7
pariniana è la sintesi delle condizioni e delle tendenze che hanno
formato la mentalità del poeta.
8
Introduzione
La presenza del Parini nel panorama culturale
9
Il Settecento è un'età caratterizzata da una ricca successione di
varie esperienze culturali e intellettuali le quali contribuiscono a
formare lo spirito dei secoli successivi, lasciando un’impronta
mai meno chiara di quella dei progressi scientifici. Giuseppe
Parini
1
ha la fortuna di formarsi in quell'ambito di idee e di
iniziative e appare essere uno dei letterati la cui curva letteraria
pare coincidere con la curva ideologica e culturale dell'epoca.
Nasce, in tal modo, il bisogno di studiare il processo intellettuale
e artistico del Parini riferendolo continuamente alla storia della
cultura italiana, specialmente a quella della cultura lombarda tra
la fine degli anni cinquanta e l'invasione francese, allo studio
dell’influenza della cultura francese e inglese,
dell’enciclopedismo e del sensismo, alla maturazione di un
illuminismo lombardo e al suo tramonto.
Lo studio dell’ambiente intellettuale della seconda metà del
Settecento non può essere compiuto senza l’osservazione attenta
di tutto il quadro culturale del secolo.
1
Nasce il 23 maggio del 1729, da Francesco Maria Parino, umile mediatore di seta e da
Angela Maria Carpani, in Brianza, a Bosisio, Giuseppe che modifica il suo cognome in
Parini. A dieci anni è condotto dal padre a Milano, in casa della prozia Anna Maria
Lattuada e viene iscritto alle classi inferiori delle scuole di Sant'Alessandro (o Arcimboldi).
Muore sua zia lasciandogli per testamento una piccola rendita, ma in cambio, deve entrare
nella carriera ecclesiastica. Nel 1752 pubblica i suoi primi versi (Alcune poesie di Ripano
Eupilino), entra nell’Accademia dei Trasformati. Nel 1754 viene ordinato prete, per
superare le difficoltà economiche, fa il precettore in famiglie patrizie: rimane otto anni, fino
al’62, presso i duchi Serbelloni. Pubblica Il Mattino nel’63 e Il Mezzogiorno nel’65,e
contemporaneamente le prime Odi (1757-70), le ultime vengono pubblicate tra il 1783 e il
1795, mentre lavora nell’ultima parte del Giorno, La Notte. Nel 1769 gli viene affidata la
direzione della Gazzetta di Milano, poi, l’anno seguente, la cattedra di eloquenza alle
Scuole Palatine. Nel 1796 i Francesi di Napoleone entrano in Italia e Parini fa parte con
entusiasmo della nuova municipalità cittadina, ma ne esce per la violenza e per il
sentimento irreligioso che non può approvare. Muore nel 1799.
10
1. La cultura della prima metà del secolo. Intellettualmente
il secondo Settecento può essere considerato il frutto dello spirito
e delle idee della prima metà del secolo. “La prima metà del
Settecento aveva visto il passaggio da una cultura matematica ad
una cultura scientifica, ad una infatuazione o idolatria per la
newtoniana scienza: la religione delle nuove generazioni è la
scienza, il nuovo profeta è Isacco Newton”
2
. Tale tendenza
razionalistico-scientifica caratterizzata dalla ricerca della verità,
dalla necessità del sapere e dall’ansia di novità, capovolge i
valori dell’uomo e della realtà, e rimane sovrana fino alla fine del
secolo.
2. L’Arcadia. Da un punto di vista letterario, il Settecento “si
inaugura sotto il segno della restaurazione del “buon gusto”,
operato dall’Arcadia in polemica opposizione alle sfrenatezze
barocche;...”
3
. Nel salotto dell’ex-regina di Svezia si riuniscono
numerosi letterati italiani, desiderosi di restaurare il senso della
grande poesia italiana “mandata quasi a soqquadro dalla barbarie
dell’ultimo secolo”
4
. Dopo la morte di Cristina, essi decidono,
nell’ottobre del 1690, di creare, con il nome appunto di Arcadia,
una nuova accademia ispirandosi alla Grecia classica, la patria
della poesia bucolica. Nella nuova accademia i pastori si
chiamano i soci, Gesù bambino è il loro precettore, il custode
generale viene detto il loro presidente. Tra il 1690 e il 1728 fanno
parte dell’accademia quasi duemilacinquecento membri
appartenenti alla nobiltà, al clero ed alla borghesia. Questo nuovo
spirito letterario si diffonde anche in quelle città rimaste fino
2
Giuseppe Petronio, Parini e l’Illuminismo lombardo, Roma, Laterza, 1987, p. 47.
3
Angelo Marchese, Le strutture della critica letteraria, Torino,
Società Editrice
Internazionale, 1989, p. 208.
4
Cfr. Natalino Sapegno, Compendio di storia della letteratura italiana, vol.II, Firenze, La
Nuova Italia, 1974, pp. 367-68
11
allora ai margini della vita letteraria italiana come Trieste e
Gorizia. Sono membri dell’Accademia quasi tutti i poeti di
qualche rilievo del Settecento: “Giambattista Zappi (1667-
1719)e la moglie Faustina Maratti (1679-1745), il poeta-
scienziato Eustachio Manfredi (1674-1739), Innocenzo
Frugoni(1692-1782), gli allievi di Gravina Paolo Rolli (1687-
1765), e Pietro Metastasio (1698-1782) e, più tardi, Ludovico
Savioli(1729-1804), Jacopo Vittorelli (1749-1835), Aurelio
Bertola (1753-1798) e Giuseppe Parini (1729-1799);...”
5
. L’abito
mentale dei letterati dell’Arcadia e di tutta l’epoca, viene
profondamente influenzato dalla filosofia razionale di Cartesio;
il Gravina, cartesiano di formazione, riporta la poesia alla ragione
insistendo sulla necessità di stabilire delle norme; ad “ogni opera
precede la regola, e ad ogni regola la ragione”
6
. La ragione
riconduce il poeta alla semplicità e alla naturalezza che sono “i
colori del vero”
7
. Essendo questo l’ideale degli arcadi, si
contrappongono al fasto e alle stravaganze dei marinisti e
tendono a “dare determinazione d’arte al gusto”che fino allora è
definito col “non so che”(je ne sais quoi) del Bonhours
8
.
5
Marchese / Grillini, Scrittor e opere 2- storia e antologia della letteratura italiana- Il
Settecento, Firenze, Scandicci, 1986, p. 1016.
6
Aldo Giudice, Giovanni Bruni, Problemi e scrittori della letteratura italiana, volume II,
Tomo Settecento, Torino, Paravia, 1973, p. 215.
7
Ibidem,
8
Santino Caramella, L’estetica italiana dall’Arcadia all’Illuminismo, in AA.vv, Momenti
e problemi dell’estetica, parte seconda, dall’Illuminismo al Romanticismo Milano,
Marzorati, 1959, p. 876.
12
2.1. Limiti e meriti. Ispirandosi ai loro concetti di
correttezza formale, i letterati dell’Arcadia vanno sulle orme
della poesia detta tradizionale “dalla lirica petrarchesca alla
maniera bernesca, [...], dalla tragedia alla commedia, dal
melodramma al poema giocoso e a quello didascalico,.”
9
.
L’Arcadia non ha potuto realizzare un rinnovamento poetico
profondo a causa di motivi ideali e ambientali; è l’espressione di
un mondo raffinato e colto, ma frivolo e salottiero, di
un’aristocrazia “ormai svuotata di un vero e reale impegno verso
la vita e la società”
10
. La poesia arcadica porta il dono e, al tempo
stesso, il limite del costume sociale degli strati piú eleganti della
vita settecentesca, porta, dunque, “la finezza di atteggiamenti
misurati e consapevoli” e “quel languore tra morbido e
lezioso”
11
. In conseguenza della mancanza di un’intima sostanza
poetica, di un vero contatto con un mondo reale, l’Arcadia non
consegna nessun poeta grande; la loro delicatezza si trasforma in
“leziosaggine”, la semplicità e la naturalezza in “un pastoralismo
inguantato profumato”
12
. La loro abilità letteraria non riflette e
non suscita un’adesione del cuore, sollecita solo un senso di
“soddisfatto compiacimento”. Gli arcadi, poeti con pseudonimi,
non producono altro che una poesia pseuda perché, nonostante la
sua limpidezza e la sua garbatezza, rimane espressione
dell’impoetico razionalismo. La novità dell’Arcadia si riduce in
un rinnovamento formale, che è la realizzazione di un nuovo
linguaggio semplice e “trasparente” ma non meno vuoto di quello
barocco
13
. Malgrado ciò, il merito letterario dell'Accademia è
considerevole; conserva, in un’età di arido razionalismo, "il culto
9
Natalino Sapegno, Compendio di storia della letteratura italiana, op.cit., p. 386.
10
Aldo Giudice, Giovanni Bruni, op.cit., p. 211.
11
Natalino Sapegno, Compendio di storia della letteratura italiana, op.cit., p. 369.
12
Carlo Calcaterra, Lirici del Seicento e dell’Arcadia, Milano, Rizzoli, 1936, pp. 31-33.
13
Cfr.Giuseppe Petronio.op.cit., pp. 32-35.
13
e il sentimento genuino della poesia” e lo trasmette agli scrittori
della fine del secolo e del primo Ottocento
14
. Nella seconda metà
del secolo, la maniera bernesca e quella petrarchesca stanno ad
indicare il fondamento di una buona educazione letteraria e
trovano impulso col fiorire delle due accademie di spirito
conservatore nell’Italia settentrionale: la milanese dei
Trasformati
15
e la veneziana di Granelleschi, diretta da Gaspro e
Carlo Gozzi. La mancanza di una vera poesia è dovuta ai caratteri
particolari di tutta un’età di razionalismo che ostacola la
creazione libera dell’ispirazione. Le colonie arcadiche riescono a
creare un nuovo spirito: nelle “regioni” si incontrano i migliori
ingegni del tempo, letterati, scienziati, filosofi, giuristi, ma anche
sovrani e principi per scambiare e discutere idee ed esperienze.
Questi che possono allargarsi all’orizzonte europeo, stabiliscono
la tendenza all’uguaglianza, la quale avrà il suo trionfo nella
seconda metà del secolo. Uomini di diversa provenienza sociale
hanno il pieno diritto di cittadinanza. Ciò significa il contrapporsi
alle artificiose differenziazioni sociali create nel Seicento
16
.
14
Cfr. Natalino Sapegno, Compendio di storia della letteratura italiana, op.cit., p. 369
15
Si tratta di una risurrezione. L’Accademia era sorta precedentemente in Milano nel 1546
per opera di vari piú o meno illustri e ignoti milanesi. Tramontata alla fine dello stesso,
risorge dopo circa centoquarant’anni, nel felicissimo giorno sesto di luglio del 1743 per
opera di Giuseppe Maria Imbonati. I restauratori dell’Accademia sono: Domenico
Balestrieri, Carlo Antonio Tanzi, l’abate Passeroni, il conte Giorgio Giulini. L’accademia
muore praticamente nel 1768 proprio con la morte del conte Imbonati.
16
Cfr. Pompeo Giannantonio, L’Arcadia, Napoli, Liguori, 1962, p. 227.
14
2.2. L’Arcadia e i letterati del secondo Settecento. Il legame
tra Parini e l’Arcadia è il legame tra i letterati del secondo
Settecento e la tradizione letteraria arcadica. Gli uomini
dell’illuminismo iniziano la polemica contro gli ozi letterari e
contro la prevalenza di frivole occupazioni sugli importanti e utili
studi, ma nello stesso tempo, non riescono sempre a superare
teoricamente le tesi dell’Arcadia. Mario Fubini indica che tra
l’Illuminismo e l’Arcadia non esiste “una frattura e nemmeno un
rivolgimento di idee e di gusti”. Gli scrittori che polemizzano,
nella seconda metà del secolo, contro l’Arcadia, non presentano
“una novità assoluta e inattesa rispetto all’arte precedente”
17
. La
base è la stessa; la ragione, che nell’Arcadia si manifesta con
chiarezza, semplicità, linearità e ordine nell’espressione, per gli
illuministi assume il significato di un metodo scientifico con cui
si affrontano i problemi economici, civili e politici della loro
società
18
. Le tesi principali sono quasi le stesse; l’interesse per le
riforme politiche, la liberazione della vita sociale dagli abusi e
dai pregiudizi, il desiderio di realizzare la “pubblica felicità”, di
superare le parzialità per arrivare all’universalismo del “buon
gusto”, e la tendenza alla varietà degli interessi culturali che sarà
propria degli illuministi; “basti pensare ad un Manfredi, ad un
Conti, ad un Maffei, a un Muratori, che sembrano preannunciare
con la loro opera multiforme e la varia attività gli spiriti
enciclopedici del secondo Settecento”
19
. Diversi sono i toni e il
senso di responsabilità degli illuministi che accentuano il loro
tono polemico, opponendosi ai “pregiudizi” e agli “orrori” storici
perché si sentono impegnati ad affrontare i problemi della loro
società.
17
Giuseppe Petronio, op.cit., p. 33.
18
Cfr, Aldo Giudice e Giovanni Bruni, op.cit., p. 211.
19
Cfr. Mario Fubini, Arcadia e Illuminismo, Questioni e correnti di storia letteraria,
Milano, Marzorati, 1949, p. 547 segg.
15
2.3. Parini e l’Arcadia. L’eco dell’Arcadia, forte e lontana
dalla vacuità frugoniana, del Petrarca, di Catullo e di Orazio, si
sente nei versi di Ripano Eupilino
20
. Le prime liriche sono delle
prove stilistiche che riflettono la tendenza giovanile del poeta al
ripiegamento su se stesso. Sarebbe vano, naturalmente, cercare in
queste poesie una sua visione del mondo o impressioni
sull’ambiente contemporaneo perché tutto è visto attraverso i
libri: “la sola virtù che possiamo chiedere al giovane letterato è la
letteratura,.”
21
. Sono arcadiche la trama e la tessitura di Odi come
La vita rustica, composta dopo il 1756, in cui il concetto della
natura è schiettamente tradizionale perché segna una evasione
dalla realtà dura e non storicizzata priva di segni di problemi che
caratterizzano l’epoca in cui vive il poeta. Rimane l'adesione
pariniana all'Arcadia, alla forma letteraria limpida, semplice,
chiara e ordinata, in tutta la sua poetica.
20
Cfr. Angelo Ottolini, Parini, Milano, Edizioni Alpes, 1929, p. 39.
21
Giuseppe Petronio, op.cit., p. 10
16
3. L’Illuminismo. La seconda metà del secolo fu un periodo
assai ricco di fermenti e di moti. Il movimento illuministico trova
le sue prime enunciazioni nell’opera di alcuni filosofi ed
economisti inglesi (Hobbes, Locke, Hume, A. Smith), e i suoi
divulgatori originali e intelligenti nella Francia cartesiana e
razionalista: quali Voltaire, Montesquieu, Diderot, Helvetius e
autori dell’Enciclopedia
22
. I lumi saranno quelli della ragione che
liberano le menti dalle tenebre degli antichi pregiudizi e le
spingono a creare un mondo nuovo basato su leggi chiare e
precise
23
. L’illuminismo segna il trionfo della ragione vista non
come un patrimonio di innate idee originariamente possedute
dall’uomo, ma “come una capacità di acquisizione connessa
all’impiego di un determinato metodo”
24
. Secondo tale
interpretazione basata su una duplice eredità di empirismo
lockiano e di scienza newtoniana, gli illuministi offrono nuove
concezioni di fatti filosofici e politici: la presentazione della
gnoseologia sensistica come una nuova filosofia, il rifiuto
dell’organizzazione politico-sociale esistente, il desiderio di
profonde riforme, fondate sulla libertà e sull’uguaglianza, capaci
di eliminare le ingiustizie di “un regime che si sentiva ormai
superato”
25
, un vecchio regime, visto come una sopravvivenza di
medioevo, l’esaltazione della natura come fondamento
indiscutibile e universale delle istituzioni politiche e sociali.
Socialmente propongono la comprensione della storia come un
progresso della civiltà non basato sulle tradizioni, la negazione
delle diverse forme “irrazionali” delle religioni, l’affermazione
22
Cfr. Natalino Sapegno, Compendio di storia della letteratura italiana, op.cit., p. 4.
23
Cfr. AA.vv, Il libro Garzanti della storia, vol.III, Milano, Aldo Garazanti Editore, 1977,
p. 2
24
Cfr. Pietro Rossi, L’introduzione a Gli Illuministi francesi, a c. di P. Rossi, Loscer,
Torino, pp. 11-26, in Mario Pazzaglia, Dal Settecento all’Unificazione Nazionale,
Bologna, Zanichelli, 1993, p. 571.
25
Natalino Sapegno, Compendio di storia della letteratura italiana, op.cit., p. 401.
17
della necessità di costruire una religione fondata sull’ordine
naturale e sulla razionalità, vale a dire il deismo capace di
divulgare la tolleranza, la moralità, l’altruismo e l’aspirazione
alla felicità, com’è indicato nell’opera di Loke sulla
Ragionevolezza del cristianesimo. In Francia, François Voltaire
(1694-1778) conduce una polemica sistematica contro tutto ciò
che gli pare nelle istituzioni ecclesiastiche come negazione di
libertà. Il Dizionario Filosofico documenta il suo stile sarcastico.
Sotto la voce Preti, si può leggere: “I preti sono in uno stato
qualche cosa di simile a quel che sono i precettori nelle case dei
cittadini: fatti per insegnare, pregare, dare il buon esempio, non
possono avere autorità alcuna sui padroni di casa, a meno che
non si dimostri che colui che paga un salario deve obbedire a
quello che lo riscuote..”
26
.
3.1 L’Illuminismo e l’uomo. L’uomo diventa “il solo
termine”
27
da cui si deve partire, è al centro dell’esistenza,
uscendo, in tal modo, dallo stato di minorità che è “l’incapacità
di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro”
28
. La
complessità del fenomeno illuministico consiste sopratutto nel
suo differenziarsi secondo i diversi ambienti e le diverse
esigenze, e nell’essere, al tempo stesso, un fenomeno senza patria
che riesce a unire intendimenti e aspirazioni, a rendere universali
gli atteggiamenti intellettuali, restaurando, al di là di ogni
particolarismo nazionalistico, l’unità europea distrutta per anni
dalla guerra di religione e dalla Riforma
29
. In Italia, il
patriottismo di intellettuali come Pietro Verri si congiunge col
26
Augusto Camera, Renato Fabietti, L’età moderna, Bologna, Zanichelli, 1992, (1
ed.1967) p. 541
27
John Bury, Storia dell’idea di progresso, trd.it. di V.Di – Giuro, Milano, Feltrinelli,
1964, p. 116, in Marchese/ Grillini, op.cit., p. 1112.
28
Cfr. Marchese/ Grillini, op.cit., p. 846.
29
Cfr. Natalino Sapegno, Compendio di storia della letteratura italiana, op.cit., p. 402.
18
sentimento di una comunanza d’origine e di condizione di tutti
gli uomini. Seguire le orme delle altre nazioni europee non
significa non essere italiani, bensì membri di una nazione che
partecipa alla vita intensa dell’età moderna.
La felicità degli uomini è possibile se riescono a liberarsi dai
pregiudizi della tradizione, e il compito dei filosofi è indicare la
via verso questa libertà. L’attenzione alla felicità umana, cercata
nel soddisfare il desiderio di sensazioni piacevoli e nell’evitare
sensazioni dolorose, non mette in ombra il concetto di virtù, ma
lo sottopone ad una critica che cerca di definirlo in modo non piú
astratto; la virtù viene vista in rapporto alla sua utilità sociale.
“..Virtuose sono tutte quelle azioni che perseguono il bene di tutti
gli individui..”
30
.
3.2 L’Illuminismo e la cultura. Tali idee vengono
accompagnate da un nuovo ruolo della cultura e dell’intellettuale.
La cultura e, naturalmente, la letteratura hanno un fine sociale in
quanto devono servire alla diffusione dei temi riformistici,
devono elaborare continuamente metodi e proposte per
migliorare la realtà. Entro questo ambito culturale nuovo nasce
una nuova figura di intellettuale, “piú filosofo che letterato”
31
,
osservatore serio di ogni aspetto della realtà e della vita,
interessato ai problemi sociali e al conseguimento della felicità
dell’uomo. L’Enciclopedia testimonia lo spirito sistematico dei
nuovi intellettuali, il loro nuovo modo di pensare perché espone
un rapporto nuovo tra arti e lettere, tra scienza e società, in altre
30
Marchese/ Grillini, op.cit., p. 900.
31
Cfr. Aldo Giudice, Giovanni Bruni, op.cit., p. 341
19
parole afferma la solidarietà e l’universalismo dei campi del
sapere
32
.
3.3. L’Italia e l’Illuminismo. Vari sono i contatti tra l’Italia e
la cultura illuministica: le dottrine empiristiche e sensistiche, che
rappresentano il fondamento filosofico di tale cultura, penetrano
in Italia direttamente attraverso l’opera di diversi divulgatori, fra
i quali il Genovesi, e indirettamente per l’influsso del sensista
francese Etienne de Condillac la cui influenza giunge fino
all’Alfieri, al Foscolo e al Leopardi
33
. È evidente, nella cultura
italiana, l’influenza di quella francese. Due edizioni
dell’Enciclopedia vedono la luce, a Livorno e a Lucca, e vari
sono i giornali enciclopedici fatti sulle orme di quel Journal
encyclopèdique diretto da Pietro Rousseau
34
. Accanto
all’Enciclopedia, altre opere francesi influenzano il pensiero
italiano; l’Esprit des lois (spirito delle leggi, 1748) di
Montequieu, le Contrat social (contratto sociale, 1762) di
Rousseau e le Traité sur la tolérance (Trattato sulla tolleranza,
1763) di Voltaire
35
. L’Italia riceve le nuove idee non imitandole
ma assimilandole: le idee francesi e inglesi vengono discusse e
qualche volta rifiutate. Il concetto di Rousseau sullo stato di
natura, indicato nei suoi discorsi Sulle scienze e sulle arti (1750)
e Sull’origine dell’ineguaglianza fra gli uomini (1754), sostiene
che la cultura e la civiltà abbiano guastato l’uomo strappandolo
32
Cfr. Franco Venturi, Utopia e riforma nell’Illuminismo, Einaudi, Torino, 1970, pp. 149-
52, 158-59, in Marchese/ Grillini, op.cit., p. 1108.
33
Cfr. Natalino Sapegno, Compendio di storia della letteratura italiana, op.cit., pp. 403-
04.
34
Franco Venturi, Illuminismo italiano e illuminismo europeo, in AA.vv, La cultura
illuministica in Italia, Mario Fubini a c. di, Torino, Edizioni Rai Radio Televisione Italiana,
1964, p. 18
35
Cfr. Marchese/ Grillini, op.cit., p. 1074.
20
alla bontà incontaminata della natura
36
. Tale concetto non viene
accettato in Italia, suscitando tante polemiche e, anzi, viene
deformato perché gli italiani identificano lo stato naturale con la
miseria in cui vive ancora nel Settecento la maggior parte degli
italiani
37
. Gli intellettuali italiani si accorgono dell’inutilità
dell’isolamento attuale e mirano al rinnovamento lasciandosi
influenzare dal pensiero illuministico europeo.
3.4. Un Illuminismo italiano. L’ondata illuministica spinge
gli intellettuali italiani a riorganizzare le loro fila per poter
assumere la nuova responsabilità e per poter svolgere il ruolo di
guida morale. L’illuminismo italiano conserva un suo carattere
particolare; un carattere moderato. Le posizioni individuali degli
intellettuali si mostrano naturalmente diverse, per quanto
riguarda il grado della loro apertura verso le nuove idee, ma “il
background culturale” da cui muovono i loro passi, sembra
immutabile e sembra dare al movimento italiano una remora
moderatrice
38
. Affrontano i problemi diversi delle loro terre ma
rimangono dei limiti da non superare: i problemi politici, lo
spostamento dei confini, l’equilibrio delle potenze in Italia, il
cambiamento dei sovrani, non vengono direttamente toccati
39
.
Essi si concentrano sul mondo sociale ed economico. Tante opere
sono dedicate all’economia: gli Elementi d’economia politica
scritto da Cesare Beccaria, le Meditazioni sull’economia politica
scritto dal suo amico Pietro Verri, Dell’economia nazionale di
Gian Maria Ortes. Altre opere sono dedicate alla geografia:
viaggi in Russia (Algarotti), a Costantinopoli (Casti), nelle
36
Cfr. Mario Pazzaglia, op.cit., p. 478.
37
Cfr. Augusto Camera, Renato Fabietti, op.cit., p. 549.
38
Cfr. Alberto Asor Rosa, op.cit., p. 166.
39
Cfr. Franco Venturi, Illuminismo italiano e illuminismo europeo, in La cultura
illuministica in Italia, a c.di Mario Fubini, op.cit., pp.16-17.