5
vivere il proprio insoddisfacente e ambiguo privato”(Consiglio Nazionale dell’Ordine
dei giornalisti, 1993: pag. 15).
Ciò nonostante importati passi sono stati compiuti negli ultimi decenni, in particolare
dagli anni Novanta, in cui società e istituzioni pubbliche hanno focalizzato la loro
attenzione nei confronti dell’infanzia e dell’adolescenza, cercando di valorizzare i
diritti umani dei più piccoli. Tuttavia già dal 1924 era emersa la necessità di concedere
una protezione speciale al fanciullo, con la “Dichiarazione di Ginevra sui Diritti del
Fanciullo”
1
, e successivamente con la “Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo”,
riconosciuta nella ”Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo”
2
, il “Patto
internazionale relativo ai diritti civili e politici”
3
, il “Patto internazionale relativo ai
diritti economici, sociali e culturali”
4
e gli Statuti e strumenti pertinenti delle Istituzioni
specializzate e delle Organizzazioni internazionali che si preoccupano del benessere
dei minori. Negli anni più recenti, tra le pubblicazioni principali che sottolineano
questi ‘diritti’ troviamo la “Convenzione dei diritti del fanciullo”
5
, trattato adottato
dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 a New York, e
ratificato dal Parlamento Italiano
6
. Questo trattato risulta conforme ai principi della
“Carta delle Nazioni Unite”, in cui viene sottolineata “l’uguaglianza e il carattere
inalienabile dei diritti della famiglia umana”
7
.
La “Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo” in particolare sottolinea che il minore, a causa
della sua mancanza di maturità fisica ed intellettuale, necessita di una protezione e di
cure particolari, compresa una protezione legale appropriata, sia prima che dopo la
nascita. Emerge dunque la figura del fanciullo da tutelare, in quanto fino ai diciotto anni
non è in grado di provvedere ai propri diritti.
I bambini sono così diventati sempre più il ‘campo d’azione’ di ricerche volte a dare
maggior attenzione ai loro problemi, sono diventati ‘oggetto’ di azioni pubbliche e
amministrative nazionali e regionali, volte a promuovere la ‘cultura dell’infanzia’. Non
solo, si sono istituite anche particolari istituzioni di promozione e garanzia, come il
1
Dichiarazione di Ginevra sui diritti del fanciullo, Ginevra, 1924.
2
Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, 10 dicembre 1948.
3
Patto internazionale dei diritti civili e politici, articoli 23 e 24, 1966.
4
Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali, articolo 10, New York, 16 dicembre
1966.
5
Convenzione dei diritti del fanciullo, New York, 20 novembre 1989.
6
Legge del 27 maggio 1991, n. 176.
7
Carta delle Nazioni Unite, S. Francisco, 26 giugno 1945.
6
Pubblico Tutore dei Minori del Veneto, il quale opera perché in ogni circostanza sia
rispettato il supremo interesse dei bambini, come richiesto dalla Convenzione
internazionale sui diritti dell'infanzia
8
. A livello nazionale troviamo invece la
Commissione parlamentare per l’infanzia e l’Osservatorio nazionale per l’infanzia,
istituiti entrambi il 23 dicembre 1997, i quali operano con funzioni di indirizzo e di
controllo, chiedendo informazioni, dati e documenti sui risultati delle attività svolte
dalle pubbliche amministrazioni e dagli organismi pubblici e privati variamente
coinvolti nella tutela dell’infanzia e dell’adolescenza.
Il seguente lavoro, in linea con questi temi, si pone l’obiettivo di analizzare
l’informazione trasmessa da due importanti quotidiani, “Il Giornale di Vicenza” a
livello locale, e “il Corriere della Sera” a livello nazionale nel mese di novembre 2005.
Si confronteranno i due giornali in merito alle notizie riguardanti bambini e
adolescenti, in particolare sulla ‘rappresentazione’ di bambini/adolescenti che emerge
da tali notizie, per capire in cosa differiscono e cosa li accomuna, estrapolando da tale
confronto quelle caratteristiche che ci permetteranno di giungere a delle affermazioni.
Queste saranno poi confrontate con ulteriori ricerche passate, per individuare punti di
contatto o cambiamenti avvenuti nel mondo giornalistico degli ultimi anni.
Lo scopo principale dunque risulta essere una riflessione sul modo di fare
informazione sull’infanzia oggi. I valori, i principi espressi più e più volte con
‘Trattati’, ‘Carte’ e ‘Dichiarazioni’ sono realmente presi in considerazione anche nel
modo ‘spettacolarizzato’ di fare informazione oggi? O ci si limita a rispettare le regole
‘base’ per non incorrere in possibili sanzioni?
Speriamo che questo studio risulti utile in questo senso, per dare al ‘lettore’ una chiave
interpretativa dell’informazione moderna.
8
Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, art. 3.
7
Rappresentazioni dell’infanzia e dell’adolescenza nei
quotidiani d’informazione nazionali e locali
1. Le rappresentazioni sociali attraverso la stampa
Appare utile, per il fine del nostro lavoro, analizzare quale relazione esiste tra il
‘sociale’ e la sua rappresentazione da parte della stampa, ovvero come i quotidiani
rappresentano i temi sociali.
Un contributo in questo senso ci è dato dallo studio di Capretti Silvia, operante presso il
laboratorio di ricerca e intervento sociale all’Università Cattolica di Brescia. In
particolare emerge che “lo studio del legame esistente tra rappresentazioni sociali e
stampa deve essere visto come l'intersezione tra la teoria psicologica delle
rappresentazioni sociali e la riflessione sociologica sull'influenza dei media nei processi
di costruzione sociale della realtà”
9
.
In riferimento al primo aspetto, il concetto di rappresentazione sociale trova spazio nel
contributo di Serge Moscovici
10
, che nello studio sulla diffusione della psicanalisi nella
stampa francese, riprende la nozione di ‘rappresentazione collettiva’ elaborata da
Durkheim
11
. Attingendo da diversi contributi teorici, sia in campo psicologico che
sociologico, Moscovici distingue le “rappresentazioni sociali per una maggiore mobilità
intrinseca rispetto a quelle collettive e le considera, in quanto teorie ingenue del senso
comune, come quadri interpretativi della realtà e punti di riferimento per l'azione”
12
.
Esse esprimono e cristallizzano le idee, i valori e le norme di comportamento del gruppo
sociale in cui si producono, svolgendo in un'ottica adattativa rispetto all'ambiente
esterno, una duplice funzione: da un lato organizzano la percezione del mondo e
dall'altro servono da codice condiviso per la comunicazione sociale e gli scambi
9
Capretti S. “Le rappresentazioni sociali della prostituzione nella stampa quotidiana”, da “Studi di
sociologia”, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, gennaio 2005.
10
Moscoviti S. “Psychanalise, son image et son public”, Puf, Paris (1961), da “Studi di sociologia”,
Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, gennaio 2005.
11
Durkheim E. “Rappresentazioni individuali e rappresentazioni collettive”, Il Mulino, Bologna, (1978),
da “Studi di sociologia”, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, gennaio 2005.
12
Moscoviti S. “Psychanalise, son image et son public”, Puf, Paris (1961), da “Studi di sociologia”,
Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, gennaio 2005.
8
interpersonali. Possono essere dunque intese come una “forma di conoscenza,
socialmente elaborata e condivisa, avente come fine pratico la costruzione di una realtà
comune ad un insieme sociale”
13
. “Basata su processi di classificazione e
oggettivazione, la genesi di rappresentazioni sociali risponde alla fondamentale
necessità dell'uomo di far fronte alla novità e di rendere familiare ciò che appare
estraneo”
14
. L'utilità della rappresentazione sociale risiede pertanto nella sua
comunicabilità, resa possibile dall'esistenza di un universo simbolico consensuale che
ne definisce il significato. Proprio per questo, i processi interpretativi tesi alla creazione,
trasmissione e trasformazione di rappresentazioni, coinvolgono la comunicazione
sociale a più livelli, sia nell'ambito di esperienze dirette e personali, sia nel corso di
esperienze di interazione mediata, come nella comunicazione di massa. Nell'analisi di
tre tipologie di stampa quotidiana, Moscovici evidenzia come “ogni sistema
comunicativo, caratterizzato da singolari rapporti con i lettori e con l'ambiente socio-
culturale in cui si colloca, favorisca specifiche predisposizioni all'azione, tipizzate
dall'autore secondo i modelli di opinione, atteggiamento, stereotipo”
15
. In tal modo, “la
stampa contribuisce da un lato alla diffusione di una conoscenza di seconda mano, e
dall'altro alla costruzione delle categorie concettuali che permettono l'organizzazione
delle informazioni”
16
.
Il secondo ambito di riflessione legato allo studio empirico del rapporto tra stampa e
rappresentazioni sociali, è costituito dal filone di teorie sociologiche, che a partire dalla
fine degli anni Sessanta, vede rinnovato l'interesse nei confronti degli effetti dei mezzi
di comunicazione, considerati in termini di “socializzazione a lungo periodo e
costruzione sociale della realtà”
17
. In questa prospettiva, gli effetti più rilevanti delle
comunicazioni di massa non si misurano considerando il contenuto del singolo
messaggio, ma si esamina il livello cognitivo, dove intercorrono stretti legami tra fattori
13
Moscoviti S. “Il fenomeno delle rappresentazioni sociali”, Il Mulino, Bologna, (1989), da “Studi di
sociologia”, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, gennaio 2005.
14
Moscoviti S. “Il fenomeno delle rappresentazioni sociali”, Il Mulino, Bologna, (1989), da “Studi di
sociologia”, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, gennaio 2005.
15
Moscoviti S. “Psychanalise, son image et son public”, Puf, Paris (1961), da “Studi di sociologia”,
Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, gennaio 2005.
16
Moscoviti S. – Hewstone M. “Rappresentazioni sociali e spiegazioni sociali, dallo scienziato ‘ingenuo’
allo scienziato ‘dilettante’”, Liguori Editore, Napoli, (1989), da “Studi di sociologia”, Università Cattolica
del Sacro Cuore, Milano, gennaio 2005.
17
Cheli E. “La realtà mediata. L’influenza dei mass media tra persuasione e costruzione sociale della
realtà”, F. Angeli, Milano (2003), da “Studi di sociologia”, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano,
gennaio 2005.
9
mentali e fattori socioculturali. I media in particolare influenzerebbero le credenze, le
conoscenze, le opinioni, e contribuirebbero a “formare, plasmare, gran parte del
bagaglio cognitivo e il modo attraverso cui si costruiscono le immagini della realtà”
18
.
Tale teoria si basa sull’idea secondo la quale “la ‘realtà’ non ci è data, non è accessibile
all'esperienza umana indipendentemente dal linguaggio e dalle forme simboliche
comunicative attraverso cui ce la rappresentiamo. Così i mass media contribuiscono a
dare forma alla nostra esperienza della realtà”
19
. Nel lavoro giornalistico, questo ‘dare
forma’ va di pari passo con i processi redazionali di newsmaking, che quotidianamente
si organizzano secondo prestabilite operazioni di selezione, gerarchizzazione e
interpretazione degli eventi, in funzione del target di riferimento, per ‘creare’ la notizia.
Il tentativo di individuare nelle comunicazioni di massa, in particolare nello specifico
ambito dell'informazione giornalistica, un anello di congiunzione tra la realtà e le nostre
rappresentazioni di essa, viene messo in pratica empiricamente negli anni Settanta,
dall'area di ricerca denominata ‘agenda setting’. L'assunto teorico di fondo si basa sul
trasferimento degli elementi chiave presentati dai mezzi di comunicazione, che
costituiscono le immagini del mondo, agli elementi che costituiscono le nostre
rappresentazioni mentali della realtà. Selezionando le priorità attorno cui la conoscenza
comune ruota, i mezzi di informazione sono in grado di determinare “1'agenda dei temi
di dominio pubblico e le relative categorie di analisi”
20
.
La riflessione sul ruolo dei mezzi di informazione nella costruzione della ‘mappa della
realtà’
21
non è nuovo: Lippmann già nel 1922 nell'opera “L’opinione pubblica”
individua in essi una delle principali fonti delle nostre rappresentazioni, intuendo una
“connessione tra influenza della stampa e attività individuale di percezione e
rappresentazione della realtà”
22
.
18
Wolf M. “Teorie delle comunicazioni d massa”, Bompiani, Milano (1985), da “Studi di sociologia”,
Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, gennaio 2005.
19
Gili G. “Il fantasma della realtà: prospettive realistiche e idealistiche nell’analisi dei mass media”,
(1998), da “Studi di sociologia”, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, aprile 1998.
20
McCombs M. “I media e le nostre rappresentazioni della realtà. Un’analisi della seconda dimensione
dell’agenda setting”, Costa e Nolan, Genova, (1996), da “Studi di sociologia”, Università Cattolica del
Sacro Cuore, Milano, gennaio 2005.
21
Lippmann W. “L’opinione pubblica”, Donzelli, Roma (1995), da “Studi di sociologia”, Università
Cattolica del Sacro Cuore, Milano, gennaio 2005.
22
Lippmann W. “L’opinione pubblica”, Donzelli, Roma (1995), da “Studi di sociologia”, Università
Cattolica del Sacro Cuore, Milano, gennaio 2005.