4
“Dotato di una lungimiranza superiore a quella di tutti i suoi
contemporanei, egli capì che il vero significato della Rivoluzione
americana non stava tanto nella separazione delle colonie dalla
madrepatria, ma nella nascita di un nuovo principio politico, che dava
alla società un nuovo fondamento che avrebbe influito sul futuro di tutti i
popoli”
1
.
Paine voleva riformare la società sulla base del commercio e della
piccola proprietà: infatti proprio il farmer, l’artigiano e i piccoli
comercianti erano il pubblico a cui si rivolgeva con il suo stile chiaro,
diretto e semplice da seguire: infatti condivideva con loro la stessa
estrazione sociale e le stesse esperienze di vita. “Secondo Paine diritti
come la libertà, l’uguaglianza, la sicurezza, la resistenza all’oppressione
spettano all’individuo indipendentemente da qualsiasi rapporto sociale.
[...] essi definiscono una sfera individuale inviolabile di libertà, che lo
Stato deve impegnarsi a rispettare e di fronte alla quale deve trovare la
propria giustificazione”
2
.
Questi concetti sono facilmente assimilati dal lettore grazie alla sua
prosa, volutamente semplice, alla chiarezza e facilità con cui espone i
propri argomenti, insieme alla appassionata partecipazione che dà, a chi
legge, la giusta impressione che l’autore creda fermamente in tutto ciò
che scrive.
1 Rocker, Rudolf, I pionieri della libertà, Milano, Antistato,1984, p. 56.
2 Magri, Tito, Thomas Paine e il pensiero politico della rivoluzione borghese, in Thomas
Paine, I Diritti dell’uomo, Roma, Editori Riuniti, 1978, pp. 23-24.
5
Lo stile, il linguaggio, il tono degli scritti di Paine rivelano
chiaramente che l’autore intende rivolgersi alla gente comune,
convincere con le sue argomentazioni anzitutto, anche se non
esclusivamente, chi è poco istruito.
“La chiave dello stile di Paine è già in quel titolo del primo scritto
d’occasione: Common Sense. Buon senso dell’autore che incontra il buon
senso del lettore, senza enfasi apparente, imitando la conversazione sulla
politica e sulla scienza delle taverne inglesi e americane, forma di
sociabilitè che Paine realmente gradiva molto”
3
. Uno dei motivi che lo
resero così popolare è da ricercare proprio in questo suo stile diretto e
conciso lontano dalle elaborate costruzioni stilistiche che la gente
comune faticava a comprendere.
Illustrando le sue proposte di riforme politiche e sociali a quella parte
della popolazione che ne era sempre stata tenuta lontana, Paine porta al
centro del dibattito dei protagonisti nuovi contribuendo a diffondere idee
e progetti che rimarrano a lungo motivo di lotte per l’emancipazione; in
questo Paine fu un vero innovatore e a lungo fu considerato l’ispiratore
delle rivendicazioni operaie.
Oltre allo stile bisogna sottolineare la capacità di Paine di capire e, in
un certo senso, anticipare i tempi e di percepire gli umori della gente
instaurando con il suo pubblico un rapporto diretto e schietto.
3 Mannucci, Erica J., L'Età della ragione, Como, Ibis, 2000, pp. 12-13.
6
La sua preparazione eterogenea, la sua passione per le scienze
applicate, il suo profondo rispetto per la natura umana lo resero perfetto
per un ambiente giovane e dinamico come quello che solo l’America, in
quel momento, offriva.
Partito dall’Inghilterra con i tasca delle lettere di raccomandazione di
Benjamin Franklin, una delle figure di maggior spicco non solo delle
colonie nordamericane ma anche d’Europa, Paine ebbe l’opportunità di
vivere una seconda vita, lottando e promuovendo quegli ideali che
nell’Inghilterra del suo tempo non potevano trovare spazio.
Fu la persona giusta nel posto giusto e il suo contributo alla causa
dell’Indipendenza americana è da considerarsi di assoluto primo piano,
riuscendo con il suo pamphlet Common Sense a incanalare le energie dei
coloni verso un obiettivo comune: il distacco dall’Inghilterra. In Paine i
democratici americani trovarono per la prima volta identificate
rivoluzione e democrazia; unico propagandista whig che non
appartenesse alla classe dirigente coloniale, e non fosse né mercante, né
avvocato, né piantatore, egli parlava il linguaggio del popolo comune, e
il suo Common Sense portò un soffio di aria fresca in una letteratura di
propaganda che cominciava a soffocare nel chiuso di dissertazioni
giuridiche
4
.
4 Douglas, Elisha, Ribelli Democratici nella Rivoluzione americana, Milano, Il Saggiatore,
1963, pp. 37-38.
7
Non essendo un politico ma un uomo di azione si trovò molto spesso
in situazioni scomode generate dalla sua incapacità a scendere a
compromessi con i suoi ideali, situazione che non gli permise di sfruttare
in termini pratici la sua enorme popolarità all’indomani della vittoria
contro gli inglesi.
Le sue posizione furono sin dall’inizio, ben più avanzate di quelle dei
maggiori esponenti della rivoluzione, come John Adams, George
Washington, Alexander Hamilton; e questa circostanza non mancò di
avere le conseguenze più serie per la fortuna politica del nostro autore.
Per esempio, Paine, rimase fedele al concetto di suffraggio universale
legato alla tassazione indiretta, quella che ogni cittadino non può non
pagare, precisando che solo chi sostiene le spese del governo deve avere
il diritto di controllarlo.
Fin dagli articoli sul “Pennsylvania Packet” nel 1778 e nel 1804 nel
pamphlet per la reintroduzione del suffragio universale in Pennsylvania,
Paine ha difeso questa posizione nel modo più coerente.
Le parole e i fatti dovevano proseguire sempre strettamente e questo
principio gli creò qualche problema: non è un caso che nonostante gli
incarichi importanti che ebbe modo di ricoprire sia in America che a
Parigi e il successo straordinario delle sue opere, più volte si ritrovò
isolato e in difficoltà economiche.
8
Un aspetto da sottolineare è che Paine fu tra i pochi personaggi chiave
della rivoluzione e poi della fondazione degli Stati Uniti d’America che
non possedette mai degli schiavi o delle rendite collegate al loro
sfruttamento. Lo stesso George Washington, eroe della guerra
d’indipendenza e primo presidente degli Stati Uniti d’America, “era un
convinto aristocratico [...] un proprietario terriero, padrone di numerosi
schiavi”
5
.
“Tre grandi temi, corrispondenti ad altrettante opere scritte nel
ventennio compreso fra il 1776 e il 1795, occupano una riflessione
politica sviluppata sempre in prima linea, a stretto contatto col
mutamento sociale e civile tra le due sponde dell’Atlantico”
6
. Il primo
tema è quello della lotta alla tirannide e si concretizza con l’impegno al
fianco dei coloni ribelli contro l’Inghilterra e con la pubblicazione nel
gennaio del 1776 di Common Sense, un pamphlet che vendette in pochi
mesi oltre 150.000 copie, e che diede una svolta decisa nella lotta per
l’indipendenza. Il secondo tema è quello dell’uguaglianza e ha il suo
sbocco con la pubblicazione di The Rights of Man nel 1791 e di una
seconda parte nel 1792. Mentre con The Age of Reason, pubblicato nel
1793, toccava il tema della libertà di religione. Tutti questi scritti
riscossero in breve tempo un successo enorme presso il vasto pubblico,
incidendo e condizionando profondamente la realtà politica di quei
5 Matteucci, Nicola, La Rivoluzione americana, Bologna, Zanichelli, 1968, p. 13.
6 Fasce, Ferdinando, Thomas Paine, in Esposito, Roberto Galli – Carlo Galli, (a cura di),
Enciclopedia del pensiero politico, Bari, Laterza, 2000.
9
tempi.
Common Sense fu scritto, come osservò più tardi Paine, “per aiutare
gli uomini a essere liberi” e per “trasformare l’America in un impero
della libertà eliminando istituzioni come la monarchia, l’aristocrazia, i
privilegi ereditari per farvi attecchire il principio della libertà
universale”
7
. Common Sense è permeato dalla denucia dell’oppressione
monarchica e della “barbarie brittanica”, dall’esaltazione di un regime
repubblicano che sia dotato di opportuni strumenti per difendersi da
eccessi demagogici e dalla convinzione della missione universale che le
colonie hanno in quanto esempio di liberazione che può mostrare che “la
nascita di un nuovo mondo è a portata di mano”
8
.
La prima parte di The Rights of Man del 1791 fu una risposta
polemica alla pubblicazione da parte di Edmund Burke delle Reflections
on the Revolution in France del 1790 nelle quali il pensatore britannico
di origini irlandesi criticava quanti simpatizzavano con gli eventi francesi
negando il valore dei principi che la Rivoluzione francese promuoveva.
Le due parti di The Rights of Man I e II ebbero un grande successo di
pubblico in Inghilterra, StatiUniti e Francia, ma per motivi alquanto
diversi.
In Inghilterra furono accolti con grande interesse principalmente per
due motivi: innanzitutto per il violento attacco portato alla monarchia
7 Foner, Eric, Storia della libertà americana, Roma, Donzelli, 2000, p. 32.
8 Paine, Thomas, Senso Comune, Macerata, Liberilibri, 2005, p. 45.
10
britannica, al sistema aristocratico ed ereditario e alla struttura
costituzionale scaturita dalla “Gloriosa Rivoluzione” del 1688; in
secondo luogo per le proposte di riforma sociale che per la prima volta
venivano prospettate. Fu questo aspetto dell’opera che prevedeva, tra
l’altro, imposte dirette sul reddito, interventi sociali a favore di giovani
ed anziani indigenti, una redistribuzione della terra coltivabile e più in
generale un programma di riforme sociali esteso e dettagliato che
preoccupò seriamente le élites al potere.
L’intento di Paine, infatti, era quello di contribuire al movimento
radicale repubblicano inglese che gli avvenimenti francesi avevano
ravvivato e stimolato.
“La reazione non si fece attendere e con l’editto reale contro gli scritti
«perversi e sediziosi» si cercò di bloccare la diffusione del libro, ma non
si fermò la diffusione delle idee che continuarono a circolare e a ispirare
per molti anni ancora gli ambienti radicali inglesi: per parecchio tempo
diffamare Paine ed i suoi seguaci fu una delle cure principali della
politica interna del governo di Pitt il giovane”
9
.
Negli Stati Uniti la pubblicazione fu salutata da un grande entusiasmo
di pubblico e contribuì ad acuire i contrasti tra repubblicani e federalisti
creando quel clima di contrapposizione che diventerà via via sempre più
intransigente.
9 Dos Passos, John, Tom Paine presentato da J. Dos Passos, Milano, Mondadori, 1950, p. 49.
11
In Francia l’entusiasmo per l’opera e per l’autore che difendevano a
spada tratta i principi e i valori della rivoluzione fu talmente grande che
non solo Paine fu insignito della cittadinanza onoraria insieme ad altri
personaggi eminenti, ma fu eletto alla Convenzione in ben quattro
dipartimenti e successivamente al “Comitato dei nove” incaricato di
elaborare la costituzione dell’anno I. Imprigionato durante il Terrore per
le sue simpatie verso i girondini, passò dieci mesi in prigione rischiando
seriamente di essere giustiziato e fu liberato grazie all’interessamento
dell’ambasciatore americano a Parigi James Monroe, che aveva sostituito
Gouverneur Morris, suo acerrimo nemico.
Poco prima di essere tradotto in carcere, Paine riuscì a consegnare alle
stampe The Age of Reason, uno scritto di ispirazione deista, che ebbe un
grande successo tra le masse, ma provocò paura e ostilità tra i ceti
dirigenti e il clero in Inghilterra e negli Stati Uniti tanto da procurare al
suo autore l’etichetta di ateo e blasfemo. Nulla di più lontano dalle
intenzioni di Paine che, anzi, voleva difendere la religione proprio dalla
deriva atea e scristianizzante venuta alla luce nella stessa Francia
rivoluzionaria e riportare il culto in una sfera più vicina alla spiritualità e
più distante dai centri del potere politico.
“Convinto sostenitore della libertà di culto, Paine non condanna la
credenza di per sé, ma la coscienza falsa e l’impostura dei cleri per il
danno morale e materiale che provocano alla società: i preti di tutte le
12
chiese prostituiscono la propria mente al punto di professare cose in cui
non credono, ciò che giustifica in partenza qualsiasi crimine serva a
mantenere la menzogna al potere”
10
. Tuttavia lo scandalo non era tanto in
quello in cui diceva di credere quanto in quello in cui diceva di non
credere; Paine voleva dimostrare che tutto l’edificio del cristianesimo
riposa sulla superstizione e sulla menzogna negando che la Bibbia
contenga la parola di Dio. Tale fu lo sconcerto, soprattutto in America
che “l’immagine di lui prevalsa in quella cultura non è stata quella del
pensatore liberale borghese radicale, del rivoluzionario radicale
democratico legato alla società e agli interessi e agli ideali americani, ma
quella del deista, o meglio, dell’ateo corrrotto e dissoluto: l’immagine
che più poteva contrastare con l’orientamento dello spirito americano”
11
.
Isolato e dimenticato da tutti, Paine passò gli ultimi anni della sua vita
nella sua casa di New Rochelle, a nord di New York, fra povertà e
amarezze per la sua fama di sovversivo e di miscredente. Con il pretesto
di essere diventato cittadino francese durante la sua permanenza in
Europa, gli venne addirittura negato il diritto di voto e, dopo la sua morte
avvenuta nel 1809, i quaccheri stessi si rifiutarono di seppellirlo nel loro
cimitero.
Dieci anni dopo la morte, William Cobbett, un giornalista politico,
esumò le ossa e le portò in Inghilterra, con l’intenzione di celebrare un
10 Mannucci, Erica J., L'Età della Ragione, cit. p. 33.
11 Magri, Tito, Thomas Paine e il pensiero politico della rivoluzione borghese, in Thomas
Paine, I Diritti dell’uom, cit., p. 59.
13
degno funerale all’uomo che così tanto aveva contribuito alla causa
dell’umanità; Cobbett, però, non riuscì a portare a termine il suo progetto
e così le spoglie di Paine andarono perdute per sempre
12
.
Per meglio comprendere i motivi che hanno provocato la rapida ascesa
e il successivo declino di una delle figure più importanti del XVIII
secolo, ho cercato nel mio lavoro di ripercorrere, attraverso la sua
biografia, le vicende più importanti della vita di Thomas Paine
intrecciandole con la sua produzione letteraria. Ho cercato di illustrare
l’estrema coerenza del pensiero di Thomas Paine e della sua fiducia nella
possibilità per l’uomo di migliorare la società in cui vive abbattendo i
muri della povertà, della disuguaglianza e della prevaricazione.
Paine rimase sempre fedele ai suoi ideali di giustizia e libertà e le sue
idee e le soluzioni da lui prospettate erano ben più avanzate di quelle
della maggior parte dei protagonisti del periodo: questo, se da una parte
ha contribuito ad aumentare la sua popolarità, dall’altra gli procurò
presso le classi dirigenti, spaventate dal potenziale effetto rivoluzionario
delle sue idee, l’etichetta di radicale che, probabilmente, fu la causa del
suo declino.
La caratteristica peculiare di Paine non va ricercata tanto
nell’originalità del suo pensiero politico, frutto come vedremo di una
formazione culturale dagli interessi più vari, quanto nella sua capacità di
12 Vincent, Bernard, Thomas Paine ou la religion de la liberté, Paris, Aubier, 1987, pp. 369-
370.
14
raggiungere un vasto pubblico, ripulendo la sua prosa da ogni tipo di
artificio lettererario e adattandola allo specifico pubblico cui è
indirizzata.
“Questo è dovuto in parte al fatto che Paine era la gente per cui
scriveva, gente che si era fatta da sé, che si era formata da sé, che
contava solo su di sé, gente a quell’epoca ancora non definitivamente
divisa in padroni e salariati”
13
.
Per molto tempo i meriti e la stessa figura di Paine, vennero trascurati
e dimenticati, soprattutto negli Stati Uniti, a causa della “black legend”
ingiustamente attribuitagli. Infatti, in occasione del centesimo
anniversario della “Dichiarazione d’Indipendenza”, le autorità della città
di Filadelfia negarono l’autorizzazione al posizionamento di un busto
raffigurante Paine nella piazza dell’Indipendenza; solo nel 1992 il
Congresso degli Stati Uniti approvò una legge, attesa da lungo tempo,
per erigere un monumento dedicato a Paine nel Distretto di Columbia
14
.
Migliore presentazione di Thomas Paine credo non si possa fare se
non riportando questo passaggio di una sua corrispondenza con
Benjamin Franklin, il quale gli scrisse: “Where liberty is, there is my
country”. Paine, per tutta risposta, replicò: “Where liberty is not, there is
my country”
15
.
13 Hobsbawm, Eric John, Studi di storia del movimento operaio, Torino, Einaudi, 1972, pp. 4-
5.
14 Fruchtman Jr., Jack, Thomas Paine: Apostle of Freedom, New York/London, Four Walls
Eight Windows, 1994, p. 442.
15 Franklin, Benjamin, Autobiography and other writings, New York, Oxford University