CAPITOLO 1: VISIONE STORICA
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1. VISIONE STORICA
La prima colonia “straniera“ è stata quella dei Fenici, a Cartagine nell’ 814 a.c. La
leggenda vuole che a fondare Cartagine sia stata la regina Didone, esiliata dal
Libano per sottrarsi alle insidie del fratello e avrebbe quindi comprato tutta la
terra dalle tribù locali. Cartagine nel 500 a.c. divenne una città-stato ricchissima e
prospera con i suoi mercanti che controllavano il commercio degli schiavi neri,
dell’avorio, del metallo e di pietre preziose in tutto il Mediterraneo.
Antagonista dei cartaginesi era l’Impero Romano, terrorizzato dalla loro potenza
in aria mediterranea. Qui i Romani si lanciarono in tre guerre contro Cartagine, le
famose Guerre Puniche. Punis era il nome con cui i romani chiamavano gli
abitanti di Cartagine; le guerre durarono a intervalli dal 264 al 146 a.c. Così nel
146 a.c. i romani distrussero la città fondata dalla regina Didone e annessero la
“Provincia d’Africa” nel loro impero, fondando e sviluppando città, esempi ne
sono: El Djem dove c’è un Colosseo, sesto per dimensione in tutto l’Impero
Romano, Dougga dove ci sono resti di terme, Sbeitla nella Tunisia centrale, con
un complesso di templi dedicati a Minerva, Giunone e Giove.
La prosperità della provincia romana che del nord della Tunisia ne fece il suo
granaio, era basata anche sulla condizione di schiavitù in cui vivevano le
popolazioni locali, costrette alla coltivazione di prodotti quali grano, olive, vino,
destinati all’Impero. Questa situazione provocò le rivolte dei regni berberi (dal
latino barbarus appellativo dato, in senso negativo, da un popolo di vincitori nei
confronti degli sconfitti). Ma le vere difficoltà arrivarono all’inizio del 400 d.c.
quando l’invasione dei Vandali (439-534) segnò la fine dell’epoca romana nel
Nordafrica. In questa lotta per il potere, i Bizantini ripresero il controllo dei
territori precedentemente sotto il dominio romano e, verso la metà del 500 d.c.
sostituirono i Romani in Nordafrica imponendo alla popolazione il cristianesimo
come religione di Stato.
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La conquista araba si ha nel 670 con Oqba Ibn Nafi alla testa di un esercito
musulmano; fondò la moschea di Kairouan, centro da dove partirono le spedizioni
di arabizzazione e islamizzazione dell’intero Maghreb (Tunisia, Algeria,
Marocco).
Questa nuova religione venuta dall’Oriente ebbe molti seguaci tra gli schiavi dei
bizantini che vedevano nell’islam una liberazione, mentre le tribù delle montagne,
che non si erano mai né romanizzate né cristianizzate, non furono molto disposte
ad accettare questo nuovo dominio e opposero resistenza.
La completa sottomissione del Nordafrica da parte degli Arabi fu verso il 709 e
molti berberi abbracciarono l’islam, ma tra il 740 e 780 ci fu, da parte dei nuovi
musulmani magrebini, una rivolta contro i governatori arabi, i quali non
mettevano in pratica la tolleranza e la fratellanza predicate dall’Islam, visto che
continuavano a trattare i berberi con discriminazione. Questa rivolta oppose i
nuovi musulmani, seguaci di un movimento che tendeva ad un Islam più
egualitario e puritano, ai governatori arabi che rappresentavano il potere centrale
dell’impero arabo-musulamno.
Il califfo Harun ar-Rashid (protagonista delle storie delle Mille e Una Notte)
costituì l’Ifriqiya, prima dinastia araba in Tunisia. Questa dinastia regnò per un
secolo in completa autonomia, dopo di essa, varie dinastie si susseguirono dove
una relativa pace dura ininterrotta fino al 1430 quando la Tunisia si viene a
trovare chiusa in mezzo alla due potenze che si contendevano il dominio del
Mediterraneo: i Turchi e gli Spagnoli; ed ecco che i Turchi nel 1500 si
impadroniscono di Tunisi.
Per oltre un secolo i governatori dipendevano dal sultano di Istanbul, ma
progressivamente la reggenza di Tunisi acquistò autonomia pur riconoscendo
sempre la sovranità del Sultano. Tunisi fu soggetta all’autorità di un governatore
turco dell’impero ottomano (bey, il bey di Tunisi fu Al Husayn Ibn Alì, 1705-
1740 che fondò nel 1710 la dinastia degli Husaynidi), e di un capo dell’esercito
dell’impero ottomano (dey), il quale doveva rimaner in Tunisia per un periodo
limitato, questo per evitare associazioni con le popolazioni locali, ma
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successivamente il dey e il suo corpo militare (odjak) riuscirono a stanziarsi
definitivamente dando origine alla dinastia husseinita, che regnò fino al 1957,
anno della proclamazione della repubblica tunisina.
Verso il 1800 inizia l’occupazione francese del Maghreb: le marine europee
sfrenarono un’offensiva contro gli stati barbareschi, costringendoli ad abolire la
pirateria. Si ridussero così le entrate, il lusso sfrenato dei bey e le costose
campagne militari contro le tribù ribelli, provocarono una grave crisi economica e
quindi un debitamente dello stato tunisino con gli stati europei, tra cui la Francia
che, avendo mire egemoniche sulla regione, la conquistò nel 1869. Nel 1881
prendendo come pretesto una ribellione berbera, la Francia costrinse il bey a
firmare il Trattato del Bardo (Trattato di Kasser Said) che poneva la Tunisia sotto
il protettorato della Francia. Il Paese si ammoderna ma in modo non omogeneo:
l’interno resta abbandonato a se stesso per i suoi terreni aridi.
Il governo di Parigi aveva scelto la via del compromesso tra l’indipendenza e la
completa sudditanza: nominalmente il bey manteneva la sua sovranità, aveva una
certa autonomia in ambito finanziario mentre era annullato ogni potere in materia
di politica estera. Nasceva anche una nuova figura, quella del residente generale,
ossia l’intermediario tra il sovrano e il governo francese. Dal 1881 al 1885 alcune
grandi società finanziarie francesi acquistarono latifondi e altri furono acquistati
da società anonime costituite da politici e finanzieri. Infatti nel 1885 il residente
generale, che a quell’epoca era Paul Camion, promulgò la “legge fondiaria” che
applicava in territorio tunisino le norme catastali francesi, e venne aperta la
commercializzazione dei prodotti agricoli tunisini in Francia (viticoltura e
olivicoltura erano le attività principali che più si svilupparono). Quindi
l’organizzazione amministrativa del protettorato prevedeva il potere centrale in
mano al residente generale francese, al segretario generale della residenza e ai
direttori generali dei vari rami dell’amministrazione.
All’inizio del 1900 iniziarono le pressioni politiche della borghesia cittadina
tunisina per la diffusione di ideali nazionalisti: nel 1907 nacque il Movimento dei
Giovani Tunisini che rivendicava il diritto all’autodecisione, all’uguaglianza dei
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diritti con i coloni francesi ed a una Costituzione (Destur in arabo) che sancisse
l’individualità nazionale tunisina e il motore di un nuovo sviluppo politico. Nel
1920 nacque, su queste basi, il Partito Liberale Costituzionale o Destur, bandito
nel 1925 ma, continuò a operare fino al 1934 quando nacque il Neo-Destour,
guidato da Habib Bourghiba, che avviò un programma di democratizzazione dei
costumi della corte con il quale acquistò il favore del popolo.
Nel 1943, durante la seconda guerra mondiale, la Tunisia venne posta sotto il
controllo della “France libre” del generale De Grulle. Il conflitto suscitò un
profondo risentimento nell’opinione pubblica, andando a gonfiare le file del Neo-
Destour. Nel 1949 con il rientro in patria di Bourghiba, le spinte indipendentiste
ebbero un nuovo impulso creando l’organizzazione sindacale Union Générale des
Travailleurs Tunisiens (UGTT) di Ferath Hached.
Con l’arresto di Bourghiba, nel 1952, il contrasto tra i tunisini e coloni francesi si
acuì e, i tunisini ricorsero alla lotta armata, mentre i francesi risposero
sviluppando una organizzazione terroristica, “la Mano Rossa”; una delle cui
prime vittime fu proprio il sindacalista Hached.
Nel 1954 il Paese si trova sull’orlo di un sanguinoso conflitto, la Francia
impegnata nella guerra d’Indocina, fu costretta ad avviare dei negoziati con la
resistenza tunisina. Il primo ministro francese Pierre Mèndes France, riconobbe
alla Tunisia piena autonomia interna, mentre il controllo sulla politica estere e
sulla difesa restavano in mano ai francesi; così nel 1956 finì il protettorato
francese: venne abrogato il Trattato del Bardo del 1881, la Tunisia acquistò la sua
indipendenza, riconosciuta come monarchia costituzionale sovrana, governata del
bey di Tunisi, vennero fatte le prime elezioni legislative nazionali che sancirono la
vittoria del Neo-Destour, Bourghiba venne eletto presidente dell’Assemblea
Nazionale tunisina (8 Aprile 1956). L’Assemblea, che doveva condurre il paese
verso una monarchia costituzionale, adottò una costituzione che trasferiva al
popolo tunisino il potere legislativo, che fino ad allora era esercitato dal bey; nel
1957 ci furono le elezioni amministrative, il Neo-Destour confermò la propria
influenza conquistando il 90% dei consensi, per la prima volta vennero ammesse
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al voto anche le donne e l’Assemblea Nazionale abolì la monarchia e proclamò la
Repubblica e Bourghiba
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ne fu il presidente, prima provvisorio, poi nel 1958
Primo Presidente. Esso seppe ammodernare il Paese, sconfisse l’analfabetismo,
estese l’assistenza sanitaria a tutta la nazione ed a tutti i cittadini, introdusse
sistemi di previdenza sanitaria di tipo europeo, varò le leggi a tutela della donna e
della famiglia, introdusse il salario minimo per i lavoratori, voleva abolire il
digiuno del Ramadan per frenare lo spreco nazionale visto che spesso i
commercianti durante questo mese, giovavano di notevole guadagno economico
perché i prezzi della carne, della semola e della frutta secca aumentano
notevolmente; pretese inoltre l’evacuazione della base militare di Bizerta da parte
della Francia e nel 1963 questa si ritirò.
Nel 1964 in occasione delle elezioni, Bourghiba diede una svolta socialista al suo
partito, cambiando il suo nome in Partito Socialista Destouriano. Da questa
esperienza, che si concluse alla fine degli anno sessanta, lo stile di governo di
Bourghiba diventò più autoritario e personalistico.
I cambiamenti che introdusse in ambito politico e sociale sono stati dettati dalla
sua ferma convinzione che l’occidentalizzazione del paese potesse essere lo
strumento per la sua modernizzazione; era di ideali laici e sociali e per ciò vedeva
l’Islam come una forza che rischiava di far arretrare lo sviluppo del paese. Quindi
cercò di ridurre il ruolo della religione nella società allontanando i capi religiosi
dalle loro tradizionali aree di influenza, abolì la scuole islamiche per sottrarre ai
capi religiosi il potere d’influenzare la società; vennero anche aboliti i tribunali
della shari, la legge coranica. Nel periodo di presidenza di Bourghiba, nel paese
c’era un solo partito politico: in Nuovo Destur di ispirazione socialista. Il ritorno
in patria dei francesi a livello economico mise in crisi molte aziende, la politica di
Bourghiba si orientò così verso una serie di iniziative laiche, con il controllo delle
nascite, il non blocco delle attività economiche nel mese di Ramadan, per portare
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Bourghiba: anche dopo la sua morte, nel 2000, è rimasto il padre dell’indipendenza, un mélange tra democratico e
dittatore. Quando venne eletto presidente nel 1956 instaurò di fatto un potere assoluto con un solo partito politico.
Cercò di conciliare i valori dell’Islam con quelli liberali della cultura occidentale, promuovendo a tal fine, leggi senza
precedenti nel mondo musulmano che garantirono il diritto di voto alle donne e proibirono antiche consuetudini quali
la poligamia e il ripudio della moglie da parte del marito.
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la Tunisia verso la modernizzazione. Tra la fine del 1970 e l’inizio del 1980, la
Tunisia vive una grave crisi economica e sociale e la politica di Bourghiba,
socialista e liberale, vedeva nascere attorno i gruppi di opposizione clandestina di
varie formazioni. Infatti negli anni Settanta insorse un movimento islamista
radicale, l’El Nahda. Nel 1980 i partiti impiegati nell’opposizione clandestina
(Partito Comunista Tunisino, il Movimento dei Democratici Socialisti, il
Movimento di Unità Popolare) vennero riabilitati con la possibilità di partecipare
alle elezioni del 1981, anche se non ottennero più del 5% dei seggi.
Negli anni Ottanta si fece strada il generale Zin El-Abidine Ben Alì, prima come
generale della Sicurezza Nazionale (1986) poi, come Ministro agli Interni. Nel
1987, grazie alla legge di Bourghiba sulla successione alla presidenza, Ben Alì
compì un colpo di stato “non cruento” per deporre il primo presidente e per dare
così il via a un vasto progetto di rinnovamento delle strutture statali. Ben Al’ riunì
un gruppo di medici a palazzo per esaminare l’ottantenne presidente, che venne
dichiarato non più in grado di assolvere i propri compiti, dopo aver governato per
32 anni. Era il 7 Novembre 1987. La direzione della politica del nuovo presidente
era orientata verso un paese libero democratico: rilanciò il multipartitismo per le
elezioni del 1989 ma il suo partito, il RCD (Ressemblement Constitutionel
Democratique), l’erede del partito socialista destouriano, ottenne ugualmente la
maggioranza dei seggi. Ben Alì operò una stretta repressiva che colpì gli
islamismi (l’En Nahda fu posto fuori legge e i suoi esponenti arrestati), le
opposizioni, la stampa e il nascente movimento dei diritti umani. A questa
drastica restrizione delle libertà politiche e civili, corrispose un’apertura
economica; nonostante questo, nelle elezioni legislative dle 1994 ben Alì venne
riconfermato presidente per la seconda volta.
Nel 1995 il governo tunisino, visto i risultati economici e diplomatici ottenuti,
firmò un accordo di associazione con l’Unione Europea, rivolto s istituire uno
spazio di libero scambio entro il 2008.
Alla fine degli anno novanta, cresce il malcontento della popolazione per questa
politica repressiva di Ben Alì e ricompaiono le opposizioni sulla scena politica,
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ma nelle elezioni presidenziali del 1999 Ben Alì venne eletto presidente per la
terza volta con il 99.4% dei voti (non si nega una pressione sulla popolazione
tunisina durante la campagna apolitica), ma la schiacciante affermazione
elettorale non fermò la crisi del regime tunisino, sul quale iniziò ad appuntarsi
l’attenzione delle associazioni internazionali per i diritti umani.
La situazione si incrina tra il 2000 e 2001 per la crescente opposizione e per i
pochi risultati economici raggiunti dal Paese. Dopo l’ 11 Settembre 2001
ricomparve il fantasma del fondamentalismo islamico, dopo che un comando
terrorista compì un’attentato contro la sinagoga di Djerba il 11 Aprile 2002. A
questo scopo, l’azione diplomatica del governo tunisino è molto attiva,
sostenendo gli Stati Uniti nella lotta al terrorismo internazionale. Il governo di
Ben Alì, ha più volte riconfermato la sua volontà di cooperare a livello
internazionale, colpendo duramente i movimenti radicali islamici tunisini e i
gruppi collegata con la realtà tunisina
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La carica di Ben Alì venne confermata anche nelle elezioni successive 2004 per la
quarta volta.
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Numerosi cittadini tunisini sono stati arrestati in Tunisia e all’estero, principalmente in Europa, con l’accusa di aver
partecipato ad attività terroristiche e di avere legami con il network di Al Qaeda. Nel 2002 il Tribunale di Milano ha
condannato tre cittadini tunisini con l’accusa di traffico d’armi e aggressivi chimici. Un cittadini canadese di origine
tunisina, Abderraouf Jdey, è ricercato dall’autorità statunitense con l’accusa di aver diffusa video contenti dichiarazioni di
Al Qeada e di aver partecipato in Afghanistan ad attività terroristiche.
(2004, Documentazione per le delegazioni presso l’Assemblea Internazionale, servizio degli affari internazionali del Senato,
XIV legislatura)