5
1 L’EVOLUZIONE DEL FILONE EDUCATIVO DELLA RAI
1.1 LE ORIGINI: LA FUNZIONE INTEGRATIVA
La televisione delle origini si può definire il primo “distributore globale di
imagerie”
1
. A questo ruolo si sovrappose immediatamente quello pedagogico e
monopolista
2
ereditato, in un certo senso, dal fascismo.
In perfetta sintonia con la logica del grillo
3
la televisione assunse anche il ruolo di
scuola parallela, da un lato inserendosi in contesto sociale di bassa
alfabetizzazione (ben il 70% della popolazione si esprimeva ancora in dialetto),
dall’altro avendo la possibilità di rivolgersi ad una società nascente o in radicale
ricostruzione e composta da un pubblico sempre più omologato.
Affiancandosi agli strumenti di socializzazione tradizionali la televisione offrì,
dunque, accanto all’intrattenimento un insieme differenziato di servizi aperti
all’educazione e all’arricchimento culturale di vaste fasce di popolazione.
Medium povero e popolare, la televisione sfruttò la sua potenzialità pedagogica
inserendo nella programmazione momenti formativi che assunsero ben presto una
funzione sostitutiva rispetto ai tradizionali processi di scolarizzazione.
1
Cit. pag. 10: RAI EDUCATIONAL come organizzazione creativa, Rapporto di ricerca 1998,
STUDIUM Scuola di specializzazione in scienze organizzative S3, 1998.
2
Sin dal 1952 lo stato ha stipulato una convenzione con la RAI, con cui si concedeva a
quest’ultima l’esclusiva per vent’anni dei servizi radiofonici e televisivi e si stipulavano i termini
trasmissione: “La R.A.I. è obbligata a diffondere tre programmi diversi con un orario complessivo
di trasmissione non inferiore alle 25 ore giornaliere…Uno di tali programmi…dovrà essere a
carattere prevalentemente culturale.” Cit. La Radiotelevisione in Italia: legislazione documenti
parlamentari dal 1958 al 1938, STUDIUM Centro Studi Economici Sociali, 1963, p. 46
3
Logica del grillo: riguarda quelle manifestazioni culturali che tendono allo sviluppo della
personalità all’interno di un quadro morale che ha nella scuola il proprio fulcro. Il grillo è il
celebre grillo parlante de “Le avventure di Pinocchio”, personaggio che rappresenta meglio di ogni
altro l’atteggiamento dell’intellettuale nei confronti della società moderna. Proprio la televisione
degli anni ’50 si rivela dunque un medium costruito all’interno di un progetto di controllo della
modernizzazione. Fausto Colombo La cultura sottile, Studi Bompiani, Milano, 1998.
6
Il primo passo furono alcuni programmi per scuole medie e licei che vennero
messi in onda in via sperimentale nel 1954, ed affiancati da programmi
enciclopedici, contenitori di notizie e informazioni scientifiche per un pubblico
selezionato e per il grande pubblico
4
.
Nel 1958 Aldo Moro, ministro della pubblica istruzione, inaugurò il primo anno
scolastico di Telescuola: programma che nacque come corso completo di
istruzione secondaria per l’avviamento professionale ( primo corso di istruzione
per TV attuato in Europa la cui frequenza consentiva di conseguire un regolare
diploma di scuola media professionale). In questo modo il servizio pubblico e il
ministro della pubblica istruzione intesero supplire alla effettiva carenza di scuole
di alcune località, venendo così incontro ai ceti più disagiati. L’80% dei
frequentanti, vengono istituiti 1626 Posti di Ascolto di Telescuola (PAT), ottenne,
alla fine del triennio, la promozione!
5
Telemedia, corso di scuola media unificata fu la naturale evoluzione di Telescuola
dopo la riforma scolastica del 1961 che prolungava a quattordici anni l’obbligo
scolastico.
“Non è mai troppo tardi”, condotto da a Alberto Manzi e realizzato dalla RAI in
seguito ad un accordo con il Servizio Centrale per l’Educazione Popolare, si inserì
nel programma come un altro momento pedagogico: offrì infatti ai telespettatori il
conseguimento della licenza elementare.
Negli anni immediatamente successivi a questo primo periodo il medium
televisivo subì una trasformazione per vari motivi.
4
Cfr. G. Bettetini, A. Grasso, Lo Specchio Sporco della Televisione, Fondazione Giovanni
Agnelli, 1989.
5
Per questa e le seguenti notizie sui programmi della RAI nel settore educativo ho incrociato due
fonti: A. Grasso Storia della televisione italiana, Garzanti, Milano, 2000 e RAI EDUCATIONAL
come organizzazione creativa, Rapporto di ricerca 1998, STUDIUM Scuola di specializzazione in
scienze organizzative S3, Roma, 1998.
7
Come prima cosa dovette fare i conti con il gap generazionale che divideva la
“generazione dei protagonisti del Boom” e quella dei “figli del Boom”. La prima
considerò la televisione nulla più che un universo parallelo a quello “serio”, uno
strumento interclassista e interculturale di cui si poteva e voleva accettare la
funzione “grillesca”
6
; sentire, questo, totalmente antitetico a quello dei figli del
boom, i quali con i media vissero un rapporto di alfabetizzazione.
1.2 UN SERVIZIO AL PASSO CON I TEMPI
Alla RAI non venne più richiesto un ruolo sostitutivo rispetto ai programmi di
scolarizzazione bensì una funzione integrativa. Un integrazione, dunque, tra
cultura e didattica. Sfruttando in modo più funzionale le possibilità tecniche del
mezzo televisivo vennero ideati programmi come Sapere (1967-75), Tvm
(trasmissioni educative per militari, frutto di una convenzione tra la RAI e il
ministero della difesa), Impariamo ad imparare che si rivelarono una massiccia
operazione di divulgazione culturale
7
.
Non secondario, nella trasformazione della televisione e in particolare del servizio
pubblico educativo fu la mutata condizione socioculturale del paese.
I movimenti del 1968 e i grandi sconvolgimenti sociali e culturali a cui questo
clima di critica e profonda revisione aveva condotto portarono, a cavallo tra il
1970 e il 1971, alla nascita di trasmissioni scolastiche che tenessero conto di
6
Cit. in F. Colombo, La cultura sottile, Studi Bompiani, Milano, 1998, p.23.
7
Unico neo fu che l’integrazione televisione – scuola mirava solo ad un arricchimento dei
programmi, mantenendo inalterata la struttura tradizionale dell’istruzione (insegnante – alunno) e
riducendo così il mezzo televisivo ad un sussidio didattico tra tanti.
8
queste novità.
Per rispondere alle nuove esigenze del sistema scolastico la RAI si avvalse del
comitato tecnico per la Programmazione Scolastica.
I nuovi programmi puntarono sull’interdisciplinarietà e una nuova impostazione
didattica che mise in discussione il metodo e fece evolvere ancora una volta il
ruolo del servizio pubblico.
Programmi come Scuola aperta e Insegnare oggi intesero creare un nuovo
atteggiamento di ricerca, provocare nuovi stimoli, promuovere un nuovo modo di
fare cultura. Su questa scia si inserirono anche le trasmissioni di Tvs (TV
scolastica) del 1972 che utilizzarono un linguaggio audiovisivo ancora più
consono al mezzo sfruttando immagini suggestive.
Gruppi di ascolto pilota (GAP) che consentirono un feedback tra insegnanti e
curatori dei programmi di educazione permanente rivolti agli adulti
8
completarono
un quadro di generale riforme rispetto al metodo e ai contenuti che la RAI dovette
affrontare nella prima parte degli anni Settanta.
Proprio in quegli, infatti, scesero in campo nuove ideologie ed esigenze che
concorsero a mutare per sempre il panorama mediatico italiano e soprattutto
portarono radicali cambiamenti all’interno della RAI.
Nel 1965 sul “Mondo” venne pubblicato un documento degli esperti Martinoli,
De Rita, Bruno sulle possibilità di riorganizzare la RAI in senso aziendalista,
questo contro i fautori della missione culturale dell’azienda e contro coloro che lo
ritenevano un semplice mezzo di trasmissione
9
. Il documento rispose
8
TVE-PROGETTO, rivolto all’educazione permanente e pensato per un pubblico adulto si svolse
attraverso dei centri organizzati come Csep, Formez, Unla…
9
Cfr. F. Colombo, La cultura sottile, Studi Bompiani, Milano, 1998. Per una ricostruzione
dell’origine del documento e in generale del dibattito sulla riforma della Rai si vedano F.
Chiarenza, Il cavallo morente, Bompiani Milano 1978, e F. Pinto, Il modello televisivo, Feltrinelli,
Milano 1980.
9
realisticamente alla crescente domanda di consumo venendo però a scontrarsi con
la tradizionale funzione pedagogica della RAI che, d’altra parte vedeva crescere la
richiesta di una televisione educativa.
La comparsa delle reti private, la crisi che la scuola stava vivendo e il concludersi
di un processo di riforme di lunga gestazione porterà alla legge 103 dell’aprile del
1975: “Nuove norme in materia di diffusione radiofonica e televisiva”, che, tra le
altre cose sanciva il “ruolo monopolistico rispetto al servizio pubblico essenziale a
carattere di pertinente interesse generale” (art. 1)
10
e l’istituzione del Dipartimento
Scuola Educazione (DSE).
1.3 IL DIPARTIMENTO SCUOLA EDUCAZIONE
Il DSE ebbe come referenti le strutture scolastiche. Diviso in quattro strutture
distinte per fasce d’età che prevedevano elaborati programmi di taglio didattico
informativo
11
.
Il dipartimento sembrò essere una buona risposta alle istanze, vecchie e nuove,
che stavano cambiando la televisione. La RAI pur facendosi consapevole di essere
un’azienda vide nel DSE una buona occasione per realizzare collaborazioni con
tutta una serie di realtà specifiche esterne, conservando così la sua tradizionale
funzione pedagogica.
10
Cfr. F. Colombo, La cultura sottile, Studi Bompiani, Milano 1998, e A. Grasso, Storia della
televisione italiana, Garzanti, Milano 2000.
11
La divisione per fasce d’età (scuola materna, dell’obbligo, scuola superiore e oltre i 18 anni)
intese consentire una presenza sempre più organica del mezzo radiotelevisivo nei processi
formativi. La linea editoriale si basò di 4 nuclei tematici:
- divulgazione culturale e scientifica
- formazione e aggiornamento insegnanti
- informazioni e prospettive di lavoro
- aggiornamento professionale specializzato
RAI EDUCATIONAL: come organizzazione creativa, Rapporto di ricerca 1998,
STUDIUM Scuola di specializzazione in Scienze Organizzative S3 1998.
10
Fino al 1980 il DSE produsse programmi per tutte e tre le reti televisive e
radiofoniche; risultò, questa, una collocazione trasversale senza un criterio
definito che penalizzava i programmi e ne minava l’incisività educativa.
Il DSE decise, dunque, di trasmettere orizzontalmente sulla 3° rete. Dalla nascita,
fino alla metà degli anni Ottanta il Dipartimento si fissò dei progetti- obbiettivi
riguardanti: scuola, salute, turismo.
Sono di questo periodo trasmissione come: Progetto salute e Progetto turismo.
La svolta arriva quasi inosservata, una piccola rivoluzione che si rivelerà decisiva
per i futuri sviluppi della RAI, come andremo a trattare proprio in questa tesi:
arriva la MULTIMEDIALITA’.
I primi timidi passi in questo senso vennero fatti in un programma realizzato
grazie a una nuova concessione Rai – DSE con il Ministro della Pubblica
Istruzione. Questo accordo permette la realizzazione di un programma di
aggiornamento per insegnanti precari, per realizzare il quale furono usati materiali
audiovisivi, stampati e video- registrati.
È nel 1983 che inizia, però, la vera e propria fase pionieristica e sperimentale di
operazioni multimediali. I vari programmi possono vantare un uso decentrato ed
autonomo grazie al collegamento di video e audiocassette, libri, fascicoli, e floppy
disk. Di quell’anno è anche la pubblicazione del primo catalogo selezionato di
programmi già realizzati e riversati in cassetta, in modo da permetterne l’utilizzo
da parte di insegnanti e studenti in relazione ai propri scopi educativi e da
incentivare l’utilizzo di metodologie educative nuove e aperte a strumenti meno
tradizionali, come la multimedialità appunto.
Il DSE diventa, così, in breve tempo (1984) la maggiore agenzia nazionale di
audiovisivi educativi e di integrazione scolastica.
11
Dal 1987 al 1990 l’azienda mosse i primi passi per potenziare il settore
educational: ci fu il lancio di un’operazione di divulgazione culturale
extrascolastica che utilizzi linguaggi sempre più agili, comunicativi adeguati al
mezzo e alle nuove tecnologie che si affacciano sull’universo dei mass media.
Sono di questo periodo programmi di intrattenimento culturale: Scuola aperta,
L’Europa e L’Ambiente, Meridiana…
1.4 GLI ANNI NOVANTA, L’ULTIMA TAPPA
Gli anni Novanta, sulla scia dei cambiamenti che nel decennio precedente
coinvolsero il medium televisivo
12
, videro il cambiamento della linea editoriale
dei programmi del DSE.
La ridefinizione degli spazi e di una collocazione più favorevole all’interno del
palinsesto di RAI 3 risposero anche all’esigenza di fornire motivazioni
professionali ai lavoratori di questo settore che si sentivano sempre più marginali
rispetto al resto della programmazione aziendale.
Le trasmissioni, accorpate su temi guida di cultura, scuola, lavoro vennero dunque
spostate in spazi ben definiti del palinsesto che le resero più facilmente fruibili dal
pubblico cui erano destinate.
Il criterio di collocazione nel palinsesto rispondeva a varie esigenze: proporre una
televisione di qualità, occupare gli spazi mattutini di RAI 3, aumentare l’offerta
culturale. Questa politica editoriale fatto proprio dalla RAI adottando una strategia
12
Gli anni ’80 sono gli anni in cui “ruggisce il gatto”. È il successo di pubblico quello che conta.
L’audience diventa criterio di qualità e sarà il marketing a decidere il palinsesto. La logica del
gatto si fonda su autentiche catene di consumo in cui il fenomeno promozionale del prodotto
prende del tutto il sopravvento sulla logica interna del prodotto. Questo sconvolgimento all’interno
dei media ha la sua svolta decisiva con l’avvento della televisione commerciale (motivo della
scelta della figura del gatto è proprio l’autocelebrazione del mezzo televisivo legato all’ascolto: il
Telegatto); F. Colombo, La cultura sottile, Studio Bompiani, Milano 1998. In questo panorama il
12
multimediale e plurilinguistica. Nascono con questa ottica: Il circolo delle Dodici
(questo programma, che unisce rapidità di informazione e vivacità dello
spettacolo, fu diffuso in Europa tramite il satellite RAI-SAT), Dottore in…,
Campus (per studenti universitari e pre- universitari), Buon giorno Europa, Good
moorning Italia (contenitore mattutino con magazine, corsi di lingua multimediali
e rubriche varie), La scuola si aggiorna, Caramella, Dove il Sì suona e altre
ancora.
Si assistette, nei primi anni Novanta, a un progressivo aumento delle ore di
programmazione
13
, questo rese più libero il DSE di tralasciare i criteri quantitativi
per produrre programmi mirati e per un pubblico preciso, soprattutto programmi
scolastici ed educativi per adulti.
Questo ennesimo cambiamento fu segnato anche, simbolicamente, dal cambio del
nome di questo settore RAI che da DSE diventò VIDEOSAPERE.
In questa nuova fase furono fondamentali l’educazione(come l’aggiornamento per
insegnanti e terza età) e l’attività (che compresero momenti di approfondimento e
intrattenimento). Immediatezza e semplicità del linguaggio, scelta critica degli
avvenimenti e intrattenimento erano tutte manifestazioni della consapevolezza di
un mutato ruolo: la scolarizzazione, adesso, era globale per cui si rivelò necessario
fare cultura intrattenendo lo spettatore che non aveva più bisogno dell’ABC ma
che pretendeva programmi in grado di stuzzicare la curiosità e l’intelletto.
DSE non può fare a meno di posizioni migliori nel palinsesto anche per poter sottolineare
l’importanza di una televisione di qualità che ha come primo obbiettivo l’educazione permanente.
13
Dal 1993 al 1994 le ore di programmazione passarono da 1400 a più di 1700; Cfr. RAI
EDUCATIONAL: come organizzazione creativa, Rapporto di ricerca 1998, STUDIUM Scuola di
specializzazione in Scienze Organizzative S3 1998.
13
I temi trattati riguardarono, così, l’università e la scuola(Robinson, La scuola che
cambia, Venerdì) ma anche l’informazione telematica (Mediamente) e vari
aggiornamenti culturali (Cultura News).
14
2 L’ARRIVO DEL SATELLITE
2.1 GLI INIZI
Le evoluzioni del mercato, le cui spinte all’innovazione ruotavano principalmente
attorno allo sviluppo della trasmissione satellitare, alla progressiva integrazione
dei sistemi di telecomunicazione (diventa necessario essere in grado di offrire un
modello televisivo che sia interattivo),alla crescente rilevanza della formazione a
distanza, alla dipendenza delle forme di apprendimento delle nuove generazioni
dalla componente visuale dei processi cognitivi, portarono il servizio pubblico a
considerare la possibilità di accostare all’offerta generalista un’offerta
differenziata
14
.
I cambiamenti che la RAI si apprestò ad affrontare portarono al superamento della
struttura di Videosapere e alla nascita di Rai Educational
15
.
2.2 I MOTIVI
Occorre, prima di illustrare proposte e programmi, approfondire i motivi, i
problemi e le ragioni prime che hanno guidato le scelte organizzative sia della
struttura interna sia dei palinsesti proposti agli utenti.
Il nuovo percorso intrapreso dalla Rai tenne conto della natura dei mezzi di
comunicazione tradizionali (televisione generalista, radio, home video, stampa)e
14
Interessante approfondimento sull’impatto che i media possono avere sul pubblico si può trovare
nell’opera di: E. Morin L’industria culturale, saggio sulla cultura di massa, Il Mulino, Bologna
1963 o ancora: G. Bettetini L’occhio in vendita, Marsilio Editori, Venezia 1985.
15
Cfr. RAI EDUCATIONAL: come organizzazione creativa, Rapporto di ricerca 1998, STUDIUM
Scuola di specializzazione in Scienze Organizzative S3 1998.
15
di quelli che si stavano affacciando sulla scena mondiale (Internet, televisione
tematica).
Avendo sempre presente la missione della televisione di stato la direzione ritenne
necessario integrare i diversi mondi dei media al fine di offrire agli utenti una
proposta di educazione permanente
16
sempre più puntuale , vivace e completa.
Al mezzo estensivo, che è la tv generalista, viene dunque affiancato un mezzo
intensivo, quale Internet, e i più diversi media con l’intento di raggiungere gli
utenti nei modi e nei tempi a questi via via più congeniali.
A questo punto risulta evidente la necessità di delineare per sommi capi le
caratteristiche dei diversi medium al fine di comprendere le scelte e gli
accostamenti di questi ultimi all’interno del progetto RAI.
TELEVISIONE GENERALISTA: mezzo estensivo, quindi con uno sconfinato
raggio di diffusione che contribuisce fortemente alla formazione di un’opinione di
16
EDUCAZIONE PERMANENTE: è quella acculturazione nel corso di tutta la vita che ciascuno
procura a sé stesso raccogliendo da ogni dove innumerevoli pepite di sapere. Tale metodo non
esclude frequentazione di corsi specifici, letture di trattati o di libri di interesse generale o
specialistici, visione di videocassette o di cicli di film, non rinunciando alla assistenza occasionale
o richiesta dei “maestri” di dottrina, di mestiere o di vita. Altresì raccomanda l’utilizzo dei migliori
programmi tv, la visita a musei artistici e scientifici, il viaggio, la presenza e la partecipazione a
feste popolari, la visita a luoghi di lavoro, sempre interrogandosi sulla natura e su tutto ciò che ci
circonda, acquisendo tutto quello che può offrire la sapienza popolare.
La cultura di ognuno si configura in un insieme di nozioni, pratiche, concetti, saperi, che attingono
al passato e sono attenti al nuovo, si arricchiscono quasi quotidianamente, e sono utili, spesso
indispensabili per vivere il presente e affrontare il futuro. tutto questo apprendiamo dagli
insegnamenti scritti o espressi ex cattedra da Sofia Corradi che fin dai primi anni Settanta è titolare
della prestigiosa cattedra di “Educazione degli adulti” nella Università di Roma(…)
I nuovi mezzi di comunicazione hanno un ruolo estremamente importante nella educazione
permanente perché diffondono conoscenze e, come rileva Renato Parascandolo nel volume
<Programmi televisivi. Opere multimediali 1999 (Rai Educational)>,”sviluppano negli spettatori
l’attitudine a contestualizzare l’informazione analizzandole alla luce delle differenti visioni del
mondo.” Non debbono soggiacere a esigenze “educative” tradizionali che possono tradursi in
pedanteria; ma presentare le conoscenze stesse come si incontrano nella vita. Qui la educazione
permanente dell’“io faccio da me” si sposa a una formazione mirata che trova collocazione nel
“video”, casalingo o associativo, facendo ricorso a documenti fono- visivi già esistenti
diffondendo la cultura in una prospettiva multimediale.
[Cit. MARIO VERDONE http://.democraticidisinistra.it/cinema/immagini2707.htm
RASSEGNA STAMPA 1dicembre-31ottobre1998/1999 DIREZIONE TECHE E
SERVIZI TEMATICI EDUCATIVI RAI EDUCATIONAL]
16
massa
17
e che ancora nella società contemporanea permette di raggiungere il
maggior numero di utenti, non essendo tuttora possibile contare su una simile
diffusine degli altri mezzi
18
.
È grazie a questo mezzo che si è riusciti a creare una lingua nazionale ma è a
causa di esso che si sta assistendo ad un irreversibile livellamento di massa ed ad
una spersonalizzazione di molti aspetti della cultura.
Con la sua velocità nel diffondere le notizie, la televisione ha portato un tempo
nuovo nel mondo della comunicazione. Per contro sparita la calma e le lunghe
riflessioni offerte dal testo scritto, questo medium necessita di tempestività
talvolta persino a discapito della comprensione (se qualche cosa sfugge alla nostra
attenzione non ci è dato di tornaci su).
Nata in un contesto caratterizzato dalla presenza di stati nazionali storici la
televisione assume una forma soggiogante, unidirezionale e pervasiva del
broadcast, una forma di comunicazione uno a molti che esclude per principio
qualsiasi interlocuzione: appropriata è la definizione di mezzo monodirezionale.
STAMPA: uno studio grafico della diffusione della stampa evidenzierebbe la
tipica curva ad S del modello di crescita di molte innovazioni, denuncerebbe
quindi, nella parte finale dello schema, una diminuzione della distribuzione del
17
Parascandolo distingue nettamente OPINIONE PUBBLICA: “…coesa organizzata. Al posto di
comando di questo dominio risiedono poteri forti che controllano i gangli… della stampa e
dell’editoria… .ma la sua incidenza sulle masse è limitate dal ristretto spazio di incidenza e di
circolazione dei suoi mezzi di comunicazione…” e OPINONE DI MASSA: “creata dalla
televisione, al contrario non ha di questi vincoli, per formarla e indirizzarla basta avere una forte
personalità, conoscere l’arte della seduzione e dell’intrattenimento, rappresentare un simbolo di
successo, suggestionare…la ragione si scontra con l’irrazionalità, la forza dei valori si piega di
fronte ai sondaggi d’opinione…” Parascandolo, Landucci, Il sistema dell’informazione e il
mercato dell’editoria multimediale, RAI- Radiotelevisione Italiana Direzione Teche e Servizi
Tematici Educativi, Italia Lavoro, AIB- Associazione Italiana Biblioteche, PIANO D’AZIONE
MEDIATECA 2000, cit., p. 16-17.
18
Per maggiori notizie, sulla televisione generalista e satellitare, può essere utile consultare: AA.
VV: Le televisioni in Europa, vol. 1, Edizioni della fondazione Giovanni Agnelli, Torino 1990.
17
mezzo
19
. Il calo denunciato fu causato, nel caso della stampa, dall’obsolescenza di
quest’ultima. Cinema, radio e soprattutto la televisione si rivelarono alternative
funzionali di tale portata che erosero la diffusione della stampa quotidiana: i nuovi
mezzi non richiedevano né alfabetizzazione né consapevolezza, anzi questi due
punti divennero traguardi e non più presupposti. D’altro canto la carta stampata,
ancora oggi, fornisce servizi e soddisfa bisogni esclusivi di approfondimento e di
tempi di riflessione che la fa percepire come insostituibile.
INTERNET: tra una televisione monodirezionale ed una stampa di cui non si
riesce più ad apprezzare la “nobiltà” si inserisce Internet come una speranza,
un’occasione di ripristino, su scala planetaria, di un spazio pubblico di
comunicazione per la cultura, le scienze, l’arte e la politica
20
. Si presenta, infatti,
quale medium intensivo caratterizzato da una grande capacità di approfondimento.
Ipertesto ipermediale offre possibilità di interazione tramite collegamenti e rinvii
ad argomenti affini o di possibile interesse. Riporta in auge il testo scritto,
offrendo nuovamente all’utente il vantaggio di “scegliere i tempi di
19
Curva di diffusione dei quotidiani Curva di diffusione del cinema
0
0,2
0,4
0,6
0,8
1
1,2
1,4
1850 1870 1890 1910 1930 1950 1970 1986
0
0,5
1
1,5
2
2,5
3
1920 1930 1940 1950 1960 1970 1980 1986
i grafici esemplificano un andamento comune della distribuzione dei vari medium: dopo una
rapida diffusione c’è il raggiungimento di un punto di saturazione e un picco di massima
penetrazione dovuti a eventi di ordine storico e/o tecnologico; quindi la diffusione del mezzo
subisce un progressivo e raramente reversibile calo, per motivi che possono essere della stessa
natura di quelli che ne favorirono la diffusione. Per maggiori informazioni riguardanti le diffusioni
media e la loro storia rimando a: Wolf, Teorie delle comunicazioni di massa, Il Mulino, Bologna
1989.
20
Cfr. Parscandolo, Landucci, Il sistema dell’informazione e...
18
consultazione” o le modalità di conoscenza, ovviando, però, ai problemi del
supporto cartaceo e restringendo il tempo di attesa legato, ad esempio, a rapporti
epistolari, dato che Internet offre anche spazi dedicati alla conversazione a due o
più utenti, forum o meeting.
Questo mezzo offre soluzioni autenticamente creative
21
riproponendo, in un certo
senso, vecchi problemi e soluzioni: ricerca di nuove modalità registiche e di
organizzazione del contenuto (…problema che già incontrarono i fratelli
Lumiere…); ripresa delle medioevali glosse (commenti e immagini che aprivano
nuove finestre al lettore).
Non dobbiamo però lasciarci ingannare dalle affinità che Internet presenta con la
carta stampata. Un grosso scarto tra le due modalità di comunicazione è dato,
infatti, dall’interattività, caratteristica base di Internet, che offre un’effettiva e
diretta partecipazione, ridotta dalla stampa solo in minima parte ai membri della
società civile (pubblicisti).
TELEVISIONE TEMATICA
22
: la bidimensionalità di questo mezzo ha alla base
una molteplicità di pubblici settoriali e specializzati. È capace di un’ampia
pluralità di offerte, tra le quali la dimensione culturale ha un suo spazio
consistente (con l’alto rischio che proprio nella televisione tematica venga
confinata per ragioni di audience).
21
E’ possibile trovare interessanti informazioni sulle potenzialità creative legate al computer nel
testo: G. Bettetini, F. Colombo, Le nuove tecnologie della comunicazione, Bompiani, Milano
1998.
22
Cfr. NOTA 16, p.11.