: caravelle erano la Nina e la Pinta di
Cristoforo Colombo mentre l’ ammirag lia Santa Maria doveva essere una caracca, simile alla
caravella, ma più grande.
A partire dal 1570 è diffusamente adottato il galeone inglese, ancora più grande della caracca, ma
Galeone inglese
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con sovrastrutture più basse ed un piano velico maggiorato; esso è sia da guerra che da trasporto, ed
anche in questo caso è armato con un certo numero di cannoni per la difesa.
Nei secoli XVIII e XIX il veliero raggiunge il suo apogeo; ma fu a partire dalla metà di quest’
ultimo periodo, che le innovazioni scientifiche tecnologiche mutano profondamente la nave in tutti i
suoi elementi costitutivi ed operativi.
La rivoluzione industriale porta cambiamenti così impensabili, fino a qualche anno addietro, alle
navi, da rivoluzionare totalmente il concetto d’ imbarcazione. Con l’ invenzione della macchina a
vapore, ad opera di James Watt, applicata, successivamente , e con i dovuti accorgimenti, anche alle
navi come mezzo propulsivo, le imbarcazioni diventano sempre più veloci, ma al tempo stesso
sicure e resistenti, soprattutto grazie al fatto che iniziano ad essere costruite in ferro e non più in
legno. Sono i primi anni del XX secolo e la nave, come oggi la si intende, stava mutando
vertiginosamente. Tra gli anni Quaranta e Cinquanta fanno la comparsa radar e computer,
strumento il primo importantissimo per evitare onde anomale e maremoti, durante il periodo di
navigazione. Infine negli anni Novanta l’ invenzione del GPS, navigatore satellitare, fornisce alla
nave un ulteriore strumento di sicurezza per la navigazione.
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Classificazione delle navi
Il vocabolario Marino e Militare di Alberto Guglielmetti ( 1889 ) alla voce nave riporta la seguente
definizione: “ Nave è termine poetico; i tecnici intendono per nave un bastimento a tre alberi a vele
quadrate ”.
Il vocabolario della Lingua Italiana Zingarelli ( 1937 – 38 ) dà la seguente definizione di nave:
“ Qualunque legno atto a trasportare persone e cose su mare, fiumi e lago ”.
Il Codice della Navigazione, all’ art. 136, recita: “ Per nave si intende qualsiasi costruzione
destinata al trasporto per acqua, anche a scopo di rimorchio di pesca, di diporto, o ad altro scopo.
Le navi si distinguono in maggiori e minori. Sono maggiori le navi alturiere, sono minori le navi
costiere, quelle del servizio marittimo dei porti e le navi addette alla navigazione interna. Le
disposizioni che riguardano le navi si applicano, in quanto non sia diversamente disposto, anche ai
galleggianti mobili adibito a qualsiasi servizio attinente alla navigazione o al traffico in acque
marittime o interne ”.
Successivamente, all’ art. 302, si legge: “ Agli effetti del secondo comma dell’ articolo 136 del
codice, si considerano navi alturiere le navi a propulsione meccanica o a vela, che per
caratteristiche, per dotazioni e per sistemazioni riservate all’ equipaggio siano atte a navigare d’
altura. Si considerano navi costiere tutte le altre navi che per caratteristiche, per dotazioni e per
sistemazioni riservate all’ equipaggio siano atte soltanto a navigazione costiera. Per navigazione
costiera si intende la navigazione lungo le coste continentali e insulari dello Stato a distanza non
superiore alle venti miglia ”.
Le navi possono essere classificate a seconda del sostentamento, della navigazione, del mezzo di
propulsione e del servizio.