1.CAPITOLO PRIMO
Aspetti Economici nega Valutazione Ambientale
1.1 L 'ambiente e il suo valore economico
Il problema della valutazione economica dei beni ambientali è strettamente legato alle
caratteristiche che li contraddistinguono.
Si tratta infatti di beni che nella maggior parte dei casi sono pubblici e la cui disponibilità è presso
che illimitata; essi sono quindi caratterizzati da indivisibilità e di conseguenza da non escludibilità
(si pensi all'aria, ad un fiume, ad una foresta, ecc.).
L'esclusione di una parte della popolazione dall'uso del bene infatti è in alcuni casi impossibile, in
altri costosa e difficile da realizzare, in altri ancora non accettabile socialmente.
Come conseguenza i beni ed i servizi ambientali non hanno un valore di mercato perche non
possono essere ne comprati ne venduti. Pertanto nelle nonnali valutazioni economiche viene loro
attribuito un valore equivalente a zero.
Tuttavia i beni liberi e pubblici contribuiscono al benessere generale della società e le decisioni
relative non possono che essere collettive. Un miglioramento della qualità ambientale che implichi
un aumento di benessere è anche un miglioramento economico (si pensi al costo sociale delle
malattie da inquinamento).
Si sente quindi sempre più la necessità di poter attribuire un valore di mercato ai beni ambientali, in
modo da poter quantificare i benefici da essi prodotti e i danni subiti. Per poterli misurare da un
punto di vista economico è necessario però fare riferimento alle preferenze individuali, intese come
preferenze per l'ambiente; la moneta deve essere utilizzata come unità di misura delle preferenze
stesse. Da qui la possibilità di assegnare misure di tipo monetario ai guadagni ed alle perdite
ambientali.
Un primo passo in questo senso è stato fatto mediante l'uso dell'analisi costi-benefici il cui scopo è
quello di misurare la variazione (positiva o negativa) del benessere sociale, definita secondo i criteri
democratici-individualistici dell'economia del benessere, in termini di preferenza e utilità degli
individui.
La misura del benessere sociale va oltre quello individuale; quest'ultimo è lo strumento mediante il
quale si giunge ad una valutazione del benessere dell'intera società.
Vediamo di illustrare brevemente il concetto di benessere sociale. Il problema si pone in relazione
alla scelta fra beni privati (materiali) e pubblici (ambientali) che una collettività ritiene desiderabili
e può essere illustrato graficamente nel seguente modo:
Figura 1
1
Sull'asse delle y c'è la quantità di beni e servizi e in ascissa la qualità dell'ambiente. La linea f
rappresenta la frontiera delle combinazioni produttive ottime possibili fra beni e servizi e qualità
ambientale in una data società. Tale allocazione viene considerata ottima in senso "paretiano",
poiche date le tecnologie non è possibile aumentare la qualità dell'ambiente senza diminuire la
produzione di beni e servizi e viceversa.
Ne deriva quindi che ogni punto all'interno della frontiera non rappresenta un ottimo paretiano
(rappresentato dal punto A della figura), in quanto è possibile produrre, date le tecnologie, una
maggiore quantità sia dei beni e dei servizi che della qualità ambientale o comunque aumentare la
quantità di uno senza ridurre l'altro. Al contrario i punti B e C rappresentano due combinazioni
ottime possibili di entrambi i beni.
La pendenza della curva f dà il tasso marginale di trasformazione tra i due beni (SMaT); esso
misura quale e la riduzione di beni e servizi necessaria per ottenere una quantità addizionale di
qualità ambientale. Tale tasso sarà molto elevato nei punti estremi della curva. Ad esempio nel
punto in cui si ha un'elevatissima disponibilità di qualità ambientale e pochissimi beni (verso il
basso ) il tasso di sostituzione di beni materiali con la qualità ambientale sarà elevatissimo (è il caso
di una società poco sviluppata con alta qualità ambientale).
La figura 1 ci fornisce il quadro delle scelte tecniche, le quali però sono da mettere in relazione con
le scelte dei consumatori. La figura 2 mostra l'ipotesi delle preferenze di un consumatore fra beni
materiali e qualità ambientale:
1
Fonte: M. BRESSO, Pensiero Economico e Ambiente. Ed. Loescher, 1982
Figura 2
2
Tali preferenze sono espresse in base ad una mappa di curve di indifferenza, le quali per ogni
combinazione forniscono la stessa utilità (come i punti A e B della figura 2).
Se la qualità dell'ambiente diminuisce da q0 a q1 il consumatore ha due alternative: o passa dal
punto A al punto C (ottenendo quindi un minor grado di soddisfazione) dove il consumo di beni
materiali rimane invariato, oppure può aumentare il consumo di tali beni (da z1 a z2), lasciando
invariato il proprio livello di utilità e posizionandosi quindi in B.
Anche in questo caso la pendenza delle curve mi dà il saggio marginale di sostituzione tra i due beni
(SMaS); esso indica quanto l'individuo è disposto a rinunciare, in termini di beni e servizi,
ricevendo in cambio un'unità addizionale di qualità ambientale.
Se ora sovrapponiamo le due figure (supponendo che le curve di indifferenza siano relative a più
consumatori di una società, i quali per ipotesi sono identici e hanno le stesse preferenze e dotazioni)
otteniamo la combinazione massima di beni e servizi e qualità ambientale ottenibile a quel livello
tecnologico e in base a quelle preferenze.
La figura 3 illustra graficamente la relazione fra qualità ambientale e beni e servizi e ci permette di
individuare nel punto A la combinazione ottima.
2
Fonte: M. BRESSO, Pensiero Economico e Ambiente. Ed. Loescher, 1982
Figura 3
3
In tale punto la curva di indifferenza I
3
è tangente alla frontiera delle scelte, pertanto i due saggi
marginali (di sostituzione e di trasformazione) sono uguali e viene raggiunto il massimo grado di
soddisfazione compatibile con le capacità di quella società.
Se si prova a prendere un punto sulla frontiera a sinistra di quello ottirnale si ha SMaT<SmaS
essendo l'inclinazione minore. In questo caso il costo opportunità in tennini di beni e servizi che si
deve sopportare per produrre una unità addizionale di qualità ambientale è minore della quantità di
beni e servizi a cui i consumatori sono disposti a rinunciare per ottenere un 'unità addizionale di
qualità ambientale; perciò la riallocazione delle risorse a vantaggio della qualità ambientale è
conveniente.
Rimuoviamo ora l'ipotesi riguardo l'uguaglianza di tutti i consumatori. In questo caso le curve di
indifferenza di ciascun consumatore sono diverse tra loro, così come le dotazioni.
A questo punto l'analisi va svolta in due tempi:
1. prima bisogna trovare l'ottimo dei consumatori
2. poi bisogna trovare l'ottimo complessivo
1. Nel caso di preferenze diverse tra loro un'allocazione che per un consumatore può rappresentare
l'ottimo può non esserlo per un altro. La soluzione a tale problema è stata proposta da Vilfredo
Pareto, un economista italiano, secondo il quale un'allocazione C è migliore dell'allocazione D se in
C almeno un consumatore sta meglio che in D, e nessun consumatore sta peggio. In questo caso
l'allocazione C è "Pareto-superiore" rispetto a D.
3
Fonte: M. BRESSO, Pensiero Economico e Ambiente. Ed. Loescher , 1982
Tale criterio però non è applicabile nel caso in cui in C vi sia qualche consumatore che sta peggio;
in tale caso le due allocazioni (D e C) non sono confrontabili. Esso permette però di definire
un'allocazione ottima; un'allocazione C viene detta "Pareto-ottimale" se non esiste nessuna
allocazione Pareto-superiore rispetto a c. Tale soluzione può essere illustrata graficamente mediante
il cosiddetto "diagramma a scatola", nel quale vengono rappresentati due consumatori con due beni
e si assume che le quantità dei beni siano date:
Figura 4
4
Diagramma a scatola
Questo diagramma viene ricavato combinando i grafici delle curve di indifferenza dei due
consumatori e quello del secondo consumatore è disegnato al rovescio. Gli assi descrivono le
quantità di beni disponibili (la base rappresenta la quantità complessivamente disponibile per il
bene A). Ogni punto della scatola rappresenta un'allocazione, ossia una distribuzione dei due beni
fra i due consumatori. Nel punto C il consumatore 1 dispone di Qa1 del bene a e Qbl del bene b, il
consumatore 2 dispone di Qa2 e Qb2 .Tale allocazione non è però Pareto-ottimale, in quanto è
possibile aumentare la disponibilità di uno dei due consumatori (spostandolo su di una curva di
indifferenza più alta) senza diminuire quella dell'altro. Ad esempio l'allocazione El è Pareto-
superiore rispetto a C; l'utilità del consumatore 1 non è diminuita, mentre quella del consumatore; 2
è aumentata. E 1 è anche Pareto-ottimale, in quanto non è possibile una ridistribuzione dei beni
senza diminuire l'utilità di uno dei due consumatori; in tale punto i saggi marginali di sostituzione
4
Fonte G.RODANO-E.SALTARI, Lineamenti di Teoria Economica. Ed. NIS, 1990.
dei due consumatori sono uguali essendo le due curve tangenti. Questa proprietà identifica tutte le
allocazioni Pareto-ottimali (come E2, E3...).
Tale criterio permette di identificare le allocazioni ottimali, ma non di ordinarle. Non si può dire
quale sia l'allocazione Pareto-superiore tra C e E4. In quest'ultimo punto il consumatore 1 sta
meglio, mentre il consumatore 2 sta peggio (si trova su di una curva di indifferenza più bassa).
L'unica cosa che si può affermare è che E4 è un'allocazione Pareto-ottimale, mentre C non lo è, così
come non si può dire quale fra le diverse allocazioni Pareto-ottimali sia preferibile.
2. Abbiamo visto nel punto precedente che è possibile identificare tutte le allocazioni Pareto-
ottimali fta due consumatori (quelle in cui i due saggi marginali di sostituzione sono uguali).
Questo non è però sufficiente, in quanto tale allocazione deve anche essere efficiente, deve cioè
trovarsi sulla ftontiera della possibilità produttive illustrata nella figura 1. In pratica il saggio
marginale di sostituzione deve essere uguale al saggio marginale di trasformazione. Vedi figura 5.
Figura 5
5
Nella figura 5 è rappresentato un diagramma a scatola dentro la frontiera, in modo che un vertice
della scatola corrisponda al paniere di prodotti di cui vogliamo valutare la Pareto-ottimalità (il punto
D). Come si può vedere l'allocazione C non è Pareto-ottimale, mentre lo è l'allocazione E, in cui i
saggi marginali di sostituzione sono uguali tra loro e sono anche uguali al saggio marginale di
trasformazione del punto D. Questa seconda condizione è molto importante, in quanto non è
sufficiente la tangenza delle due curve di indifferenza, ma è necessario che il saggio marginale
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Fonte G.RODANO-E.SALTARI, Lineamenti di Teoria Economica. Ed. NIS, 1990.
comune di sostituzione sia uguale a quello di trasformazione; inoltre ciò dimostra che non tutti i
punti della frontiera sono Pareto-ottimali. Se per esempio il saggio marginale di sostituzione
comune fosse maggiore di quello di trasformazione, allora il costo opportunità in termini di B che si
deve sopportare per produrre una unità addizionale di A è minore della quantità di B a cui i
consumatori sono disposti a rinunciare per ottenere un'unità addizionale di A. Per tale motivo la
riallocazione delle risorse a vantaggio di A è conveniente. Concludendo quindi un' allocazione è
Pareto-ottimale quando SMaT=SMaS.
Sulla base delle curve di indifferenza è possibile ricavare la curva della "disposizione marginale a
pagare" per una migliore qualità dell'ambiente:
Figura 6
6
Tale curva viene costruita in base al saggio marginale di sostituzione fra i due beni, materiali e
ambientale; in pratica mostra come il consumatore per passare dalla qualità ambientale q0 a q1
(inferiore) richieda una compensazione in beni materiali pari alla differenza tra p0 e p1, al contrario,
per un aumento della qualità ambientale il consumatore sarà disposto a rinunciare a p1-pO quantità
del bene materiale.
Si parte quindi dalla preferenza dell'individuo i per una certa alternativa; esso preferirà l'alternativa
A solo nel caso in cui gli procuri un'utilità maggiore e i benefici che ne derivano siano maggiori dei
costi:
[Ba-Ca ]>0
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Fonte: M. BRESSO, Pensiero Economico e Ambiente. Ed. Loescher, 1982
Per valutare il benessere generale che scaturisce da questa decisione è necessario però conoscere
anche le preferenze degli altri individui.
A tale proposito i problemi da risolvere riguardano la possibilità di una misurazione delle funzioni
di utilità individuali e la loro aggregabilità (presuppone che le unità di misura dell'utilità siano
omogenee). Come è noto infatti è possibile collocare le preferenze di un singolo individuo su di una
scala ordinale, mentre non appare altrettanto semplice fare la stessa cosa in relazione ad una scala
cardinale.
Di fronte a queste difficoltà il procedimento abitualmente adottato è quello della deduzione logica
della dimensione della disponibilità a pagare come specificazione su cui procedere alla misurazione.
La valutazione monetaria è così collegata alle preferenze individuali essendone uno strumento di
misurazione per indicare i guadagni e le perdite nel benessere. Acquistando dei beni, per esempio, si
indica la propria disponibilità a pagare (DAP) per un detenninato bene; nella valutazione invece di
un danno ambientale si esprime la propria disponibilità ad accettare una compensazione (DAC) per
sopportare tale danno. Queste misure riflettono appunto le preferenze individuali e la loro
quantificazione economica permette di misurare il "grado" di interesse per l'ambiente.
Inoltre la loro misurazione non può prescindere dalla conoscenza dei meccanismi di dispersione,
trasporto e trasformazione delle emissioni inquinanti per poter determinare l'impatto di un loro
aumento (o di una loro diminuzione) sugli indicatori di qualità ambientali, e le relazioni fra
emissioni ed esposizione all'agente inquinante. Bisogna poi essere in grado di quantificare gli effetti
biologici e fisici dell'inquinamento sugli esseri viventi e sulle cose mediante una relazione di causa-
effetto che colleghi quantità misurabili di detenninati inquinanti ai valori assunti dagli indicatori
scelti per esprimere gli effetti.
Il principio generale dell'analisi costi-benefici è quindi quello di individuare la migliore fra diverse
alternative progettuali, oppure di verificare che i costi di un certo progetto siano inferiori ai benefici
ottenibili. Tale progetto, o alternativa, deve incrementare il benessere generale in modo Paretiano.
Questo criterio di desiderabilità sociale implica (come è già stato detto) che l'alternativa deve
migliorare la condizione di almeno un individuo, senza peggiorare quella di nessun altro; dove
migliorare significa "porre in una situazione maggiormente preferita" e peggiorare equivale a "porre
in situazione meno preferita".
È possibile dimostrare che sotto detenninate ipotesi (perfetta informazione, assenza di esternalità)
ogni equilibrio concorrenziale è un ottimo paretiano e viceversa. Tale condizioni non sono peraltro
sempre realizzabili in un contesto reale. Tornando al nostro individuo i, la sua scelta per l'alternativa
A potrebbe migliorare o non modificare affatto la situazione degli altri individui, ottenendo un
ottimo paretiano.
Vi può però essere anche la possibilità che tale scelta provochi un peggioramento della condizione
di alcuni individui.
In tal caso si ritiene che l'ottimo paretiano sia raggiunto quando coloro i quali vengono
avvantaggiati dal progetto possano in qualche modo compensare coloro che ne sono danneggiati.
Sarà quindi necessario compensare gli effetti del progetto tra i soggetti coinvolti, in modo da
ridistribuire il benessere.
Secondo la teoria neoclassica tale compito spetterà allo Stato, in quanto spinto da motivazioni
essenzialmente etiche.
Lo Stato dovrebbe intervenire nel mercato solo nell'interesse pubblico, per risolvere l'inevitabile
conflitto che si viene a creare tra razionalità individuale ed etica collettiva.
L'ACB viene spesso usata nelle valutazioni di economia pubblica per la gestione dei beni pubblici.
Sinteticamente un'analisi costi-benefici si articola nelle seguenti fasi:
1. individuazione degli effetti positivi (miglioramento delle condizioni ambientali, maggiore
disponibilità di risorse idriche, aumento dell'occupazione, ecc.) e negativi (aumento dei rifiuti,
del rumore, dell'inquinamento, la perdita di valore degli immobili, ecc.) causati dal progetto.
Come si può notare tra gli effetti positivi sono comprese anche componenti di tipo socio-
economico, in quanto questi sono direttamente connessi al progetto. Esso può essere di
preservazione, ma il più delle volte riguarda progetti di tipo strettamente economico, quali
costruzioni di reti stradali, di impianti, ecc..
Tra gli effetti negativi hanno maggior rilievo invece quelli di tipo ambientale, poiche riflettono
l'impatto che il progetto ha sull'ambiente (che peraltro può essere anche di tipo socio-economico
-ad esempio gli effetti sulle proprietà derivanti dalla costruzione di un impianto di
incenerimento ).
Per tale motivo è utile conoscere il valore attribuito dagli individui ai beni ambientali, al fine di
poter quantificare una loro eventuale perdita.
2. La seconda fase consiste nella misura (o stima) degli effetti identificati.
Questi possono essere espressi in diverse unità di misura, comunque in questa fase ci si limita
alla loro identificazione e misurazione.
3. Nella terza fase si attribuisce un valore monetario agli effetti misurati.
Come si è visto nella fase precedente, tali effetti non sono espressi tutti nella stessa unità di
misura; alcuni saranno già espressi in moneta (in tal caso seconda e terza fase coincidono), per
gli altri invece si dovrà esprimere un prezzo.
Problema non facile da risolvere quando non esiste un mercato di riferimento.
In tal caso si possono utilizzare i costi opportunità o i prezzi ombra oppure si può cercare di
attribuire un valore tramite le nuove metodologie affrontate nel secondo capitolo.
1.1.1 Il problema del tasso di sconto
Un Ultimo aspetto dell' ACB da considerare riguarda l'omogeneizzazione temporale degli effetti,
poiche questi non hanno luogo nello stesso istante, ma Sono scaglionati nel tempo.
Occorre quindi attualizzarli mediante un opportuno tasso di Sconto.
Nel Caso del nostro individuo i le sue valutazioni di convenienza rispetto all'alternativa A
potrebbero riguardare effetti prolungati nel tempo; in tal caso l'equazione di valutazione diventa:
sn (Bn-Cn) / (l+r)
n
>O
che è l'equazione del valore attuale netto (V.A.N.), dove Bn Sono i benefici al tempo n, Cn i costi e
r il tasso di sconto.
Il problema è appunto la scelta del tasso di sconto.
Tale scelta è cruciale in quanto determina il segno (positivo o negativo) del V .A.N .
Un tasso troppo alto tenderà a valutare meno i benefici/danni lontani nel tempo, rispetto a quelli più
vicini; viceversa un tasso troppo basso tenderà a scontare poco gli effetti futuri.
Trattandosi di beni ambientali non è possibile utilizzare un tasso di mercato (riferibile a beni
riproducibili), poiche tali beni sono caratterizzati dalla non rinnovabilità.
Inoltre gli effetti si possono accumulare e protrarre per lungo tempo (ad esempio lo stoccaggio di
rifiuti nucleari). Si pone quindi il problema delle generazioni future, le quali fruiranno di tali beni e
li erediteranno nello stato in cui la generazione presente li lascerà, non essendo essi rinnovabili.
Per questi motivi l'uso del tasso di sconto è stato spesso criticato; molti ritengono di dover
equiparare il presente al futuro usando un tasso molto basso o addirittura nullo. In questo modo un
danno al futuro viene valutato alla pari di un danno al presente.
Una soluzione del genere è però poco praticabile. Pearce e Turner hanno proposto due soluzioni
alternative all'uso di un tasso di sconto uguale a zero: la prima consiste nell'assicurare una gestione
sostenibile delle risorse non rinnovabili, che permetterebbe la conservazione dello stock naturale
(mantenendolo costante nel tempo ), la seconda alternativa propone di investire parte delle rendite
derivanti dallo sfruttamento di risorse naturali in risorse sostitutive.
1.1.2 Il valore economico
Finora si è parlato della misura del valore economico dei beni ambientali.
A questo punto vediamo quali sono gli elementi che 10 compongono.
Un elemento di particolare rilevanza è quello del valore economico totale (VET), mediante il quale
si analizzano non solo i benefici prodotti direttamente per gli utilizzatori del bene, bensì anche i
cosiddetti "benefici intrinseci", il cui vantaggio per il consumatore è legato al fatto stesso che
esistono.
Si considera quindi la possibilità che le preferenze siano rivolte, oltre che all'uso dei beni
ambientali, anche alla loro esistenza e conservazione.
Il VET sarà dato da VALORE D'USO TOTALE + VALORE D'ESISTENZA.
Il valore d'uso totale a sua volta si suddivide in valore d'uso reale + valore d'opzione.
Quest'ultimo esprime la preferenza e la disponibilità a pagare per la conservazione dell'ambiente,
essendoci una qualche probabilità che l'individuo l'utilizzerà in futuro.
I valori intrinseci si riferiscono alla natura stessa dell'oggetto in questione, cioè l'ambiente, e non
sono associati ne all'uso attuale ne a quello potenziale; essi riflettono dei valori cosiddetti di
esistenza che contemplano il diritto alla vita di altre specie e altri esseri viventi.
Il VET di fatto è una misura del beneficio ambientale (o del danno in caso di VET negativo ).
Bisogna quindi cercare di quantificare economicamente le componenti del VET per poter attribuire
un valore ai benefici e ai danni.
Lo strumento mediante il quale si giunge a tale quantificazione sono la DAP e al DAC. Tramite esse
i prezzi di mercato si presentano come indicatori. Il loro rapporto con la DAP , e per il tramite di
quest'ultima con l'utilità, non è però di corrispondenza biunivoca e diretta. Bisogna infatti
distinguere i costi privati da quelli sociali.
I costi privati sono quelli che vengono sostenuti dal soggetto che ne è responsabile, mentre quelli
sociali rappresentano quella parte non coperta di costi che ricade sulla società. I privati non
integrano fra i propri costi gli effetti che essi producono nella sfera di utilità di altri soggetti; così
come non vengono presi in considerazione gli effetti positivi delle attività private che ricadono sulla
collettività.
Questi due aspetti vengono denominati rispettivamente esternalità negative e esternalità positive;
esse sono de:finibili come "un danno o un beneficio procurato da un soggetto a terzi nel corso della
propria attività, senza che vi sia fra essi un rapporto commerciale, ne che avvenga compensazione
economica del danno o pagamento per il servizio reso".
Quest'ultimo aspetto è molto importante, in quanto non è sufficiente l'interdipendenza per definire
un'esternalità, ma è necessario che non vi sia corresponsione in denaro al fine di mitigare gli effetti
della diseconomia.
Se non si tenesse conto nel prendere la decisione di investimento di tali effetti esterni l'allocazione
delle risorse sarebbe sub-ottimale.
Tornando quindi alla distinzione tra costi privati e sociali, si intende costo sociale l'insieme degli
elementi di costo che non rientrano tra i costi privati.
Il costo sociale della produzione di un bene comprende il costo privato più le esternalità negative
prodotte dall'azienda durante il processo di fabbricazione (meno quando l'esternalità è positiva).
La differenza tra costo privato e sociale può quindi essere positiva o negativa; solo nel caso in cui
sia nulla l'allocazione delle risorse risulterà ottirnale.
Vediamo di illustrare graficamente gli effetti di una produzione in termini di inquinamento,
distinguendo tra costo marginale privato e sociale. Vedi figura 7.
Figura 7
7
La figura mostra come variano i costi (privati e sociali) all'aumentare della produzione e del livello
di inquinamento.
Come si può vedere le due curve tendono a divaricarsi all'aumentare della produzione e del livello
di inquinamento, ciò significa che la differenza tra i due costi posta a carico della collettività tende
ad aumentare più che proporzionalmente.
Questo provoca un'allocazione non ottirnale delle risorse; bisogna quindi cercare di fare in modo
che i costi derivanti dall'inquinamento siano posti a carico dagli agenti economici che li causano e
che dovranno tenerne conto nelle loro decisioni di produzione e consumo.
7
Fonte: M.BRESSO, Pensiero Economico e Ambiente. Ed. Loescher, 1982
Questo procedimento viene chiamato "internalizzazione" e mira a modificare le funzioni di
produzione e consumo, in modo che si crei l'uguaglianza tra costo sociale e costo privato.
La possibilità di internalizzare correttamente gli effetti di una produzione non può pertanto
prescindere da:
-la conoscenza esatta delle esternalità
- la loro quantificazione fisica e monetaria
- l'individuazione della loro provenienza
- la loro destinazione
L'integrazione di tali effetti esterni prevede due possibilità:
1. nel caso di esternalità che modificano un prezzo di mercato si può procedere alla correzione
mediante "prezzi ombra" (è il caso di tutti i tipi di inquinamento prodotto dalle attività
produttive, per cui i costi di produzione possono venire corretti per tenere conto dei danni
causati).
2. Nel caso invece di un progetto che preveda l'uso di una risorsa naturale senza un prezzo di
mercato, poiche tale correzione non è possibile, occorre scegliere tra due alternative: definire un
prezzo mediante determinate tecniche di valutazione o rinunciare a dare un prezzo alla risorsa
(beni incommensurabili).
La prima alternativa è quella più utile ed interessante, in quanto l'autorità che deve prendere una
decisione sarebbe poco aiutata da un'analisi C/B che si limita a attribuire un + o un - ad un
determinato effetto ambientale.
La possibilità invece di quantificare tali effetti permette di fare un più esatto raffronto &a costi e
benefici mediante l'utilizzo di una stessa unità di misura.
A tal fine si può far riferimento a due tipi di tecniche di valutazione: diretta e indiretta. Tali
metodologie verranno analizzate nel capitolo secondo.
È importante sottolineare che la valutazione economica del danno (beneficio) consiste di almeno
due momenti fondamentali:
1. individuazione di una relazione precisa &a l'esposizione a diversi livelli di concentrazione di un
determinato agente inquinante e i relativi effetti negativi, misurati da un appropriato indicatore,
sulle persone o sulle cose esposte. Tale relazione deve essere sufficientemente precisa da consentire
la predizione degli effetti causati da determinate variazioni nella esposizione agli inquinanti.
2. uso di misure monetarie (prezzi di mercato ove possibile, prezzi-ombra, DAP , DAC) per
l'assegnazione di valori agli effetti negativi identificati.
L 'utilizzo dei metodi diretti permette di stimare oltre al valore d'uso anche quello d'esistenza e
quindi viene spesso preferito all'uso dei metodi indiretti; questi ultimi però sono in grado di fornire
delle valutazioni non affette dalla soggettività che caratterizza i metodi diretti.