7
sottoposte e non eliminate con i programmi passati.
L’iniziativa comunitaria per le risorse umane EQUAL
si inserisce nell’ambito della strategia quadro suddetta e nel
contesto più ampio della strategia per l’occupazione europea
(SEO). EQUAL segna l’impegno assunto dalla Comunità
europea per ridurre le discriminazioni professionali e porre fine
a qualsiasi forma di esclusione sociale fondate sul sesso a cui
sono soggetti gli individui, oltre a combattere la scarsa
presenza femminile nel mercato del lavoro.
Nel secondo capitolo si affronta la questione della parità
di trattamento uomo-donna in Italia. Dopo un rapido excursus
storico della nascita ed affermazione delle azioni positive, nel
contesto statunitense ed europeo, si illustra l’evoluzione
dell’uguaglianza tra i sessi nel contesto italiano, caratterizzata
dal passaggio di tre fasi: la protezione, promozione e
valorizzazione delle diversità.
Ma solo negli anni novanta, con legge n. 125/91
istitutiva le azioni positive (strumenti per la realizzazione
concreta della parità uomo-donna nel lavoro) che entrerà
definitivamente a far parte della cultura italiana il concetto di
pari opportunità.
In riferimento alla legge suddetta si continua
considerando i risultati ottenuti, in termini di azioni positive,
8
realizzati in quegli ambiti lavorativi estranei ad una cultura
della parità, come il settore bancario. Mostrando il recente
intervento nell’ottica delle pari opportunità per le Risorse
Umane, di un grande gruppo bancario.
In ultimo si metterà in luce l’iniziativa comunitaria
EQUAL in Italia, diretta a fare emergere le peculiarità
caratterizzanti la gestione delle Risorse Umane tra gli uomini e
le donne, in imprese allocate nel nord-est italiano e in alcuni
enti pubblici nel contesto romano.
Obiettivo principale della ricerca è quello di
individuare in un’ottica di pari opportunità, modelli nuovi di
management praticati dalle donne nella gestione del personale
nelle imprese.
Il terzo capitolo introduce il tema della tesi, ovvero
l’indagine condotta sulle donne dirigenti bancarie attraverso la
presentazione del caso BNL, per mostrare le tappe
fondamentali della sua esistenza come banca. Nascita,
evoluzioni subite fino alla sua recente acquisizione da parte del
Gruppo francese BNP Paribas.
Prendendo in visione l’organigramma generale di BNL
ed analizzando la presenza e ripartizione del personale per
sesso, per mansione e per categoria d’impiego.
Dall’individuazione di sole diciannove (19) donne
9
presenti nella categoria d’impiego dirigente contro le
duecentoquarantanove (249) presenze di uomini, discenderà
l’interesse alla considerazione e analisi della trasformazione
subita nel tempo del lavoro svolto dalle bancarie.
A questo si lega poi la questione delle politiche delle
pari opportunità esistenti o meno in BNL.
Lo scarto considerevole tra il numero di donne dirigenti
presenti nell’organico totale BNL Gruppo BNP Paribas e
quello degli uomini nella stessa categoria d’impiego, è punto di
partenza dell’indagine condotta in un’ottica di parità.
Il quarto capitolo è quello della ricerca. Qui si mostra
l’immagine della dirigente BNL come emerge dai risultati
ottenuti dalle interviste (condotte con questionario semi
strutturato) poste alle dirigenti oggetto di studio. Inizialmente
illustrando le loro proprie caratteristiche socio-demografiche,
per poi giungere al cuore della questione: l’analizzarle
specificatamente nel loro ruolo di dirigente.
Considerando quindi il percorso professionale,
l’occupazione attuale fino a conoscere la considerazioni e le
opinioni che le stesse dirigenti hanno di BNL.
La relazione donna e potere nel senso dell’esistenza di
modelli differenti di gestione della leadership praticati dalle
donne, è il tema del quinto capitolo. Nel quale l’interesse va
10
alla comprensione di come le donne dirigenti BNL vivono il
potere connesso al loro ruolo di responsabilità ricoperto, e
sentirsi con questo più manager o leader. In ultimo si mostrano
differenti stili di management femminile della leadership,
individuati da altre ricerche svolte in materia: lo stile direttivo,
riflessivo, amichevole.
Il sesto capitolo tratta degli ostacoli principali ai
percorsi di carriera delle donne dirigenti BNL. Si indaga sulla
maternità per venire a conoscenza in primo, della
considerazione che le banche in generale e nello specifico BNL
hanno di tale evento, in secondo, dei singoli pareri espressi
dalle dirigenti alla loro esperienza personale di maternità se
vissuta in banca.
Al riguardo della conciliazione vita pubblica e vita
privata in questo caso l’interesse a tale problematica è diretto a
mettere in luce da un lato, i diversi modi con cui le dirigenti
affrontano tale situazione, dall’altro le loro ipotesi risolutive
proposte alla risoluzione a questa questione. In ultimo, come
ostacolo alle carriere femminili, si prende visione di quel limite
connaturato alla natura delle donne individuato nel femminile
stesso.
Nel capitolo settimo, di conclusione alla tesi, si presenta
l’ immagine della donna dirigente come concretamente appare
11
in BNL. Per primo si mette in luce il modello generale di
dirigente donna esistente in BNL nei i suoi tratti caratterizzanti.
In secondo si indaga circa la considerazione che la
cultura organizzativa bancaria BNL ha del genere al fine di
comprendere al meglio la visione che delle donne lavoratrici, in
generale, e nel particolare delle donne dirigenti, hanno le
banche.
Dall’immagine della dirigente bancaria BNL e di come
questa sia considerata dalla banca, si conclude accennando al
modello nuovo di gestione delle risorse umane, il diversity
management. Un approccio che evidenzia la necessità di fare
leva sulle diversità proprie di ciascun individuo per garantire
l’integrazione di donne e uomini nella società che
l’uguaglianza formale estesa genericamente con le varie
politiche di pari opportunità non è riuscita a realizzare.
12
1. Le pari opportunità in Europa
1.1 Il gender mainstreaming e le politiche dell’U.E.
I diritti delle donne sono diritti umani e l’uguaglianza
tra i sessi è uno dei principi fondamentali di ogni democrazia
moderna. La parità fra gli uomini e le donne è un principio
fondamentale riconosciuto dal diritto comunitario.
1
Il punto di partenza delle politiche di pari opportunità
europee è stata la parità retributiva tra lavoratori uomini e
donne per uno stesso lavoro,
2
ma è solo negli anni settanta che
la Comunità Europea si mostra impegnata concretamente sul
fronte delle parità tra i sessi emendo in questi anni
provvedimenti in tale direzione.
Rappresentativa è stata la direttiva n. 207 del 1976,
considerata l’atto fondamentale per l’attuazione del principio
della parità di trattamento uomo-donna, per quanto riguarda
l’accesso all’occupazione, alla formazione, alla promozione
professionale e alle condizioni di lavoro.
3
1
Articoli 2 e 3 del Trattato Istitutivo la Comunità Europea.
2
Articolo 119 del Trattato di Roma del 1957.
3
Modificata dalla direttiva n. 73 del 2002, contenente anche una
definizione di molestie.
13
Relativamente alle politiche sociali, è con il Trattato di
Maastricht che si è giunti ad una migliore regolamentazione
delle pari opportunità sia in riferimento al mercato del lavoro,
sia al trattamento dei lavoratori.
4
Successivamente, con il Trattato di Amsterdam del
1999, si rafforza la base giuridica a favore della parità tra i
sessi, grazie all’introduzione del mainstreaming della
dimensione di genere, ossia della piena integrazione in tutte la
politiche comunitarie del principio delle pari opportunità.
Anche la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione
europea, (proclamata nel 2000) ribadisce il divieto di qualsiasi
forma di discriminazione, in particolare quella fondata sul
sesso e il dovere di garantire la parità fra uomini e donne in
tutti i campi.
L’interesse dalla Comunità, di garantire pari
trattamento e pari opportunità tra uomini e donne nel campo
dell’occupazione, del lavoro, della formazione professionale,
unito alla normativa comunitaria esistente in materia e alle
sentenze della Corte di giustizia, ha dato forma ad un quadro
giuridico vasto, coerente e ben consolidato, in cui si
consentono anche le discriminazioni positive: tutte quelle
4
Stabiliti dei requisiti minimi l’Europa ha poi lasciato la piena facoltà agli
Stati membri di adottare misure legislative positive nei confronti delle
donne.
14
norme volte a dare la priorità alle donne rispetto agli uomini in
settori per loro difficili.
La legislazione sulle pari opportunità ha un ruolo
fondamentale nel contesto socio-economico europeo, in quanto
creando una base di diritti uguali garantiti a tutti (a prescindere
dal sesso) realizza in tale modo il requisito fondamentale per il
raggiungimento degli obiettivi fissati a Lisbona.
5
Ma gli impegni e i successi ottenuti negli ultimi
decenni, frutti di una serie di interventi di politiche strategiche
volte a promuovere la parità tra i sessi sia a livello di Unione e
sia a livello nazionale, non hanno fatto raggiungere la completa
parità. Si tratta solo di minimi interventi (differenti nel tempo e
tra gli Stati membri) in settori strategici quali l’occupazione,
l’inclusione sociale, l’istruzione, la ricerca e le relazioni
esterne, dove il divario tra sessi perdura nella sua esistenza.
Negli ultimi decenni si sono verificati dei mutamenti
culturali non indifferenti come il sorpasso compiuto dalle
donne sul piano dell’istruzione.
6
Sul versante propriamente del
lavoro i tassi di occupazione femminile sono aumentati più di
quelli maschili ma il divario tra donne e uomini
5
Raggiungere entro il 2010 il settanta per cento dell’occupazione
femminile, è uno degli obiettivi.
6
Sono le donne oggi in Europa a vantare una maggiore istruzione, anche se
la scelta dei percorsi di studio avviene ancora nel rispetto dei tradizionali
stereotipi di genere.
15
nell’occupazione resta tuttavia molto alto.
Permangono bassi tassi d’occupazione per le donne più
anziane, per le donne con bambini in giovane età e per le donne
meno istruite, attestandosi come la categoria di lavoratori più
esposta ai rischi di disoccupazione.
Sempre sul fronte dell’occupazione un’altro grande
ostacolo per l’UE è rappresentato dall’esistenza dei
differenziali retributivi tra i sessi, tema di politiche
d’intervento per tutti gli Stati membri.
La segregazione tra i sessi nel mercato del lavoro
europeo non è cambiata, le donne prevalgono in settori quali
l’assistenza sanitaria, i servizi sociali, l’istruzione,
l’amministrazione pubblica e il commercio
al dettaglio, mentre un numero sproporzionato di uomini lavora
come tecnici, ingegneri, professionisti della finanza e quadri
dirigenti.
Ai miglioramenti in termini di qualifiche e di posizione
lavorative raggiunte dalle donne nel corso degli anni ’90, non
ha seguito la possibilità per le stesse di ricoprire ruoli di
responsabilità e di alto profilo dirigenziale, dove resta minima
la loro presenza rispetto gli uomini. Sottorappresentate nel
mondo scientifico europeo lo sono anche nel mondo
decisionale politico.
16
Dal fronte del lavoro le donne europee hanno
conquistato dei minimi cambiamenti del tutto assenti sul fronte
della cultura, in cui prevalgono stereotipi di genere che fanno
ricadere i maggiori oneri nei lavori domestici e di cura sulle
donne.
Una situazione questa che si riflette direttamente sugli
schemi occupazionali femminili, limitando la loro possibilità di
accettare lavori inconciliabili con la loro vita familiare.
Le interruzioni che caratterizzano la vita lavorativa
delle donne e il fatto di essere sovra-rappresentate nei lavori a
tempo parziale o atipici, comportano conseguenze sulle loro
carriere, retribuzioni e pensioni.
Il fatto che il lavoro femminile sia meno retribuito,
combinato con gli effetti della tassazione e delle prestazioni
sociali, è causa della demotivazione delle donne ad impegnarsi
in occupazioni retribuite, soprattutto quando hanno bambini in
tenera età.
L’impegno dell’U.E. riguarda anche altre tematiche: la
problematica della custodia dei bambini, l’importanza di
considerare ed estendere politiche adeguate per la conciliazione
tra vita personale e professionale.
Infine l’attenzione riservata al miglioramento delle condizioni
17
di congedo parentale.
7
Gli ostacoli e le differenze nelle possibilità di accesso
all’occupazione tra i due sessi sono più marcati negli strati di
popolazione a basso reddito, le donne rappresentano la maggior
parte della persone economicamente non attive e sono più
esposte al rischio di povertà.
8
Le politiche europee si sono
impegnate anche a combattere la violenza domestica.
9
La parità
tra uomini e donne è un obiettivo ancora molto lontano da
raggiungere per la Comunità europea e per le politiche di
mainstreaming.
10
L’Unione Europea ha sviluppato, a partire dagli inizi
dagli anni ‘80, una serie di programmi d’azione per le pari
opportunità tra donne e uomini. I primi tre programmi d’azione
comunitaria a medio termine sono relativi agli anni 1982/1986,
1986/1990, 1991/95.
Nel 1995 a seguito della quarta Conferenza mondiale
delle donne svoltasi a Pechino, che il gender mainstreaming
7
Legge n. 53/2000.
8
Prive di un reddito indipendente, le donne si trovano ad affrontare
difficoltà finanziarie notevoli quando si trovano a vivere situazioni quali la
separazione, quando sono in età avanzata e quando allevano da sole i figli.
9
In quanto violazione del diritto della vittima alla vita, alla sicurezza, alla
libertà e alla dignità, nonché espressione dello squilibrio di potere tra i due
sessi identificandola come un rischio di esclusione sociale per le donne.
10
Termine anglosassone che significa letteralmente stare nel filo della
corrente principale ed indica un orientamento che prende in chiara
considerazione il genere in tutte le diverse politiche pubbliche.
18
diventa un obbligo da assumere per l’U.E. in accordo a quanto
stabilito nel trattato di Amsterdam.
Il quarto programma d’azione per le pari opportunità fa
del mainstreaming l’obiettivo base della sua azione là dove si
legge “principio dell’integrazione della dimensione delle pari
opportunità per le donne e gli uomini in tutte le politiche e
azioni.”
11
Si tratta di un programma destinato a promuovere la
dimensione delle pari opportunità tra i sessi, nell’attuazione e
nel controllo di tutte le politiche e azioni dell’U.E. e degli
Stati membri rispettando le loro specifiche competenze.
Si legge anche nella Comunicazione n. 67 della
Commissione europea del 1996 : Inserire le pari opportunità
tra donne e uomini nel complesso delle politiche e azioni
comunitarie.
L’integrazione della dimensione di genere si pone
come obbligo, compito trasversale, priorità assoluta verso la
quale i policy makers
12
di ogni Stato membro devono essere
sensibilizzati.
11
Articolo 2 della decisione istitutiva del quarto programma d’azione
(1996-2000).
12
Con tale termine si designano i creatori di politiche pubbliche, ossia i
burocrati.
19
La strategia del mainstreaming ha inserito l’obiettivo
delle pari opportunità in vari programmi europei, nel campo
dell’istruzione, della formazione e della gioventù, con il fine di
assicurare che le donne e le ragazze non vengano escluse o
messe in secondo piano, tra i beneficiari delle misure finanziate
da essi.
In singoli casi, come i programmi pluriennali per le
piccole e medie imprese, l’U.E. ha introdotto le quote, in modo
tale da assicurare che una buona parte dei membri di comitati
consultivi e di altri organi specialistici sia costituito da donne.
Le parità tra i sessi è diventata parte integrante della
strategia europea per l’occupazione (SEO) ed anche delle
politiche estere e delle politiche di sviluppo dell’Unione
europea.
L’interesse politico e legislativo mostrato al tema delle
pari opportunità tra donne e uomini dalla Comunità europea ha
riguardato anche gli altri interventi volti ad eliminare le altre
possibili forme di discriminazione a cui soggette le donne:
vittime di violenza in famiglia; principali oggetti di molestie
sessuali sul lavoro; vittime del mercato della prostituzione.
La piena occupazione; un elevato livello di protezione
sociale; una crescita sostenibile a lungo termine; lo sviluppo
sostenibile di una società basata sulle conoscenze; questi i
20
principali traguardi che l’U.E. si è posta di da raggiungere
entro il 2010.
Obiettivi raggiungibili con l’impegno ribadito dagli
Stati membri nel sostenere attivamente la partecipazione delle
donne nel mercato del lavoro allo stesso livello di parità con gli
uomini e di ridurre il divario tra i sessi nei diversi settori.
1.2. La strategia quadro (2001 - 2005)
Il quarto programma d’azione per le pari opportunità tra
donne e uomini (1996-2000), assume a suo fondamento la
strategia del mainstreaming.
Il programma d’azione successivo (2001-2005) mostra
invece l’impegno concreto assunto dalla Comunità europea per
rendere effettiva la tematica della parità in tutte le politiche
comunitarie, attraverso un’opera di sensibilizzazione compiuta
con azioni specifiche a favore delle donne al fine di eliminare il
persistere di determinate disparità non eliminate con i
programmi passati.