5
Proprio dal ruolo fondamentale della famiglia nella vita del ragazzo, vuole
muovere la nostra ipotesi di consulenza familiare, che ha la scopo di mettere la
famiglia nella condizione di poter scoprire nel proprio figlio – spesso vissuto
prevalentemente come “caratterizzato dal disturbo”- delle abilità nuove, nonché
favorire momenti piacevoli e di rilassamento garanti di un clima di maggiore
armonia nella famiglia e conseguentemente di una migliore condizione psicologica.
Quindi, in questo nostro lavoro, dopo un’accurata descrizione dei diversi tipi
di trattamento che fino ad oggi sono stati messi in atto per affrontare il disturbo,
esaminandone sia i punti forti che i punti deboli, ci occuperemo dell’ipotesi di
consulenza formativa rivolta alla famiglia che accompagna il bambino con disturbo
di apprendimento, nella terapia.
Il pedagogista, in altre parole, che si trova ad operare nei confronti di un
bambino affetto da dislessia deve necessariamente intervenire sia su di esso con un
trattamento specifico ma deve anche prevedere un’azione sulla famiglia dalla quale
non può prescindere, utilizzando un’ottica prettamente sistemico- relazionale, con
incontri specifici di consulenza familiare, favorendo strumenti come quello del
gioco, adeguati ad affrontare il problema con la massima serenità possibile.
Alla luce di quanto detto il nostro lavoro prevede:
• Un primo capitolo in cui è descritta la dislessia e le sue caratteristiche;
• Un secondo capitolo in cui si affrontano i vari metodi utilizzati per il suo
trattamento con uno sguardo particolare alla terapia pedagogica e i suoi
strumenti;
• Un terzo capitolo in cui ci occupiamo della consulenza familiare.
6
I° Capitolo: La dislessia
I disturbi specifici di apprendimento
Una percentuale non indifferente della popolazione scolastica è affetta dai
cosiddetti Disturbi Specifici di Apprendimento.
Tali disturbi sono caratterizzati dal fatto che le modalità normali di
acquisizione delle capacità che sottostanno all’apprendimento della letto-scrittura
sono alterate già dalle fasi iniziali dello sviluppo.
Non rappresentano la conseguenza di una mancata stimolazione ambientale e
culturale ad apprendere o di un ritardo mentale, e non sono dovuti neppure ad un
trauma o ad una malattia cerebrale acquisita.
Si tratta piuttosto di una situazione innata, costitutiva dell’individuo, che si
rende manifesta al momento della scolarizzazione, quando il livello di sviluppo e la
richiesta ambientale si concentrano proprio su questi aspetti.
Fra i disturbi specifici di apprendimento abbiamo scelto di concentrare la
nostra attenzione su quello legato all’apprendimento della lettura che è la dislessia.
Il DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), nella sua ultima
edizione, dà una definizione di dislessia basata sul riscontro delle seguenti
caratteristiche:
Il livello raggiunto nella lettura, misurato con test standardizzati è
sostanzialmente inferiore a quanto prevedibile rispetto all’età, il livello di
intelligenza ed all’esperienza scolastica del bambino,
L’anomalia interferisce, in modo significativo con l’apprendimento scolastico e le
attività della vita quotidiana che richiedono tale capacità,
Se è presente un deficit sensoriale, le difficoltà di lettura vanno al di là di quelle
di solito associate con esso.
7
Il sistema ICD-10 (International Statistical Classification of Diseases and
Related Health Problems) ribadisce, inoltre che la dislessia rappresenta una
specifica e significativa compromissione nello sviluppo delle capacità di lettura,
scrittura ed abilità aritmetiche, che non sono spiegabili dall’età mentale, da
problemi di acutezza visiva o da inadeguata istruzione scolastica.
La definizione stessa di disturbo specifico evidenzia che si tratta di una
condizione primitiva o“idiopatica”, cioè non riconducibile ad una causa
riconoscibile.
Bisogna comunque osservare che studi di genetica umana hanno
evidenziato una familiarità del 35-40%, con una maggiore incidenza della
malattia nel sesso maschile (rapporto M/F=2/1).
8
Apprendimento della lettura:
Meccanismi neurofisiologici
Di fronte ad una qualsiasi parola scritta, il lettore non necessariamente abile,
non avrà problemi a cogliere la parola e il suo significato, potremmo dire a prima
vista; basta cioè osservare per un tempo minimo una parola per leggerla
correttamente ed eventualmente coglierne il significato.
Il meccanismo che sta alla base della lettura è, infatti, automatizzato e quindi
di immediata realizzazione.
Il fatto che si tratti di un processo automatizzato non implica certo
l’eliminazione o la fusione dei singoli passi che lo compongono, quanto piuttosto
una loro necessaria complementarietà che trova compimento nell’automatizzazione
stessa della lettura, permettendo così l’accesso ai livelli successivi di comprensione
ed elaborazione del testo.
Per comprendere appieno la complessità del leggere non soltanto occorre
scomporre l’atto stesso della lettura nelle sue componenti, ma anche è utile
esaminare tutte le abilità di base necessarie affinché si possa decifrare e comprendere
un testo, quelle competenze, cioè, da cui non si può prescindere per l’approccio e
l’apprendimento della lettura.
Come afferma De Ajuriaguerra “la lettura non è né la percezione della lettera,
né la comprensione del significato della parola: è quel processo di analisi e di sintesi
che dà un significato a questa nuova forma di espressione linguistica, la quale si
verifica solamente se l’integrazione e la differenziazione sono possibili".
La lettura corretta di una parola nuova è, infatti, un’operazione composta da
più fasi: innanzitutto è necessario scomporre la parola nei suoi costituenti grafici
fondamentali, i grafemi cioè i simboli, le lettere scritte; dopo l’identificazione delle
lettere bisogna riconoscere il loro valore sonoro, cioè associare correttamente ciascun
grafema al corrispondente fonema; in seguito la composizione ordinata dei fonemi
9
consente la lettura ad alta voce della parola; infine si ha il coinvolgimento del lessico
per il riconoscimento del significato.
Durante i normali compiti di lettura sono attivi contemporaneamente
numerosi processi che coinvolgono la percezione, la semantica, le inferenze dal
contesto; bisogna inoltre considerare il fatto che la lettura è un processo attivo: per
leggere, il soggetto compie un atto di volontà e innesca coscientemente specifici
meccanismi di attenzione necessari all’esecuzione del compito.
Partendo da questi presupposti Chiarenza et al. attraverso la registrazione dei
potenziali evocati in diverse regioni cerebrali ha studiato i meccanismi fisiologici
della lettura, ed ha individuato e descritto tutta una serie di onde positive e negative
che compaiono prima, durante e dopo la lettura ad alta voce.
L’autore individua così, quattro fasi dal momento in cui il soggetto decide di
cominciare a leggere, fino alla lettura ad alta voce:
◦ Il periodo premotorio, in cui si attivano in modo consistente le regioni
frontali, centrali e precentrali, e che può essere inteso come indicatore
dell’intenzione del soggetto ad iniziare la lettura;
◦ Il periodo prelessicale, che inizia quando compare una lettera dell’alfabeto
su uno schermo posto di fronte al soggetto; le informazioni sensoriali
propriocettive relative al movimento eseguito, attivano la corteccia
precentrale, i primi stadi dell’elaborazione percettiva visiva delle lettere si
manifestano principalmente sulle aree occipitali e parietali;
◦ Il periodo lessicale, in cui avviene la lettura ad alta voce, che coinvolge
principalmente le aree frontali, precentrali e centrali.
◦ Il periodo post-lessicale che si determina quando il soggetto ha finito di
leggere ad alta voce ed in cui si ha maggiormente l’attivazione delle
regioni parietali e posteriori. Si ipotizza che in tale periodo si attivino
meccanismi mnemonici e di feedback che contribuiscono in questo modo
all’apprendimento della lettura.
10
L’attivazione dei meccanismi di attenzione è sicuramente presente in ognuna
delle fasi descritte, ma si manifesta principalmente durante il periodo prelessicale e
lessicale.
Da quanto finora esposto, si evince come il processo della lettura, implicando
l’attivazione di diverse strutture cerebrali, è altamente complesso.
Il fulcro di tale processo è comunque rappresentato dalla decodifica fonologica
che consente di leggere parole incontrate per la prima volta e quindi non
riconoscibili visivamente mediante il confronto con l’insieme di parole conosciute ed
immagazzinate, anzi tale funzione rende possibile la costruzione della strategia di
riconoscimento di unità lessicali che ricorrono con frequenza.
Da tale presupposto è stato sviluppato il classico “modello a due vie” secondo
cui le parole possono essere lette attraverso due vie: quella fonologica e quella
lessicale; quest’ultima a sua volta ulteriormente scomponibile.
Nel modello standard (Coltheart 1978) si ipotizza un primo stadio del
processo della lettura, comune ad entrambe le vie, deputato all'analisi visiva dello
stimolo.
In questo stadio sarebbero codificate le caratteristiche distintive dello stimolo
oltre che la posizione delle lettere, nel secondo stadio si trova un sistema deputato al
riconoscimento delle lettere ed è proprio a questo stadio che le vie di lettura si
separano.
Da una parte abbiamo la via non lessicale, o via fonologica, che
dall'identificazione astratta delle lettere passa alla conversione grafema-fonema e
raggiunge il sistema articolatorio, e consente di leggere le parole incontrate per la
prima volta, quelle non familiari, e le parole inventate, le cosiddette non parole, ma è
più lenta in quanto richiede un processo di analisi delle singole unità sublessicali.
Dall'altra parte la via lessicale che passa direttamente dal riconoscimento
delle lettere ad un sistema di riconoscimento delle parole senza bisogno di
convertire i segni in suoni.
11
A questo livello la via lessicale si suddivide ulteriormente a creare una via
lessicale semantica, che prima di attivare il sistema di produzione delle parole passa
attraverso la comprensione delle stesse, e una via lessicale non semantica che,
invece, collega direttamente il sistema di riconoscimento col sistema di produzione.
Quest'ultima via permette di spiegare l'esistenza di un'accurata lettura in
assenza di comprensione.
Per spiegare come i bambini passino da una totale ignoranza dei rapporti tra
linguaggio orale e linguaggio scritto all'automatizzazione dei processi di lettura, ci
serviamo di un altro modello legato all’apprendimento della lettura, il modello di
Uta Frith (1985).
Secondo questo modello d'apprendimento, l'acquisizione della lettura avviene
attraverso quattro stadi tra loro indipendenti.
Ciascuno stadio è caratterizzato dall'acquisizione di nuove procedure e dal
consolidamento e automatizzazione delle competenze già acquisite.
Lo stadio logografico: coincide solitamente con l'età prescolare.
Il bambino riconosce e legge alcune parole in modo globale, perché contengono
delle lettere o degli elementi che ha imparato a riconoscere, tuttavia egli non ha
né conoscenze ortografiche né fonologiche sulle parole che legge.
Lo stadio alfabetico: il bambino impara a discriminare le varie lettere ed è in grado
di operare la conversione grafema-fonema, potendo in questo modo leggere
(attraverso la via fonologica) le parole che non conosce.
Lo stadio ortografico: il bambino impara le regolarità proprie della sua lingua.
Il meccanismo di conversione grafema-fonema si fa più complesso ed il bambino
diviene capace di leggere suoni complessi (sillabe) rendendo più veloce la lettura.
Lo stadio lessicale: il bambino riconosce in modo diretto le parole.
Il bambino, a questo livello, ha formato un vocabolario lessicale che gli permette
di leggere le parole senza recuperare il fonema (suono) associato ad ogni grafema
(simbolo o lettera); ora il bambino controlla bene l'attività della lettura che é
diventata automatica e veloce.
12
Il bambino è comunque ancora in grado di utilizzare le modalità di lettura
degli stadi precedenti e, in effetti, le utilizza quando si trova ad affrontare la
lettura di parole nuove, di cui non conosce il significato, o la lettura di parole
senza senso.
La completa acquisizione delle prime tre fasi rende completa la modalità
di lettura tramite la via fonologica, mentre, il raggiungimento della quarta fase
permette al bambino di utilizzare correttamente la via lessicale e di leggere le
parole conosciute senza bisogno di operare la conversione grafema-fonema.