OmosessualitàEbraismo, versione 27-02-2007
Solo dall’ottocento in poi, emergeranno i primi militanti omosessuali o
“uranisti” e si assisterà alla costruzione di un’identità omosessuale:
identità spesso messa in dubbio anche dagli stessi militanti e recentemente
percepita come una realtà tendente al ridimensionamento.
Senza approfondire ulteriormente l’aspetto delle definizioni, in queste
prime pagine ci preme evidenziare che un approccio comparativo tra
queste due “identità”, si presenti difficile fin dal trovare una definizione
che possa includerle entrambe.
Sebbene sia più facile identificarle come minoranze dall’ottocento in
poi, questo termine perde valore nei periodi precedenti. Nel corso del
novecento, invece, diventa più facile avvicinare ebrei ed omosessuali, in
virtù delle sofferenze patite da entrambi, durante l’Europa delle dittature.
Le sofferenze collettive degli ebrei e degli omosessuali sono state molto
diverse, sia per l’approccio degli sterminatori, sia per il numero di ebrei
coinvolti, molto superiore a quello delle persone omosessuali.
Inoltre, durante il periodo nazifascista, non furono perseguitati solo
ebrei ed omosessuali, ma altre diverse altre tipologie di persone, come i
Rom, i testimoni di Geova, gli oppositori politici, gli handicappati e, più in
generale, tutti quei soggetti considerati “inutili” dalle nuove società
europee.
Quale il motivo, quindi, di un possibile confronto soltanto tra ebrei ed
omosessuali, se già risulta difficile individuare un termine adatto a
identificarli entrambi e non ampliarlo invece alle altre categorie
discriminate e perseguitate, utilizzando il triangolo discriminatorio
nazista, quale collante identificatorio. Anche nei lavori di George Mosse, il
concetto di “controtipo” sociale non utilizza solo ebrei ed omosessuali,
anche se sono forse le categorie più ricorrenti.
Cercando la parola "Sodoma" la si scopre usata ben 49 volte, o "prostituti sacri", 4. Cfr.
www.giovannidallorto.com.
4
OmosessualitàEbraismo, versione 27-02-2007
Il lavoro concettuale di Mosse rappresenterà la griglia interpretativa
sulla base della quale si proporrà la comparazione; come verrà trattato nel
corso di questo lavoro, essa individua nella mascolinità virile il collante
principale delle società di massa a base nazionale e nella strutturazione dei
suoi controtipi quei reagenti indispensabili alle nuove formule sociali.
La scelta di comparare le discriminazioni subite da ebrei e da
omosessuali è legata principalmente da due fattori, uno di natura storica,
un altro più attuale:
Il primo argomento si basa sul fatto che gli atti omosessuali sono stati
puniti dalle società fin dagli albori della civiltà ed i sodomiti, termine che
definiva nel passato gli uomini che avevano rapporti sessuali con altri
uomini, sono stati considerati “esterni” alle società al pari degli ebrei fin
dalla cristianizzazione dell’Eurasia. Alcuni dei documenti citati in questo
lavoro mettono in luce proprio la costante e parallela discriminazione di
ebrei ed omosessuali nel corso della storia.
Il secondo si basa su una percezione dell’oggi e sul diverso sviluppo
dei concetti stessi dell’antisemitismo e dell’omofobia: se l’”ebreo” ha
rappresentato fino alla fine del secondo conflitto mondiale l’ ”altro” per
antonomasia, dall’inizio del periodo contemporaneo, ed in particolare dal
secondo dopoguerra in poi, in questo ruolo è stato affiancato sempre più
dagli omosessuali. Inoltre, la nascita di Israele nel 1948, ha rappresentato
uno spartiacque non soltanto per gli ebrei ma anche per gli antisemiti:
infatti il ruolo della politica estera e/o interna della Stato ebraico ha inciso
e incide fortemente sul nuovo antisemitismo, che a volte sembra
caratterizzarsi seppur sull’onda delle fobie passate, in una chiave più
classicamente antinazionale, trasformandosi in antisionismo. L’omofobia,
invece, specialmente dopo il forte incremento della visibilità pubblica
degli omosessuali e dell’omosessualità nella seconda parte del XX secolo,
in particolare dopo il “sessantotto”, ha teso a diventare uno dei fattori
5
OmosessualitàEbraismo, versione 27-02-2007
sempre più discriminanti tra la politica progressista e conservatrice e, in
generale, tra le opinioni pubbliche. Non a caso i detentori della tradizione
e della moralità, in difesa della sacralità della famiglia, ma anche
dell’ordine naturale e/o divino della vita, ripropongono ancor oggi
approcci affatto nuovi, identificando negli omosessuali, i responsabili del
declino delle loro società. Anche tra le accuse di alcuni gruppi di
fondamentalisti islamici alle società occidentali, ad esempio, oltre al
legame politico con Israele, viene posta la libertà ed i diritti degli
omosessuali, quale indicatore di trasgressione morale.
Quindi, utilizzando la terminologia mossiana, se gli ebrei hanno
rappresentato il gruppo più lungamente etichettato come “altro” gli
omosessuali sono senz’altro il gruppo che contende loro maggiormente il
rango del “controtipo” nel corso degli ultimi anni.
Questo testo, vuole quindi tentare un approccio comparativo alla luce
della marginalizzazione che omosessuali ed ebrei subirono nel corso del
periodo contemporaneo, ovvero, nel XIX e nel XX secolo.
In merito ai termini usati per identificare gli omosessuali, nel corso di
questo lavoro il termine “omosessuale” è stato utilizzato liberamente in
tutti i periodi storici, pur essendo stato coniato appena nel 1869, in quanto
utilizzato ampiamente a tutt’oggi. Il termine “sodomita” che trae origine
dal testo biblico è stato proposto in relazione alle fonti che lo utilizzarono
e comunque fino al periodo moderno. Il termine “pederasta” è stato invece
utilizzato relativamente al Fascismo in quanto era il termine definitorio
allora in uso. Solo nella parte relativa alla seconda metà del secolo XX e
all’inizio di quello successivo verranno proposti i termini “gay” e
“persone con diverso orientamento sessuale”
Nella parte dedicata all’identità omosessuale trattata nel terzo capitolo
sarà proposta la descrizione di alcuni di questi termini.
6
OmosessualitàEbraismo, versione 27-02-2007
La scelta di utilizzare molte fonti disponibili in rete deriva da alcune
considerazioni sull’omosessualità più che sull’ebraismo. La ricerca storica
sull’omosessualità è ancora ai primi passi ed ancora fino al secolo scorso
era per lo più portata avanti da storici militanti mentre gli studi storici
sull’ebraismo risultano più avanzati e più noti.
Inoltre, pur nella relativa scarsità delle fonti alcuni storici
dell’omosessualità hanno strutturato un circuito in rete abbastanza ampio
con fonti primarie in lingua originale, spesso corredate dalla traduzione in
lingua italiana o inglese. Il sito al quale ci siamo riferiti maggiormente è
quello realizzato da Giovanni Dall’Orto2 che a sua volta è inserito in un
circuito di portali dedicati alla cultura gay denominato appunto “Cultura
Gay” 3 .
Le donne omosessuali
Le considerazioni fin qui proposte in merito alla disponibilità della
fonti assumono maggior valore in merito all’omosessualità femminile.
Infatti le fonti consultate, in particolare per i periodi più antichi, si
riferiscono quasi sempre all’omosessualità maschile; anche quando
l’omosessualità viene citata senza evidenziare il genere delle persone,
quasi sempre vengono intesi gli omosessuali maschi.
La scarsa disponibilità delle fonti è parallela alla minore visibilità
della donne omosessuali nel corso della storia. Per questo motivo pur
trattando delle discriminazioni dell’omosessualità in generale si riferirà in
prevalenza a quella di genere maschile.
Nelle conclusioni è stata proposta, comunque, una sintesi delle fonti
raccolte nelle quali è stata citata espressamente l’omosessualità femminile.
In virtù delle considerazioni fin qui fatte, il presente lavoro si articola
come segue.
2
www.giovannidallorto.com.
3
www.culturagay.it.
7
OmosessualitàEbraismo, versione 27-02-2007
Nel primo capitolo viene tracciata la visione del controtipo proposta
da George Mosse con particolare attenzione ad omosessuali ed ebrei.
Nel secondo capitolo viene proposta una panoramica storica sulla
base dei documenti ritrovati in rete, relativi all’omosessualità nei secoli, ed
in particolare quei documenti che mettono in luce l’approccio repressivo
nei confronti dell’omosessualità di allora, la sodomia, appuntandone, ove
il caso l’eventuale analogia con l’antiebraismo del medesimo periodo.
Attraverso tali fonti, tenteremo di ripercorrere, l’evoluzione delle
discriminazioni nei confronti delle persone omosessuali, la costruzione e
l’evoluzione della loro identità, proponendo, ove possibile un parallelo
con analoghe o diverse situazioni che caratterizzavano gli ebrei.
Il terzo capitolo continua la panoramica precedente a partire
dall’illuminismo, proponendo, con un maggior numero di fonti, un
quadro storiografico commentato sull’omosessualità a partire dai primi
studi scientifici effettuati sull’argomento e dalla formazione dei primi
gruppi omosessuali, con conseguente formazione dell’identità gay.
Nel quarto capitolo, un ulteriore raccolta di documenti propone un
analisi basata sulla stampa quotidiana, raccolta sempre dalla rete,
dell’incontro ravvicinato tra ebrei ed omosessuali, con la cronaca degli
ultimi anni delle attività dei movimenti omosessuali israeliani, dal 1999 al
World Gay Pride di Gerusalemme del 2006.
Seguono le conclusioni nelle quali verranno proposte in particolare
alcune considerazioni in merito all’atteggiamento dell’ebraismo nei
confronti dell’omosessualità, su alcune costanti discriminatorie, come il
rapporto omosessualità bestialismo e l’ipotesi del complotto
internazionale. Inoltre verrà riportata una sintesi delle fonti che trattano
esplicitamente delle donne lesbiche.
La bibliografia conclude il lavoro riportando i testi consultati.
8
OmosessualitàEbraismo, versione 27-02-2007
I. Il controtipo: ebrei ed omosessuali
L’impianto base della analisi di George Mosse4 è costituito dal
concetto di stereotipo maschile, che l’autore pone alla base della
costruzione delle nuove società nazionali post illuministiche: la virilità
maschile ne fu il fondamento.
Il controtipo ha rappresentato invece l’alter ego dell’uomo virile che
dall’ottocento in poi contraddistinse le società contemporanee:
l’individuazione di soggetti o gruppi che visibilmente erano portatori di
caratteristiche considerate negative per la rispettabilità borghese fu
strumentale alla costruzione della virilità mascolina: ebrei, omosessuali,
zingari, pazzi ed asociali hanno rappresentato gli esempi viventi di ciò che
l’uomo non doveva essere.
L’Illuminismo: qualche approccio concettuale sulla costruzione della virilità
borghese
L’età dei lumi può essere considerata un periodo di incubazione della
mascolinità contemporanea. L’evoluzione del pensiero razionale, la
fiducia nella sperimentazione e le esigenze politiche della nuove forme
statali nate nella seconda metà del settecento portarono ad un
ridimensionamento del potere politico della chiesa, in particolare quella
cattolica. I sovrani, con la partecipazione significativa di quelli
“illuminati” provvidero a ritagliarsi nuovi spazi di potere, in precedenza
di competenza della chiesa. L’estensione del potere politico fu
accompagnato dalla costruzione di una nuova identità collettiva, la
nazione, che caratterizzerà tutto il periodo contemporaneo. Il Settecento
rappresentò quindi il secolo in cui vennero elaborate le basi per i nuovi
stati nazionali: le due rivoluzioni americana e francese ne rappresentarono
un traguardo evolutivo.
4
Cfr. George Mosse: “L’immagine dell’uomo” - Einaudi, Torino, 1997.
9
OmosessualitàEbraismo, versione 27-02-2007
Quindi, la fiducia nel progresso scientifico e nelle capacità dell’uomo
elaborata nell’”Età dei lumi” portarono le società europee alla costruzione
di società la cui coesione ed omogeneità non era più basata soltanto sulla
coercizione dell’elite dominanti sul popolo, ma sull’interiorizzazione di un
forte senso di appartenenza da parte delle nuove masse. La costruzione
del concetto di nazione5 che trova la sua prima applicazione pratica nella
rivoluzione francese e la sua diffusione tra le masse europee si basò su
alcuni canoni sostanziali e formali che contraddistinguevano coloro che
facevano parte delle nuove nazioni da coloro che ne erano al di fuori. Al di
là delle singole diverse identità nazionali che si contrapposero sul
continente europeo, all’interno di ognuna di esse si assistette alla
creazione di regole di rispettabilità adatte alla nuova classe borghese,
classe che con l’avvento della contemporaneità si apprestò a sostituire
definitivamente i vecchi ceti dominanti di estrazione aristocratica nella
gestione dei nuovi stati.
Anche le strutture dominanti precedenti, quelle feudali, aristocratiche,
avevano propri criteri di rispettabilità, con codici di appartenenza e di
esclusione; la novità contemporanea fu rappresentata dalla diffusione dei
criteri di rispettabilità della borghesia a tutti i ceti e le classi della nuove
nazioni. La virilità mascolina non rimase confinata alle sole elite ma tese
ad esser diffusamente accettata a tutti i livelli sociali. La diffusione ad
ampio raggio di questo stereotipo fu caratterizzato dalla sua visibilità
pubblica. Un significativo contributo a questa diffusione arrivò proprio
dall’evoluzione dell’importanza dell’immagine che ha caratterizzato le
società contemporanee. L’attenzione all’immagine fisica dell’uomo ed alla
sua bellezza estetica fu fenomeno caratteristico della nascita delle nazioni
5
Il concetto di nazione non è costante nel corso del tempo; ai fini di questo lavoro il
termine verrà usato prevalentemente come concetto identitario di un popolo, in chiave
culturale e politica. Anche nella trattazione del settecento, periodo in cui emerse la
visione illuminista della nazione come realtà cosmopolita nella quale si riconoscevano gli
individui ed i popoli “illuminati”, salvo precisazioni diverse, ci si riferirà sempre al
concetto di nazione ottocentesca anche se come realtà ancora in formazione.
10
OmosessualitàEbraismo, versione 27-02-2007
ottocentesche; in precedenza l’attenzione verso la fisicità era minore,
anche se l’abbigliamento ha da sempre garantito all’immagine esteriore un
ruolo fondamentale nella determinazione del rango sociale.
In età moderna la cavalleria e l’onore virile richiedevano forza morale, ma
anche prestanza fisica. La destrezza e la forza erano da sempre attributi necessari
alla difesa dell’onore, ma la nuova società nascente guardava ora all’intero corpo
maschile come espressione di virilità, potenza e coraggio, manifestati nel
portamento e nell’aspetto. In precedenza si era parlato molto della condotta
cavalleresca, ma ben di rado dell’aspetto fisico
(…..)
L’aspetto aveva da sempre la sua importanza; nel medioevo e agli inizi
dell’era moderna, per esempio, l’abito era un segno di rango, spesso formalizzato
dagli editti dei re. Anche il portamento, la posa virile e cortese, aveva un suo
peso, ma se in precedenza si era trattato di una presenza frammentaria, ora tutto
veniva sistematizzato in un insieme che richiamava l’attenzione non soltanto
sull’abito e il portamento bensì sul corpo maschile stesso, giudicato sulla scorta di
un modello di bellezza precostituito.6
Gli albori del periodo contemporaneo
Nel periodo contemporaneo, assunse valore l’immagine del fisico
dell’uomo, non solo la sua immagine esterna, quindi, ma il suo corpo,
quale specchio della sua interiorità. La riscoperta della fisicità si propose
in parallelo alla riscoperta del periodo storico classico e dei suoi
protagonisti, come vedremo quando tratteremo di J. J. Winckelmann.
Quindi, se, fin dai tempi remoti i “diversi” venivano rappresentati
anche alla stregua di animali, reali o immaginari, con la costruzione della
nazione moderna essi diventarono una rappresentazione interiore di ciò
che l’uomo moderno non doveva essere: la bestialità non fu più presentata
solo come una caratteristica di una diversità che faceva paura, ma esterna
6
G. Mosse: “L’immagine dell’uomo” - cit. pp.28-29.
11
OmosessualitàEbraismo, versione 27-02-2007
alla società, ma come l’esempio visibile di come l’uomo rispettabile non
doveva essere, una specie di non uomo.
La nuova virilità borghese
Lo stereotipo dell’uomo fu caratterizzato dal suo essere prima di tutto
maschio, ovvero virile. La mascolinità, fu caratterizzante dei singoli
individui ma anche della nazione nel suo insieme: le virtù del coraggio,
della determinazione, della forza e della sua capacità di controllo, delle
capacità intellettuali associate alle qualità fisiche. Lo sviluppo della
mascolinità moderna si mosse in parallelo a quello del nazionalismo ed al
concetto di patria.
La donna, invece, pur sempre considerata essenziale per la struttura
della società, continuò ad esser relegata ad un rango di inferiorità, con un
ruolo ben preciso nell’ambito familiare e di cura della prole. Le
caratteristiche della femminilità furono per molto tempo associate alla
bellezza fisica sensuale, alla dolcezza, ma anche alla mancanza di
determinazione, di coraggio, e, comunque alla mancanza di quel controllo
di se e delle proprie pulsioni che, invece, caratterizzarono lo stereotipo
mascolino contemporaneo.
La donna non ebbe soltanto un ruolo strumentale alla procreazione;
essa fu il simbolo stesso delle nazioni: Germana, Britannia e Marianna, ad
esempio, rappresentarono l’immagine della patria, in questo caso tedesca,
britannica e francese. Anche G. Mosse vi dedica un ampio capitolo nel suo
testo dedicato al nazionalismo7. In questo lavoro, invece, il ruolo della
donna è stato considerato principalmente in relazione alle caratteristiche
considerate negative della femminilità: quelle stesse che furono utilizzate
nella critica alle persone omosessuali in quanto effeminate.
7
G.Mosse: “ Sessualità e nazionalismo” – Laterza, Roma, 1984.
Sempre a proposito dell’immagine della donna quale simbolo della nazione si veda
Alberto Mario Banti: “L'onore della nazione. Identità sessuali e violenza nel nazionalismo
europeo dal XVIII secolo alla Grande Guerra” - Einaudi, Torino, 2005.
12
OmosessualitàEbraismo, versione 27-02-2007
Tutta la costruzione dello stereotipo e del suo controtipo trae
fondamento su un’analisi medico scientifica: un esempio, ritornando alla
percezione della donna, può essere il testo di Moebius 8“L’inferiorità
mentale della donna” nel quale l’autore spiega scientificamente i motivi
alla base della differenza di genere.
Nel nostro discorso le caratteristiche dello stereotipo femminile sono
utili per comprendere come una delle accuse più utilizzate nei confronti
degli omosessuali fu quella dell’effeminatezza, che associando al maschio
caratteristiche femminili ne costituiva una specie di ibrido o terzo sesso.
Questo fu, tra l’altro, anche l’approccio dei primi militanti omosessuali9
che vedevano in questa fusione di caratteristiche una categoria sessuale a
se, quasi ad evitare di compromettere essi stessi il modello maschile
dominante10.
Invece, anche se l’esistenza della donna mascolina poteva essere
percepita come una minaccia per l’ordine sociale basato sui due ruoli
distinti, uomo e donna, che assieme garantivano il funzionamento della
società, nei fatti quest’ultimo modello si presentò visibilmente molto meno
frequentemente rispetto all’effeminatezza dei primi “disinibiti”
omosessuali. Come già affermato sopra, è opportuno ribadire che
comunque il cardine della società era rappresentato dal maschio anche se
il ruolo della donna ne era un importante anello di funzionamento. In
questa chiave si spiegano le tante associazioni o club riservati ai soli
uomini che caratterizzarono le nazioni dalla metà dell’ottocento in poi.
8
Paul Julius Moebius: “L’inferiorità mentale della donna” – Einaudi, Torino, 1978.
9
Per un ampio approccio sulla figura di uno dei primi militanti omosessuali
dell’ottocento si veda: Robert Kennedy: “Ulrichs” – Massari editore, Bolsena, 2005.
10
Nella ricerca sui confinati catanesi durante il fascismo effettuata da Goretti e Giartosio
emerge con chiarezza la percezione che il “pederasta” aveva del male di cui era convinto
portatore: in nessuno dei casi analizzati emerge alcuna proposta di revisione della virilità
mascolina. Il caso analizzato si riferisce ai primi mesi del 1939.
Cfr. Gianfranco Goretti, Tommaso Giartosio: “La città e l’isola – Omosessuali al confino
nell’Italia fascista”, Donzelli editore, Roma, 2006.
13
OmosessualitàEbraismo, versione 27-02-2007
Il duello
L’ideale virile si formò quindi sul finire del settecento con il definitivo
tramonto del ruolo degli ideali medioevali mutuati dall’aristocrazia del
periodo moderno: la cavalleria come ideale comportamentale ed il ruolo
del duello quale strumento di difesa dell’onore maschile erano
caratteristici di un gruppo dominante di origine guerriera. L’onore era
sostanzialmente associato alle origini nobiliari, al legame di sangue con la
famiglia di origine. Anche se il duello come istituzione continuò ad esser
utilizzato, ne mutò il contesto del suo utilizzo: da gara militare a difesa del
rango familiare esso si trasformò nella difesa della rispettabilità dell’onore
virile del nuovo maschio moderno, associato alla patria a cui esso
apparteneva. Esso era funzionale alla visibilità della virilità di chi lo
praticava: non a caso diversi ebrei sulla via dell’emancipazione vi
ricorsero al fine di ribaltare il giudizio corrente che identificava gli ebrei
come vili. Theodor Herzl a Vienna, per esempio, sognava di sbaragliare in duello
gli antisemiti austriaci11. Il duello fu spesso usato tra i militari, in continuità
con la logica guerriera delle origini di tale istituzione; in Germania il
legame con la guerra caratterizzò il duello più che in altre aree europee:
spesso l’obiettivo del duello era infatti l’eliminazione fisica dell’avversario.
Ciò invece non avveniva in Francia, più caratterizzata dallo sfoggio delle
qualità virili, in una chiave ideale di giustizia e di ordine. Se in Germania
la pratica del duello continuò fino agli inizi del novecento, come in Italia,
in Gran Bretagna, invece, essa cessò agli inizi dell’ottocento.
Comunque il duello rappresentò una significativa concezione
aristocratica dell’onore maschile che contribuì all’edificazione di una
mascolinità moderna legata a fondamentali principi fisici a morali12.
Questo è il motivo per il quale gli ebrei ne furono spesso esclusi.
11
G. Mosse: “L’immagine dell’uomo” - cit. p.23.
12
G. Mosse: “L’immagine dell’uomo” - cit. p.28.
14
OmosessualitàEbraismo, versione 27-02-2007
Se il duello rappresentò uno strumento di evoluzione dell’ideale
cavalleresco nella nuova virilità mascolina, l’importanza della fisicità
rappresentò invece una novità della modernità. Infatti, dall’attenzione
all’esteriorità dell’immagine dell’uomo rappresentata dall’abito più che
dal portamento, essa spostò l’attenzione alla fisicità vera e propria, alla
bellezza e all’armonia del corpo, quale aspetto esteriore dell’interiorità
umana, che doveva esser contraddistinta dal rigore morale e dal controllo
delle passioni e della propria forza.
Nel corso dell’ottocento si assistette quindi alla costruzione di
un’immagine strutturata di bellezza maschile funzionale alle
caratteristiche virili dell’uomo moderno. Il nesso tra corpo e spirito,
conseguenza dell’ideale naturale elaborato con l’illuminismo, permise di
associare in maniera scientifica i nuovi canoni della bellezza fisica
maschile con le qualità necessarie allo Stato nazione13.
In questa dinamica, ebbe un ruolo importante lo sviluppo della
scienza medica, che permise una visione razionale del corpo umano,
associando anima e corpo come un tutt’uno e collegando ai difetti di
quest’ultimo i segni inequivocabili di un deterioramento del carattere. La
teoria fisiognomica di Johan Kaspar Lavater esprimeva al meglio questa
unicità proponendosi di riconoscere il carattere nascosto di un essere umano
nella sua apparenza esteriore14. La medicalizzazione nell’anormalità in
contrapposizione alla normalità, era ben espressa da un’immagine che
simboleggia il malato, riprodotta su una copertina della rivista
“Zapruder”, che mette in luce la “febbre indagatoria e classificatoria che
sembrò impossessarsi degli “uomini di scienza” tra otto e novecento”15.
13
Cfr. sulla riscoperta del corpo nell’ottocento Stefano Pivato:” I terzini della borghesia. Il
gioco del pallone nell'Italia dell'800” – Leonardo editore, Milano, 1981.
14
Della fisiognomica (1775-78) di Johan Kaspar Lavater in “L’immagine dell’uomo” - cit.
– p.31.
15
Rivista Zapruder, Storie in movimento, numero 6 gennaio-aprile 2005.
15